Ieri sera si è riunito l’Ufficio di presidenza della Vigilanza RAI ed è stata convocata la plenaria per il prossimo 20 novembre con all’ordine del giorno un nuovo tentativo di votare la presidenza Agnes come indicata dal Governo. A lume di naso, come abbiamo scritto, se è stata messa in calendario la votazione potrebbe significare che tira aria di accordo tra la maggioranza e, forse, una parte di opposizione. Altrimenti, a lume di naso, qualora le bocce sono ancora ferme al punto di partenza come sembra, perché esporsi ad una ennesima figura poco edificante, nonché ad un mancato adempimento? Per quanto sappiamo e leggiamo, i partiti di governo sono inchiodati sulla Agnes e il 5S (i soli che in questo momento sembrano avere il boccino) hanno ribadito che “Non voteremo mai Agnes", dice il 5 stelle Carotenuto. Ma Conte tratta” titola il Foglio di oggi dove poi si legge che “… vedrete che non la voteremo, anche perché, se accadesse, sono pronto a dimettermi da capogruppo in Vigilanza”. Nel titolo citato c’è una differenza sostanziale tra il “mai” e il “ma”. Sarà interessante capire e sapere se anche all’interno del gruppo 5S della Vigilanza convivono anime diverse come pure all’interno del PD dove ognuno persegue una propria strada, un proprio gioco.
Nel frattempo, sul tavolo dei “grandi” si gioca la partita la partita sul futuro prossimo della Rai. La Lega di "lotta e di governo" ha presentato il suo emendamento alla Legge di Bilancio 2025 per far rimanere il canone ridotto a 70 euro, contrariamente a quanto scritto finora nel testo presentato nei giorni scorsi.
Entrambe le partite, presidenza e canone, non sono a “somma zero”: ci dovrà necessariamente chi perde e chi vince. Allo stesso modo come una delle parti, maggioranza e opposizione, dovrà cedere sulla propria posizione (Agnes si o no) una delle parti (Lega e Forza Italia) dovrà cedere su aumento del canone si o no: Mediaset sta li ad osservare attentamente. Quanto tempo ancora potrà durare il braccio di ferro sulla presidenza? Si dice che si attendono i risultati delle consultazioni regionali di domenica prossima dove si vedrà se il “campo” si restringerà o sopravvivrà a se stesso. Più ravvicinato invece sarà l’esito della battaglia sul canone. Interessante però osservare che su queste partite non si sente battere fiato dal PD: non ha (o forse non sembra avere) una persona candidabile ala presidenza in alternativa alla Agnes come pure sul canone siamo fermi alle dichiarazioni del vicesegretario del partito Boccia che all’ANSA di esattamente 5 ani addietro (il 12 novembre 2019) dichiarò che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. A meno che a Bloggorai sia sfuggito qualcosa, ed è possibile, non ci risulta che il tema canone sia al centro delle preoccupazioni del PD e di chi gli gira intorno: nelle loro proposte di legge (3, tre) attualmente in discussione al Senato il termine “canone” si è smarrito come piuma al vento mentre grande attenzione viene riservata alla sola governance, come se fosse questa la prima e più rilevante sfida del Servizio Pubblico prossimo venturo.
Ieri abbiamo sollevato il tema del rapporto tra contenuti/proposte editoriali e “successo” delle trasmissioni. Abbiamo riportato i dati di Report che nel giro di tre settimane ha perso 1,3 milioni di telespettatori. Interessante osservare poi che questa stagione Rai si sta caratterizzando dalle “buche” di tanti programmi targati “Sergio/Rossi/Sergio” al punto che è difficile scrivere di “teleMeloni” quanto più di “telebidoni”. Allora l’interrogativo è ancora più interessante: i programmi della “nuova destra al potere” a Viale Mazzini vanno male e si chiudono perché banalmente “non sono capaci a fare la televisione” oppure perché propongono contenuti che non interessano al grande pubblico? Oppure ancora perché sono affidati a conduttori che "non tirano"? I termini del problema si possono pure accostare tra loro. Come pure, a quanto sembra, la “locomotiva degli ascolti” ovvero la fiction non tira più come una volta: c’è un tema di risorse ridotte, c’è un tema di scelte editoriali o c’è un tema di direzione strategica (ovvero un cambio di “narrazione”)?
Torniamo a quanto scritto ieri: da qui a
breve si potrà porre un tema di ascolti: sul finire dello scorso anno si profilava il superamento di Mediaset sulla
Rai nel Day Time: “Mediaset supera per
la prima volta la Rai negli ascolti dell'intero giorno. A renderlo noto è
l'Autorità per le Comunicazioni, precisando, nell'Osservatorio relativo al
2023, che gli spettatori medi dell'azienda di Cologno Monzese sono 3,09 milioni
contro 3,04 milioni. La concessionaria pubblica, rispetto al 2022, perde circa
160mila ascolti giornalieri, mentre Mediaset mostra una flessione più contenuta
pari a 20mila telespettatori” (TgCom del 29/4/2024).
Presto sapremo se questo fenomeno sarà riconfermato. Nel prossimo anno non ci saranno campionati di calcio e olimpiadi a salvare la raccolta pubblicitaria. Il terrore corre sul filo: la tenaglia canone ridotto e minori introiti di pubblicità potrebbe stringersi e allora hai voglia a dibattere sulla governance di Viale Mazzini.
bloggorai@gmail.com
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