Le relazioni pericolose possono essere dettate da motivi di
casualità, opportunità, necessità o convenienza. Suggeriamo alle nostre
lettrici e ai nostri lettori di rileggere attentamente quanto abbiamo scritto lo scorso 26 agosto ( https://bloggorai.blogspot.com/2024/08/rai-le-relazioni-intime-e-pericolose.html
). Oggi possiamo aggiornare quel post che per molti aspetti rimane valido.
Anzitutto leggiamo quanto scrive oggi La Stampa: “Ma la
Consulta è solo uno dei due capitoli principali nella lunga e faticosa
trattativa della destra con le opposizioni. L'altro è la Rai, a sua volta
collegata alle scelte che verranno compiute sui giudici costituzionali. Per
spazzare via l'immagine di impotenza e marginalità, Conte ha riaperto i
negoziati su Viale Mazzini, come il Pd ha fatto sulla Consulta”. In altri termini,
la partita si gioca su tavoli diversi di cui uno può essere appunto la Corte ed
un altro quello del commissario italiano a Bruxelles. Ecco allora materializzarsi
le relazioni pericolose dove per raggiungere il proprio obiettivo ognuno si rivolge
ad altri interlocutori per tessere alleanze inedite e trasversali.
Facciamo un piccolo passo indietro e andiamo alla vigilia del voto per il Cda RAI avvenuto lo scorso 26 settembre. Tra gli appunti che conserviamo c’è un articolo comparso su Domani a firma Lisa di Giuseppe il 21 settembre con il titolo “Imbarazzo Dem sulla RAI. Il M5S può rompere il patto”. Così è poi avvenuto: il famigerato patto del 6 agosto sotto il segno “prima la riforma e poi le nomine” è andato in frantumi e sono usciti fuori dal cilindro i nomi dei due “nuovi “consiglieri di Majo e Natale. Ce lo ricorderemo a lungo.
Oggi ci troviamo nella naturale prosecuzione di quel momento
con aggravante naturale universale dove le relazioni pericolose stanno giungendo
al loro limite estremo.
Entrambi gli schieramenti, maggioranza e opposizione, sulla
Rai si trovano ad un punto cruciale e conflittuale e sono costretti ad alleanze,
ovvero relazioni pericolose, ai limiti dell’innaturale. Non solo, anche all’interno
delle rispettive coalizioni e financo all’interno dei singoli partiti c’è
conflitto. Ad esempio, quando si dice M5S non ci si può riferire ad un partito unico
come pure quando si dice PD si può sempre supporre che al suo interno convivono
anime diverse. Il Governo, apparentemente, sembra compatto nel voler sostenere
la Agnes alla presidenza ma, è noto, che potrebbe essere pronto a scaricarla
qualora, appunto, opportunità e convenienza, lo rendesse necessaria. Viceversa,
ci potrebbe essere qualcuno (il 5S ???) che possa essere affascinato dall’idea
di superare il veto sul “presidente autorevole e di garanzia” e magari convenire
a dare una mano al Governo votando la Agnes.
In questo quadretto idilliaco di relazioni pericolose un soggetto
oggi appare distaccato: il PD dove non si capisce ancora bene se semplicemente
non ha le idee chiare su cosa fare sulla RAI oppure le ha chiarissime e sottotraccia
tesse la sua tela, interna ed esterna a Viale Mazzini. Non è affatto chiaro, oltre
l’apparenza su quanto avviene in Vigilanza, su come intende chiudere la partita
presidenza. Un punto di mediazione con la maggioranza prima o poi si dovrà pur
raggiungere. Poi, non è affatto chiaro su come vorrà proseguire il percorso sulle
riforme laddove pure si dovrà cercare un punto di mediazione, ad esempio sul
canone che al momento non c’è. Infine, ancora fino a questa mattina, nessuno è
in grado di sapere quale sarà la postura del PD sul prossimo appuntamento di
confronto sul Servizio Pubblico fortemente voluto dalla Floridia, fortemente
sostenuto dal Governo e fortemente partecipato da questo vertice RAI.
Staremo a vedere.
Chiudiamo con una nota. Esattamente un anno addietro è stato
lanciato “Un appello per stabilire il principio che la stampa internazionale
dovrebbe poter entrare in zone di guerra come Gaza per poter
«fare il proprio lavoro» e documentare tutto ciò che accade. È stato firmato in
soli 3 giorni da 520 giornalisti europei, molti dei quali italiani.
E hanno aderito non solo gli inviati di guerra che si trovano a dover coprire
la Cisgiordania e Israele e non possono entrare a Gaza, dove
sono in corso massicci bombardamenti, ma anche cronisti e giornalisti
di radio, tv, quotidiani e agenzie di stampa di tutta Europa.
Quella in corso in Medio Oriente, viene spiegato nell’appello, «è
una guerra che ha ripercussioni in tutti i nostri paesi e sarà fondamentale per
il nostro futuro», ma per ora «possiamo raccontare quello che vi accade solo
dall’esterno”. Appello caduto nel vuoto e anzi con una situazione ulteriormente
degenerata. Oggi il Fatto pubblica una notizia:
“Oltre 100 dipendenti della Bbc hanno accusato l’emittente
televisiva e radiofonica pubblica inglese di offrire una copertura della guerra
a Gaza favorevole alle posizioni di Israele. Chiedono quindi un maggiore
impegno per garantire “equità, l’accuratezza e l’imparzialità” nei
reportage. La presa di posizione è contenuta in una lettera inviata al
direttore Tim Davie. Le firme sono in tutto 237 tra cui
101 membri dello staff della Bbc che auspicano “un giornalismo
costantemente imparziale e accurato basato su prove nella sua
copertura di Gaza”. Chissà se mai anche i giornalisti Rai potrebbero mai prendere
una iniziativa del genere?
bloggorai@gmail.com
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