Come si misura la credibilità di una persona, di un
soggetto? Anzitutto dalle cose, dai pensieri che propone. Poi dalla qualità con
cui espone e, infine, dal modo in cui tutto questo viene percepito.
Cio' detto, veniamo ad oggi con un semplice schemino: le
opinioni e i fatti. Parliamo non tanto di Fiorello che, per fortuna di Rai Uno
ha abbandonato il campo, tanto delle intenzioni del Servizio Pubblico di
competere nel campo della diffusione streaming. Progetto condivisibile: la Rai
non può restare ai margini di una società, di un mercato, dell’innovazione
tecnologica e, anzi paga grande pegno per il suo ritardo. Quando si sostiene
che l’operazione Fiorello era destinata a far avvicinare i due pubblici
(giovani e anziani) alla nuova piattaforma RaiPlay si opera correttamente. E qui
entriamo nel mondo della credibilità. Come si può ritenere che il dialogo possa
essere contemporaneamente rivolto, nello stesso contenitore, e nello stesso
arco di tempo, ha in mente Netflix, Youtube o TikTok e chi non sa neppure quale
possa essere la differenza tra uno smartphone e una lavatrice? Il risultato è
che nessuna delle due parti riesce a intendere cosa è diretto all’uno e cosa
all’altro.
Queste le opinioni:
“A Fiorello bastano
15 minuti, gli spettatori ne avrebbero voluti un po' di più” Massimo Franco,
Corriere
“Un concentrato di
rapidità e ironia, Fiorello a 59 anni ancora una volta inventa la sua tv, la
piega alle nuove esigenze” Silvia Fumarola, Repubblica
“Non c'è niente da
fare, ha il tocco. Il tocco della grazia e
del talento. Non è soltanto questione di ascolti. Intrattenitore
eclettico e trasversale, uomo di televisione e di mare…” Alessandra Comazzi,
La Stampa
“Dopo numerose
operazioni di tallonamento tutte regolarmente fallite, la Rai è miracolosamente
riuscita ad acchiappare per la coda il talento più straordinario della tv
italiana” Piero degli Antoni, gruppo Carlino, Carlino Nazione
“Eppure ha avuto più
idee Fiorello ieri sera in un quarto d'ora scarso che non i suoi colleghi,
presi tutti insieme, in oltre due ore di prime time” Francesca D’Angelo
Libero Quotidiano
“Fiorello ha fornito
un assaggio di quello che si annuncia come un varietà innovativo per contaminazione
di stili e di linguaggi” Andrea fagioli, Avvenire
6 novembre
“… numeri prodigiosi
in quindici minuti ..il “Sergio Mattarella dell'intrattenimento” è stato
mobilitato per l'operazione più interessante della Rai del nuovo millennio.
Solo Fiorello poteva firmare l'ingresso a pieno regime del servizio pubblico
nell'era dello streaming” Aldo Grasso,
Corriere
“La posta in gioco è
tutta qui: servire il pubblico che per ragioni varie sfugge al flusso del video
tradizionale. E dunque Fiorello serve a indicare la novella piattaforma on
demand dove la Rai cerca un futuro "colloquiando" con i gusti dei
singoli clienti o meglio, con gli apparati (smartphone, tablet, pc), per
fornire suggerimenti di titoli e, non da ultimo per capire meglio cosa, come e
quando produrre” Stefano Balassone, Repubblica
Questi i fatti:
4 novembre 6
milioni 532 mila persone pari al 25,1
di share
5 novembre 6
milioni 310 mila e il 23.8 di share
6 novembre 5
milioni 599 mila pari al 22,1 di share
7 novembre 5
milioni 625 mila pari al 22,3
di share
8 novembre 5
milioni 352 mila e 21.6 di
share
Ognuno libero di farsi la propria opinione. I numeri dicono chiaramente che oltre 1 milione e 200 persone non hanno apprezzato ed hanno cambiato canale.
E veniamo ad un passaggio delicato: in calce al comunicato
Stampa dell’AD Salini del 5 novembre si legge “Secondo i dati Auditel, la
diretta della prima puntata di VivaRaiPlay! trasmessa su RaiPlay ha fatto
registrare un incremento record del 417%
(sempre solo browsing) rispetto al lunedì precedente.” Ma, per quanto risulta, anzitutto
Auditel sul suo sito non pubblica i dati giornalieri ma solo settimanali e gli
ultimi dati pubblici, verificabili e disponibili sono quelli della settimana compresa dal 27
ottobre al 2 novembre. Da dove esce
fuori questo dato di +417%? come è stato formulato? Come è possibile
metterlo in relazione ad un dato precedente (il lunedì) quando non c’era lo
stesso prodotto in diffusione?
In parziale soccorso di questo interrogativo, che ieri
pomeriggio (pioveva a Roma) ci ha visti discretamente impegnati a cercare verifiche, oggi viene in
soccorso un articoletto sul Corriere. Leggiamo: “… ci si aspettava quanto poi
si è registrato: 5.874.000 spettatori medi per la diretta di RaiUno, una share
media del 23% …” e poi “La sfida consisteva nel «guidare» il pubblico adulto
nel mondo digitale, e risultati sono positivi: 2 milioni e mezzo di visite di
utenti nuovi a RaiPlay e oltre 10 milioni di «utenti di ritorno». Gli utenti
registrati attivi tra il 4 e il 7 novembre sono stati i milione 100 mila, con
una crescita del +59%. La fascia di età che registra il maggior incremento è la
classe 45-54 anni, con +188% rispetto allo stesso periodo del mese precedente”.
Per quanto siamo riusciti a capire, si tratta di dati rielaborati da più fonti
ma, ripetiamo, privati e non verificabili. Sta a dire che, fintanto che Auditel
non completerà la sua espansione con le APP e
giungerà al Total Audience, i numeri ognuno se li canta e se li suona
come gli pare come, appunto, il 417%. Per quanto poi a “quanto ci si aspettava…”
appare un argomentazione alquanto bizzarra. Perché fare una operazione così
impegnativa e costosa per ottenere un risultato “nella media”???
Un elemento che, per quanto scritto in precedenza, sarà
oggetto di particolare attenzione è la profilatura degli utenti. Abbiamo già
sollevato il problema: come sono raccolti i dati? come vengono gestiti? Come vengono
tutelati? Auditel Standard Digitale, sola fonte ufficiale, non rileva e non fornisce
questi numeri che invece Rai sembra di possedere. È un argomento molto
delicato, sul quale si gioca non solo la credibilità del Servizio Pubblico.
bloggorai@gmail.com
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