“Quel che di fluido, di vivente, di mobile, di oscuro è nella realtà sfugge alla ragione” (L. Pirandello, Il Gioco delle parti)
Ognuno se la canta e se la suona come meglio crede e adopera gli strumenti di cui dispone. È una banale affermazione ma contiene tanta verità. Fino a pochi giorni addietro eravamo rimasti che nella prossima Legge di Bilancio il canone Rai sarebbe tornato a 90 euro. Ieri leggiamo che invece la Lega presenterà un emendamento ala stessa Legge per farlo tornare a 70 euro come è avvenuto quest’anno. Nulla di nuovo: corrisponde perfettamente al suo antico progetto di abolizione del canone in termini progressivi del 20% anno peraltro già contenuto nella proposta di riforma della RAI in discussione all’8a commissione Senato. Semmai, ha stupito il contrario cioè che il ministro Giorgetti, sempre della Lega, fosse tornato indietro su questo tema. A farla breve, la Lega di lotta e di governo. Se non che, ieri pomeriggio rispondono piccati da Forza Italia dove, notoriamente, sono strenui difensori del canone per quanto non va a rompere le scatole sula raccolta pubblicitaria Mediaset: “la riduzione del canone non è nel programma di Governo”. La logica talvolta è un’opinione: perché allora lo scorso lo è stato? Non si capisce. Si capisce allora che: A il canone è una clava, una minaccia, contro la RAI e volta per volta viene usata a seconda delle convenienze e B la confusione sul tema canone è tanta e, ribadiamo, è diffusa sia nella maggioranza che nell’opposizione. Nota a margine: in queste circostanze torna sempre a galla il tema RAI Way, ormai forse l’ultima spiaggia per trovare risorse altrimenti impossibili da individuare.
Allora, succede che domani inizieranno due giorni di dibattito sulle ”sfide del Servizio Pubblico”. Allora succede che i principali quotidiani nazionali ignorano l’evento e allora succede che La Repubblica, il Corriere, La Stampa e il Sole24 Ore oggi non pubblicano una riga nonostante siano sempre molto attenti alle vicende RAI. Ci sarà pure un buon motivo? Magari domani, chissà, sarà un altro giorno. Allora succede che Repubblica oggi pubblica un pezzo con il titolo “La Lega: tagliare il canone Rai è scontro con Forza Italia” cogliendo il cuore del problema attuale e di maggiore rilevanza. Allora succede che non solo i quotidiani ignorano la notizia ma si continua ad “avvertire” un certo silenzio da parte del PD che ancora non sembra essersi pronunciato sull’evento, sulla sua natura e sulle sue finalità più o meno occulte che possano essere (e ce ne potrebbero essere).
Allora succede che invece oggi il Fatto pubblica una lettera a firma Barbara Floridia, presidente della Vigilanza RAI, alquanto inconsueta e un tantino piccata con il titolo “Tv pubblica libera da governi e partiti: l'impresa possibile” e dove si legge una domanda “ … il dibattito raramente si è focalizzato sul futuro della Rai, ma sul perché una esponente del M5S prendesse un'iniziativa per superare illegittimo scontro tra i partiti e su cosa ci fosse dietro”. Già. Cosa mai c’è dietro? “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Il quesito è suggestivo quanto semplice è la risposta: il suo partito lo scorso 26 settembre non solo è stato forse il primo a rompere il patto del “prima la riforma e poi le nomine” tanto strombazzato il 6 agosto e ribadito metà settembre. Inoltre però, e questa è l’aggravante che rende le sue considerazioni deboli a priori, è che il suo partito non ci ha mai pensato ad applicare quei criteri di trasparenza nella scelta dei candidati al Cda Rai ed ha mantenuto il punto sul “suo” candidato di Majo poi puntualmente nominato al Cda RAI. La credibilità, in genere, non è un fattore a corrente alternata: o sei credibile sempre o difficile esserlo volta per volta. Prosegue la Floridia “Dietro gli Stati Generali non c'è alcun disegno nascosto se non quello di far discutere esperti del settore, giornalisti, società civile per alzare il livello del dibattito e abbassare il tono della polemica … E se ai più un intento così trasparente risulta poco credibile, francamente me ne infischio”. Questo il passaggio migliore, il più illuminante: in una sola parola, infischio, dice tutto e rende poi difficile proseguire la lettura della sua lettera. Forse per questo è stata chiamata una comica ad aprire il lavori e forse per questo l’intervento introduttivo sulla funzione del Servizio Pubblico è stato affidato ad un noto presentatore televisivo esperto di documentari naturalistici e storici.
Ecco allora che domani mattina, dopo due prevedibili risate di apertura con la nota comica e gli autorevoli interventi di esponenti del Governo che pure hanno data tanta adesione all’iniziativa, interverrà l’AD Rossi. Immaginiamo il piglio severo, il tono grave e l’indice accusatorio contro i suoi “datori di lavoro” che lo hanno nominato che in modo solenne potrà denunciare “Dateci i soldi, le risorse, le certezze altrimenti il Cavallo di Viale Mazzini già ferito di suo potrà stramazzare completamente”. I nuovi consiglieri RAI gli saranno vicini e solidali.
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