martedì 12 novembre 2024

Aggiornamento: la politica della pubblicità e la pubblicità con la politica

Foto di wal_172619 da Pixabay

Quando Bloggorai ha iniziato a “fare” politica era molto giovane, tanti anni addietro. Succedeva che in alcune riunioni c’era chi esordiva dicendo “Compagni, il problema è politico …”. Allora chi interveniva dopo precisava “Il problema è sempre politico”.

Già. Il problema che abbiamo posto su Rai Pubblicità è anzitutto “politico”. L’uscita di Tagliavia e la sua sostituzione appartiene ad un ambito assolutamente politico. Il/la manager che lo dovrà sostituire dovrà necessariamente passare attraverso le forche caudine del compenso che non potrà superare i 240 mila euro l’anno come previsto dalla normativa in vigore. Anzi, c’è pure una possibile e ventilata minaccia che possa ridursi. Quindi, o si cerca dentro la RAI o si cerca dentro la RAI. Nelle concessionarie di pari o anche inferiore livello i compensi sono stellari.

Però c’è un dettaglio tecnico sul quale occorre precisare quanto scritto da Bloggorai: dopo aver verificato e controllato possiamo scrivere che la chiusura di esercizio per l’anno corrente, Rai Pubblicità porterà nella casse Rai un risultato importante grazie a tre eventi: Sanremo, calcio e Olimpiadi. E' opportuno quindi osservare che per quest’anno la “barca” della raccolta pubblicitaria è andata bene … il futuro invece è tutto da scrivere. E vedremo chi lo scriverà.

bloggorai@gmail.com

Alt!!!

 Importante aggiornamento in arrivo...

Rimanete sintonizzati

Guerra per bande intorno al calderone RAI: non si faranno prigionieri

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Da oltre sei anni a questa parte, ogni mattina Bloggorai si pone un problema: da che pare iniziare il post del giorno. In genere, le idee sono chiare già dal giorno precedente, però un aggiornamento fresco di giornata aiuta.  

Manteniamo il punto che avevamo in mente da ieri. Torniamo a Report. Allora succede che nelle ultime tre puntate (27 ottobre, 3 e 10 novembre) la trasmissione di Ranucci perde circa 1,3 milioni di telespettatori. Dagli oltre 2,6 si passa a 1,3 e lo share si riduce dal 13,75% al 7,59%. Cosa è successo? Oltre ai numeri quali sono le differenze sostanziali che separano tanta distanza di pubblico? Anzitutto i contenuti: la prima puntata era prevalentemente  orientata sul tema Giuli/Sangiuliano/Boccia etc (ed è un “etc” non irrilevante) e, aspetto invece più rilevante, la trasmissione ha goduto di un fortissimo “marketing editoriale “ esterno alla RAI: presenza dalla Gruber e da Formigli su La7 nonché paginate di giornali. Le due puntate successive invece si sono concentrate su altri temi di forte impatto politico internazionale (il genocidio dei palestinesi) e di ambiente nazionale degradato (ambiente, terra dei fuochi). Cosa porta a concludere mettendo in linea questi punti? Che il pubblico è attratto più dai contenuti proposti o dal marketing sulla trasmissione? Che interessa più il “gossip politico” rispetto al cosiddetto e sacrosanto “giornalismo d’inchiesta” su grandi temi di denuncia sociale? Il dibattito è aperto. A Bloggorai non era piaciuto e non piace il giochetto del marketing esterno alla RAI. La prima battaglia si dovrebbe fare e vincere dentro: se marketing doveva esserci, ed è giusto che ci sia dentro l’Azienda, lo avrebbe dovuto fare ad esempio Vespa nella sua striscia su RAIUno. Tant’è !

Bene, veniamo alla cronaca del giorno. Questa sera si riunisce l’Ufficio di Presidenza della Vigilanza Rai per decidere se e quando mettere all’ordine del giorno il problema della presidenza di Viale Mazzini. Da questa sera si potrà capire se è cambiato il “clima di fiducia” e si è “aperto il dialogo” tra Governo e una parte di opposizione (dell'altra parte non si hanno notizie).  Se la votazione viene messa in calendario sta a significare che l’obiettivo è raggiunto e il patto concluso: si voterebbe la Agnes. Forse, probabile ma non certissimo. Dietro l’angolo c’è sempre un “presidente di garanzia” che ancora nessuno sa chi sia e dove pescarlo. O forse no perché non più una sola ma ben due altre ipotesi potrebbero esser in campo:

Come abbiamo più volte scritto, qualora il governo facesse un passo indietro sulla Agnes e non volesse farla dimettere, il presidente andrebbe cercato nel Cda attuale e la persona “papabile” potrebbe essere il consigliere “uscito dal cilindro di AVS”, Roberto Natale. In alternativa, e qui viene il bello, circola una ipotesi tanto fantasiosa quanto non del tutto inverosimile: Antonio Marano, noto e storico quanto autorevole esponente della Lega milanese dura e pura. Prima di proseguire, è bene però fissare qualche punto sulla guerra per bande in corso a Viale Mazzini. Le bande, l’una contro l’altra armate, sono quelle che si contendono la spartizione del “malloppo” dopo l’insediamento del Cda lo scorso 26 settembre e che guardano al futuro (e non dimenticheremo facilmente perché e per come è stato possibile e grazie a chi). Tanto per capirci, abbiamo scritto di una nostra fonte autorevole che ci ha informato delle prossime dimissioni di Tagliavia come AD di Rai Pubblicità. Nessuno ha smentito  e nessuno ha confermato. Ieri il Foglio.it ha pubblicato un lungo articolo interessante per molti aspetti. Leggiamo prima il titolo “…Salvini: fa campagna contro il canone, ma chiede altre direzioni. Marano e Sergio i veri ad Rai” e poi all’interno dell’articolo “Salvini? Ha prenotato per la Lega Rai Pubblicità”. Già, ricordiamo bene quando vennero pubblicate le slides per smentire presunti disaccordi tra Sergio e Rossi. Come noto, a Viale Mazzini esiste un ”potere” formale e uno sostanziale e non è scontato che il primo corrisponda con il secondo, anzi. Chi sarebbe allora la persona che sarebbe stata “prenotata” e cosa sta a significare questa mossa? Si tratta di Roberta Lucca, direttrice marketing Rai, della quale si dice che sia in forte “quota” Lega ovvero in fortissima “quota” Giorgetti (vedi su Lettera 43 dello scorso febbraio: “… leghista sì ma legata a filo doppio con Giancarlo Giorgetti”). Ovviamente, siamo nel campo del pare, sembra, dicono ovvero supposizioni e illazioni allo stato puro epperò sono le stesse che condiscono la politica, il suo specifico sale della terra. Tantè che, sembra, pare, dicono che la domanda che da sempre si pone in questi casi non è tanto sapere dove andrà Tagliavia ma chi andrà al suo posto come AD di RAI Pubblicità e, a sua volta chi prenderà il posto di chi andrà a Rai Pubblicità. Il nome sarebbe già in pista di lancio: Dario Dionoro, già vicedirettore Marketing, fedelissimo della Lucca e sembra pure fortemente sostenuto dall’AD Rossi. Tradotto in soldoni: trame e complotti tra Fratelli d’Italia e Lega per mettere le mani sul “malloppo” della pubblicità. E qui si pone un interrogativo: come sta andando la raccolta pubblicitaria e come si prevede che andrà nei prossimi mesi? Quando abbiamo parlato con la nostra fonte la battuta centrale è stata  “La barca potrebbe andare male (eufemismo) e meglio abbandonare prima del tempo”. Ahhh… beh!

Il calderone ribolle e dentro c’è tanta roba, il problema è che non si vede chi cucina, chi è il cuoco che mescola e decide gli ingredienti, chi assaggia e valuta se la minestra è pronta. Leggete oggi l’articolo sempre del Foglio sulla vicenda del consigliere 5S Alessandro di Majo. Chissà se ora, col senno di poi, qualcuno possa pensare che, tutto sommato, applicare i principi del MFA poteva esser utile e vantaggioso per tutti.

bloggorai@gmail.com

lunedì 11 novembre 2024

RAI:le mani sulla coscienza (poca) e sul portafoglio (ricco)

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Quando si sente parlare di “… ricostruire un clima di fiducia” oppure “… avviare un momento di dialogo” o meglio ancora “proporre il confronto sereno, sobrio e pacato” è lecito essere allarmati e sospettosi e, all'occorrenza, chiamare la forza pubblica, la Croce Rossa o la Protezione Civile. Non è passato molto tempo da quel famoso “stai sereno” di renziana memoria per ricordare facilmente i trappoloni che si aprono quando ci si aggira intorno ai problemi per risolverli sottotraccia.

