martedì 3 dicembre 2019

I chiari di luna


Ce ne siamo già occupati più volte e il problema rimane di grande rilevanza: la nomina del nuovo consiglio AgCom. La scorsa settimana il Presidente della Camera Roberto Fico ha scritto al Presidente del Senato Elisabetta Casellati di convocare le rispettive Assemblee per rinnovare i vertici delle due autorità già scaduti da tempo. La Legge prevede che i quattro commissari siano nominati due per ogni Camera e il presidente "sia nominato con DPR su proposta del presidente del Consiglio dei ministri d'intesa con il ministro dello sviluppo economico". Al momento, non ci risulta confermata la calendarizzazione e se ne può bene immaginare il motivo. Siamo nel pieno di una crisi potenziale di Governo dagli esiti altamente incerti. Tutto il fragile equilibrio che regge l’impalcatura dei rapporti politici tra i partiti è traballante e chi si prende la responsabilità di assegnare questa o quella carica ad un partito piuttosto che ad un altro? Nel precedente Governo a partecipazione Salvini si era parlato di un presunto accordo che vedeva in quota Lega il presidente AgCom e quello Privacy al M5S. Evidente come questo presunto accordo non sia più in vigore e che gli attuali due partiti di maggioranza potrebbero intestarsi le due cariche (al Pd la prima e al M5S la seconda). Ma è altrettanto evidente come questo ipotetico accordo,in queste ore, appare particolarmente difficile da sottoscrivere per non dire poi dei possibili candidati espressi e supportati da quali componenti (quale Pd e quale M5S ?). 

In particolare, per quanto riguarda la Rai la nomina del nuovo presidente AgCom è di assoluto interesse sia per quanto riguarda il ruolo che questi dovrà assumere nella vigilanza e controllo sull’applicazione del prossimo switch off al DVB-T2 che avrà inizio proprio dal prossimo 1° gennaio, sia nel caso (malaugurato) che si debba andare ad elezioni qualora la situazione politica precipitasse. Insomma, un problema di non facile soluzione che, al solito, si potrebbe risolvere solo a condizione che pure i parlamentari possano trovare la forza e il coraggio di individuare tra le candidature pervenute nomi di provata autonomia e indipendenza. Difficile ma non impossibile o almeno da ricercare con la più elevata possibilità che così possa essere. Ragionamento del tutto sostenibile anche per quanto riguarda la possibili nuove nomine Rai.

A proposito di Governo: ricordiamo per l’ennesima volta che il suo programma di lavoro prevede che, al punto 14 “ L'Italia ha bisogno di una seria legge sul conflitto di interessi e di una riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell'indipendenza e del pluralismo”. Come abbiamo scritto ieri: nulla di tutto questo è all’orizzonte, non una parola, un progetto, un’ idea.  

Veniamo, infine, ad un noterella sugli conti economici Rai. In ogni buona famiglia, il bilancio si compone di quanto entra rispetto a quanto à necessario spendere. È del tutto evidente che se lo stipendio rimane invariato e il carrello della spesa aumenta di prezzo, i conti cominciano a non tornare e allora le scelte sono semplici e obbligate. O qualche componente della famiglia si appresta a fare un doppio lavoro o comunque a dare una mano per aumentare gli introiti oppure si comincia risparmiare e restringere spese  consumi. Questo banale semplice schemino, applicato ai conti di Viale Mazzini, fatica a prendere forma, specie sul fronte dei risparmi e dell’ottimizzazione dei costi. Leggiamo una nota dell’AD successiva alla pubblicazione dell’articolo del Sole 24 Ore di sabato che ““Che tempo che fa" per la Rai  rappresenta un asset strategico  di primaria importanza…” senza aggiungere una parola sulla natura degli assett editoriali strategici dell’Azienda che per buona parte sono in gestione a società di produzione esterna come appunto la società di Fazio ( da incorniciare il pezzo del Corriere dello scorso 27 ottobre) . Il format (ovvero un asset strategico), è bene ricordarlo, in questo caso è di una semplicità disarmante: un intervistatore che intervista un intervistato e, sempre in questo caso, non è di proprietà Rai bensì di un personaggio che in un qualsiasi momento se lo porta magari alla concorrenza (vedi quanto avvenuto con Gazebo e Diego Bianchi) dove accresce la sua fortuna. Lo abbiamo già scritto: Fiorello è un asset strategico? Non è una questione semantica, è un problema di scelte industriali. Semplice, proprio come succede nelle famiglie normali quando si deve decidere se andare in vacanza o rimanere in città perché i chiari di luna non lo permettono.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento