C’era una volta… quando i bambini giocavano in strada, andavano all’oratorio e si fermavano a chiaccherare sul muretto. Era il tempo dove non c’erano le scuole di calcetto, non si giocava a tennis e la piscina esisteva solo per l’estate. Quelle volte, allora, i bambini usavano anche fare “a botte” ovvero “si menavano”. Non tutti, ovviamente e magari succede ancora oggi e magari anche tra fratelli e sorelle. Nulla di grave ma con quella forma estrema di gioco si mette alla prova il contatto fisico, la forza, il coraggio.
Quando questa “scuola” si svolgeva in strada si applicavano
poche regole ma semplici e chiare: una tra queste diceva che “chi mena per
primo, mena due volte”. Parole sante che si possono applicare, in forma di
metafora, a molti altri aspetti della vita pubblica e privata (che è pur sempre
un grande gioco). Ieri ne abbiamo avuto ennesima prova provata con quanto
successo alla Camera: il centro destra ha proposto tre nomi ed ha “menato” per
primo un avversario ancora imbambolato a nomi improbabili (Riccardi, o la Belloni???
Cioè la capa degli 007 considerata “non divisiva” … da non credere) oppure ancora
incatenato sulla trincea del sogno di Draghi al Colle (invero un incubo per
molti). Oggi il “centro sinistra” (o quello che ne rimane) ci prova con la
richiesta del “conclave, si getta la chiave e pane e acqua” per cercare la
famosa “soluzione condivisa” e tutti a chiedersi: ma non ci potevano pensare prima
invece di incatenarsi all’unico nome “divisivo” come certamente è l’attuale capo
del Governo che, da quando ha dichiarato di voler fare il nonno, sembra dare
visibili segni di incertezza e confusione. Draghi fa le consultazioni politiche
durante la votazione in Aula? Qualcosa non torna ma non torna ancora di più che
pochi hanno osservato quanto si è trattato di iniziativa almeno poco opportuna.
Bene. La partita prosegue. Ma è in corso un’altra partita che
ci interessa da vicino: la Rai. In queste ore che succede a Viale Mazzini? Lasciamo
da parte il triste destino del Tg1 e delle sue piccole vicissitudini per come sta
seguendo la corsa per il Colle. Da alcuni giorni abbiamo avvertito un strano e
silenzioso umore/rumore. Nel mentre che la Rai è scomparsa come argomento (e vorrei
ben vedere) abbiamo riscontrato che molti nostri interlocutori sono afoni, non
commentano, si dichiarano assenti ingiustificati. Scrivono e telefonano al minimo sindacale e quando
abbiamo provato a chiedere notizie abbiamo avvertito un certo labilissimo
quanto fastidioso imbarazzo. Sintesi (l'abbiamo scritto da tempo): da quando Draghi è entrato nel cono d’ombra
delle difficoltà di Governo anche al VII piano di Viale Mazzini le cose hanno
preso una piega non confortante e l’aria sembra cambiata. Vedi la recente audizione
in Vigilanza dei giorni scorsi, vedi i prossimi impegni giudiziari (caso Sinisi
e ricorso Usigrai per art. 28) e vedi pure un filo di preoccupazione per l’imminente
Sanremo. “Simul stabunt vel simul cadent” tanto per dire che la stagione dei “tecnici”
potrebbe volgere verso altre destinazioni tutte da vedere. “Fuortes non cadrà”
ci dice un autorevole dirigente che ha ancora voglia di commentare “ma sarà
difficile che possa proseguire nella strategia che finora ha perseguito e il
prossimo campo di battaglia sarà la “messa a terra” delle nuove direzioni di
genere dove sono attesi forti dolori di pancia”.
Vedremo. Le partite sono ancora tutte aperte.
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