venerdì 13 dicembre 2019

S.Lucia


Chi vi scrive è nato e cresciuto in un rione popolare del centro di Roma, tra il Tevere e Corso Vittorio. Era quasi un paese. Ci si conosceva quasi tutti, andavamo alle stesse scuole (la Cadlolo, in via della Rondinella, vicino a Piazza S. Salvatore in Lauro), giocavamo a pallone a Piazza Navona e passavamo i pomeriggi ai giardini di Castel S. Angelo e sotto quel ponte era ormeggiato lo “Stabilimento Balneare Ernesto Ciriola” dove con 10 lire, a noi “regazzini” ci davano un bicchierone di acqua fresca e orzata. 

Eh già, perché, a quel tempo, le baby sitter non esistevano, non c’erano i centri sportivi dove praticare pattinaggio, nuoto, tennis o calcetto. Eravamo abituati a stare in strada, da soli, e nessuno era preoccupato e vivevamo tutti felici e contenti (si fa per dire ma era così) e tutto sommato, siamo cresciuti abbastanza bene. Si giocava a calcio dovunque e comunque ed era un lusso se si poteva giocare almeno in uno dei campetti intorno ai Giardini del castello oppure, alla grande, se si poteva andare in uno dei campi dei Cavalieri di Colombo (il più vicino era al Ponte dell’Olimpico), ovviamente in terra battuta con breccole di pozzolana grosse e ruvide come raspe dove, se eri fortunato, al termine della partitella avevi le ginocchia frantumate. 

Nei giorni di cattivo tempo c’erano le Sale parrocchiali, quella della Traspontina in Via della Conciliazione era mitica perché c’era anche il cinema, oppure si andava all’Oratorio di S. Pietro, dove ora è stato costruito l’Auditorium, perché c’erano i biliardini.   Non avevamo la televisione o meglio, ce n’era una al bar  (il posto preferito era di fronte Porta S. Anna, all’ingresso del Vaticano) dove, in qualche sera speciale, andavamo con i genitori  e con 50 lire che venivano messe in una specie di macchinetta conta tempo da un capofamiglia a turno, si poteva vedere  lo spettacolo.  Partecipavamo agli stessi riti sociali  e alle cerimonie del Rione. Tra questi, il 13 dicembre si andava in “pellegrinaggio” alla chiesa di S.Lucia in Via dei Banchi Vecchi che, come appunto si diceva a Roma, è "la Santa patrona dei cecati”, cioè di coloro che non possono vedere.

Oggi è il 13 dicembre e, purtroppo, per quanto riguarda il Servizio Pubblico, non si legge nulla, non si sa nulla, nessuno parla di nulla. Per porre rimedio a tutto questo S. Lucia, da sola, non basta. Finchè siamo noi, sfaccendati, disoccupati e pensionati a non avere nulla da leggere è poco grave, possiamo fare tante altre cose più o meno divertenti. È molto grave invece che lo possano essere coloro che sono pagati e che sono stati eletti o nominati per gestire l’Azienda e non rimanere in attesa di “chiarimenti”.
Nel frattempo, ogni giorno ventolate di fango di diffondono nell’etere.

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