Le notizie del giorno sono due:
la prima si riferisce all’accordo che sembra raggiunto tra le forze di Governo
per la spartizione delle presidenze delle Authority, AgCom e Privacy. Secondo quanto
scritto ieri da Dagospia, si prevede Giacomelli (PD) per la prima e Busia o
Pollicino alla seconda.
La seconda notizia è quella
riportata dal Messaggero di oggi, a firma Mario Ajello, che titola”Rai, il soccorso
del governo con l’ok al Piano industriale” dove si legge che il Ministro Patuanelli (5S) “è deciso non prendere più tempo e dare e dare sostegno
Salini e Foa. Per fronteggiare il disastro degli ascolti, rimettere in pista l’Azienda
e tentare il rilancio”.
Acciperbacco !!! Roba da far tremare i polsi.
Osservazioni: la prima riguarda questo blog. Abbiamo scritto più volte che, per
quanto abbiamo potuto sapere e capire (forse poco) che la firma al Piano
industriale era di la da venire per diversi motivi. Evidentemente, questi
motivi, stante le emergenze della Rai (come pure abbiamo scritto più volte)
sono venuti meno o, almeno, sono di livello inferiore rispetto alla necessità
di far evidenziare l’attenzione del Governo sulla Rai. Allora: già nel titolo,
si evidenzia con tutta la sua forza l’annoso tema: la dipendenza del Servizio Pubblico dal Governo. Tradotto: se il
Governo non interviene la Rai soccombe. Certo, non proprio edificante. Inoltre:
con questa impostazione si legano due grandi problemi: il primo si riferisce ad
un atto dovuto, imposto dal Contratto di Servizio, il secondo con la crisi
degli ascolti – da affrontare ora, fra pochi minuti, subito - e il rilancio
dell’Azienda che è altra cosa e richiede ben altri interventi. Non ultimo, si legge sempre nel pezzo, “per
dare sostegno a Salini e Foa” ??? ma come, dopo tutto quello che abbiamo letto
a proposito di Foa ora, improvvisamente, gli si vuole dare sostegno? C’è
qualcosa di strano, di confuso, di ombroso. Magari, saremo costretti a
ricrederci e smentire tutto quanto abbiamo scritto a proposito della “bufala”
su questo tema alimentata dalle “gole profonde” del VII piano ( fortunati chi le conosce) ma
continuiamo a pensare, e scrivere, che questo piano, non ha futuro. In ultimo,
una noterella che non fa tornare bene la lettura dell’articolo: si dice ad un
certo punto che ci sarà una partita successiva in Vigilanza Rai quando invece,
è noto, che la Vigilanza sul tema Piano non ha l’obbligo di esprimersi mentre,
al contrario, si dovrà esprimere sul piano informazione del quale invece non se
ne parla. A questo proposito: rimane sempre in ballo la questione della
legittimità della nomina di Foa e, si legge ancora nel pezzo di Ajello, che
questo Ok del Governo al Piano sarebbe come “una seconda investitura” per AD e
Presidente. Qualcosa non torna.
Veniamo alla seconda notizia che,
in qualche modo si lega fortemente con la prima. Lo avevamo già scritto: in zona
PD (renziani in particolare) si punta molto alla nomina di Antonello Giacomelli
come presidente di AgCom. Ieri, metà
pomeriggio, Dagospia da il lancio: raggiunto l’accordo. E qui i corni non iniziano a tontare. Siamo
andati a rivedere un po’ di rassegna stampa di quando il prode toscano era
sottosegretario alle Tlc in epoca Governo Renzi e successivamente Gentiloni. Anzitutto,
il padre e la madre di tutte le nefandezze sul futuro della Rai: il prelievo
forzoso di 150 milioni avvenuto nel 2014 e che ha poi consentito la successiva nefandezza della
privatizzazione di parte di Rai Way. Da allora in poi, il prode toscano è stato
artefice e complice di tutto ciò che ha portato alla situazione attuale, compresa
la legge (sempre Governo Renzi) del 2015 che ha rimesso in riga il Servizio Pubblico sotto il
tallone di ferro del Governo. Per non dire poi delle sue note posizioni sul
canone: “Il canone Rai è la tassa più odiata, la più evasa e la più ingiusta perché
fa pagare allo stesso modo poveri e milionari” (2014, Avvenire). Da allora nel PD (vedi pure il prode Calenda) si
è radicata e diffusa la convinzione che il canone, oggi in bolletta, comunque è
una tassa da abolire per mettere poi il Servizio Pubblico o nella fiscalità generale
o nel competizione pubblicitaria. Sempre a questo proposito, da ricordare un
gioiello del prode toscano “Alle Tv locali i soldi del
canone Rai. Passa l’emendamento del governo. Si prevede che una parte delle
maggiori entrate derivanti dal canone dai pagamenti “in bolletta” siano
assegnate alle emittenti. L’associazione Tv locali: “Grazie all’esecutivo e al
sottosegretario Giacomelli”. 15 dicembre 2015, Corriere delle
Comunicazioni.
Ecco allora che il quadro inizia
a completarsi. La possibile soluzione del problema AgCom si intreccia con
quella Rai e disegna un futuro per l’Azienda
che non appare proprio dei migliori. All’Agcom , nei prossim anni, competerà un
ruolo da arbitro di valore strategico dove la Rai potrebbe essere considerata
solo uno dei player del sistema, non il player privilegiato dalla sua natura di
interesse pubblico. Non è cosa da poco e presiedere questa postazione vale un
Perù . I due partiti azionisti di maggioranza hanno al loro interno anime
fortemente orientate a rivedere il Servizio Pubblico radiotelevisivo in chiave “diversa”
per usare un eufemismo e il grimaldello del canone la dice lunga. Il proposito
di Patuanelli, sempre che sia vero, di firmare il Piano industriale per “rimettere
in pista l’Azienda e tentare il rilancio” stà tutto nel verbo utilizzato: “tentare”.
Ci torna in mente Stendhal: “LA POLITICA NON È UNA
LOTTA DEL BENE CONTRO IL MALE, MA UNA SCELTA TRA IL PREFERIBILE E IL
DETESTABILE”.
Forza, ancora un giorno e la settimana finisce.
bloggorai@gmail.com
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