Tranquilli: sulla stampa di oggi non c'è pressochè nulla
Nell’ultimo Cda Riccardo Laganà solleva, per l’ennesima
volta, l’allarme sul tema canone e, per questa occasione, pubblica sul suo
profilo FB una slide che vi proponiamo:
È facile leggere in questa tabella un dato indiscutibile: a
fronte della riduzione del canone dal 2015 - che era di 113,5 Euro - al
2018 con gli attuali 90 Euro gli
abbonati, in virtù della riscossione obbligatoria, aumentano da 16 mln a 22mln.
Contestualmente, la tassa di concessione governativa passa da 132 a 156 mln,
rimane inalterato il prelievo del 5% (Legge 194 del 2014) e arriva a 105 mln
l’extragettito a favore dello Stato come previsto in Finanziaria. In soldoni,
la Rai dovrebbe fare di più con minori risorse. Già di per se questo è grave,
ma è ancora più grave che questo principio, il pagamento del canone, viene
messo costantemente in discussione talvolta anche da parte di esponenti del Governo che pure vorrebbe
e dovrebbe occuparsi della riforma dell’intero sistema radiotelevisivo. Non
finisce qui: Laganà denuncia continuamente in Cda e ricorda a tutti che sono
pendenti ben tre ricorsi (vedi post di
sabato) straordinari presso la Presidenza della Repubblica contro il
prelievo forzoso dei famosi 150 milioni di euro e prelievo strutturale del 5%
inseriti nella legge 89/82014 dei quali si sono perse le tracce e dei quali chiede conto in Cda senza ricevere risposta. Questo
ricorso, è bene ricordarlo, mina alle radici il principio sul quale i
precedenti governi hanno fatto orecchie da mercante: il prelievo forzoso del canone che è e rimane una risorsa
indisponibile e inderogabile per la tutela del Servizio Pubblico. Si potrà
discutere se e quanto potrà essere accompagnato da altre risorse, ma è il
concetto stesso di Servizio Pubblico essenziale posto a tutela della democrazia del Paese che,
allo stesso livello della Sanità o dell’Istruzione, che va tutelato e difeso.
Semplice semplice: se non c’è canone
non c’è Servizio Pubblico.
Qualcuno ha notizia che Salini o l’intero Cda ha preso
qualche iniziativa? Chi paga il Piano
Industriale, con quali risorse si dovrebbe sostenere? Dove si trovano i soldi
per fare della Rai la “media company”? La trasformazione organizzativa da
orizzontale in verticale ??? Lasciamo perdere …
Necessità,
opportunità e convenienza. Così si riassume la formula magica che rende
possibile il galleggiamento politico, anche a scapito delle leggi della fisica,
della chimica e della matematica. Questo il pensiero che viene in mente in questi giorni cercando di immaginare con che
velocità e in che termini a Viale Mazzini si intendono affrontare i gravi
problemi sul tappeto, tra i quali il canone è forse il più grave.
Veniamo alla cronaca. Ai piani alti di Viale Mazzini il
prode Michele Anzaldi, PD, segretario della Vigilanza nonché autorevole
renziano, viene letto sempre con un alzatuccia di spalle: “stai ancora a
perdere il tempo a seguire quello che dice Anzaldi?”. Forse però merita la
pena. Che ha detto questa volta alla Stampa: “Marcello Foa è ancora lì. Avevamo
fatto una promessa: se fossimo andati al governo la prima cosa che avremmo
fatto sarebbe stata di rimuovere il presidente Rai, perché è stato votato
illegalmente e perché non è mai stato di garanzia. Lo chiedo agli ex compagni
di partito del Pd: che fine ha fatto quella promessa?”. E ancora: "Dov’è
il cambiamento promesso? Sulla nomina di Foa, sulla seconda votazione in
Vigilanza ritenuta illegittima, pende ancora la richiesta di accesso agli atti
presentata dai capigruppo del Pd Graziano Del Rio e Andrea Marcucci. Il Pd se
lo é dimenticato? E il segretario Nicola Zingaretti ha cambiato idea? Perché il
ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha il potere come azionista della
Rai di revocare immediatamente l’incarico a Foa, finora non ha detto neanche
una parola?". Fastidioso commentano alcuni. Aggiunge Anzaldi: “Occorre
salvare il servizio pubblico, precipitato in una deriva di violazioni del
pluralismo e crollo di ascolti e qualità che rischia di assestare un colpo
pesantissimo all’azienda”. Già, proprio fastidioso, però vale la pena leggerlo.
A proposito dei pluralismo: è ancora pendente un giudizio AgCom con relativa
multa di 80 mln.
Infine: crisi degli
ascolti. Abbiamo scritto più volte su questo blog che la Rai è in grave
sofferenza negli “ascolti digitali” LS come si legge ormai costantemente sul
sito auditel: si misurano i Legitimate Streams per classe di visione e per
tempo speso (TTS) nonché per editore e per canale. Questo il link https://www.auditel.it/wp-content/uploads/2019/10/Auditel_29-settembre-2019-05-ottobre-2019.pdf
e questa la
schermata:
Poi, vai a leggere i comunicati dell’Ufficio stampa Rai e
trovi: “La Rai conferma la propria leadership negli ascolti on line,
posizionandosi al primo posto, nella giornata di mercoledì 9 ottobre, nella
modalità linear, ovvero per i canali trasmessi in diretta streaming.” Qualcosa non
torna !!!!!
bloggorai@gmail.com
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