Ogni giorno che il Buon Dio manda in terra siamo costretti
ad assistere ad un fenomeno ricorrente quanto odioso: il tallone di ferro delle
politiche imperiali. Lo spunto ce lo fornisce questa mattina Federico Fubini
dalle colonne del Corriere. Il tema è la crisi del WTO (World Trade
Organizazion) che non riesce più ad essere il regolatore del commercio internazionale
a vantaggio dei “duri” di turno (russi, cinesi o americani) che impongono
unilateralmente le proprie regole.
L’Italia e l’Europa cercano disperatamente di trovare una propria
identità, di affermare valori positivi, di sostenere un mercato di scambi
libero ed equo e magari gli riesce con grande difficoltà (pure al suo interno)
e … zacchete .. arriva l’imperatore del momento che mena randellate come su un
tamburo. Che succede e come tutto questo riguarda il Servizio Pubblico? Semplice:
la Rai opera in un contesto di mercato dei prodotti audiovisivi dove un
soggetto rilevante in questo momento sono gli OTT che sfuggono ad ogni regolamentazione,
nazionale e continentale, e la fuga più significativa la fanno proprio nel modo
più piratesco, cioè nell’evasione fiscale da quarto mondo. In questo caso
parliamo di Trump che appena gli tocchi i gioielli di famiglia (FB, Google,
Apple Disney etc) minaccia di ritorcersi conto la nostra sana mortadella, parmigiano,
prosecco etc. Il Servizio pubblico, per quanti volessero ancora sostenere che
debba diventare una specie di RaiFlix, non può e non dovrebbe competere su
questo piano, dove la variabile costi/investimenti è improponibile, ma può e
deve competere nella variabile normativa e regolamentare con l’obiettivo di
porre tutti sullo stesso livello e allora spostare l’asse del confronto sulla qualità
dei contenuti, sulla credibilità e autorevolezza del servizio prestato in cambio
di canone.
Veniamo ora alla provincia. La prima nota che proponiamo è
un aggiornamento su un piccolo argomento: a che punto è il Piano industriale di
Viale Mazzini? Sono ormai trascorsi quasi due anni da quando avrebbe dovuto essere
presentato ed approvato a seguito del Contratto di servizio
da cui è emanato. Al termine della prima proroga è stato presentato in Cda a marzo e poi è iniziato il calvario prima al Mise e poi in Vigilanza. Da non
dimenticare che il Piano Industriale si accompagna strettamente con quello editoriale
dove il primo non richiede il”nulla osta” della Vigilanza mentre il secondo
dovrà essere “bollinato” per competenza. Dopo il recente “atto di indirizzo”
dove venivano espresse raccomandazioni ed inviti a fornire maggiori dettagli in
merito alla sostenibilità finanziaria del piano medesimo e impegna la Rai a “in relazione alle nuove direzioni
orizzontali, titolari di budget, e al conseguente accentramento decisionale sui
contenuti, mettere in atto ogni misura volta ad impedire un appiattimento
dell'offerta televisiva secondo un'unica sensibilità …” sembra ora essere
in stallo, almeno per quanto riguarda, appunto,una criticità fondamentale: la
minaccia di intaccare tutto o parte del canone.
Questo il cuore del problema che magari si accompagna pure
alla beghe su Mario Orfeo che o diventa direttore di un Tg o fa causa alla Rai
e magari la vince pure, come pure la Maggioni che se ne va in giro in Medio
Oriente a fare interviste esclusive ad Assad e nessuno sa poi cosa farne. Già: ma
lei non è l'AD di Rai Com e che c’entra con Assad? Gli vogliamo vendere Montalbano?
Ma soprattutto, chi ce l’ha mandata? E perché? Riusciranno a fare le minacciate
nomine entro Natale? Con questi chiari di luna al Governo ci sarebbe da
dubitare ma, se non ci riescono, ci sarebbe da dubitare pure sulla sopravvivenza
di questa governance di Viale Mazzini. Si accettano scommesse (panettoni,
bottiglie di buona annata etc)
Infine, ora siamo ai quartieri periferici. Ci riferiamo ad
una polemichetta da bassa cucina (vedi post di ieri) e riguarda Sanremo e gli “asset
strategici” del Servizio Pubblico. Qualche genio della televisione vorrebbe
invitare una certa Chiara Ferragni, reginetta dei social, sul palco dell’Ariston.
Che c’è di male? Nulla, purtroppo, Sanremo nel bene e nel male rappresenta una
parte di questo Paese, e come spesso è successo il Festival della canzone
nazionale lo sintetizza e rappresenta più o meno bene. Il problema è che si vorrebbe
con questa operazione cercare di interessare e coinvolgere quel pubblico “giovane”
che lentamente e inesorabilmente si allontana dalla Rai. Pari pari come è avvenuto
con l’operazione Fiorello dove è stato proposto Guè Pequeno agli anziani e
Baudo/Carrà ai giovani.
Roma, addì 4 dicembre
2019, Anno del Signore
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