Questa mattina, complice il solito assordante silenzio della
stampa, vi proponiamo di mettervi comodi e leggere attentamente a magari
approfondire il tema.
Nei giorni scorsi è stato presentato il 53° Rapporto del
Censis sulla situazione sociale del Paese. È la solita attendibile fotografia
che sintetizza e fotografa gli umori, lo stato di salute, il portafoglio le
aspettative degli italiani. Grazie al Censis, siamo in grado di prendere
qualche misura, avere qualche riferimento che ci consente di ragionare con
maggiore scienza e conoscenza, meglio del sentito dire e del “secondo me”.
In sintesi, cosa ci dice il Rapporto? “Sfuggiti a fatica al mulinello della crisi,
adesso l’incertezza è lo stato d’animo dominante (per il 69%). Nella società
ansiosa di massa si ricorre a stratagemmi individuali per difendersi dalla
scomparsa del futuro. Nonostante il bluff dell’aumento dell’occupazione che non
produce reddito e crescita (959.000 unità di lavoro equivalenti in meno
rispetto al 2007, +71,6% di part time involontari per i giovani). Ma se l’ansia
non riuscisse più a trasformarsi in furore? La sindrome da stress
post-traumatico porta il 75% dei cittadini a non fidarsi più degli altri. E a
pulsioni antidemocratiche: ora il 48% è favorevole all’uomo forte al potere”.
Vediamo come la stampa nazionale ha titolato l’argomento:
“Italiani stressati, diffidenti e affascinati dall’«uomo
forte»” … “Nel 2017 la parola chiave fu
«rancore» e nel 2018 «cattiveria». Ora, la parola che sembra dominare il
rapporto annuale del Censis che fotografa la società italiana è «incertezza».”
Corriere della Sera;
“Un italiano su due spera nell'«uomo forte» al potere” …Un'idea
che trova più consensi tra operai (62%), persone meno istruite (62%) e con
redditi bassi (56,4%) e che viene spiegata dal Censis con "l'inefficacia
della politica ed estraneità da essa" Avvenire;
“Il 48% degli italiani vuole l’uomo forte alla guida del
Paese. Connazionali “impoveriti e più individualisti”Il 48 per cento delle
persone crede che sia necessaria una personalità energica per guidare l'Italia
ed è deluso da una politica incapace di decidere. La crisi ha segnato la
mentalità degli individui e la relazione con il prossimo è entrata in crisi. A
minare la sicurezza è stata nel tempo "la rarefazione" della
protezione del welfare pubblico” Il Fatto Quotidiano
“Gli italiani senza più fiducia mollano anche i Bot.
"Un popolo in cerca di nuove strategie per sopravvivere" La crisi, il
venir meno dell'ascensore sociale, la mancanza di aspettative nei riguardi
della politica e nel Pubblico spingono alla ricerca di "muretti a
secco" per difendersi. Mentre il 75% non si fida più del prossimo…” La
Repubblica
Colpisce anzitutto un tema sottolineato ed evidenziato da
quasi tutti i giornali: la teoria dell’uomo forte, la necessità di guardare e
cercare qualcuno che, miracolisticamente parlando, possa essere in grado
di risolvere problemi, placare le ansie,
guarire gli ammalati e dare i numeri al lotto. Non è un tema nuovo: già qualche
anno addietro un giovane e rampante politico fiorentino si era candidato a
ricoprire questo ruolo, magari prendendo a modello un signore milanese che
prometteva milioni di posti di lavoro.
Va bene … va bene … questo blog, seppure affamato di
politica, si ostina a cercare sempre i riflessi dei grandi temi sul Servizio
Pubblico, sulla Rai e sui cittadini che pagano il canone. E allora, da questo punti di vista, cosa ci
dice di interessante il Rapporo Censis? Almeno due cose tra le altre di
altrettanto interesse:
1) La smart tv del futuro. Nel 2018 nelle case degli
italiani sono presenti 111,8 milioni di device, lo 0,5% in più rispetto al 2017
(600.000 in più). In ogni famiglia ci sono in media 4,6 device. Il 2018 sarà
ricordato come l’anno in cui gli smartphone hanno superato i televisori. Oggi
nelle case degli italiani ci sono 43,6 milioni di smartphone e 42,3 milioni di
televisori. Ma soprattutto sono 6,5 milioni le smart tv e i dispositivi esterni
effettivamente collegati a internet per guardare programmi televisivi (+20,6%
in un anno). Il 47,8% delle famiglie in cui vive almeno un minore ha in casa
una smart tv o dispositivi esterni che consentono di collegarsi al web. Ma
crescono anche le famiglie di longevi over 65 anni che sfruttano gli schermi al
pieno delle loro potenzialità collegandosi a internet: l’8% dispone di una
smart tv connessa.