Ora, a Viale Mazzini, questo è il momento storico dove la forma prevale sui contenuti, dove le apparenze sono più rilevanti della sostanza, dove il lato oscuro è più illuminante di quello chiaro. In buona sostanza, ancora una volta, dopo i “dibattiti” e le passerelle o confronti aperti che dir si voglia è giunta l’ora delle trame e dei complotti allo stato puro, primordiale, essenziale e brutale.

Allora, sono in pieno svolgimento due processi che impatteranno sul futuro prossimo della RAI. Uno tutto esterno che riguarda l’ambito sociale, culturale ed economico in cui si colloca l’Azienda. Ed un processo tutto interno che sconfina e si interseca tra i corridoi di Viale Mazzini e quelli del Parlamento. Quello esterno è grave e assai rilevante: riguarda non tanto l’Azienda ma il futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, atteso che i due termini possono anche non coincidere. Si pone oggi in modo forte e chiaro il tema della sua stessa esistenza, della sua natura, della sua missione, del suo ruolo e della sua interlocuzione fiduciaria con il suo pubblico, ovvero i cittadini tutti e non solo quelli che pagano il canone. Questo processo sembra sfuggire al dibattito politico, spesso tutto diretto al contingente e alle impellenze. Le tre frasi riportate all’inizio, peraltro, stanno a significare chiaramente che il “clima” ovvero la “fiducia” sono deteriorati e che si tratta, appunto, di “ricostruire” qualcosa che è andato distrutto. Se non si risale alle ragioni di quanto avvenuto, se non si comprende perché e per come si è innestato questo momento critico appare difficile risalire la china della “ricostruzione”.

Veniamo al processo interno. Tanto per capirci e non girarci intorno poniamo una domanda: da chi è composto il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini? 5 consiglieri su 7 sono RAI o ex RAI (Marano, Rossi, Sergio, Natale e Frangi mentre per Di Pietro vale altro ragionamento in quanto eletto dei dipendenti) e una è figlia di cotanto padre che ha fatto un pezzo di storia dell’Azienda. Ovvero i controllori della RAI sono gli stessi controllati o ex controllati o ex controllori, ovvero la RAI controlla se stessa. L’unico “esterno” è di Majo del quale ieri abbiamo scritto. In altri termini, i soggetti che sono stati testimoni, in parte artefici o comunque partecipi di quanto avvenuto finora dovrebbero essere gli stessi che dovrebbero provvedere al suo futuro. Qualcosa non torna.

All’interno di questo processo sono in pieno svolgimento grandi manovre tese a disegnare gli equilibri interni ancora molto incerti e fumosi. Il primo ad altro tasso di pericolosità è quello della presidenza. Le carte in tavola sono apparentemente due: la Agnes designata dal Governo e un “presidente autorevole e di garanzia” che nessuno però conosce chi mai possa essere. Il Governo molla la Agnes per cercare un accordo con la maggioranza? Oppure una parte dell’opposizione molla la resistenza contro il suo nome e la vota? In subordine a queste due domande se ne pongono altre: l’opposizione anzitutto ha un nome da sottoporre come alternativo alla Agnes? Complementare la domanda: il Governo, qualora volesse fare un passo indietro, ha un nome in alternativa? Dalla risposta, una sola, a questi interrogativi ne discendono tutti gli altri sugli equilibri interni dove sappiamo che i soggetti sono molto agitati. Il primo che ci riferiscono essere molto agitato sarebbe il DG Sergio che ancora non avrebbe capito bene da che parte pendere e chi potrebbe essere l’autore del suo prossimo endorsement: la Lega come si è letto o, come ci dicono ora nostre fonti, Forza Italia al fine di bilanciare il potere di Rossi. Giù ‘pe li rami, il tema si diffonde nelle direzioni che pesano e contano, nelle aree dove si allocano budget sostanziosi, la battaglia su chi comanderà per davvero nei prossimi mesi sarà feroce.

Un metro di quanto detto, ci dicono, riguarda manovre significative in corso da parte della Lega e non a caso guardano a Milano, storica roccaforte di "poteri forti". Il “consigliere” facente funzione da presidente Marano, come era facile supporre e lo abbiamo pure scritto, non è persona da Serie B  e potrebbe trovarsi stretto in questa posizione. Ed intanto, nel frattempo, è intorno al suo nome che si stanno avviando “aggiustamenti interni” non di poco conto. Ad esempio, sembra che dal prossimo 1°  dicembre il posto di AD di Rai Pubblicità sarà libero in quanto Tagliava dovrebbe lasciare. E chi potrebbe aspirare a quell’incarico? Semplice: Roberta Lucca. Tradotto in soldoni: la Lega sta portando un attacco concentrico al cuore dell’Azienda, ovvero al suo portafoglio, da un lato attacca e minaccia il canone e dall’altro mette il cappello sugli introiti da pubblicità. Recita un antico proverbio: chi paga comanda.

bloggorai@gmail.com

 

domenica 10 novembre 2024

RAI: una fastidiosa notizia piccola piccola

6 anni, quattro mesi e spicci giorni da quando Bloggoai ha iniziato a pubblicare un post quotidiano. Potrà piacere e interessare o meno ma ha contributo a scrivere la storia quotidiana della RAI, forse parziale e di parte ma così è. Durante questo periodo abbiamo registrato un solo lettore che ha dichiarato di non volerlo più leggere ed un altro invece che ci ha bacchettato perché abbiamo usato, talvolta, un linguaggio poco “sobrio”. Però, da poche decine di persone di quel lontano giungo 2018 alla vigilia della nomina del primo Cda quando eravamo solo quattro amici al bar (tra i primi lettori era compreso Riccardo Laganà), ora siamo tanti ... tanti tanti.

Abbiamo scritto, raccontato e commentato tante storie, vicende e notizie. Abbiamo posto innumerevoli interrogativi rimasti pressoché inascoltati. Altri invece hanno trovato riposte e, forse, hanno pure lasciato qualche segno.

Oggi ci troviamo, purtroppo, a raccontare una storiella tanto fastidiosa quanto piccola piccola ma forse con qualche significato che la rende meritevole di attenzione. Allora, succede che ieri Il Foglio pubblica un pezzo con il titolo “Conflitto d'interessi nel Cda Rai; consigliere M5S nei guai”. E che sarà mai successo? Leggiamo che il consigliere Alessandro di Majo, eletto lo scorso 26 settembre nel Cda in quota M5S al pari del suo collega Roberto Natale in quota AVS e degli altri in quota partiti di governo, sarebbe stato nominato consigliere di una società, "Lady Bacardi Media S.p.a", che si troverebbe in “ … evidente conflitto di interessi per un pubblico funzionario che è stato indicato dal Parlamento all’interno del Consiglio di amministrazione della televisione di Stato italiana”. Leggiamo la scheda di Borsa Italiana dove la “Lady Bacardi Media S.p.a … “produce e commercializza contenuti cinematografici e televisivi (film, trasmissioni televisive, serie web, ecc.)”. Appare fuori dubbio alcuno che qualche “problemino” si doveva pure porre. Se non che ieri, intorno alle 13.40, l’Agenzia Askanews pubblica un lancio dove si legge che “Alessandro di Majo in data odierna ha rassegnato le dimissioni, con effetto immediato, dal ruolo di Consigliere di Amministrazione della Lady Bacardi Media S.p.A. (LBM S.p.A.). Lo rende noto il consigliere Rai Alessandro di Majo”.

Allora, è successo che il Foglio ha pubblicato la notizia, qualcuno se n’è accorto ed ha sollevato qualche perplessità ed obiezione. Poniamo anche noi qualche osservazione piccola piccola: il problema non sono tanto le sue dimissioni ma sapere perché ha accettato l’incarico. Il consigliere di Majo ha informato prima il Cda dell’incarico che stava per assumere? Secondo quanto scritto dal Foglio no: la Rai non era informata. Il consigliere di Majo sapeva che la “Lady Bacardi Media S.p.a.” era ed è in evidente attività nello stesso ambito dell’Azienda che lui amministra? È lecito supporre che l’incarico non sia caduto dall’albero del pero proprio il giorno 6 novembre e che sia parimenti verosimile supporre che ci sia stata una trattativa tra lo stesso consigliere e la Società in oggetto in merito al suo ruolo ed, eventualmente, al suo possibile compenso o se invece l’incarico sia stato conferito a titolo gratuito. Il Foglio non chiarisce questo dettaglio.

Allora, la storiella piccola piccola che vi abbiamo raccontato serve solo a riproporre una domanda a monte delle sue dimissioni: come sono stati selezionati i "nuovi" consiglieri RAI? Con quali criteri, attraverso quale selezione, con chi altri sono stati comparati e valutati i loro  profili? Qualcuno può aver chiesto prima loro se si trovassero in presenza o in potenziale futuro conflitto di interesse? Gli interrogativi ovviamente si pongono per tutti i consiglieri eletti lo scorso 26 settembre in adempimento alla famigerata Legge Renzi che tutti invece vorrebbero abolire.  

Lo abbiamo scritto e lo ripeteremo spesso e volentieri: si poteva e si doveva fare di meglio da quella parte di opposizione che sulla trasparenza ha fatto cavalli di battaglia, almeno per salvare la faccia. Si potevano si dovevano applicare i criteri aperti, trasparenti e non discriminatori  previsti dal MFA che seppure ancora non pienamente in vigore ha tracciato un solco che era difficile da eludere o ignorare completamente  già da mesi. Non c’è stato verso e nemmeno il ricorso al TAR gli ha fatto battere un ciglio. 

C’è poco da girarci intorno e fare ammuina durante i convegni dove, come se nulla fosse accaduto lo scorso 26 settembre, passa tutto in cavalleria con molti che si esibiscono in generiche pacche sulle spalle alla "volemose bene" e con larghi sorrisoni un po’ ruffiani guardano alla prossima battaglia sulla presidenza RAI (riprende martedì 12 alle 20). Qualcuno ha pure sussurrato "In bocca al lupo". Povero lupo, dovrà stare in campana: girano tante polpette avvelenate.

Viva il lupo!!!  Bloggorai è sempre dalla sua parte. Per tutto il resto niente, oltre la “notizia” piccola piccola che nessuno oggi ha ripreso non c’è nulla da osservare … solo qualche dettaglio sugli ascolti che non sembrano proprio far dormire sonni tranquilli a Viale Mazzini.   

bloggori@gmail.com

PS: last minute: sembra che Gian Paolo Tagliavia sia prossimo alle dimissioni da Rai Pubblicità.

sabato 9 novembre 2024

RAI: il fascino sottile, complice e ambiguo, del silenzio


Io so che tu sai ciò che egli sa. Noi tutti poi sappiamo ciò che voi sapete quello che essi sanno o sapranno non appena quando, tutti insieme, diremo quanto facciamo finta di sapere. C’è un termine che lega e sostiene questo pensiero: ricatto. Ci torneremo.

Già. Intanto cosa sappiamo sul futuro del Servizio Pubblico oggi più di quanto non sapevamo ieri? Se riprendiamo i titoli dei giornali di qualche mese addietro e li sovrapponiamo con quelli di oggi, la differenza è appena percettibile. Magari forse pure un tantino aggravata per quanto successo lo scorso 26 settembre. Nulla, non è emerso nulla, non una riga, non un pensiero originale, non un’idea fulminante, non un progetto innovativo o una proposta in grado di raccogliere un vasto e risolutivo consenso. Era tutto già noto prima ed è tutto già noto oggi e sappiamo solo di non sapere ovvero sappiamo solo di essere in alto mare su tutto: dalle proposte di riforma dove nessuno è in grado di sostenere in modo forte e autorevole se è meglio procedere alla sola riforma della governance oppure sarebbe meglio mettere in cantiere una nuova legge di sistema dove la Rai è solo una parte del tutto. Vogliamo poi parlare solo di governance o ci mettiamo insieme pure la missione del Servizio Pubblico e le relative risorse? Sappiamo di non sapere quante possibilità ci sono che  le otto proposte in discussione al Senato possano essere ricongiunte in una sola organica proposta in grado di raccogliere il consenso di tutte o quasi le forze politiche. Tanto per capirci: il PD da solo ne ha presentate tre e altrettante saranno alla fine quelle della maggioranza. Sono proposte poi l’una contro l’altra armate e sappiamo pure che alcune di esse contengono idee pericolose come la “fondazione”. 

Sappiamo poi di non sapere quale sarà il destino della risorse sulle quali RAI potrà contare: il canone è incerto, tagliato e minacciato. Siamo giunti al punto in cui, anche quest’anno, il tema canone viene fatto rientrare nelle disponibilità del governo di turno quando, notoriamente, non è possibile. Il canone RAI è  inserito in un ordinamento  definito per Legge, è basato sull’imposta di scopo come tributo speciale che non è modificabile da una legge di bilancio che non può alterare norme ordinamentali. In sintesi: il canone non può essere oggetto di trattativa, modifica o soggetto alla disponibilità del governo. Già dallo scorso anno il tema poteva e doveva essere sollevato per vizio di costituzionalità e invece è passato inosservato o ignorato del tutto da tutti. 

Sappiamo di non sapere se, come e quando potrà entrare in vigore pienamente il MFA che, formalmente, dovrebbe essere il prossimo agosto 2025 ma, sostanzialmente, poteva e forse doveva trovare applicazione nei principi ispiratori già da ieri, da subito, ad esempio adottando i criteri di nomina dei nuovi consiglieri RAI. Era possibile, non c’era nessun ostacolo a definire la selezione dei consiglieri con criteri aperti, trasparenti e non discriminatori come previsto dall’ordinamento comunitario. E invece, ancora oggi, tutti hanno fatto ‘ammuina e, in particolare quelli in prima fila a fantasticare progetti e chiedere autonomia e indipendenza dai partiti, ovvero gli stessi che si sono nominati i propri uomini a loro immagine e somiglianza ovvero di Majo per il M5S e Natale per AVS allo stesso modo, con gli stessi criteri adottati dai partiti di Governo che non vedevano l’ora di chiudere la partita del Cda in questi termini. 

Punto, a capo. Se tanto mi da tanto, c’è da essere vivamente preoccupati per la nomina della presidenza: Agnes si o Agnes no? Esattamente come leggevamo più o meno10 mesi addietro.

Oggi è una bella e assolata giornata di autunno, merita una bella passeggiata.

bloggorai@gmail.com   

venerdì 8 novembre 2024

RAI: la misura di tutte le cose e la sua narrazione

Foto di Myriams-Fotos da Pixabay

La bilancia, il metro, il cronografo e la moneta misurano il “valore” delle cose. Come si misura invece il “valore” di un dibattito, di un confronto di idee? Come valutare l’esito finale dei due giorni di Stati generali sul Servizio Pubblico appena conclusi? Dal numero dei partecipanti? Dagli articoli comparsi sui quotidiani? Dalla quantità di documenti emersi? Dai contenuti proposti in discussione? Difficile, molto difficile tirare i fili e congiungere i punti.

E allora cosa rimane di questa 48 ore? Tanto fumo, tanta polvere e niente arrosto. Nel senso che siamo esattamente al punto di partenza di martedì, a come eravamo un giorno lontano: una lunga lista di problemi, difficoltà, prospettive incerte e conflittuali, crisi più o meno contingenti senza apparenti soluzioni. Però almeno, alcuni sostengono “c’è stato un clima costruttivo di sereno, pacato e garbato confronto” magari di buon augurio per i prossimi giorni. Bene, benissimo: almeno questo è certamente utile. Dopo di che? Ora che facciamo? Da che parte riprendiamo? Chi tira le somme e chi guida i prossimi appuntamenti?

Ci asteniamo dal riportare appunti, impressioni, dichiarazioni e commenti dentro e fuori l’aula dove si è svolto il dibattito. Tante, troppe e molto complesse le suggestioni, innumerevoli gli spunti e gli argomenti trattati. Tirare un filo unico potrebbe essere non solo arduo ma forse anche inutile. Come abbiamo detto e scritto più volte: il “valore” delle cose, degli eventi e accadimenti  si misura per i risultati che producono, tangibili e misurabili, fattibili e percettibili ovvero, in altri termini, utili ad essere “narrati” e non tanto per i desideri, le aspirazioni o le ambizioni di chi li genera.

Nei giorni scorsi la vera grande novità/notizia era in una battuta che da sola faceva titolo: “Grazie Presidente …” o più confidenzialmente “Grazie Barbara …”. Il dibattito è nato, proposto e svolto sotto il segno dell’iniziativa della Presidente Barbara Floridia alla quale comunque è necessario dare atto di grande impegno e buona volontà.  

Dopo di che? E allora di cosa si potrà “narrare” di questi due giorni? Di leggi di riforma della RAI che ancora sono tutte in alto mare per quanto sono distinte e distanti tra loro? Di modelli di governance simili alla BBC o altri da inventare? Della pericolosa “fondazione” o della minacciosa privatizzazione? Di canone da ridurre progressivamente o  da abolire del tutto e sostituire con la fiscalità generale? Di una missione tutta ancora da definire? Di una legge di sistema oltre il Servizio Pubblico? Delle minacce degli OTT o dell’AI? Del EMFA? E così via. Cosa è emerso di nuovo e significativo che già non era noto fino a martedì sera? Il vecchio e strapazzato taccuino che ci eravamo portati è rimasto pressoché intonso e, per ironia della sorte, pure la storica penna Parker si è rifiutata di scrivere.

Forse, per potere scrivere qualcosa di più sensato e ragionevole, sarà necessario attendere che la tanta polvere che si è alzata si depositi per vedere cosa c’è sotto. La sensazione generica che abbiamo avuto è semplice e financo banale: nulla o poco più.

Invece, sottotraccia ma nemmeno poi molto, c’era e c’è la “sfida imminente” sulla nomina del/la presidente del nuovo Cda di Viale Mazzini. Oltre un banale e già noto invito a votare la Agnes come vorrebbe il Governo che l’ha proposta, non è emerso nulla di nuovo. Al botteghino delle scommesse è data vincente: i più da noi interpellati hanno posto la fiche sulla sua nomina e, in seconda battuta, sul consigliere Roberto Natale “uscito dal cilindro” del suo partito AVS qualora la Agnes dovesse “rinunciare” e si dovesse cercare un nome nell’attuale Cda, posto sempre che nessuno venga indotto a dimettersi  e non sembra questa una ipotesi percorribile.

Invece, molto fuori traccia, c’era e c’è tutt’ora c’è la prima vera grande e concretissima sfida per il Servizio Pubblico: il canone per il 2025. Come noto, la prima bozza della Legge di Bilancio ha previsto il suo ritorno a 90 euro e,ovviamente, la Lega non ci sta e vorrebbe tornare ai 70 dello scorso anno. Forza Italia ha risposto prontamente che non se ne parla proprio. Uno pari e palla al centro. Se gli stati generali  avessero almeno provato a trovare una risposta a questa “sfida” sarebbe stato un bel passo avanti ma non tanto e non solo per il contingente quanto per il futuro prossimo delle risorse Rai. Tutti hanno convenuto che dovranno essere “certe” ma su quale modo dovranno essere reperite  siamo in piena confusione.  

Invece, molto sottotraccia a tal punto che quasi nessuno ha sollevato il problema, c’è una contingente crisi di ascolti RAI. L’AD Rossi come prevedibile ha sostenuto il contrario. I numeri però numeri ed ognuno può farsi un’opinione. L’AD Rossi però ha sostenuto che il primo problema dell’Azienda è la sua “natura giuridica”. Ah, già ... è vero ... tra le tante “sfide” proposte questa proprio l’avevamo dimenticata. Poi però, appena finito il suo intervento è dovuto andare via. Speriamo che qualcuno tra i tanti direttori presenti in sala gli avranno riportato qualche appunto. Non si sa mai.

Nota a margine: infine il “convitato di pietra” last minute si presentato ed è intervenuto: Salvatore Nicita del PD. Molto “last minute” e molto “convitato di pietra”.

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giovedì 7 novembre 2024

Las Vegas a Viale Mazzini e dintorni

Foto di Esther Carabasa da Pixabay

Volete sapere di cosa si è dibattuto ieri sul Servizio Pubblico in pochi minuti, nella sua sintesi più efficace? Facile: rivedete i primi 8 minuti e 40 secondi dell’intervento di apertura di Geppi Gucciari in apertura dei lavori:

https://webtv.senato.it/webtv/altri-video/convegno-sfide-servizio-pubblico

Tutto il resto è noia, a parte l’autorevolissimo e condivisibile saluto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi largamente e giustamente ripreso e messo in testa agli articoli dei giornali. Scrive il Corriere: “No alla spartizione alla Rai» Il messaggio di Mattarella su pluralismo e difesa del canone Il presidente: il servizio pubblico sia cornice di libertà e inclusione”. Poi La Repubblica: “Sì al pluralismo, no alla spartizione" Il richiamo di Mattarella sulla Rai”. Poi il Sole 24 Ore: “Il monito di Mattarella sulla Rai: Ci sia pluralismo e non spartizione” e così via. La battuta della Gucciari sul messaggio del Presidente è stata fulminante: “ … ha preso così a cuore il tema fuori i partiti dalla Rai che se ne tiene talmente lontano tanto che è volato in Cina”.

A voler essere sinceri, non è tutta noia. Gli spunti interessanti di dibattito e riflessione sono tanti, troppi e molto complessi per così poco tempo. Ma tutti si sono tenuti ben lontani dall’affrontare per le corna la sfida principale del Servizio Pubblico: l’autonomia e l’indipendenza dal Governo e dai partiti. Questo nodo cruciale viene rinviato ai lavori dell’8a Commissione Senato che ha raccolto le otto proposte di Legge di riforma della RAI. Peraltro, tutti ben consapevoli che sarà un’arena di combattimento senza tregua: tra chi vuole abolire il canone e chi ha in mente la Fondazione ci sono pochi margini di convergenza. Il “clima di dialogo” tanto auspicato dovrà necessariamente partire da qui. Come pure, ed è il tema sottotraccia ma nemmeno poi tanto del confronto in aula di ieri, l’altra grande sfida immediata per la Rai è nominare il/la presidente oltre il contenzioso tra i partiti. Su questo punto oggi il "dialogo" è a zero: Agnes si o no a seconda se si troveranno due voti in Vigilanza che la sosterranno e questo potrà avvenire solo attraverso un accordo tra i partiti. Ribadiamo, l’unica che lo ha detto chiaro e tondo, con vivo disappunto di qualcuno in sala, è stata la comica Gucciari quando ha sostenuto che “parlare di tenere fuori i partiti dalla RAI è come organizzare un convegno sul gioco d’azzardo a Las Vegas” raccogliendo un vagamente percettibile malmostio tra i presenti in sala (“Come si permette di parlare male dell’Azienda per cui lavora” oppure “Si va bhè… poi però ha le mani in pasta un po’ dovunque”).

