Oggi facciamo una pausa dalle brutali faccende quotidiane e proviamo a riflettere.
Leggiamo le dichiarazioni di Nicola Zingaretti sul Corriere di oggi e proviamo a riportarle nel contesto della Rai. Sostiene il segretario del PD: “o la coalizione si tiene su una comune visione del futuro o non si tiene”. Ragionamento condivisibile perche’ altrimenti la gestione della cosa pubblica diventa mero esercizio burocratico e avvilisce il senso della politica. Parafrasando, si puo’ argomentare sul futuro del Servizio Pubblico allo stesso modo: o si interviene su una comune visione di cosa debba essere, cosa debba contenere e come deve essere sostenuto e finanziato all’interno del suo piu vasto sistema dove e’ naturalmente collocato o altrimenti, per l’ennesima volta, si rischia di far diventare i lodevoli e condivisi propositi di riforma della Rai l’ennesimo “aggiustamento in corso d’opera” piuttosto che la fondazione di una nuova architettura. Riteniamo che si possa concordare sul fatto che negli ultimi 20 anni siano successi tanti e tali di avvenimenti tecnologici, normativi, sociali ed economici da rendere del tutto nuovo lo scenario entro il quale il Servizio pubblico e’ chiamato ad operare. In questo quadro la testa del problema e’ anzitutto il corretto posizionamento delle parti in causa e della loro contemporanea regolamentazione: sono comparsi, infatti, sul mercato nuovi soggetti che hanno modificato radicalmente i paradigmi dell’intero sistema delle telecomunicazioni. Come non tenere conto dello spostamento progressivo dell’asse di riferimento da una visione tutta o prevalentemente broadcast ad una, per ora, prevalentemente broadband. Come non tenere poi conto del tema risorse, sempre piu’ scarse sul fronte media tradizionali e sempre piu’ indirizzate verso altri media. Lo stesso canone pagato da cittadini talvolta viene rimesso in discussione, se non pure “scippato” per usi impropri rispetto a quelli definiti dalla Legge. Il canone in questa determinata contingenza sociale , politica ed economica, e’ una forma di “garanzia” per l’autonomia del Servizio Pubblico. Ma, e’ bene essere chiari, in cambio i cittadini chiamati a pagarlo debbono avere un servizio adeguato, autorevole, credibile, convincente. Il canone di per se non e’ un dogma sacrale ed inviolabile. Viceversa e’ indisponibile il concetto, il ruolo formale e sostanziale del Servizio Pubblico. Allo stesso livello della tutela della salute, dell’istruzione, dell’ambiente, la cultura e dunque la comunicazione e l’informazione democratica e pluralista appartengono agli ambiti non negoziabili dell’interesse collettivo. In altre e forse piu’ semplici parole: la coesione sociale non e’ merce di scambio
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