sabato 9 novembre 2024

RAI: il fascino sottile, complice e ambiguo, del silenzio


Io so che tu sai ciò che egli sa. Noi tutti poi sappiamo ciò che voi sapete quello che essi sanno o sapranno non appena quando, tutti insieme, diremo quanto facciamo finta di sapere. C’è un termine che lega e sostiene questo pensiero: ricatto. Ci torneremo.

Già. Intanto cosa sappiamo sul futuro del Servizio Pubblico oggi più di quanto non sapevamo ieri? Se riprendiamo i titoli dei giornali di qualche mese addietro e li sovrapponiamo con quelli di oggi, la differenza è appena percettibile. Magari forse pure un tantino aggravata per quanto successo lo scorso 26 settembre. Nulla, non è emerso nulla, non una riga, non un pensiero originale, non un’idea fulminante, non un progetto innovativo o una proposta in grado di raccogliere un vasto e risolutivo consenso. Era tutto già noto prima ed è tutto già noto oggi e sappiamo solo di non sapere ovvero sappiamo solo di essere in alto mare su tutto: dalle proposte di riforma dove nessuno è in grado di sostenere in modo forte e autorevole se è meglio procedere alla sola riforma della governance oppure sarebbe meglio mettere in cantiere una nuova legge di sistema dove la Rai è solo una parte del tutto. Vogliamo poi parlare solo di governance o ci mettiamo insieme pure la missione del Servizio Pubblico e le relative risorse? Sappiamo di non sapere quante possibilità ci sono che  le otto proposte in discussione al Senato possano essere ricongiunte in una sola organica proposta in grado di raccogliere il consenso di tutte o quasi le forze politiche. Tanto per capirci: il PD da solo ne ha presentate tre e altrettante saranno alla fine quelle della maggioranza. Sono proposte poi l’una contro l’altra armate e sappiamo pure che alcune di esse contengono idee pericolose come la “fondazione”. 

Sappiamo poi di non sapere quale sarà il destino della risorse sulle quali RAI potrà contare: il canone è incerto, tagliato e minacciato. Siamo giunti al punto in cui, anche quest’anno, il tema canone viene fatto rientrare nelle disponibilità del governo di turno quando, notoriamente, non è possibile. Il canone RAI è  inserito in un ordinamento  definito per Legge, è basato sull’imposta di scopo come tributo speciale che non è modificabile da una legge di bilancio che non può alterare norme ordinamentali. In sintesi: il canone non può essere oggetto di trattativa, modifica o soggetto alla disponibilità del governo. Già dallo scorso anno il tema poteva e doveva essere sollevato per vizio di costituzionalità e invece è passato inosservato o ignorato del tutto da tutti. 

Sappiamo di non sapere se, come e quando potrà entrare in vigore pienamente il MFA che, formalmente, dovrebbe essere il prossimo agosto 2025 ma, sostanzialmente, poteva e forse doveva trovare applicazione nei principi ispiratori già da ieri, da subito, ad esempio adottando i criteri di nomina dei nuovi consiglieri RAI. Era possibile, non c’era nessun ostacolo a definire la selezione dei consiglieri con criteri aperti, trasparenti e non discriminatori come previsto dall’ordinamento comunitario. E invece, ancora oggi, tutti hanno fatto ‘ammuina e, in particolare quelli in prima fila a fantasticare progetti e chiedere autonomia e indipendenza dai partiti, ovvero gli stessi che si sono nominati i propri uomini a loro immagine e somiglianza ovvero di Majo per il M5S e Natale per AVS allo stesso modo, con gli stessi criteri adottati dai partiti di Governo che non vedevano l’ora di chiudere la partita del Cda in questi termini. 

Punto, a capo. Se tanto mi da tanto, c’è da essere vivamente preoccupati per la nomina della presidenza: Agnes si o Agnes no? Esattamente come leggevamo più o meno10 mesi addietro.

Oggi è una bella e assolata giornata di autunno, merita una bella passeggiata.

bloggorai@gmail.com   

Nessun commento:

Posta un commento