 A rivedere gli appunti che abbiamo preso e in parte riportato nel post di ieri sera, e a risentire le impressioni di amici ed ex colleghi che erano presenti o hanno visto il dibattito in streaming rimane ben poco. Rimane forse una buona intenzione, la sensazione di un’occasione mancata, di un vorrei ma non voglio, di un potrei ma non posso. Rimane poi, sottotraccia ma nemmeno tanto, la sgradevole sensazione di una commedia mal riuscita, di un gioco delle parti senza soluzione, un cubo di Rubik che non si compone mai. Appare francamente difficile affidare credibilità a chi, fisicamente, vedi di fronte a te e pensi subito, come ha detto la Gucciari “ma che ci stanno a fare qui?”. Ci riferiamo a chi è stato imposto dal Governo e nominato dai partiti (alcuni). Parliamo di tutti coloro che pure erano e sono ben consapevoli che la nomina di questo Cda, tanto autorevolmente rappresentato in sala ieri, era ed è viziato da una tara insanabile: è il frutto malato di un albero avvelenato, ovvero la Legge Renzi che tutti vogliono abolire e che pure sono stati tanto celeri a volerla applicare ancora quando si poteva e doveva fare di meglio e di più. Ne hanno avuto la piena possibilità senza scomodare grandi proposte di riforma: c’era una piccola riforma disponibile subito, gratis, eppure è stata beatamente ignorata: nominare i nuovi vertici Rai con criteri aperti, trasparenti e non discriminatori come previsto dal MFA che tutti, oggi e solo oggi, si spellano le mani ad applaudire. Si avverte un certo fastidioso senso di ipocrisia istituzionale che pesa, aleggia come un fantasma sul palcoscenico e non è facile ignorare.  Si poteva fare/applicare subito una riforma concreta semplicemente applicando quanto già previsto dalla Legge, ovvero scegliere i nuovi amministratori di Viale Mazzini con una selezione aperta, una comparazione per titoli e meriti. Non l’hanno voluta fare come hanno volutamente ignorato il ricorso al TAR. E invece, in sala tra calorose strette di mano e abbracci fraterni, erano presenti tutti quelli usciti dal cilindro dei partiti che ora invocano “Fuori partiti dalla RAI” non paghi del tradimento del 26 settembre "prima la riforma e poi le nomine". “Ciao caro, mi dicono che potresti anche essere il prossimi presidente se le cose sulla Agnes non dovessero andare al posto giusto”. Silenzio imbarazzato. Come pure imbarazzante osservare che, ad un certo punto, il vertice aziendale, dopo l’intervento di Rossi è svanito, eclissato, e sono rimasti, non a caso, i consiglieri usciti dal cilindro dei partiti e qualche dirigente volenteroso e curioso di sapere come andrà a finire. La qualificatissima rappresentanza Mediaset invece ha tenuto duro fino all’ultimo.

Oggi si prosegue e chissà se nel pomeriggio si paleserà sulla scena il convitato di pietra, il PD, che finora sembra aver signorilmente ignorato lo spettacolo. Dicono, pare, forse, al dibattito “politico” potrebbe partecipare il senatore Nicita, ovvero una parte del PD, cioè colui che si dimise da relatore di minoranza in Vigilanza Rai quando si stava chiudendo il Contrato di Servizio a settembre scorso, e sappiamo poi come è andata a finire.

Staremo a vedere.

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mercoledì 6 novembre 2024

RAI: la Tempesta imperfetta


Questa mattina si è svolto il primo atto dei cosiddetti Stati generali sul Servizio Pubblico “Su iniziativa della Presidente Barbara Floridia”. Vi proponiamo qualche semplice osservazione, piccole notarelle a margine.

Premessa: bene, ottimo proponimento. Ogni qualvolta che qualcuno propone di discutere e confrontarsi merita sempre di essere sostenuto. Per questo evento però sono necessarie alcune considerazioni complementari.

Iniziamo dall’inizio ovvero con l’apertura dei lavori da parte di Geppi Gucciari, nota comica. Non abbiamo avuto modo di verificare, ma ci hanno detto che il suo intervento non è andato in streaming. Peccato. Per quanto abbiamo intuito e ascoltato il suo intervento ha subito colpito e forse affondato il cuore dell’incontro: “Parlare di fuori i partiti dalla RAI in Senato è come parlare di giochi d’azzardo fuori da Las Vegas … il presidente Mattarella se ne tiene così fuori che è volato in Cina” ed ha lasciato un cordiale messaggio di saluto. Qualcuno in sala prima ha timidamente applaudito e poi fatto smorfiette di disappunto.   

A: la natura dell’incontro. Definiti forse con un  tantinello di zelo “stati generali” si tratta in verità di un importante momento di dibattito che si svolge in determinato momento storico del Servizio Pubblico. Per voler semplificare e rendere un’immagine plastica si può immaginare un calderone con tante “cose” che bollono dentro e alimentato da tanti soggetti esterni e vedremo chi sono. La Floridia ha correttamente definito questo momento, queste circostanze, come la “tempesta perfetta” che si è abbattuta e ancora di più si potrà abbattere prossimamente su Viale Mazzini.

Gli argomenti affrontati erano numerosi e assai complessi e ognuno dei quali avrebbe meritato uno “stato generale” a parte come, peraltro, è avvenuto in passato e in altri paesi. Però, la Floridia lo ha candidamente ammesso: abbiamo volutamente circoscrivere il dibattito in due giorni e, giocoforza, il risultato è questo: tanta “roba” in poco tempo. Nota a margine: non era obbligatorio farlo proprio in questo modo e in questi termini. Si poteva e forse si doveva fare di più e di meglio.

La sensazione, concetti diffusi che abbiamo raccolto, è di una sorta di “vorrei ma non posso” ovvero una grande occasione mancata ovvero, il Convento non passa di meglio e bisogna accontentarsi. Se non che, c’è qualcosa di più.

La prima parte, quella istituzionale, si è conclusa con un intervento di Alberto Angela sul tema “Funzione del Servizio Pubblico”. Sguardi smarriti: interessante ma che c’azzecca? Bho !!!.

B: i partecipanti. Questa mattina la composizione dei presenti, a spanne con il rischio di sbagliare ma non di molto, era così composta: 63% direttori, consiglieri di amministrazione, vice direttori, dirigenti e qualche quadro RAI insieme a qualche ex pensionato di vario livello, l' 8% abbondante da Governo e amici vicini, 5% di opposizione (ovvero una parte di essa, ovvero il solo M5S), circa il 3% concorrenza qualificata (Mediaset ad alto livello), 7% (circa) di giornalisti, 4% operatori audio video, e il numero restante erano gli altri partecipanti alle diverse sessioni successive. Ovviamente, non vanno dimenticati gli operatori audio video e i vari addetti del Senato. Bene, benissimo: la Rai interroga se stessa e, tanto per dire, quando ha finito di parlare l’AD Rossi i più sono usciti dalla sala al seguito mentre qualcuno stava per alzarsi sulla sedia e, applaudendo con vigore, stava per chiedere il bis. Nota bene. ma perché Rossi non è rimasto ad ascoltare? Almeno avrebbe potuto lasciare il testimone al DG Sergio. No, pure lui sembra andato via poco dopo.

“Mi si nota di più se ci sono o se non partecipo?” avrà pensato qualche autorevole esponente del PD, il vero convitato di pietra di questa mattina e, chissà forse anche domani. E pensare che pure, tutto sommato, la prima forza di opposizione avrebbe avuto buon titolo a partecipare e dare il suo contributo al dibattito. E invece no!!! A chi abbiamo posto l’angosciate interrogativo ci ha risposto “Ah, già è vero ... chissà perché”. Già, chissà! Forse, molto forse, domani lo sapremo.

C: la lettera di ieri della Floridia pubblicata dal Fatto ha detto molto di più di quanto non emerso pubblicamente questa mattina. Il tema in discussione non erano tanto le sfide del Servizio Pubblico prossimo venturo (tante e molto complesse) ma le gravi difficoltà in cui specificamente si trova la RAI oggi. Sottotraccia (ma nemmeno poi tanto) il tema prevalente che si mormorava in giro era molto semplice: la Agnes seduta in prima fila ce la farà a diventare presidente? Delle due l’una: o il Governo ritira la sua candidatura o almeno una parte dell’opposizione (due o tre parlamentari, a scelta) la voteranno … of course … per il bene dell’Azienda. C'è una terza ipotesi che pure vi abbiamo riferito e che pure stamattina qualcuno, sottotraccia, ha percepito: un presidente interno all'attuale Cda. L’interrogativo correlato riguarda sapere e capire se questo appuntamento è il lasciapassare alla “costruzione di un clima di dialogo” finalizzato a trovare la quadra per la nomina del/la presidente. Sempre per il bene dell’Azienda, l’altro tema del quale di brontolava è quello delle risorse. Risorse si … risorse no … e quante … e quando? Tutti sanno e questa mattina tutti hanno taciuto: il canone è ancora incerto e l’Ad Rossi nonché il “presidente f.f.” Marano se ne sono ben guardati di battere un pollicino, alzare un ciglio o rivolgere uno sguardo severo al sottosegretario del MEF Federico Freni. C’è sempre tempo: domani è un altro giorno, si vedrà.

