Cronaca dallo spazio. Ieri sera è iniziato Sanremo (per chi
non se ne fosse accorto) ed abbiamo attraverso il teleschermo visto figure
aliene riconfigurate da umani. Siamo stati catapultati in una dimensione extra sensoriale,
oltre la realtà cognitiva.
Cosa abbiamo visto? O meglio, cosa NON abbiamo visto. Anzitutto
il Festival non era Sanremo ma qualcosa che gli somigliava. Non era il racconto
nazionale popolare del Paese che abbiamo conosciuto e apprezzato(?). Non si
percepiva la sintesi di tutto il bene e tutto il male che si agita in questo
momento. La paura delle polemiche, del dibattito, delle idee ha sterilizzato tutto
e solo alla fine c’è stato il guizzo di vitalità (ora ci arriviamo). Il
conduttore, un certo Amadeus non era Amadeus ma era invece uno, di nome Fiorello,
che gli voleva somigliare pur non avendone competenza e responsabilità. Il suo ingresso
in scena in apertura di spettacolo vestito con la tonaca da prete di Don Matteo
avrà, forse, strappato, un mezzo punto di share ma la strappato la maschera al
vero titolare della manifestazione: un certo Lucio Presta. Infatti, il Festival
non è della Rai come qualcuno vorrebbe credere ma degli agenti che,
contrariamente agli indirizzi della Vigilanza, ne determinano le sorti e il
destino. I due signori seduti in prima fila, l’AD Salini e il presidente Foa,
gentilmente accompagnati dal neodirettore di RaiUno Coletta (che non gli pareva
vero si essere catapultato in quella poltrona che spettava, come da diritto
secolare, a chi aveva voluto e impostato la manifestazione a sua immagine e somiglianza, la De Santis)
non erano loro ma due alieni travestiti. Quelli veri erano a Roma, barricati al
settimo piano di Viale Mazzini, in attesa dei risultati degli ascolti e pronti
a riprendere la guerra di guerriglia già dal prossimo lunedì mattina. E di
colpi da sparare ce ne saranno molti.
Sulle canzoni, sulla gara, sugli ospiti non
ci esprimiamo, salvo osservare che come abbiamo detto prima la affannosa rincorsa
a tenere connesse le due platee, quella dei giovani e quella degli anziani, ha
portato far scendere dalla scale dell’Ariston figure non bene identificate, come una gentile
signora di una certa età che si sforzava disperatamente di essere rock,
piuttosto che una coppia (è stata definita “una famiglia”) scoppiata che non si
capisce più se è una famiglia, appunto, oppure un consorzio canoro ma che quando
canta “Felicità” suscta brividi di emozione pura. Nel mezzo, intorno, ai
margini, canzoni più o meno gradevoli. Veniamo ora alla parte nobile del
programma: il monologo della Jebreal. Nulla da dire nel merito. Tutto da
obiettare nel metodo: perché questo tema, la violenza contro le donne, proposto
solo sul far della notte, quando nemmeno i nottambuli più incalliti resistono
al fascino del comodo divano e da un paio d’ore sono sprofondati in un sonno
profondo e rumoroso? Se avete coraggio, mandatela in apertura, non in chiusura del programma. un tema di tale rilevanza perchè confinarlo in un angolo e non portarlo in evidenza come merita? No, forse non era la Jebreal nemmeno lei, o almeno non era
la stessa che poco prima tutta infiocchettata da valletta si limitava a leggere
il foglietto di presentazione del cantante di turno. Basta, altrimenti magari
gli alieni veri si arrabbiano per essere stati scambiati da umani. Magari sono
pure migliori di noi.
Nota a margine: gli alieni della comunicazione sembra ne hanno
combinata una delle loro (che furbetti). Volevano trasformare la conferenza
stampa in uno spettacolino da mandare in onda su Rai Play (sempre si ispirazione
dei maghetti Presta/Fiorello). Ora, sembra, è successo che ai colleghi sia venuto
un sussulto di dignità professionale e li abbiano mandati adeguatamente affa
..lo. Ai giornalisti accreditati si chiedeva “la firma di una liberatoria, dove tra le
clausole trova posto anche l'impegno ad astenersi "dal trattare o
esprimere opinioni in relazione a temi di evidente rilevanza politica ed
elettorale o riguardanti vicende o fatti personale di personaggi politici".
Leggiamo su PrimaOnline “Un cambiamento suggerito dall’onnipotente
Lucio Presta, agente del conduttore e direttore artistico di Sanremo, Amadeus,
oltre che di Benigni, ed è stata sposata dal direttore di Rai1 Stefano Coletta
e dal direttore della comunicazione Rai Marcello Giannotti”. Anche in questo
caso, vogliamo supporre, che ci sia lo zampino di qualche alieno: difficile
credere che un umano, stipendiato dalla Rai, possa essere stato complice di una
simile nefandezza che, giustappunto, poco dopo è stata ritirata.
Veniamo, infine alle cose serie. Abbiamo letto sul
supplemento Economia del Corriere una notizia che merita di essere ripresa ed
approfondita. In Gran Bretagna Sky è in trattativa con Disney per inserire nel
proprio bouquet i loro contenuti. Si tratta di una strategia, destinata ad
essere applicata anche in Italia, che vorrebbe proporre Sky come aggregatore di
contenuti di grande impatto. Al suo interno, con il pagamento di una sola “bolletta”
troverebbero spazio tutte le offerte di successo, Netflix in testa. Qualcuno si
dovrebbe preoccupare: lo switch off al DVB-T2 è appena iniziato e il timore che
possa rappresentare la “porta dell’inferno” pure per il Servizio Pubblico non è
poi tanto remoto.
bloggorai@gmail.com
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