Avete voglia di capire, sapere,
che differenza c’è tra la Rai e il resto del mondo? Facile: mettete in ordine
questi punti, anche casualmente, e tirate le conseguenze.
1)intervista a Foa al Messaggero
dell’8 marzo 2019 sulla nuova Rai che vorrebbe
2) intervista a Salini sul Corriere
della Sera, all’indomani dell’ascesa al colle di Zingaretti e della successiva
firma del Piano Industriale
3) intervista di questa mattina a
Federico Di Chio, direttore Marketing strategico di Mediaset, su Italia Oggi
firmata da Claudio Plazzotta: “La Tv? Sarà on demand o live”.
4) articolo su La Stampa di oggi
dal titolo: “Fra Sky, Mediaset e Netflix grandi manovre sul piccolo schermo” a firma Marco Zatterin
5) ieri è uscita la notizia dell’avvio
di Vativision, piattaforma on demand
destinata al mondo cattolico nel mondo, la Netflix del Vaticano
6) ieri c’è stata a Roma la
presentazione di un libro, firmato e accompagnato da una generazione di persone
che nel lontano e recente passato hanno rivestito incarichi di grandissimo
rilievo all’interno e all’estero della Rai (vedi articolo sul Manifesto di
oggi)
7) da parte opposta della città,
altre persone, si sono incontrate per cercare di dibattere e riflettere non
solo e non tanto sul passato, più o meno glorioso, della Rai e delle innumerevoli
riforme annunciate e mai realizzate, ma sul suo futuro: ad esempio sugli algoritmi del Servizio Pubblico.
8) tutti sembrano concordare che
la Rai è in sofferenza di legittimità
istituzionale, di ascolti, di risorse, di contenuti, di mercato, di tecnologie.
Non è necessario cercare i tanti colpevoli,
però qualcuno si dovrà pur assumere qualche responsabilità almeno per capire
dove non ripetere gli stessi errori.
Allora cerchiamo di andare avanti
prima che sia troppo tardi anche se,
qualcuno, a denti stretti, proprio ieri ci ha riferito una frase che non ci
piace per nulla ma che, forse, fotografa una realtà difficile da accettare. “La
Rai è morta e nessuno glielo ha detto”, Speriamo proprio di no! Certo è che il
tempo non gioca a suo favore e le prossime contingenze non lasciano intravvedere
segnali positivi.
Ad esempio, abbiamo scritto, e siamo portati a ribadire, che
la madre di tutte le battaglie prossime venture che impatteranno su Viale
Mazzini si giocherà in Via Isonzo, sede romana di AgCom (curioso notare che proprio
ieri è emersa la notizia di altri candidati “forti” sostenuti dal PD). Tanto per
rinfrescare la memoria: nei giorni scorsi si è saputo che la Procura di Milano vorrebbe notificare atti
giudiziari a Netflix Italia per evasione fiscale. La notizia è che in Italia
non c’è una sola persona che abbia un contratto, una busta paga con il logo
Netflix. Cosa porta a dire? Significa che il regolatore, nel recente passato,
non ha regolato quanto e come avrebbe dovuto e ora il nostro Paese è divenuta
una prateria dove è possibile scorazzare indisturbati. Mettete tutti sulla stessa
linea di partenza o con gli stessi limiti e obblighi e poi gli operatori se la
giocano. Ora vai a mettergli il sale sulla coda. Dal prossimo anno per il nuovo
Consiglio dell’Autorità si prospettano impegni rilevanti, non ultimo quello che
potrebbe assumere qualora dovesse fare passi avanti la proposta di Legge di
riforma proposta dal M5S che gli assegnerebbe parte dei poteri oggi in capo
alla Vigilanza.
Riforma Rai? Confessiamo, fa un po’
fatica riscrivere per la miliardesima volta questa frase ma facciamo uno sforzo
ma questa volta con un occhio oltre i confini di Viale Mazzini, al nuovo
sistema delle telecomunicazioni dove Rai è solo una parte, obbligatoriamente privilegiata,
ma non è il tutto.
Ultima notizia: ieri il consigliere Laganà ha comunicato
di aver sollevato dubbi sul possibile conflitto di interesse da parte dello
stesso studio legale romano che contemporaneamente risulta essere consulente
delle Risorse Umane e dell’Ufficio Legale per il contenzioso in materia di
lavoro. Fino a prova contraria, la Legge
ha individuato l’Amministratore Delegato come primo responsabile della gestione
dell’Azienda: a lui il compito di sciogliere i dubbi, fare chiarezza e
intervenire. Ci sono in ballo centinaia di vertenze di lavoro che gridano
vendetta.
bloggorai@gmail.com
Questione marginale: Vativision non è una iniziativa vaticana ma di un piccolissima società bergamasca. Oggi salvo errore non c'è organo di stampa nazionale, cattolico non cattolico, che ne parli. Basta appropriarsi del prefisso Vati per diventare la Netflix vaticana?
RispondiEliminaha ragione Andrea, sappiamo solo che Vativision appartiene al 25% a Vetrya Spa e all'Officina della comunicazione per il restante 75%. L'intenzione era di dare notizia di una iniziativa editoriale di sicuro interesse per il mondo cattolico e non solo. Si può specificare meglio "una specie di Netflix che potrebbe piacere in Vaticano".
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