lunedì 11 novembre 2024

RAI:le mani sulla coscienza (poca) e sul portafoglio (ricco)

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Quando si sente parlare di “… ricostruire un clima di fiducia” oppure “… avviare un momento di dialogo” o meglio ancora “proporre il confronto sereno, sobrio e pacato” è lecito essere allarmati e sospettosi e, all'occorrenza, chiamare la forza pubblica, la Croce Rossa o la Protezione Civile. Non è passato molto tempo da quel famoso “stai sereno” di renziana memoria per ricordare facilmente i trappoloni che si aprono quando ci si aggira intorno ai problemi per risolverli sottotraccia.

Ora, a Viale Mazzini, questo è il momento storico dove la forma prevale sui contenuti, dove le apparenze sono più rilevanti della sostanza, dove il lato oscuro è più illuminante di quello chiaro. In buona sostanza, ancora una volta, dopo i “dibattiti” e le passerelle o confronti aperti che dir si voglia è giunta l’ora delle trame e dei complotti allo stato puro, primordiale, essenziale e brutale.

Allora, sono in pieno svolgimento due processi che impatteranno sul futuro prossimo della RAI. Uno tutto esterno che riguarda l’ambito sociale, culturale ed economico in cui si colloca l’Azienda. Ed un processo tutto interno che sconfina e si interseca tra i corridoi di Viale Mazzini e quelli del Parlamento. Quello esterno è grave e assai rilevante: riguarda non tanto l’Azienda ma il futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, atteso che i due termini possono anche non coincidere. Si pone oggi in modo forte e chiaro il tema della sua stessa esistenza, della sua natura, della sua missione, del suo ruolo e della sua interlocuzione fiduciaria con il suo pubblico, ovvero i cittadini tutti e non solo quelli che pagano il canone. Questo processo sembra sfuggire al dibattito politico, spesso tutto diretto al contingente e alle impellenze. Le tre frasi riportate all’inizio, peraltro, stanno a significare chiaramente che il “clima” ovvero la “fiducia” sono deteriorati e che si tratta, appunto, di “ricostruire” qualcosa che è andato distrutto. Se non si risale alle ragioni di quanto avvenuto, se non si comprende perché e per come si è innestato questo momento critico appare difficile risalire la china della “ricostruzione”.

Veniamo al processo interno. Tanto per capirci e non girarci intorno poniamo una domanda: da chi è composto il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini? 5 consiglieri su 7 sono RAI o ex RAI (Marano, Rossi, Sergio, Natale e Frangi mentre per Di Pietro vale altro ragionamento in quanto eletto dei dipendenti) e una è figlia di cotanto padre che ha fatto un pezzo di storia dell’Azienda. Ovvero i controllori della RAI sono gli stessi controllati o ex controllati o ex controllori, ovvero la RAI controlla se stessa. L’unico “esterno” è di Majo del quale ieri abbiamo scritto. In altri termini, i soggetti che sono stati testimoni, in parte artefici o comunque partecipi di quanto avvenuto finora dovrebbero essere gli stessi che dovrebbero provvedere al suo futuro. Qualcosa non torna.

All’interno di questo processo sono in pieno svolgimento grandi manovre tese a disegnare gli equilibri interni ancora molto incerti e fumosi. Il primo ad altro tasso di pericolosità è quello della presidenza. Le carte in tavola sono apparentemente due: la Agnes designata dal Governo e un “presidente autorevole e di garanzia” che nessuno però conosce chi mai possa essere. Il Governo molla la Agnes per cercare un accordo con la maggioranza? Oppure una parte dell’opposizione molla la resistenza contro il suo nome e la vota? In subordine a queste due domande se ne pongono altre: l’opposizione anzitutto ha un nome da sottoporre come alternativo alla Agnes? Complementare la domanda: il Governo, qualora volesse fare un passo indietro, ha un nome in alternativa? Dalla risposta, una sola, a questi interrogativi ne discendono tutti gli altri sugli equilibri interni dove sappiamo che i soggetti sono molto agitati. Il primo che ci riferiscono essere molto agitato sarebbe il DG Sergio che ancora non avrebbe capito bene da che parte pendere e chi potrebbe essere l’autore del suo prossimo endorsement: la Lega come si è letto o, come ci dicono ora nostre fonti, Forza Italia al fine di bilanciare il potere di Rossi. Giù ‘pe li rami, il tema si diffonde nelle direzioni che pesano e contano, nelle aree dove si allocano budget sostanziosi, la battaglia su chi comanderà per davvero nei prossimi mesi sarà feroce.

Un metro di quanto detto, ci dicono, riguarda manovre significative in corso da parte della Lega e non a caso guardano a Milano, storica roccaforte di "poteri forti". Il “consigliere” facente funzione da presidente Marano, come era facile supporre e lo abbiamo pure scritto, non è persona da Serie B  e potrebbe trovarsi stretto in questa posizione. Ed intanto, nel frattempo, è intorno al suo nome che si stanno avviando “aggiustamenti interni” non di poco conto. Ad esempio, sembra che dal prossimo 1°  dicembre il posto di AD di Rai Pubblicità sarà libero in quanto Tagliava dovrebbe lasciare. E chi potrebbe aspirare a quell’incarico? Semplice: Roberta Lucca. Tradotto in soldoni: la Lega sta portando un attacco concentrico al cuore dell’Azienda, ovvero al suo portafoglio, da un lato attacca e minaccia il canone e dall’altro mette il cappello sugli introiti da pubblicità. Recita un antico proverbio: chi paga comanda.

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