Ne abbiamo parlato spesso ed ora abbiamo una prova provata:
i marziani sono scesi sul tetto di Viale Mazzini ed hanno lasciato un segno del
loro passaggio. Nei giorni scorsi passeggiavamo amenamente sotto il palazzo RAI
per il solito caffè con ex colleghi e ci siamo imbattuti in una figura “strana”
di fronte al cavallo morente. Si tratta di una scultura di arte moderna, dono
di un dipendente che sembra pure alquanto famoso. Non ci intendiamo di arte. Però
ci incuriosiscono i segni e i simboli. L’opera si chiama “Omnia Mundi” e ci dicono
che vorrebbe rappresentare l’Azienda che si rivolge al mondo. Accipicchia!!! Ecco, ora abbiamo compreso l’attenzione dei marziani su Viale Mazzini: cercavano un
modo semplice ed immediato per dialogare con l’umanità intera e ora sembra che
l’hanno trovato. Basta un segno!
Quello che però i marziani ancora non hanno ben compreso è che la RAI non è un’Azienda normale e forse non lo è mai stata. Non è un’Azienda normale dove non si premia chi è capace e non si punisce chi non lo è. Non è un’Azienda normale dove i direttori e i dirigenti, spesso e volentieri, non vengono nominati per meriti valutati e comparati ma per appartenenza a “quote” e non necessariamente politiche.
In un’Azienda nomale, quando si evidenzia con i dati AgCom che gli ascolti del Tg1 crollano da un anno all’altro si chiama il direttore e gli si chiede conto per sapere perché è successo e come intende fronteggiare questa crisi. In un’Azienda normale, quando si leggono i dati Auditel sugli ascolti che crollano miseramente e si devono chiudere precipitosamente trasmissioni una dopo l’altra, si chiama il direttore di “genere” e gli si chiede conto di scelte catastrofiche. In un'Azienda nomale non si sostituisce una trasmissione che va bene con una che va peggio. In un’Azienda normale, quando si avvertono i segni degli ascolti che calano in uno dei settori più produttivi, la fiction, si chiama la direttrice e si chiede conto delle sue scelte. In un'Azienda normale si progetta il futuro con risorse adeguate e non si organizza la resistenza la sua sopravvivenza per non sparire.
Andiamo oltre: in un’Azienda
normale quando il Governo si intromette nella sua gestione in modo indebito, sia
quando mette mano al canone sia quando interviene sulle scelte organizzative,
il suo Cda interviene e batte i pugni sul tavolo e minaccia ricorsi alla magistratura
e invece si mette a discutere su come “…ricostruire un clima di fiducia interno
alla RAI”. In un’Azienda normale quando la politica paralizza lo stesso Cda ostacolando
la nomina del/la presidente esprime con "garbo" almeno un “vivo disappunto” e così
via. In un’Azienda normale, quando accade che ci sia un forte ed autorevole momento
di confronto e dibattito sulle proposte di legge di riforma della Rai come è
avvenuto nei giorni scorsi ad Eurovisioni il suo vertice, direttori e dirigenti, partecipano ed accorrono in massa, fanno a spintoni per entrare, ascoltare e magari pure intervenire.
No, non è un’Azienda normale. E forse non lo è mai stata.
Lo abbiamo riportato già una volta il pensiero di un prestigioso
dirigente da poco in pensione e lo riteniamo ancora valido: “La prima e
sostanziale riforma della RAI inizia dentro, prende forma nella sua cultura
diversa e alternativa da quella finora espressa in decenni di malmostio e di
connivenza con la politica. Il primo tassello di questa riforma dovrebbe
consistere nel liberare gli scheletri nell’armadio e dire semplicemente che
abbiamo sbagliato, che abbiamo seminato male ed ora raccogliamo i frutti di
tanti errori”.
Un’Azienda normale potrebbe ragionare anche così ma, è noto,
la RAI non è un’Azienda normale e cominciamo ad avere qualche dubbio che possa mai
esserlo. Chissà se i marziani sono sempre della stessa idea di utilizzare l’Azienda
per parlare al resto del mondo.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento