martedì 29 ottobre 2019

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Piatto ricco … mi ci ficco!!! Chi gioca o ha giocato a poker intende. Questa mattina ci sono tante cose su cui riflettere. Premesse doverose: 1) è assolutamente importante essere e vivere onestamente ma è altrettanto importante essere percepiti come tali. Se chi ti è intorno ritiene che tu possa essere un malfattore è difficile poi fargli credere che la tua vita sia ispirata a fede e carità. 2) Tutti sono innocenti fino a prova contraria (art. 27 Cost.)

Ciò detto, iniziamo dalla storiella del Piano Industriale e dei milioni spesi per la sua elaborazione e la sua esecuzione. Nei giorni scorsi (miccia corta) abbiamo scritto dell’esistenza di una assegnazione ad una importante società di consulenza per il modico importo di 1,5 mln di euro per “esecuzione operativa progetti strategici Gruppo Rai” vedi nel portale Rai:


Posto a priori che riteniamo questa operazione ingiustificata, poniamo alcune domande con la speranza che tra gli autorevoli lettori di questo blog qualcuno possa avere la voglia e il coraggio di avviare una sana operazione di trasparenza (posto sempre che tutte le procedure di gara siano state svolte correttamente e seguendo la Legge  n. 190/2012 sugli appalti): perché Rai non comunica ufficialmente il nome della società aggiudicataria della commessa? Perché non verificare l’esistenza di un potenziale possibile conflitto di interesse tra la stessa società aggiudicataria della commessa e  dirigenti  con elevate responsabilità direttamente o indirettamente coinvolti nel procedimento di assegnazione (vedi Codice Etico a pag.10)?
Una storiella piccola piccola ma che potrebbe dire tante cose su come si può e si deve dirigere qualsiasi ipotesi di riforma della Governance Rai. Vedremo.

Intanto veniamo ai giorni nostri. Ieri si è svolta la conferenza stampa di Fiorello (occasionalmente di RaiPlay) e, come era prevedibile, la notizia è stata il suo show e, in secondo piano, l’impegno della Rai per affrontare la sfida dello streaming Tv. L’esordio di Fiorello è tutto un programma “Hanno chiamato me: il nuovo che avanza”  e si accompagna esattamente alla cifra editoriale che il Servizio pubblico sta proponendo in questo momento: un occhio attento al passato e uno cecato al presente per non dire al futuro. Per pura combinazione, ieri è andato in onda uno spot su un prossimo film di RaiUno in onda il 3 novembre, proprio alla vigilia dell’inizio della nuova RaiPlay: “I ragazzi dello Zecchino d’oro”. Il pubblico “giovane” ringrazia sentitamente, non aspettava di meglio per sintonizzarsi su Rai Uno in attesa di Fiorello il giorno dopo. C'è lo zampino dei sovranisti felici di aver vinto in Umbria (notato da Fiorello) assenti alla Conferenza stampa. Tutto in linea con la ventesima riproposizione di Montalbano, con “maledetti amici miei, con il ritorno di raffaella Carrà e via discorrendo. Il tema centrale di RaiPlay è il pubblico a cui si rivolge: anzitutto agli analfabeti digitali, a coloro poco avvezzi con la tastiera del PC e con i tablet e gli smartphone. Bene …ottimo … e poi agganciare i giovani ormai “deviati” su altre piattaforme … benissimo … eccellente e quindi produzione di contenuti originali destinati alla piattaforma …meraviglioso !!! la Rai sfida gli OTT … Netflix e Amazon tremano, Tim di Gubitosi corre ai ripari e mette i sacchetti di sabbia intorno ai suoi decoder… già, ma con quali soldi? Ricordiamo, semplicemente, che esiste un Contratto di servizio che IMPONE di dover avviare alcune operazioni come, ad esempio, il canale in lingua inglese e quello istituzionale. Il Piano industriale per questi due impegni, lo abbiamo scritto più volte, assegna per il triennio 2018-2021 60 milioni per i due canali. Allora, sempre per porre domande semplici: dove si trovano le risorse per sostenere nuove produzioni destinate a Rai Play? Non solo ma  il sostegno a queste produzioni da dove attinge il budget? La Rai, come è noto, è obbligata ad un sistema di contabilità separata per la gestione delle proprie risorse provenienti da canone e da pubblicità. Tanto per capirci, a quanto ci risulta, il solo contratto di Fiorello ( l’AD ieri non ha voluto rispondere ad una precisa domanda) costerebbe 10 milioni di euro, da dividere in varie iniziative.  
Tanto per capirci: il recente accordo tra Netflix e Mediaset è costato circa 200 milioni di euro solo per produrre 7 film, cioè la stessa cifra che il Piano industriale Rai destina allo sviluppo e adeguamento infrastruttura tecnologica e immobiliare.

Infine: questa iniziativa di Rai Play apre un ambito di riflessioni tutto da approfondire: gli algoritmi di profilazione  degli utenti. Come noto, la fortuna di Netflic &C poggia quasi tutta sulla proprietà e gestione dei profili degli abbonati: sapere esattamente cosa, quando e come guardano un determinato prodotto è il cardine della loro proposta editoriale. Per il Servizio Pubblico si apre invece tutt’altro profilo. Come si raccolgono, come si conservano e come si gestiscono i dati dei contatti sulla piattaforma pubblica? Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore? Quali garanzie vengono proposte e quali sistemi di verifica e controllo sono stati messi in atto? Inoltre, una volta “profilati” gli utenti Rai, cioè coloro che pagano il canone, quale uso ne viene fatto? Si modella il palinsesto (ormai arnese da mercatino delle pulci)  a loro immagine e somiglianza? Dalla conferenza stampa di ieri di tutto questo nemmeno l’ombra … tutti a sganasciarsi delle battute di Fiorello.  Ma si… buttiamola in caciara …
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