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martedì 5 novembre 2024

Oggi inscena il "dibattito" o una parte di esso


C'era una volta, tanti anni addietro, quando Bloggorai ogni giorno indossava la divisa da lavoro: giacca e cravatta. Da tempo, tutto rigorosamente riposto nell'armadio e ogni tanto, come stamattina, rispolveriamo la consueta giacca blu e pantaloni grigi. 

Andremo allo "stato generale" che si svolgerà "Su iniziativa della Presidente Barbara Floridia" (si proprio su "iniziativa" sua personale) che ieri ha sostenuto che "me ne infischio" se non sarà ben compresa la natura e le finalità dell'evento. Bloggorai cercherà di di capire.

Rimanete sintonizzati, nel pomeriggio ci sarà il post. Vedremo, ascolteremo e vi sapremo dire. 

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Gran Teatro RAI: farsa o tragedia?


“Quel che di fluido, di vivente, di mobile, di oscuro è nella realtà sfugge alla ragione” (L. Pirandello, Il Gioco delle parti)

Ognuno se la canta e se la suona come meglio crede e adopera gli strumenti di cui dispone. È una banale affermazione ma contiene tanta verità. Fino a pochi giorni addietro eravamo rimasti che nella prossima Legge di Bilancio il canone Rai sarebbe tornato a 90 euro. Ieri leggiamo che invece la Lega presenterà un emendamento ala stessa Legge per farlo tornare a 70 euro come è avvenuto quest’anno. Nulla di nuovo: corrisponde perfettamente al suo antico progetto di abolizione del canone in termini progressivi del 20% anno peraltro già contenuto nella proposta di riforma della RAI in discussione all’8a commissione Senato. Semmai, ha stupito il contrario cioè che il ministro Giorgetti, sempre della Lega, fosse tornato indietro su questo tema. A farla breve, la Lega di lotta e di governo. Se non che, ieri pomeriggio rispondono piccati da Forza Italia dove, notoriamente, sono strenui difensori del canone per quanto non va a rompere le scatole sula raccolta pubblicitaria Mediaset: “la riduzione del canone non è nel programma di Governo”. La logica talvolta è un’opinione: perché allora lo scorso lo è stato? Non si capisce. Si capisce allora che: A il canone è una clava, una minaccia, contro la RAI e volta per volta viene usata a seconda delle convenienze e B la confusione sul tema canone è tanta e, ribadiamo, è diffusa sia nella maggioranza che nell’opposizione. Nota a margine: in queste circostanze torna sempre a galla il tema RAI Way, ormai forse l’ultima spiaggia per trovare risorse altrimenti impossibili da individuare.    

Allora, succede che domani inizieranno due giorni di dibattito sulle ”sfide del Servizio Pubblico”. Allora succede che i principali quotidiani nazionali ignorano l’evento e allora succede che La Repubblica, il Corriere, La Stampa e il Sole24 Ore oggi non pubblicano una riga nonostante siano sempre molto attenti alle vicende RAI. Ci sarà pure un buon motivo? Magari domani, chissà, sarà un altro giorno. Allora succede che Repubblica oggi pubblica un pezzo con il titolo “La Lega: tagliare il canone Rai è scontro con Forza Italia” cogliendo il cuore del problema attuale e di maggiore rilevanza. Allora succede che non solo i quotidiani ignorano la notizia ma si continua ad “avvertire” un certo silenzio da parte del PD che ancora non sembra essersi pronunciato sull’evento, sulla sua natura e sulle sue finalità più o meno occulte che possano essere (e ce ne potrebbero essere).

Allora succede che invece oggi il Fatto pubblica una lettera a firma Barbara Floridia, presidente della Vigilanza RAI, alquanto inconsueta e un tantino piccata con il titolo “Tv pubblica libera da governi e partiti: l'impresa possibile” e dove si legge una domanda “ … il dibattito raramente si è focalizzato sul futuro della Rai, ma sul perché una esponente del M5S prendesse un'iniziativa per superare illegittimo scontro tra i partiti e su cosa ci fosse dietro”. Già. Cosa mai c’è dietro? “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Il quesito è suggestivo quanto semplice è la risposta: il suo partito lo scorso 26 settembre non solo è stato forse il primo a rompere il patto del “prima la riforma e poi le nomine” tanto strombazzato il 6 agosto e ribadito  metà settembre. Inoltre però, e questa è l’aggravante che rende le sue considerazioni deboli a priori, è che il suo partito non ci ha mai pensato ad applicare quei criteri di trasparenza nella scelta dei candidati al Cda Rai ed ha mantenuto il punto sul “suo” candidato di Majo poi puntualmente nominato al Cda RAI. La credibilità, in genere, non è un fattore a corrente alternata: o sei credibile sempre o difficile esserlo volta per volta. Prosegue la Floridia “Dietro gli Stati Generali non c'è alcun disegno nascosto se non quello di far discutere esperti del settore, giornalisti, società civile per alzare il livello del dibattito e abbassare il tono della polemica …  E se ai più un intento così trasparente risulta poco credibile, francamente me ne infischio”. Questo il passaggio migliore, il più illuminante: in una sola parola, infischio, dice tutto e rende poi difficile proseguire la lettura della sua lettera.  Forse per questo è stata chiamata una comica ad aprire il lavori e forse per questo l’intervento introduttivo sulla funzione del Servizio Pubblico è stato affidato ad un noto presentatore televisivo esperto di documentari naturalistici e storici.

Ecco allora che domani mattina, dopo due prevedibili risate di apertura con la nota comica e gli autorevoli interventi di esponenti del Governo che pure hanno data tanta adesione all’iniziativa, interverrà l’AD Rossi. Immaginiamo il piglio severo, il tono grave e l’indice accusatorio contro i suoi “datori di lavoro” che lo hanno nominato che in modo solenne potrà denunciare “Dateci i soldi, le risorse, le certezze altrimenti il Cavallo di Viale Mazzini già ferito di suo potrà stramazzare completamente”. I nuovi consiglieri RAI gli saranno vicini e solidali.

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lunedì 4 novembre 2024

RAI: tra Report e la BBC c'è di mezzo il canone

Foto di Kev da Pixabay

Questa mattina abbiamo atteso i dati Auditel per fare alcune considerazioni su Report andato in onda ieri sera. Il dato più evidente è che da una settimana all’altra sono andati persi circa 1 milione di telespettatori: domenica 29 ottobre dalle 21.37 alle 22,55 erano presenti 2.643.000 individui con il 13,7% e ieri sera invece erano 1.659.000 con l’8,93%.

Sono opportune diverse considerazioni: i dati di ascolto danno il segno evidente che la grande attenzione che ha ricevuto Report con le due apparizioni di Ranucci su La7 dalla Gruber e da Formigli e la paginate sulla carta stampata hanno prodotto un ottimo risultato: il “marketing mediatico” funziona e molto bene. Potrà piacere o meno ma questo è quanto dicono i numeri.  A questo punto però è lecita una domanda: perché  l’operazione di marketing è stata valida solo per quella settimana e per quella successiva no? La settimana precedente il clamore era tutto concentrato su dossier politici mentre  ieri sera è andato in onda un servizio molto importante, lungo, dettagliato e ben documentato, sul genocidio del popolo palestinese in corso da decenni. I temi affrontati e  le notizie fornite sulla drammatica situazione in Medio Oriente avrebbero certamente suscitato molta attenzione e dibattito sia tra i partiti di maggioranza che tra quelli di opposizione. Finora però non abbiamo letto una riga di commento quando invece si leggono oggi ancora mezze pagine su “storie complementari” come la vicenda della sorella del ministro Giuli che sarà certamente degna di nota ma altrettanto certamente meno rilevante della guerra in corso. Continuiamo a ritenere che qualcosa non torna.  

