PUNTO e a capo.
In una competizione sportiva succede che quando
la partita si perde qualcuno sostiene “… si però … abbiamo giocato bene”. In
questo caso, non solo la partita, almeno in chiaro su RaiUno, è persa ma
difficile pure dire che è stata giocata bene. Ora vedremo con gli ascolti digitali.
Veniamo alle cose serie (o presunte tali). Iniziamo da una ciliegina:
nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo tra Tim e Netflix per riscuotere
l’abbonamento alla piattaforma Web direttamente nella bolletta telefonica. Il
gioco si fa veramente duro quando gli utenti dovranno pagare le varie utenze e
decidere se è meglio pagare i dieci euro per l’OTT o i circa 8 per il Servizio
Pubblico e non sarebbe del tutto improprio se qualcuno potrebbe porsi la
domandina semplice semplice: cosa mi danno in cambio?
Altra ciliegina. Michele Anzaldi (renziano, Italia Viva) ha
annunciato l’intenzione di presentare una raccolta di firme per ridurre il costo del canone Rai.
Veniamo ora all’incontro che si è svolto ieri promosso da
Primo Di Nicola sul tema della possibile riforma della governance Rai. Nel
merito degli interventi consigliamo di leggere i resoconti dettagliati e
puntuali di ADN a firma Veronica Marino e Key4Biz a firma Angelo Zaccone
Teodosi.
Proponiamo alcune riflessioni. Anzitutto il tema. Il
senatore di Nicola appartiene al partito di maggioranza che compone il Governo
e questo si è dato, al punto 11 del suo programma, un obiettivo molto preciso:
la riforma del Sistema e non tanto
quella della Rai e, in subordine, quello della sua governance. C’è un ordine
lineare delle cose che non appare rispettato. Il Servizio pubblico è parte
rilevante di un sistema che, come scritto e come noto, è cambiato profondamente rispetto ai pilastri
normativi che lo sostiene ( partire dalla Legge 112 fino a quella renziana del
2015) ed è ampiamente condivisibile che si voglia e si debba porre mano ad un
suo adeguamento normativo. Quindi parliamo anzitutto di riforma di sistema.
Poi, la riforma del Servizio Pubblico che necessariamente deve essere adeguato
nelle sue finalità ad un contesto sociale, economico e tecnologico anch’esso
profondamente evoluto rispetto anche a pochi anni addietro. Infine, i
meccanismi di funzionamento “burocratico” su come avviene la nomina, la durata in carica e il mandato degli amministratori
è necessariamente la parte subordinata. Come se in Formula 1 prima si
procedesse a trovare il pilota e poi a costruire la vettura. Da questo punto di
vista, l’incontro di ieri ha mostrato tutta la fragilità, debolezza e relativa
confusione progettuale in cui versa la
politica. Attenzione a distinguere sempre tra politica e partiti che non sempre
stanno a significare la stessa cosa.
Dunque anzitutto necessario definire cosa è allo stato
attuale il SIC e, al suo interno, definire bene la nuova missione del Servizio
Pubblico (in questo ambito si colloca il tema risorse sulle quali contare) e
strumenti tecnologici con i quali esercitare il suo mandato (tecnologie). Ribadiamo anzitutto MISSIONE. All’incontro di
ieri avremmo riproposto l’interrogativo che si posero la BBC e OfCom nel 2018 “Public
Service broadcasting in the digitale age” link:
questo è esattamente il tipo di approccio che manca alla politica,
è del tutto assente il tema della visione, della prospettiva, della ricerca su
quanto potrà avvenire non fra un anno e mezzo (quando scadrà l’attuale Cda e il
suo Piano industriale) ma in un futuro non molto lontano dove, probabilmente,
la piattaforma tecnologica che supporta il Servizio pubblico universale e
generalista potrà essere sostituito da uno particolare e personalizzato dagli algoritmi di
profilazione dei telespettatori che non useranno più il telecomando con le posizioni
privilegiate della numerazione dei canali ma i comandi vocali dettati ad una interfaccia
intelligente.
