Il gatto felice ringrazia della giornata di pausa di ieri.
Ora torniamo alle cose più o meno serie. La prima: oggi
compare un interessante trafiletto sulle colonne di Repubblica firmato Aldo
Fontanarosa e riguarda l’AgCom. Si legge che il presidente in carica Angelo
Cardani lamenta la “mortificante prorogatio” imposta di partiti che non
riescono a trovare l’accordo per la nomina del nuovo presidente (i commissari
sono nominati dal Parlamento) e, notare bene, lancia l’allarme su alcune candidature che girano (ne abbiamo scritto anche su questo blog). Si legge poi “ Invece
all'orizzonte ci sono nomi che «fanno diventare il concetto di indipendenza una
barzelletta». Il riferimento, forse, a candidature di parlamentari che fanno
parte dei partiti di Governo e, forse, magari proprio a quello che sembra
essere più quotato …appunto … ”in quota” al PD.
Tutto torna. Si tratta di un ragionamento che viene da
lontano ed è lo stesso pensiero che ha prodotto la nefasta Legge del 2015 che
mette la Rai sotto il tallone di ferro del Governo. L’AgCom è (o dovrebbe)
essere una autorità indipendente di regolazione, controllo e garanzia. È (o
dovrebbe) essere una specie di vigile urbano che dirige il traffico, eroga le
multe, determina le aree dove è vietata la sosta. Per chi lo avesse
dimenticato, fra poco più di 45 giorni inizia la delicatissima fase di transizione
al DVB-T2 dove quanto mai il ruolo dell’AGCom potrà e dovrà essere determinante
per il corretto rispetto delle regole. Il capo dei vigili urbani, in questo
caso, che garanzie di autonomia potrebbe dare se è espressione diretta del
Governo in carica, specie se, come spesso accade, questo è in balia delle onde
e pochi sono in grado di scommettere dollari sulla sua durata. Per quanto ci
riguarda, condividiamo la preoccupazione di Cardani sia per quanto riguarda il
ritardo sia per quanto riguarda il principio di indipendenza.
Siamo sospettosi e complottisti per natura: vediamo trame
oscure dappertutto. Però difficile essere neutri e non accorgersi che certi
fenomeni difficilmente avvengono per caso. Anzitutto il trafiletto di oggi. Il
collega che ha firmato la nota (poche righe) è solitamente bene informato e un pezzo
del genere, solitamente, non scende dall’albero delle pere. Poi, come abbiamo
scritto in epoca non sospetta, questa nomina, insieme a quella del sottosegretario
alle TLC (nonché di tutte le partecipate dello Stato che avverranno a partire
dai primi mesi del prossimo anno) sono un campo di battaglia dagli esiti molto incerti
dove i partiti (già) non hanno le idee chiare oppure, se le hanno, pensano più
a posizionare un proprio uomo (e perché non donna?) piuttosto che a cosa si
dovrà fare nel prossimo futuro. Più o meno come avviene in Rai dove siamo ancora
in attesa di sapere qualcosa sulla crisi degli ascolti (in un recente CdA sul
tema è stato deciso il “monitoraggio” ::J)
come pure cosa succederà con i due canali, inglese e istituzionale, che
potrebbero e dovrebbero partire già da ieri.
Staremo a vedere, ma se pensiamo pure al rumore in corso sul
futuro della Rai, al canone in particolare, un filo di preoccupazione rimane.
Veniamo alle amenità. Leggiamo sul sito dell’Ufficio Stampa
Rai “Lo show di RaiPlay è da molti considerato un progetto tra metatelevisione
e avanguardismo: un laboratorio sperimentale che restituisce la leggerezza dei
varietà di una volta con i ritmi dell’era digital. Il gradimento è stato del
90% nelle interazioni social con giudizi positivi.
Nella giornata di ieri la diretta esclusiva su RaiPlay di
Viva RaiPlay! ha generato circa 57000 interazioni social. Instagram è stata la
piattaforma più utilizzata con il 60% di interazioni. Altro dato positivo di
#Fiorello è che è riuscito a unire tutte le generazioni, facendo conoscere
nuovi cantanti al target adulto, unendo figli e genitori nella scoperta della
“nuova piattaforma”.” E ci chiediamo : ma chi scrive queste perle di saggezza? Un
novello McLuhan? E poi ci chiediamo: ma perchè non è stato fatto prima? E poi
ancora ci chiediamo: ma non erano oltre 12 milioni gli iscritti alla
piattaforma? Qualche conto non torna. E poi andiamo a leggere Claudio Plazzotta
su Italia Oggi di questa mattina che “Il digitale non premia Fiorello”. Non ci
volgiamo imbarcare nella contesa sui numeri (e pure ci sarebbe molto da dire)
ma osserviamo semplicemente che “la “metatelevisione e avanguardismo” di cui
sopra si riferiscono, forse, al fatto che manca l’accento su “meta” cioè “metà”
perché forse, l’altra metà, vede altra televisione. Che poi il comico siciliano
possa essere identificato con “l’avanguardismo” è una felice scoperta, molti
non se ne erano accorti.
bloggorai@gmail.com
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