Nel merito, però, ci sono alcune osservazioni e per essere
meglio centrati sul tema riproponiamo di leggere attentamente la varie parti
che compongono il report settimanale di Auditel Standard Digitale
Ad un certo punto dell’intervista si solleva il problema del
tempo dei telespettatori (e anche questo concetto andrà ridefinito
puntualmente) che non è una variante neutra nella competizione sia a riguardo
dei contenuti, sia a riguardo delle piattaforme di fruizione. Non è un caso che
il Report Auditel, assegna alla variabile “tempo “ una posizione rilevante. Il
documento contiene le rilevazioni Legitimate Stream (visualizzazioni editoriali
e pubblicitarie per almeno 0,3 sec. da ciascun device) e la variabile
fondamentale è il tempo impiegato dall’utente per la fruizione del contenuto. Infatti,
si misurano i LS per fascia oraria nel giorno medio, per classe di device e
modalità di visione, il TTS (Totale Tempo Speso), l’ASD (Average Streamn Duration)
per classe di device e modalità di visione e, infine, i LS per editore e canale
(dove Rai rimane staccata di diverse lunghezze).
Tutto questo porta a dire che la “risorsa tempo” (come pure quella
economica, visto che comunque le connessioni hanno un costo, compresa quella di
RaiPlay) impiegata dagli utenti non è illimitata e sarà sempre più la capacità
di attrazione, di sottrazione rispetto ai concorrenti, il vero campo di competizione nell’arena del
passaggio dal broadcast al broadband.
Come noto, un pilastro della forza di
attrazione delle diverse piattaforme Web consiste nella capacità di proporre un
offerta “modellata” sulle sensibilità, sui gusti e le preferenze dei
telespettatori attraverso l’uso degli algoritmi di profilazione. Per quanto
noto, i dati di cui dispone Rai sono relativi alle registrazioni on line degli utenti
(oltre 12 milioni). Ma non si sa pressoché nulla (almeno formalmente e
pubblicamente) su chi sono, cosa fanno e come impiegano il loro tempo. Evidente
che si tratta di “dati sensibili” e lo sono ancor più laddove questi dati
possono essere impiegati anche nella loro “lettura” sociale e politica. Tanto
per intenderci: una fiction non è neutra rispetto alla narrazione del Paese. Il
linguaggio,i personaggi, le trame e perfino le location esprimono una visione della
società piuttosto che una di segno opposto. Ecco che si evidenzia un tema
problematico per il Servizio Pubblico. Come verrà “modellata” l’offerta
editoriale della piattaforma Rai che vorrebbe competere con i colossi OTT? Quali saranno i contenuti proposti sia nel
versante dell’originalità sia nel versante della contemporaneità (informazione
live)? Al momento, Rai Play è molto forte nella library ma di nuovi contenuti
(costosi e necessariamente competitivi) ci sono solo alcune buone intenzioni a
fronte di risorse economiche scarse. Comunque, diamo atto che il tema RaiPlay è
una chiave di ingresso nel nuovo mondo della rete che prima non era stata adoperata.
Vedremo da ora in avanti quali saranno i passaggi successivi.
Per completare la giornata, proponiamo la lettura di Repubblica
Affari& Finanza, a firma Andrea Frollà, oggi in edicola con due titoli
significativi: “Televisione a misura di piattaforma anche l'Italia diventa
terra di caccia” e “La strada è segnata "L'online trionferà perché
interattivo” dove si legge “C i sarà una guerra totale tra tradizione e
innovazione ma non credo che ci siano margini per un equilibrio e sono convinto
che alla lunga lo streaming trionferà. Negli Stati Uniti c'è già stato il
sorpasso dell'online sull'offline sui contenuti on demand. Per quel che
riguarda lo streaming live, ci vuole più tempo ma in ogni caso non intravedo (Guido Giommi, presidente di Le Fonti)
l'esistenza di modelli ibridi perché Internet offre possibilità incomparabili
rispetto a quelle offerte dalla televisione tradizionale. C'è da aspettarsi una
fase di transizione però nel lungo periodo il dado è tratto». Dopo aver
scardinato il mondo televisivo a suon di serie televisive, film, documentari ed
eventi on demand, lo streaming travolgerà prima o poi anche il mondo delle
dirette televisive”. Il dibattito è solo all’inizio.
bloggorai@gmail.com
A proposito di streaming contro broadcasting: è molto probabile per non dire certo che alla lunga (ma quanto lunga?) vincerà il primo. Ma il problema per i servizi pubblici non è tanto presidiare la vecchia tecnologia quanto la "vecchia" competenza editoriale nella diretta e nella gestione degli eventi. Andrea Melodia
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