La domanda centrale che molti si ostinano a non volersi porre è sostanzialmente cosa è e cosa dovrà essere il SP del prossimo futuro per il quale si richiede il pagamento obbligatorio in bolletta. È lecito che qualcuno si possa interrogare su cosa viene fornito in cambio. Il canone è un pilastro di autonomia e per essere difeso in modo efficace deve costituire un principio condiviso, credibile e autorevole e non può essere percepito come “la tassa più odiata dagli italiani”.
La domanda centrale che molti si ostinano a non volersi porre è sostanzialmente cosa è e cosa dovrà essere il SP del prossimo futuro per il quale si richiede il pagamento obbligatorio in bolletta. È lecito che qualcuno si possa interrogare su cosa viene fornito in cambio. Il canone è un pilastro di autonomia e per essere difeso in modo efficace deve costituire un principio condiviso, credibile e autorevole e non può essere percepito come “la tassa più odiata dagli italiani”.
Un grande grazie a Di Nicola e a tutti coloro che cercano di
impegnarsi ogni giorno indifesa del Servizio Pubblico, sempre e comunque. Ma alcune
volte, come ieri in parte, corre l’impressione che si voglia prendere il toro
per la coda e non per le corna (povero toro!) oppure, peggio ancora, che
nonostante le migliori volontà, non c’è proprio la forza e l’intenzione di
volerlo fare. Vedila la cronaca di oggi: i titoli dei giornali sono tutti
infarciti delle trattative in corso per le prossime nomine dove tutto è “in quota”
a qualcuno e Salini non procederà perché i “partiti” pongono difficoltà. Ieri
una piccola chicca: Giovanni Valentini, il conduttore del dibattito, chiama l’intervento
dell’AD Salini e gli porge subito una domandina velenosissima: "Non gli chiederò pubblicamente se ha incontrato il il segretario del PD Nicola Zingaretti ma se ....etc etc etc ... Dalla registrazione audio, si rileva solo che la "risposta è si" ma non si capisce bene se è riferita è a questo interrogativo oppure alla proposta di rivedere la governance ... subito dopo ha iniziato a leggere il testo del compitino assegnato. Ecco,
fintanto che la Rai sembra interloquire con i
partiti (e non con la politica in questo caso, perché non avrebbe incontrato un
esponente del Governo ma il segretario di un partito) come pure fintanto che i
consiglieri di amministrazione Rai dovranno esaminare i CV dei candidati alle
direzioni solo in quanto tizio è in simpatia al PD per Rai Uno, Caio a RaiDue
per tener buona la Lega …NONsisachi e Nonsisamaitenciamocibuoniqualcuno per RaiTre e non avranno il coraggio e la forza di dire apertamente
che si dovrà nominare chi è più capace, esperto, competente e autonomo non si
andrà da nessuna parte. Cari consiglieri: metteteci la faccia e proponete un
confronto pubblico sui CV, magari anche aperto all’esterno dell’Azienda e
nominate il migliore e non quello che è più in quota di qualcun altro. Allo stesso
modo come i partiti “interloquiscono” con la Rai per chiedere con virgolettati
più o meno riconducibili a questo o quel deputato o senatore che Tizio è meglio
di Caio… hai voglia a proporre riforme della governance.
Ultima notazione sull’incontro di ieri. Ha partecipato, a
sorpresa, il Presidente della Vigilanza Barachini mentre non erano presenti
(non giustificati) il rappresentante di Italia Viva Davide Faraone e quello di
Leu, Federico Fornaro. Per chi naviga in quegli ambienti, presenze e assenze
non sono quasi mai irrilevanti. Una sola nota su l’intervento di Barachini in difesa della
Commissione che presiede. Rispetto ad alcune proposte di revisione che prevedono
una sostanziale riduzione de perimetro di competenza della Vigilanza, a nostro
giudizio, mantenere il perno del “controllo” del Parlamento rispetto al Governo
rimane un elemento centrale.
bloggorai@gmail.com
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