C’è qualcosa che fa venire facilmente l’orticaria: si tratta
delle ciambelle senza buco.
Di cosa parliamo? Di due concetti: successo e coesione
sociale riferiti a Sanremo. Vediamo il primo e leggiamo dalle colonne de La
Stampa “…Rai è stata capace di unire l'Italia” come ha dichiarato l’AD Salini e
poi, su varie testate “record di share”. Soffermiamoci un momento sui numeri (e
già che ci siamo teniamoci bene a mente un pensierino di Albert Einstein quando
ha scritto sulla sua porta di Princeton la famosa frasetta “Non tutto ciò che
può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.”
E dunque vediamo questi numeri degli ultimi 5 anni:
Spettatori
1. 2018 [12.125.000]
2. 2017 [12.023.000]
3. 2020 [11.477.000]
4. 2016 [11.223.000]
5. 2019 [10.622.000]
Share
1. 2020 [60,6%]
2. 2017 [58,4%]
3. 2018 [58,3%]
4. 2019 [56,5%]
5. 2016 [52,5%] (l’edizione 2012 con Morandi ha fatto il
59,83%).
Per valutare correttamente questi
numeri è necessario considerare inoltre due aspetti fondamentali: il primo è la
durata della trasmissione e il secondo la quantificazione della platea
televisiva globale. Tirare per le lunghe la trasmissione necessariamente porta
ad un aumento dello share (oltre che rimpinguare le casse dell’Azienda) ma da
questo a sostenere che lo share sia di per se un “successo” e che questo di per
se significa “unire l’Italia” ce ne corre. La platea televisiva, da anni, si
restringe progressivamente (e questo avvantaggia ulteriormente lo share): per
tenerci stretti nelle serie temporali riportiamo solo che nel dicembre 2017 era
di 25.117.928 mentre a dicembre
2019 è stata di 24.100.050
cioè circa 1 milione in meno (fonte Auditel). In valori assoluti e relativi, il
numero di telespettatori inoltre è significativamente diminuito e dunque dov’è
il successo? (da leggere le dichiarazioni di Giancarlo Leone riportate oggi sul
Corriere: “puntare non più la percentuale di quelli che vedono la televisione
ma il numero assoluto di telespettatori”).
Ma, appunto, si tratta di una mezza verità perché
indubbiamente il “successo” commerciale c’è stato e i soldi portati nelle casse
(misere) dell’Azienda fanno comodo a tutti. Aggiungiamo: a quale prezzo?
Vediamo due piccoli aspetti e ci avviamo ad entrare nel merito. I tre personaggi principali che hanno animato Sanremo sono stati: il primo Fiorello dunque il primo front man di Wind, il secondo Amadeus lo è di Tim, potenziali diretti competitors di Rai come OTT italiani e il terzo Tiziano Ferro, attuale soggetto di un
importante produzione Amazon, altro diretto competitor Rai, che sul personaggio manderà in onda uno
speciale. Aggiungiamo, a proposito di personaggi: e la disposizione della
Vigilanza sul numero dei personaggi appartenente alla stessa “scuderia” di un
agente che fine ha fatto? Ignorare la Legge, per quanto non sia esattamente
tale, e sulla base di questa violazione, farne un “record” non sembra proprio
essere una cosa simpatica.
Allora, per sostenere quanto e come Sanremo ha riunito
l’Italia si dovrebbero leggere a tutto campo ognuna delle sue componenti,
compresi i personaggi, i contenuti, i simboli e i linguaggi adoperati per
capire se e in quali termini questi quattro giorni hanno realizzato questo
miracolo. A meno che non si voglia sostenere una “bizzarra” equivalenza secondo
cui “tanto share” significa tanta Italia unita e coesa. Ci torneremo ancora, spesso e volentieri, a cercare di capire questi
contenuti per meglio comprendere un altro tema sollevato (un po’ sommessamente
in verità) ma per questo blog di grandissimo interesse: la coesione sociale.
Di questo concetto si parla anzitutto nel Rapporto di
Concessione Rai Mise dove, all’art. 1.1 si legge “servizio pubblico .. di
interesse generale … volto a favorire .. il progresso e la coesione sociale”.
Ne segue il Contratto di servizio che, in diverse parti , declina questo
concetto in “obblighi” a partire dall’art. 2 (comma 2.3) e successivamente
all’art. 25.o laddove si legge che “la Rai è tenuta a dotarsi di un sistema di
analisi e monitoraggio della programmazione …”. Infine, di coesione sociale, se ne parla nel Piano
Industriale e, in particolare, solo nella parete relativa al “Punto di
partenza, par. 3 Il Contratto di servizio – pag. 80”. Per essere il documento
programmatico, la road map, dello sviluppo del Servizio Pubblico nei prossimi
anni, in verità, se ne parla alquanto sottotraccia … ma questo è un dettaglio.
Come accennato, nei giorni scorsi è stato letto qualche accenno ad un presunto
“altissimo indice di coesione sociale”
(PrimaOnLine). Ora, prima di addentrarci in sottili disquisizioni,
poniamo qualche interrogativo: chi, come e quando ha realizzato questo
strumento? È stato realizzato in adempimento a quanto previsto dal Contratto di
Servizio in una struttura interna Rai? Come è stato realizzato? Quali metodologie
applicate e quali strumenti utilizzati? Perché di tale strumento, di
fondamentale importanza, non è mai stata data corretta comunicazione e si viene
a scoprire solo per “questo Sanremo” ? Per quanto è noto sapere, nel mondo
accademico, dei ricercatori sociali, degli esperti di comunicazione nonché dei
soggetti direttamente interessati (tutti coloro che si occupano di “sociale”)
di questo indice, accettato e condiviso, non si trovano significativi riscontri:
provate a digitare su Google
“misurazione della coesione sociale” e osservate cosa viene fuori. Detto
questo, rimane in evidenza la necessità, l’obbligo di discutere e approfondire
questo tema che non può essere lasciato nella mani di chi poi lo adopera come
clava per attaccare o difendere il proprio operato sul quale, invece, c’è molto
ancora da dire e, nello specifico, proprio di questo Sanremo e, ancor più nello
specifico, proprio per quel “sistema di valori” sociali e culturali che ha
sostenuto e veicolato.
Nessun commento:
Posta un commento