Andiamo avanti. Il supplemento A&F di Repubblica pubblica un lungo articolo con il titolo “Bbc, più evasori del canone e tagli per sostenere i conti La tv di Stato inglese riduce posti e produzioni per 716 milioni in 6 anni. Ma resta il no agli spot” dove si legge “Le difficoltà finanziarie della Bbc si spiegano, almeno in parte, con il gettito del canone che si è fatto discontinuo. Da aprile 2024, il Licence Fee supera i 203 euro all'anno ed è ora la quarta imposta tv più cara in Europa, dopo la svizzera, austriaca e tedesca. Un'imposta così impegnativa, le ricorrenti crisi economiche del Regno Unito, la disaffezione tra i giovani per i contenuti della Bbc, la concorrenza di TikTok e Netflix: tutti questi fattori soffiano sul fuoco dell'evasione facendolo incendio” e “La "carta costituzionale" della tv di Stato inglese resta degna di ammirazione, per i valori che incarna. La Bbc è custode dell'identità del Paese. Ne sostiene l'industria culturale. Forte del sito di notizie (www.bbc.com) più letto nel pianeta, vuole combattere la disinformazione non solo nel Regno Unito, ma ovunque l'inglese sia compreso”.

Nota bene: nel Regno Unito quando si tratta di dibattere e approfondire grandi temi e problemi danno lezione: sul tema risorse e canone della BBC da tempo sono allo studio ipotesi e scenari: vedi il recentissimo “The future of the BBC licence fee”. Da noi una cosa del genere se la sognano la notte a nessuno verrebbe in mente di fare uno studio del genere. Lo scorso anno il ministro Giorgetti aveva annunciato l’istituzione di un “gruppo di lavoro” sull’argomento ma poi è svanito nel nulla.  Come abbiamo scritto più volte: le risorse economiche sulle quali contare sono la chiave di volta per la sopravvivenza del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Se non c’è accordo sul tema risorse/canone congiunto alla missione, e questo accordo non c’è sia nella maggioranza sia nell’opposizione, ogni proposta di riforma che inizia e si limita alla sola governance è destinata ad essere una inutile perdita di tempo. Nei prossimi giorni ci sarà dibattito su un solo “stato generale” e forse ci sarà pure da ridere visto che i lavori saranno introdotti da una nota comica, altrimenti non si capisce perché proprio lei, la stessa Geppi Gucciari che aveva sbertucciato l’ex ministro Sangiuliano. Perché un solo “stato generale” al singolare? Perché, nonostante le precisazioni e le puntualizzazioni, tutto lascia intendere che sarà una musica cantata e suonata da poche voci e il timore che dietro ci possa essere un grande inciucio è molto forte. Staremo a vedere.  

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domenica 3 novembre 2024

RAI: lavori in corso


 Il post di oggi verrà pubblicato più tardi ... 

rimanete sintonizzati !!!

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RAI: le relazioni pericolose, molto pericolose

 

Foto di Susan Cipriano da Pixabay


Le relazioni pericolose possono essere dettate da motivi di casualità, opportunità, necessità o convenienza. Suggeriamo alle  nostre lettrici e ai nostri lettori di rileggere attentamente quanto abbiamo scritto lo scorso 26 agosto ( https://bloggorai.blogspot.com/2024/08/rai-le-relazioni-intime-e-pericolose.html ). Oggi possiamo aggiornare quel post che per molti aspetti rimane valido.

Anzitutto leggiamo quanto scrive oggi La Stampa: “Ma la Consulta è solo uno dei due capitoli principali nella lunga e faticosa trattativa della destra con le opposizioni. L'altro è la Rai, a sua volta collegata alle scelte che verranno compiute sui giudici costituzionali. Per spazzare via l'immagine di impotenza e marginalità, Conte ha riaperto i negoziati su Viale Mazzini, come il Pd ha fatto sulla Consulta”. In altri termini, la partita si gioca su tavoli diversi di cui uno può essere appunto la Corte ed un altro quello del commissario italiano a Bruxelles. Ecco allora materializzarsi le relazioni pericolose dove per raggiungere il proprio obiettivo ognuno si rivolge ad altri interlocutori per tessere alleanze inedite e trasversali.

Facciamo un piccolo passo indietro e andiamo alla vigilia del voto per il Cda RAI avvenuto lo scorso 26 settembre. Tra gli appunti che conserviamo c’è un articolo comparso su Domani a firma Lisa di Giuseppe il 21 settembre con il titolo “Imbarazzo Dem sulla RAI. Il M5S può rompere il patto”. Così è poi avvenuto: il famigerato patto del 6 agosto sotto il segno “prima la riforma e poi le nomine” è andato in frantumi e sono usciti fuori dal cilindro i nomi dei due “nuovi “consiglieri di Majo e Natale. Ce lo ricorderemo a lungo.

Oggi ci troviamo nella naturale prosecuzione di quel momento con aggravante naturale universale dove le relazioni pericolose stanno giungendo al loro limite estremo.

Entrambi gli schieramenti, maggioranza e opposizione, sulla Rai si trovano ad un punto cruciale e conflittuale e sono costretti ad alleanze, ovvero relazioni pericolose, ai limiti dell’innaturale. Non solo, anche all’interno delle rispettive coalizioni e financo all’interno dei singoli partiti c’è conflitto. Ad esempio, quando si dice M5S non ci si può riferire ad un partito unico come pure quando si dice PD si può sempre supporre che al suo interno convivono anime diverse. Il Governo, apparentemente, sembra compatto nel voler sostenere la Agnes alla presidenza ma, è noto, che potrebbe essere pronto a scaricarla qualora, appunto, opportunità e convenienza, lo rendesse necessaria. Viceversa, ci potrebbe essere qualcuno (il 5S ???) che possa essere affascinato dall’idea di superare il veto sul “presidente autorevole e di garanzia” e magari convenire a dare una mano al Governo votando la Agnes.  

In questo quadretto idilliaco di relazioni pericolose un soggetto oggi appare distaccato: il PD dove non si capisce ancora bene se semplicemente non ha le idee chiare su cosa fare sulla RAI oppure le ha chiarissime e sottotraccia tesse la sua tela, interna ed esterna a Viale Mazzini. Non è affatto chiaro, oltre l’apparenza su quanto avviene in Vigilanza, su come intende chiudere la partita presidenza. Un punto di mediazione con la maggioranza prima o poi si dovrà pur raggiungere. Poi, non è affatto chiaro su come vorrà proseguire il percorso sulle riforme laddove pure si dovrà cercare un punto di mediazione, ad esempio sul canone che al momento non c’è. Infine, ancora fino a questa mattina, nessuno è in grado di sapere quale sarà la postura del PD sul prossimo appuntamento di confronto sul Servizio Pubblico fortemente voluto dalla Floridia, fortemente sostenuto dal Governo e fortemente partecipato da questo vertice RAI.

Staremo a vedere.

Chiudiamo con una nota. Esattamente un anno addietro è stato lanciato “Un appello per stabilire il principio che la stampa internazionale dovrebbe poter entrare in zone di guerra come Gaza per poter «fare il proprio lavoro» e documentare tutto ciò che accade. È stato firmato in soli 3 giorni da 520 giornalisti europei, molti dei quali italiani. E hanno aderito non solo gli inviati di guerra che si trovano a dover coprire la Cisgiordania e Israele e non possono entrare a Gaza, dove sono in corso massicci bombardamenti, ma anche cronisti e giornalisti di radio, tv, quotidiani e agenzie di stampa di tutta Europa. Quella in corso in Medio Oriente, viene spiegato nell’appello, «è una guerra che ha ripercussioni in tutti i nostri paesi e sarà fondamentale per il nostro futuro», ma per ora «possiamo raccontare quello che vi accade solo dall’esterno”. Appello caduto nel vuoto e anzi con una situazione ulteriormente degenerata.  Oggi il Fatto pubblica una notizia: “Oltre 100 dipendenti della Bbc hanno accusato l’emittente televisiva e radiofonica pubblica inglese di offrire una copertura della guerra a Gaza favorevole alle posizioni di Israele. Chiedono quindi un maggiore impegno per garantire “equità, l’accuratezza e l’imparzialità” nei reportage. La presa di posizione è contenuta in una lettera inviata al direttore Tim Davie. Le firme sono in tutto 237 tra cui 101 membri dello staff della Bbc che auspicano “un giornalismo costantemente imparziale e accurato basato su prove nella sua copertura di Gaza”. Chissà se mai anche i giornalisti Rai potrebbero mai prendere una iniziativa del genere?

