martedì 12 novembre 2024

Guerra per bande intorno al calderone RAI: non si faranno prigionieri

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Da oltre sei anni a questa parte, ogni mattina Bloggorai si pone un problema: da che pare iniziare il post del giorno. In genere, le idee sono chiare già dal giorno precedente, però un aggiornamento fresco di giornata aiuta.  

Manteniamo il punto che avevamo in mente da ieri. Torniamo a Report. Allora succede che nelle ultime tre puntate (27 ottobre, 3 e 10 novembre) la trasmissione di Ranucci perde circa 1,3 milioni di telespettatori. Dagli oltre 2,6 si passa a 1,3 e lo share si riduce dal 13,75% al 7,59%. Cosa è successo? Oltre ai numeri quali sono le differenze sostanziali che separano tanta distanza di pubblico? Anzitutto i contenuti: la prima puntata era prevalentemente  orientata sul tema Giuli/Sangiuliano/Boccia etc (ed è un “etc” non irrilevante) e, aspetto invece più rilevante, la trasmissione ha goduto di un fortissimo “marketing editoriale “ esterno alla RAI: presenza dalla Gruber e da Formigli su La7 nonché paginate di giornali. Le due puntate successive invece si sono concentrate su altri temi di forte impatto politico internazionale (il genocidio dei palestinesi) e di ambiente nazionale degradato (ambiente, terra dei fuochi). Cosa porta a concludere mettendo in linea questi punti? Che il pubblico è attratto più dai contenuti proposti o dal marketing sulla trasmissione? Che interessa più il “gossip politico” rispetto al cosiddetto e sacrosanto “giornalismo d’inchiesta” su grandi temi di denuncia sociale? Il dibattito è aperto. A Bloggorai non era piaciuto e non piace il giochetto del marketing esterno alla RAI. La prima battaglia si dovrebbe fare e vincere dentro: se marketing doveva esserci, ed è giusto che ci sia dentro l’Azienda, lo avrebbe dovuto fare ad esempio Vespa nella sua striscia su RAIUno. Tant’è !

Bene, veniamo alla cronaca del giorno. Questa sera si riunisce l’Ufficio di Presidenza della Vigilanza Rai per decidere se e quando mettere all’ordine del giorno il problema della presidenza di Viale Mazzini. Da questa sera si potrà capire se è cambiato il “clima di fiducia” e si è “aperto il dialogo” tra Governo e una parte di opposizione (dell'altra parte non si hanno notizie).  Se la votazione viene messa in calendario sta a significare che l’obiettivo è raggiunto e il patto concluso: si voterebbe la Agnes. Forse, probabile ma non certissimo. Dietro l’angolo c’è sempre un “presidente di garanzia” che ancora nessuno sa chi sia e dove pescarlo. O forse no perché non più una sola ma ben due altre ipotesi potrebbero esser in campo:

Come abbiamo più volte scritto, qualora il governo facesse un passo indietro sulla Agnes e non volesse farla dimettere, il presidente andrebbe cercato nel Cda attuale e la persona “papabile” potrebbe essere il consigliere “uscito dal cilindro di AVS”, Roberto Natale. In alternativa, e qui viene il bello, circola una ipotesi tanto fantasiosa quanto non del tutto inverosimile: Antonio Marano, noto e storico quanto autorevole esponente della Lega milanese dura e pura. Prima di proseguire, è bene però fissare qualche punto sulla guerra per bande in corso a Viale Mazzini. Le bande, l’una contro l’altra armate, sono quelle che si contendono la spartizione del “malloppo” dopo l’insediamento del Cda lo scorso 26 settembre e che guardano al futuro (e non dimenticheremo facilmente perché e per come è stato possibile e grazie a chi). Tanto per capirci, abbiamo scritto di una nostra fonte autorevole che ci ha informato delle prossime dimissioni di Tagliavia come AD di Rai Pubblicità. Nessuno ha smentito  e nessuno ha confermato. Ieri il Foglio.it ha pubblicato un lungo articolo interessante per molti aspetti. Leggiamo prima il titolo “…Salvini: fa campagna contro il canone, ma chiede altre direzioni. Marano e Sergio i veri ad Rai” e poi all’interno dell’articolo “Salvini? Ha prenotato per la Lega Rai Pubblicità”. Già, ricordiamo bene quando vennero pubblicate le slides per smentire presunti disaccordi tra Sergio e Rossi. Come noto, a Viale Mazzini esiste un ”potere” formale e uno sostanziale e non è scontato che il primo corrisponda con il secondo, anzi. Chi sarebbe allora la persona che sarebbe stata “prenotata” e cosa sta a significare questa mossa? Si tratta di Roberta Lucca, direttrice marketing Rai, della quale si dice che sia in forte “quota” Lega ovvero in fortissima “quota” Giorgetti (vedi su Lettera 43 dello scorso febbraio: “… leghista sì ma legata a filo doppio con Giancarlo Giorgetti”). Ovviamente, siamo nel campo del pare, sembra, dicono ovvero supposizioni e illazioni allo stato puro epperò sono le stesse che condiscono la politica, il suo specifico sale della terra. Tantè che, sembra, pare, dicono che la domanda che da sempre si pone in questi casi non è tanto sapere dove andrà Tagliavia ma chi andrà al suo posto come AD di RAI Pubblicità e, a sua volta chi prenderà il posto di chi andrà a Rai Pubblicità. Il nome sarebbe già in pista di lancio: Dario Dionoro, già vicedirettore Marketing, fedelissimo della Lucca e sembra pure fortemente sostenuto dall’AD Rossi. Tradotto in soldoni: trame e complotti tra Fratelli d’Italia e Lega per mettere le mani sul “malloppo” della pubblicità. E qui si pone un interrogativo: come sta andando la raccolta pubblicitaria e come si prevede che andrà nei prossimi mesi? Quando abbiamo parlato con la nostra fonte la battuta centrale è stata  “La barca potrebbe andare male (eufemismo) e meglio abbandonare prima del tempo”. Ahhh… beh!

Il calderone ribolle e dentro c’è tanta roba, il problema è che non si vede chi cucina, chi è il cuoco che mescola e decide gli ingredienti, chi assaggia e valuta se la minestra è pronta. Leggete oggi l’articolo sempre del Foglio sulla vicenda del consigliere 5S Alessandro di Majo. Chissà se ora, col senno di poi, qualcuno possa pensare che, tutto sommato, applicare i principi del MFA poteva esser utile e vantaggioso per tutti.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento