"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare,
sopire"
Veramente difficile scrivere di questo pasticciaccio. Ci sono
diversi piani che si intrecciano tra loro e il bandolo della matassa sfugge. Forse
superfluo cercare i dettagli (che pure non sono meno importanti) quanto più
interessante cercare di capire il disegno generale. Vogliamo tralasciare solo per
un momento il dettaglio tecnico relativo al “permesso di viaggio” che la
Maggioni avrebbe dovuto avere dall’AD, con le specifiche motivazioni che avrebbero
motivato l’autorizzazione. Vogliamo tralasciare un solo momento il contesto
geopolitico internazionale in cui si colloca la questione Medio Oriente. Vogliamo
tralasciare il ruolo, il peso anche extra Rai che la Maggioni ricopre (da Wikipedia:
dal 2018 presidente della Trilaterale Italia). Soffermiamoci un momento su
quest’ultimo punto e ricordiamo che nel 2016 la Gabanelli a Report gli ha
dedicato un servizio di grande interesse (non facile da reperire, ci si può provare) ma, per semplificarvi la
vita trovate più facilmente questo servizio di LA7 : https://www.youtube.com/watch?v=AHlLbqqx8xs .
Questo il contesto che invece merita di essere approfondito
e questa la lettura più interessante. Se qualcuno avesse detto “in questo momento è utile intervistare
Assad perché per questo o quest’altro motivo e gli confeziono uno speciale Tg1
o una cosa simile da prima serata, fosse pure su RaiTre” non ci sarebbe stato nulla
da eccepire, anzi, è quasi un dovere editoriale e giornalistico per il Servizio
Pubblico. Ma così non è andata ed è esattamente leggendo questa vicenda al
contrario, come riflessa in uno specchio, che si intravvedono altre verità. La prima
verità consiste nell’interesse prioritario per la Siria e per Assad di poter
proporre all’Occidente una “sua” verità.
La partita si gioca tutta sul piano della comunicazione e sulla percezione
presso l’opinione pubblica della situazione reale nel paese che, è bene
ricordarlo, è sottoposto a sanzioni da parte dei paesi occidentali. Assad ha bisogno di sponde politiche, oltre
che economiche (come ha detto nell’intervista) tanto quanto quelle militari che
non gli mancano. È verosimile supporre che la proposta sia partita da Damasco,
prima ancora che da Roma. Ma, qualcuno potrebbe chiedere, perché proprio Roma e
non Parigi o Bonn? Domanda complessa e forse risposta semplice: perché Roma è
abbastanza tagliata fuori dai grandi scenari internazionali (vedi ieri: vertice
a Parigi con Putin, Macron e Merkel) ed è quindi il Paese con maggiori
motivazioni a trovare uno spiraglio di accesso sulla scena geopolitica del Medio
Oriente. Il Ministro degli Esteri sapeva? Forse no, come riportano alcuni
giornali, ma solo”forse” perché è noto che di alcuni affari meno se ne parla e
meglio è per tutti.
Allora, la chiave di lettura interessante è proprio questa:
la Rai si è prestata, più o meno consapevolmente, ad essere utilizzata come “arma
impropria” di politica estera? Qualcuno, al VII piano, era consapevole di quanto
sarebbe successo? Difficile ricondurre solo e tutto all’AD. Difficile supporre
che abbia voluto agire da “uomo solo al comando” ed imbarcarsi in questa avventura
senza avere almeno qualche “copertura” ben che vada da ricercare all’interno e
forse anche all’esterno dell’Azienda. Ma, supponiamo pure che possa essere
avvenuta una specie di “induzione” a compiere l’errore, è quanto avvenuto dopo che apre interrogativi
ancora più gravi. Partiamo da ieri pomeriggio, quando tra il giro dei colleghi si
diffonde la voce che l’intervista sarebbe andata in onda su RaiPlay (magari
presentata e introdotta da Fiorello). Fino a tarda sera (per essere precisi, per
quanto riguarda chi vi scrive, alle 22.40) non se ne sapeva nulla salvo poi
dover constatare che l’Ufficio Stampa Rai ha diramato una nota alle 20.38 dove
si legge “In merito all'intervista al Presidente siriano Bashar al Assad,
realizzata dall'ad di Rai Com, Monica Maggioni, la Rai informa che la renderà
disponibile su RaiPlay”. A qual punto ci siamo precipitati sull’App per cercarla
… bhè .. provate voi ora e fatemi sapere se ci riuscite … l’intervista c’è … ma
difficile trovarla.
Insomma, facciamola breve: sotto l’albero delle pere non
cascano le mele. Adesso, il solo problema vero è evitare che la Rai subisca
ulteriori e più gravi danni e i problemi che oggi il Cda dovrebbe affrontare
non sono meno gravi. Vanno dal Piano Industriale e le relative nomine alla
crisi degli ascolti (siamo tutti in attesa del “monitoraggio”promesso in Cda di
ottobre) come pure al futuro del canone sottoposto al fuoco degli emendamenti
che ne auspicano la riduzione e dei quali ancora non si conosce l’esito. Per
non dire di quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi a proposito delle nomine
più rilevanti che si dovranno fare, a partire proprio da quella AgCom che,
insieme a quella Privacy, sembra destinata ad ulteriore proroga.
Insomma, ancora una volta, facciamola breve: l’arma di
distrazione di massa dell’intervista ad Assad ha una testata multipla ed una
delle possibili vittime è proprio quel che resta della credibilità del Servizio
Pubblico. Come uscirne? Qualcuno è pagato ed altri sono stati nominati
per cercare soluzioni.
bloggorai@gmail.com
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