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sabato 2 novembre 2024

RAI: nebbia fitta ... molto fitta

Foto di 피어나네 da Pixabay

Nebbia fitta e fredda. Questa mattina al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina c’è malumore. Si voleva approfittare del ponte per iniziare la raccolta delle olive ma molti hanno desistito. È successo che gli alberi, a differenza dello scorso anno, sono carichi ma le olive contengono molta acqua e la “resa” è molto bassa. Alcuni che hanno raccolto al frantoio hanno riscosso il 6/7% cioè quasi la metà di un’annata normale. Significa che a parità di sforzo lavorativo il risultato è dimezzato e allora tutti convengono che conviene attendere che arrivi il freddo e meglio ancora che cambi a tramontana, sempre attenti ad osservare che le olive non iniziano a cadere e che non arrivi la mosca. Nel frattempo è stato cambiato il vino nel tino: le analisi al laboratorio di enologia e il primo assaggio dicono che sia una buna annata. Salute!

Forse anche sulle sponde del Tevere a Roma c’è nebbia fitta. C’è molta nebbia anzitutto intorno alla prossima iniziativa di dibattito e confronto sulla RAI che si svolgerò la settimana prossima. Per quanto già sapevamo e per quanto sappiamo, l’evento è proposto dalla Presidente della Vigilanza Floridia al quale partecipano tanto Governo e tanta RAI mentre del PD non ci sono tracce, anzi. L’unico giornale che ne parla in modo approfondito è il Messaggero che pure questa mattina racconta qualcosa di interessante. Titolo: “Rai, segnali di apertura M5S FI: così cambiamo la legge … Dialogo tra grillini e maggioranza per sbloccare la designazione a presidente di Agnes”. L’iniziativa viene vista “…dalla segreteria di Schlein come la prova d'inciucio tra M5S sempre più lontano dai dem e la maggioranza di governo. Un inciucio per scegliere insieme, e contro l'aventiniana Elly, il presidente di garanzia della Bui Simona Agnes?”. Si è probabile, è possibile e il precedente dello scorso 26 settembre qualche traccia di sfiducia l’ha lasciata. La Presidenza RAI è e sarà un passaggio cruciale non ci sono altre vie d’uscita: o si nomina la Agnes con un possibile accordo sottobanco o si va a cercare un altro nome tra i consiglieri incarica e, in questo caso, il consigliere nominato da AVS, Roberto Natale, potrebbe salire in cattedra magari contando su una “benedizione” occulta del PD. Il dibattito sarà aperto dalla nota comica Geppi Gucciari mentre l’intervento sulla funzione del Servizio Pubblico sarà svolto da Aberto Angela. Sembra una battuta ma non lo è.

Oggi ci attendevamo di leggere una notizia che invece sembra svanita anch’essa nella nebbia. Forse, a ben vedere, la crisi di ascolti della Rai non merita attenzione più di tanto, è diventata ordinaria amministrazione, una lenta agonia alla quale molti assistono inerti, a cominciare dai consiglieri nominati da partiti che invece si dedicano a cercare di ricostruire il “clima di fiducia” intorno alla RAI.

A Viale Mazzini gira allarme “rosso” (i). Come abbiamo scritto già da giorni, il numero delle trasmissioni di Rai Due e Rai Tre sotto la soglia di sopravvivenza comincia a farsi considerevole. Ma il numero più grave è quello dei telespettatori in fuga dal Tg1: secondo quanto ripostato dallo Studio Frasi su dati Auditel nelle ultime settimane (dal 15/9 al 26/10) ha perso circa 230 mila utenti e il 5,2% di share mentre il Tg5 ne ha guadagnati 130 mila e il circa il 4%. Se ne avvantaggia molto il Tg de La7 che guadagna oltre 130 mila telespettatori con un + 13,9% di share.

Mentre all’elenco delle ultime trasmissioni che si aggiungono a rischio evanescenza si aggiungono Binario 2, la trasmissione che avrebbe voluto seguire le orme di Fiorello nella mattina di Rai Due e il “nuovo” innesto di MixerStoria di Minoli che ha subito abbassato la media di ascolti di RAI Tre nella fascia del mattino.

Andate avanti così, fate del male alla RAI: al peggio non c’è mai fine.

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venerdì 1 novembre 2024

La RAI, i marziani e l'Azienda Normale

 

Foto di Fin Ly da Pixabay

Ne abbiamo parlato spesso ed ora abbiamo una prova provata: i marziani sono scesi sul tetto di Viale Mazzini ed hanno lasciato un segno del loro passaggio. Nei giorni scorsi passeggiavamo amenamente sotto il palazzo RAI per il solito caffè con ex colleghi e ci siamo imbattuti in una figura “strana” di fronte al cavallo morente. Si tratta di una scultura di arte moderna, dono di un dipendente che sembra pure alquanto famoso. Non ci intendiamo di arte. Però ci incuriosiscono i segni e i simboli. L’opera si chiama “Omnia Mundi” e ci dicono che vorrebbe rappresentare l’Azienda che si rivolge al mondo. Accipicchia!!! Ecco, ora abbiamo compreso l’attenzione dei marziani su Viale Mazzini: cercavano un modo semplice ed immediato per dialogare con l’umanità intera e ora sembra che l’hanno trovato. Basta un segno!

Quello che però i marziani ancora non hanno ben compreso è che la RAI non è un’Azienda normale e forse non lo è mai stata. Non è un’Azienda normale dove non si premia chi è capace e non si punisce chi non lo è. Non è un’Azienda normale dove i direttori e i dirigenti, spesso e volentieri, non vengono nominati per meriti valutati e comparati ma per appartenenza a “quote” e non necessariamente politiche.  

In un’Azienda nomale, quando si evidenzia con i dati AgCom che gli ascolti del Tg1 crollano da un anno all’altro si chiama il direttore e gli si chiede conto per sapere perché è successo e come intende fronteggiare questa crisi. In un’Azienda normale, quando si leggono i dati Auditel sugli ascolti che crollano miseramente e si devono chiudere precipitosamente trasmissioni una dopo l’altra, si chiama il direttore di “genere” e gli si chiede conto di scelte catastrofiche. In  un'Azienda nomale non si sostituisce una trasmissione che va bene con una che va peggio. In un’Azienda normale, quando si avvertono i segni degli ascolti che calano in uno dei settori più produttivi, la fiction, si chiama la direttrice e si chiede conto delle sue scelte. In un'Azienda normale si progetta il futuro con risorse adeguate e non si organizza la resistenza la sua sopravvivenza per non sparire.

Andiamo oltre: in un’Azienda normale quando il Governo si intromette nella sua gestione in modo indebito, sia quando mette mano al canone sia quando interviene sulle scelte organizzative, il suo Cda interviene e batte i pugni sul tavolo e minaccia ricorsi alla magistratura e invece si mette a discutere su come “…ricostruire un clima di fiducia interno alla RAI”. In un’Azienda normale quando la politica paralizza lo stesso Cda ostacolando la nomina del/la presidente esprime con "garbo" almeno un “vivo disappunto” e così via. In un’Azienda normale, quando accade che ci sia un forte ed autorevole momento di confronto e dibattito sulle proposte di legge di riforma della Rai come è avvenuto nei giorni scorsi ad Eurovisioni il suo vertice, direttori e dirigenti, partecipano ed accorrono in massa, fanno a spintoni per entrare, ascoltare e magari pure intervenire. No, non è un’Azienda normale. E forse non lo è mai stata.

Lo abbiamo riportato già una volta il pensiero di un prestigioso dirigente da poco in pensione e lo riteniamo ancora valido: “La prima e sostanziale riforma della RAI inizia dentro, prende forma nella sua cultura diversa e alternativa da quella finora espressa in decenni di malmostio e di connivenza con la politica. Il primo tassello di questa riforma dovrebbe consistere nel liberare gli scheletri nell’armadio e dire semplicemente che abbiamo sbagliato, che abbiamo seminato male ed ora raccogliamo i frutti di tanti errori”.

Un’Azienda normale potrebbe ragionare anche così ma, è noto, la RAI non è un’Azienda normale e cominciamo ad avere qualche dubbio che possa mai esserlo. Chissà se i marziani sono sempre della stessa idea di utilizzare l’Azienda per parlare al resto del mondo.  

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