"Così cominciò quella notte memorabile, attraversata dai
venti, fra dondolii di lanterne, insolite trombe, passi negli androni, nuvole
che scendevano a precipizio dal nord, si impigliavano alle cime rocciose lasciandoci
attaccati brandelli, ma non avevano tempo di fermarsi, qualcosa di molto
importante le chiamava".
La notizia di questa mattina è che non ci sono notizie. Su
tutti i problemi del Servizio Pubblico radiotelevisivo sembra calata una nube
polverosa e confusa. Tutto sembra tacere inattesa di qualcosa che potrebbe
arrivare e nessuno è in grado di sapere di cosa si tratta. Si sentono solo rumori
ovattati di qualcuno che cerca di sfaccendare in bassa cucina, magari pensando
a chi potrebbe assumere il comando di un Tg o di una rete e, di conseguenza ,
di chi potrebbe occupare il posto lasciato libero. Già, perché ad ogni
sommovimento in alto se ne dispone uno corrispondente in basso a tal punto di
far diventare tutto un insolito balletto di chi mormora e di chi è mormorato. Una
pentola che bolle con nulla dentro.
Eppoi si sentono rumori di chi vorrebbe salire di tono ed
occuparsi di una cucina appena più sofisticata ma, purtroppo, gli mancano le sostanze e si deve arrangiare con quello che passa il convento: poco.
Infine, qualche flebile trambusto
sottile sottile viene da quanti cercano disperatamente di immaginare una diversa cucina, ingredienti e padelle nuove, e invece, anche in questo caso, il convento detta
legge … nulla.
Con un grande sforzo di fantasia, citiamo solo un pezzo
firmato da Luigi Bisignani (uno che se ne intende e manco poco) sul Tempo di sabato
scorso: “Rai e Tesoro - Rivera e Salini su due poltrone che scottano” questo il
titolo e, all’interno del pezzo si legge “Sulla carta, l'Ad della Rai avrebbe
pieni poteri, ma è paralizzato dai partiti e dal suo stesso Cda, che non
governa. Da un lato, si tormenta sul da farsi, dall'altro, non dà risposte. Per
questo è stato scaricato perfino dai suoi due ex fedelissimi: il Direttore
Generale Alberto Matassino, che nei corridoi di Viale Mazzini lo critica
pubblicamente per un indecisionismo cronico peggiore del re tentenna, e il capo
della comunicazione, Marcello Giannotti, che gli rinfaccia di non averlo difeso
come avrebbe dovuto sul conflitto d'interessi dell'ufficio stampa della società
MN per Fiorello a Sanremo. Inoltre, al povero Salini, il Mef, in contrasto con
il Mise, gli imputa un disastroso piano industriale, fotocopia di quello
presentato anni fa da Pier Luigi Celli che raddoppiava le cariche senza alcun
vantaggio per l'azienda”.
Appunto, il Deserto dei Tartari.
bloggorai@gmail.com
ps: per chi li avesse persi, rileggete i post di ieri e sabato
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