Ieri mattina, dopo aver scritto il breve post eravamo
pienamente consapevoli che noi tutti ci saremmo collocati nella dimensione del
tempo sospeso. Sarebbe stato il tempo dove la Politica avrebbe raggiunto il
massimo del suo vuoto e al tempo stesso il pieno della sua labile e tenue
rappresentazione pubblica. Eravamo consapevoli che nel corso della giornata
avremmo potuto assistere alla visualizzazione più suggestiva del suo
disfacimento. Eravamo mentalmente attrezzati e pronti ad immergerci
nell’iperspazio dove tutto è sospeso. Stavamo entrando esattamente nel
Cronòtopo istituzionale nella sua forma più avvolgente e forse più suggestiva.
Sicchè, poco dopo, intorno alle 11, ci siamo trovati a 2200
metri di quota con -11 gradi e completamente avvolti in una nebbia fittissima
ed abbiamo subito inteso che si trattava della perfetta metafora della giornata
che si andava a cominciare. Non era il tempo ma lo spazio intorno che era
completamente sospeso, non c’era alcun riferimento visivo al quale ancorare gli
occhi, ancorché socchiusi per la neve finissima che scendeva ventosa. Tutto era
metafisico e surreale, le gambe poggiavano su una sofficissima coltre bianca e
morbida e gli sci sembravano fluttuare senza controllo. Cercavo di scendere
lentamente, attento e prudente, impossibilitato a cogliere dossi, gli
avvallamenti e i bordi del tracciato disponibile, sperando di poter
“interpretare” lo spazio che mi circondava. Tutto era silenzioso e muto. Se non
ché, ad un tratto, si avverte un brusio di fondo, un rumore somigliante di calabrone
e vediamo dal nulla apparire una motoslitta con un Carabiniere che si avvicina
e ci chiede se avessimo visto una persona con una giacca rossa. No, ho risposto
ed ho pensato subito, d’istinto, di rosso in giro c’è rimasto ben poco. Ecco la
metafora perfetta che si è materializzata: il SuperCarabiniere che nella
tormenta di neve diviene il SuperTecnico che salva gli sperduti, i malaccorti
che non si avvedono per tempo delle loro dimensioni di spazio e tempo differito
(il Cronòtopo) in cui si sono (ci siamo) trovati e dove si annaspa in cerca di
un improbabile quanto incerto terreno dove poggiare i piedi.
Riusciamo a tornare a valle e ci rifugiamo al caldo, al
sicuro e accendiamo la televisione. Si impone subito una scelta: la Maggioni o
Mentana? La Rai oppure La7? Dopo un rapido zapping il telecomando prende vita
autonoma e decide da solo e sceglie per l’empatia del conduttore, dei suoi
ospiti e dei vari Paolo Celata e Alessandra Sardoni. Dopo pochi istanti cala
anche in quello studio, come forse nel resto del Paese, la nebbia più fitta:
arriva lo scoop dell’Ansa dove si legge che “Salvini ha incontrato Draghi (o
viceversa)” e, da quel momento, ha avuto inizio la narrazione più surreale alla
quale abbiamo mai assistito. Cosa avrà significato quell’incontro? Cosa si sono
detti? Lui ha chiesto di incontrare l’Altro oppure si sono trovati casualmente
al bar mentre prendevano un caffettino? Poi, mano mano che il tempo scorreva
giungevano altre notizie da far tremare i polsi: anche Letta si è incontrato
con Conte!!! E il commento più diffuso è stato “Allora si parlano !!! è in
corso il dialogo e magari fanno pure una cosetta a tre con Salvini !!! È un
buon segno, alleluja!!!” Siamo crollati esterrefatti e confusi più che mai,
storditi da tante granitiche certezze che mai avremmo immaginato. Ora si tratta
di capire chi “prende quota”. In quei momenti di pomeriggio inoltrato l’adrenalina
scorreva a fiumi e, per alleggerire la tensione, si cercava di interpellare
qualche aruspice (un parlamentare sperso intorno alla Camera). Per lo più erano
del PD che, meglio di ogni altro, davano l’esatta cifra del disorientamento nel
quale erano collocati: frasi fatte, generiche, litanie stanche e inutili. Una
liturgia antica che si andava ripetendo sempre allo steso modo, evocando e
pregando che possa apparire un salvifico, quale che sia, in grado di salvare il
salvabile. Fosse pure il SuperTecnico che, come il Carabiniere apparso dal
nulla, possa indicare una qualsiasi via di uscita dalla nebbia fitta e fredda
in cui sono, siamo, tutti avvolti.
bloggorai@gmail.com
Ps: non cercate di sapere se c'è qualcosa che interessa la Rai.
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