Anzitutto,di questa notizia nessuno ne parla e non trovate
una riga manco a pagarla e già questo è un problemino. Si tratta di una notizia
dai potenziali effetti dirompenti almeno per la “salute” economica del Piano industriale
e, curiosamente, passa quasi inosservata. Per quanto ci riguarda, a noi no! Da
tempo abbiamo scritto che la madre di tutte le battaglie sul futuro del
Servizio Pubblico ha inizio sul fronte del canone e abbiamo scritto e riportato
più volte le dichiarazioni di quanti nel Governo lo vogliono o abolire del
tutto o, alla meno peggio,ridurlo. È un attacco multiforme, poliedrico, articolato
nel tempo e nello spazio e, per pura coincidenza, avviene in contemporanea con lo stesso
problema della BBC dove il Governo in carica è partito a testa bassa sul canone.
Vediamo in particolare di cosa si tratta. Bisogna fare un passo
indietro: lo scorso anno nella Legge finanziaria, alla Rai è stato riconosciuto
un “contributo” di 80 milioni (40+40) per il sostegno agli adempimenti previsti
dal Contratto di Servizio. Si tratta dei nuovi canali (inglese ed
istituzionale, digitalizzazione teche,ricerca e sperimentazione etc). Ora, secondo
quanto scritto da Fontanarosa “il Ministero dello Sviluppo Economico avverte la
Rai che non verserà questi soldi in modo automatico, anzi. Il ministero scrive
che pagherà "un importo pari ai costi sostenuti" e "nei limiti
dei corrispettivi" previsti dalla legge di Bilancio. Tradotto: non vi
daremo necessariamente tutti gli 80 milioni (40 più 40) e pagheremo soltanto quello
che spenderete per davvero” e aggiunge “Il ministero dello Sviluppo Economico
chiede che la televisione pubblica documenti in modo puntuale le spese che
affronterà. La tv pubblica, dunque, dovrà comunicare al ministero dei
"Piani operativi". Questi Piani conterranno: - la descrizione delle spese e la loro
distribuzione nel tempo; - il livello del personale impiegato nel
raggiungimento degli obiettivi; - le tecnologie in campo; - la tempistica
necessaria a centrare gli "obblighi" che derivano dal Contratto di
Servizio”. Infine, riporta l’articolo, si prevede che prima di procedere all’eventuale
erogazione del “contributo” debba avvenire una preventiva verifica contabile da
parte del Governo e solo a seguito di tale verifica si potrà dare mandato al
pagamento. Tradotto in soldoni, prima vedere cammello, poi pagare. Non c’è che
dire, un bel missile e non solo sul Piano industriale.
Sul piano formale la Legge 145 (art.1,com.1) è chiarissima: “
Per l'adempimento degli obblighi del
contratto di servizio, ivi inclusi quelli per lo sviluppo
della programmazione digitale, alla RAI - Radiotelevisione Italiana
Spa e' riconosciuto un contributo di 40 milioni di euro per ciascuno
degli anni 2019 e 2020” e non lascia adito a sorprese. Quello che non era affatto
chiaro, finora almeno a noi profani, è che questo dispositivo è stato
successivamente legato ad un “accordo specifico” tra le parti, Rai e Mise,
finalizzato a definire una “forma di controllo” sull’effettivo impiego del “contributo”
per i fini previsti. Ora il problema, ci dicono esperti dell’argomento, è tutto
nella comprensione del termine “contributo” che lascia spazio ad
interpretazioni. Già, perché la Legge
non prevede altre forme di finanziamento alla Rai se non quelle derivanti dalla
“tassa di scopo”, il canone, e questi 80 milioni altri non dovrebbero essere
che una parte di quanto il Governo, arbitrariamente, ha sottratto alle Casse di
Viale Mazzini come, dal 2014, ha iniziato a fare il Governo Renzi con lo “scippo”
dei 150 milioni che hanno dato poi vita alla parziale privatizzazione di Rai
Way. Ma vogliamo sottolineare un aspetto “politico” più che finanziario: ancora
una volta la direzione che si intende intraprendere è sempre quella del “controllo”
da parte del Governo sul Servizio Pubblico esattamente come la legge del 2015
(sempre Governo Renzi) ha voluto. Da questo punto di vista, nulla di nuovo.
Come pure non appaiono nuovi i rilievi e le conseguenze di queste iniziative
che non solo minano il Piano industriale, già traballante di suo, ma anche l’AD
che se ne è intestata la paternità. Da tempo lo abbiamo scritto, nulla di nuovo.
E veniamo alla cronaca: oggi si legge che dal Nazareno fanno
sapere di essere “irritati” con Salini per le prossime nomine (sic !!! te le
raccomando !!!) che vorrebbe fare il
prossimo giovedì. Nel frattempo, una fitta
coltre fumogena avvolge Viale Mazzini: Maggioni intervista Assad, supposti conflitti
di interesse, presunti scandali a Sanremo, mail truffa a Foa, un direttore “licenziato”
e quisquillie varie. Nel mentre e nel quando arriva il nuovo Auditel Standard
Digitale con le tanto attese app incluse, che lasciavano sperare in un qualche
risconto positivo del lancio di Rai Play. Questa la schermata dove si vede
chiaramente lo stacco delle reti Rai rispetto alla concorrenza.
Amen.
bloggorai@gmail.com
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