2) Come i media influenzano l’umore degli italiani.
Confrontando gli stati d’animo degli italiani e i mezzi di comunicazione
utilizzati, emerge che gli «arrabbiati» si informano prevalentemente tramite i
telegiornali (il 66,6% rispetto al 65% medio), i giornali radio (il 22,8%
rispetto al 20%) e i quotidiani (il 16,7% rispetto al 14,8%). Tra gli utenti
dei social network definiti «compulsivi» (coloro che controllano continuamente
quello che accade sui social, intervengono spesso e sollecitano discussioni)
troviamo punte superiori alla media sia di ottimisti (22,3%) che di pessimisti
(24,3%). Per leggere le notizie scelgono Facebook (46%) come seconda fonte,
poco lontano dai telegiornali (55,1%), e apprezzano i siti web di informazione
(29,4%). Facebook (48,6%) raggiunge l’apice dell’attenzione tra gli utenti
classificati come «esibizionisti» (pubblicano spesso post, foto e video per
esprimere le proprie idee e mostrare a tutti quello che fanno). Gli utenti
«pragmatici» (usano i social per contattare amici e conoscenti) si definiscono
poco pessimisti (14,6%) e più disorientati (30,7%). Mentre gli utenti meno
attivi, gli «spettatori» (guardano post, foto e video degli altri, ma non
intervengono mai), sono poco pessimisti (17,1%).
Ma torniamo al tema dell’uomo solo al comando che sembra
essere tanto desiderato dagli italiani, salvo poi scaricarlo al momento
opportuno come la storia, per fortuna, ci ha ampiamente dimostrato. Il Servizio
Pubblico ha tanti problemi (economici anzitutto, poi normativi, ascolti,identità
e credibilità, efficienza etc etc ) e sono tutti nelle disponibilità dell’attuale
“uomo solo al comando”, cioè l’AD come la Legge del 2015 lo ha voluto in
carica. Da ricordare che, appunto, questa idea dell’AD con ampli poteri era
generata esattamente a immagine e somiglianza di chi vedeva in questo ruolo la
possibilità di gestire in modo efficiente e razionale l’Azienda Radiotelevisiva.
Ecco, ci siamo, sembra quasi che siamo giunti vicino al punto in cui si può dimostrare
che questa idea non funziona, almeno fintanto che … prova provata… anzitutto
non è solo ma ben accompagnato dai partiti che lo guidano e poi non sembra proprio
essere al comando, almeno fintanto che non si evidenzia con assoluta chiarezza
e trasparenza la sua capacità di affrontare e risolvere i problemi della Rai. È bene precisarlo ed essere chiari in proposito (ricordiamo
sempre Ettore Petrolini e la storia del loggione): il problema non è solo Fabrizio
Salini in quanto tale, ma chi ce lo ha messo e poi non gli ha dato modo di
farlo lavorare e poi gli sta alle calcagna per imporgli Tizio o Cacio ad un Tg
o una rete. Poi, l’AD ci mette di suo, con il suo coraggio e la sua forza,in
buona compagnia del Presidente e del Cda. Mo’ vene Natale ..anti Auguri.
Infine, torniamo ad un ‘ultima osservazione sul Rapporto
Censis con una parola che ricorre spesso e non solo quest’anno: il futuro. Per
la Rai questo termine si mostra particolarmente nebuloso e minaccioso per tanti
punti di vista. Sarebbe ora che almeno l’Ufficio Studi,di recente nomina, se ne
occupasse un tantinello, giusto per capire
se, almeno loro, se ne preoccupano un tantinello ...un tantinello … appena
appena. Se poi anche qualcun altro si ponesse lo stesso interrogativo sarebbe
ancora meglio.
Il Censis ci dice che
gli italiani sono molto interessati alla politica molto di più che ai politici.
Nel palinsesto Rai quanto spazio occupa questo argomento e, tanto per dire, il
famoso canale istituzionale che fine ha fatto?
Per chi volesse saperne di più sul Rapporto Censis 2019
questo il link: http://www.censis.it/
bloggorai@gmail.com
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