domenica 3 novembre 2024

RAI: le relazioni pericolose, molto pericolose

 

Foto di Susan Cipriano da Pixabay


Le relazioni pericolose possono essere dettate da motivi di casualità, opportunità, necessità o convenienza. Suggeriamo alle  nostre lettrici e ai nostri lettori di rileggere attentamente quanto abbiamo scritto lo scorso 26 agosto ( https://bloggorai.blogspot.com/2024/08/rai-le-relazioni-intime-e-pericolose.html ). Oggi possiamo aggiornare quel post che per molti aspetti rimane valido.

Anzitutto leggiamo quanto scrive oggi La Stampa: “Ma la Consulta è solo uno dei due capitoli principali nella lunga e faticosa trattativa della destra con le opposizioni. L'altro è la Rai, a sua volta collegata alle scelte che verranno compiute sui giudici costituzionali. Per spazzare via l'immagine di impotenza e marginalità, Conte ha riaperto i negoziati su Viale Mazzini, come il Pd ha fatto sulla Consulta”. In altri termini, la partita si gioca su tavoli diversi di cui uno può essere appunto la Corte ed un altro quello del commissario italiano a Bruxelles. Ecco allora materializzarsi le relazioni pericolose dove per raggiungere il proprio obiettivo ognuno si rivolge ad altri interlocutori per tessere alleanze inedite e trasversali.

Facciamo un piccolo passo indietro e andiamo alla vigilia del voto per il Cda RAI avvenuto lo scorso 26 settembre. Tra gli appunti che conserviamo c’è un articolo comparso su Domani a firma Lisa di Giuseppe il 21 settembre con il titolo “Imbarazzo Dem sulla RAI. Il M5S può rompere il patto”. Così è poi avvenuto: il famigerato patto del 6 agosto sotto il segno “prima la riforma e poi le nomine” è andato in frantumi e sono usciti fuori dal cilindro i nomi dei due “nuovi “consiglieri di Majo e Natale. Ce lo ricorderemo a lungo.

Oggi ci troviamo nella naturale prosecuzione di quel momento con aggravante naturale universale dove le relazioni pericolose stanno giungendo al loro limite estremo.

Entrambi gli schieramenti, maggioranza e opposizione, sulla Rai si trovano ad un punto cruciale e conflittuale e sono costretti ad alleanze, ovvero relazioni pericolose, ai limiti dell’innaturale. Non solo, anche all’interno delle rispettive coalizioni e financo all’interno dei singoli partiti c’è conflitto. Ad esempio, quando si dice M5S non ci si può riferire ad un partito unico come pure quando si dice PD si può sempre supporre che al suo interno convivono anime diverse. Il Governo, apparentemente, sembra compatto nel voler sostenere la Agnes alla presidenza ma, è noto, che potrebbe essere pronto a scaricarla qualora, appunto, opportunità e convenienza, lo rendesse necessaria. Viceversa, ci potrebbe essere qualcuno (il 5S ???) che possa essere affascinato dall’idea di superare il veto sul “presidente autorevole e di garanzia” e magari convenire a dare una mano al Governo votando la Agnes.  

In questo quadretto idilliaco di relazioni pericolose un soggetto oggi appare distaccato: il PD dove non si capisce ancora bene se semplicemente non ha le idee chiare su cosa fare sulla RAI oppure le ha chiarissime e sottotraccia tesse la sua tela, interna ed esterna a Viale Mazzini. Non è affatto chiaro, oltre l’apparenza su quanto avviene in Vigilanza, su come intende chiudere la partita presidenza. Un punto di mediazione con la maggioranza prima o poi si dovrà pur raggiungere. Poi, non è affatto chiaro su come vorrà proseguire il percorso sulle riforme laddove pure si dovrà cercare un punto di mediazione, ad esempio sul canone che al momento non c’è. Infine, ancora fino a questa mattina, nessuno è in grado di sapere quale sarà la postura del PD sul prossimo appuntamento di confronto sul Servizio Pubblico fortemente voluto dalla Floridia, fortemente sostenuto dal Governo e fortemente partecipato da questo vertice RAI.

Staremo a vedere.

Chiudiamo con una nota. Esattamente un anno addietro è stato lanciato “Un appello per stabilire il principio che la stampa internazionale dovrebbe poter entrare in zone di guerra come Gaza per poter «fare il proprio lavoro» e documentare tutto ciò che accade. È stato firmato in soli 3 giorni da 520 giornalisti europei, molti dei quali italiani. E hanno aderito non solo gli inviati di guerra che si trovano a dover coprire la Cisgiordania e Israele e non possono entrare a Gaza, dove sono in corso massicci bombardamenti, ma anche cronisti e giornalisti di radio, tv, quotidiani e agenzie di stampa di tutta Europa. Quella in corso in Medio Oriente, viene spiegato nell’appello, «è una guerra che ha ripercussioni in tutti i nostri paesi e sarà fondamentale per il nostro futuro», ma per ora «possiamo raccontare quello che vi accade solo dall’esterno”. Appello caduto nel vuoto e anzi con una situazione ulteriormente degenerata.  Oggi il Fatto pubblica una notizia: “Oltre 100 dipendenti della Bbc hanno accusato l’emittente televisiva e radiofonica pubblica inglese di offrire una copertura della guerra a Gaza favorevole alle posizioni di Israele. Chiedono quindi un maggiore impegno per garantire “equità, l’accuratezza e l’imparzialità” nei reportage. La presa di posizione è contenuta in una lettera inviata al direttore Tim Davie. Le firme sono in tutto 237 tra cui 101 membri dello staff della Bbc che auspicano “un giornalismo costantemente imparziale e accurato basato su prove nella sua copertura di Gaza”. Chissà se mai anche i giornalisti Rai potrebbero mai prendere una iniziativa del genere?

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