Era tutto scritto nel libro del destino ed era sufficiente saperlo leggere per capire dove siamo e dove "sa - n - remo". Alla vigilia dell’elezione del nuovo Capo dello Stato rimane quasi lo stesso punto di partenza: pandemia ancora aggressiva, governo in stato confusionale e partiti allo sbaraglio. Tutto questo, Ça va sans dire, si riverbera sulla Rai e sul suo prossimo futuro. Incombono giorni minacciosi e preoccupanti e si chiamano Sanremo. Oggi se ne continua a parlare sui giornali (Messaggero, la Stampa, Leggo) e il tema è il suo rinvio.
Riprendiamo un ragionamento iniziato ieri. Solo per
l’elezione di Enrico De Nicola (1948), Francesco Cossiga (1985) e Carlo Azelio
Ciampi (1999) fu sufficiente un solo scrutinio. Per tutti gli altri Presidenti
della Repubblica furono necessari al minimo 4 votazioni (Einaudi, Gronchi,
Napolitano 1 e Mattarella). I periodi storici, i contesti sociali e politici,
rendono tutto assai improbabile da paragonare e oggi, più che mai, non è
possibile fare alcun confronto nella storia Repubblicana dove l’elezione del
Capo dello Stato avviene durante un’emergenza sanitaria così drammatica. La
tensione politica è in crescita parallelamente al numero dei contagiati e pone
gravi incognite su quanto potrà avvenire nei prossimi giorni in Parlamento e nel Paese.
Quanto successo martedì scorso in Consiglio dei ministri potrebbe essere solo
un’antifona della musica che verrà suonata partire dal prossimo 24 gennaio che
cade di lunedì. Qualcuno è disponibile a
scommettere che si possa raggiungere il quorum già entro i primi tre scrutini?
Chi punta per il si dovrebbe avere la relativa certezza che sia possibile alla
prima chiama. O c’è una maggioranza in questo senso o non c’è. Difficile che ci
possa essere alla seconda o alla terza. Chi invece punta al no dovrebbe far
conto che si comincia a “ragionare” dalla quarta chiama che, calendario alla
mano, andrebbe a sbattere direttamente alla settimana successiva, cioè
esattamente dal 1° febbraio, esattamente
quando dovrebbe cominciare il settantaduesimo Festival di Sanremo.
Ora, a questo proposito, vi riferiamo un colloquio sommario con un autorevole personaggio istituzionale con il quale abbiamo un’amichevole confidenza. “Come va?” chiede lui con la solita arietta furbetta “Nella tua ex Azienda cosa si dice? Siete preoccupati?”. Lo guardo un po’ stupito e rispondo “E perché mai dovrebbero – loro, certo non io – essere preoccupati? Certo non è che ‘sti primi sei mesi di Fuortes entreranno nei libri di Storia della Rai .. però … boh .. vedremo”. Attimo di silenzio … e con tono provocatorio mi chiede: “Ma tu li leggi i giornali o guardi solo le etichette dell’acqua minerale?”. Ci conosciamo da tempo e ci possiamo pure permettere qualche vaffa … Prosegue: “Immagino tu sappia che fra un paio di settimane inizia la tarantella in Parlamento?” … “E immagino che tu sappia pure che il 1° febbraio “dovrebbe” iniziare Sanremo?”… silenzio … “E allora? Dove vuoi arrivare?” … e lui a me "Allora sei proprio de’ coccio … non ti viene in mente che gli amici tuoi di Viale Mazzini rischiano di prendersi una sportellata di frigorifero sui denti?”. Ecco, ho stanato un’altro che non legge Bloggorai: l’ho scritto da due giorni e tu pensa pure se mai dovesse vincere Gianni Morandi con il Codacons che potrebbe avere ordinato Champagne per tutti… dajeeeeeee. “Bhè .. già che ci sei dimmi pure perché...di grazia l’allegra brigata di Presta, Amadeus, Coletta &Co dovrebbero rischiare tanto? Dimmi qualcosa che già non ho scritto sul Blog e che forse non hai letto!”. Risposta: “Semplicissimo: la macchina del Festival rende una montagna di soldi, diretti e indiretti, a pronta cassa e a lunga rendita. Chi ci vuole rinunciare? Certo non la Rai che dopo aver perso i milioni di TIM ora prova a rifasi, in parte con Ferrero”. Ragionamento banale e scontato ma convincente. Qualcuno ha scritto, “La Rai trema” ed ha forse ragione, ce n’è buon motivo.
bloggorai@gmail.com
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