mercoledì 2 ottobre 2019

La bufala


 “ … sta mano può esse fero e può esse piuma…” (battuta tratta da un film di Carlo Verdone). Su questo blog abbiamo molta voglia di essere piuma e scrivere di cose belle e buone che pure certamente avvengono a Viale Mazzini e dintorni ma invece spesso siamo sopraffatti da un profumino di bufala ed ecco che allora ci tocca “esse fero”. 

Di cosa parliamo? Di quel soffietto fatto uscire dalle “gole profonde” (Dagospia dixit) del settimo piano (chi saranno mai ???) che diceva, più o meno: “tutto a posto, il Piano Industriale è firmato”. Detta così è quasi una notizia bomba, da prima pagina, di quelle destinate a sollevare dibattito sul perché e sul per come proprio in questo momento così delicato per la Rai e dopo un così lungo ritardo, proprio ora viene “firmato”.  Proprio questa mattina abbiamo cercato di saperne qualcosa di più. Anzitutto, ci hanno fatto osservare, e su questo blog è stato scritto, siamo ancora in assenza del sottosegretario alle TLC che avrebbe pure competenze sulla Rai. “Possibile – ci dice un nostro interlocutore – fare uno “sgarbo istituzionale” e fargli trovare un atto compiuto di tale delicatezza ???”. Eeeeehhhh già, perché sempre le solite “gole profonde” del settimo piano si erano premurate di far uscire una battutina velenosa,  sempre su  Dagospia: ci sono alcune “osservazioni”. Già … osservazioni … ma il MISE non ha il compito di fare osservazioni: deve solo fare  “le determinazioni di competenza” cioè, tradotto in soldoni, confermare o meno la coerenza con il Contratto di servizio da quale discende. E non sono pochi i punti in cui questa “coerenza” non appare tanto solida: esempio fondamentale “un piano industriale che, sulla base della definizione delle risorse da canone disponibili su base triennale …” si parla di risorse da canone … non di pubblicità.

Attenzione ad un passaggio: l’art. 25, e, dello stesso Contratto prevede che “La Rai è tenuta a: i) presentare alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di seguito denominata Commissione parlamentare, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del presente Contratto, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web;” L’invio alla Vigilanza è un passaggio chiave: porta a dire che i piani , industriale e di riorganizzazione news non possono essere disgiunti, viaggiare su binari separati. Dunque, sic stantibus rebus, che al Mise ci sia qualcuno (un direttore? Quale?) disponibile a validare il Piano industriale disgiunto e separato, appare, secondo alcuni nostri interlocutori, una vera e propria bufala. 

Ma ieri sera, ci è stato fornita altra argomentazione interessante: il canale in lingua inglese, sempre previsto dal Contratto di servizio. A suo tempo, giustamente Laganà e Borioni, si sono opposti fermamente ala collocazione del canale sotto Rai Com (da ricordare tutta la vicenda Foa) perché non si prevede debba avere vocazione commerciale, come invece a qualcuno piaceva tanto. Ora si legge  (Affaritaliani) e si viene a sapere che la battaglia dei due consiglieri potrebbe essere vinta e il canale tornare in casa Rai. Hanno vinto i consiglieri ma perde, e di brutto pure, l’AD che l’aveva proposto e sostenuto. Non solo, il canale nel piano industriale si prevede possa contare su 30 milioni per tre anni: bruscolini, cioè pressochè impossibile da realizzare. Questa, forse, una delle tante possibili “osservazioni” che rendono indigesto validare il piano in questo momento.  Per conto nostro, a suo tempo ne abbiamo fatte molte altre. Ci vorremmo tanto sbagliare … ma questa vicenda la dice lunga su come si gestiscono certi problemi a Viale Mazzini.

Veniamo ad altra “piuma”: oggi il Messaggero, con la firma di Mario Ajello, spara un bel titolone: “Tv pubblica, disastro  ascolti” e, per quanto si legge ,pure nel titolo, la Bad Company è RaiUno. Già, ora è iniziato il tiro alla picciona De Santis che ha già dichiarato di non voler essere l’agnello sacrificale. In un certo ha ragione: la crisi di RaiUno, oltre che di ascolti, è di identità, di proposta editoriale che non dipende solo da lei. Rimane comunque il tema dell’emergenza Rai sul fronte ascolti che noi abbiamo sollevato non da oggi e rispetto al quale non si avverte aria di intervento.
Domani previsto il Cda e si attendono sorprese. Vedremo … vedremo…
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