lunedì 2 settembre 2024

RAI: nulla di nuovo sul fronte Occidentale

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

“Il silenzio fa sì che le immagini del passato non suscitino desideri ma tristezza, una enorme sconsolata malinconia.” E. M. R.

 

Nulla di nuovo sul fronte Occidentale. Nessuno sa nulla e seppure qualcuno sapesse qualcosa se ne guarderebbe bene dal dirlo in giro ben consapevole che in un soffio potrebbe essere smentito o superato. Si vota il 12 settembre (al Senato e non alla Camera come abbiamo erroneamente scritto) per eleggere i quattro consiglieri? Si, no, boh... forse vedremo. C’è l’accordo interno alla maggioranza? Si, no, boh, forse vedremo. Si sa qualcosa su quale sarà l’atteggiamento del “campo largo” al di la della battuta su “prima la riforma e poi il voto”? Si, no, boh, forse vedremo. E così via trotterellando.

Cosa ne esce da questo quadretto di confusione e incertezza? Pochi punti fermi:

1. l’Azienda ha il Cda in prorogatio da mesi.

2. l’Azienda ha un consigliere in meno e il presidente reggente pro tempore.

3. l’Azienda si trova di fronte ad appuntamenti cruciali: primo tra tutti il canone.

4. La politica, tutta, non riesce a trovare una soluzione.

5. La politica, tutta, non riesce ad elaborare una proposta di riforma in grado di reggere la verifica costituzionale e di compatibilità con la normativa europea.

6.  A fronte di un ricorso per l’applicazione di criteri trasparenti e non discriminatori, prima al TAR e poi al Consiglio di Stato, i giudici hanno da un lato rinviato il merito al 23 ottobre e dall’altro non hanno voluto fornire una risposta  giuridica ad un problema politico pur trattandosi, secondo quanto sostenuto dai ricorrenti, di applicare una legge e non di compiere una scelta politica.

7. Quando si parla di “numeri” occorre esser chiari almeno su un punto: abbiamo più volte scritto che in Vigilanza “i numeri non ci sono” per eleggere il/la Presidente non perché i numeri non ci siano ma perché non ci sono i numeri per quel determinato nome che il Governo vorrebbe imporre. Il potere esecutivo va molto al di là della mera applicazione della legge perché vuole imporre il “proprio” nome e non quello che potrebbe emergere dalla libera votazione dei parlamentari.

Infine, a proposito  di riforma, periodicamente emerge qualche proposta specie nell’ambito progressista. Sono anni, decenni, che succede. Ricordiamo lo scorso 3 agosto quando su Repubblica tuonò con un titolo a piena pagina “La Riforma RAI targata PD. Il modello BBC” salvo poi dover constare che si trattava della “vecchia” proposta Orlando. Al di la delle idee e delle proposte (il modello BBC? La cosiddetta “giaculatoria” dell’educare, informare e divertire? Una vera novità!) cosa rimane di tanta buona volontà? Nulla: elaborazione condivisa zero, dibattito zero, confronto zero. Tutto nasce tra pochi intimi, ambiti ristretti e riservati che si compiacciono a vicenda. E non è un caso che in oltre 40 anni le sole riforme RAI rilevanti entrate nella storia sono la Mammì del 6 agosto 1990, n. 223, la Gasparri del 3 maggio 2004, n. 112 e la Renzi 28 dicembre 2015, n. 220. La proposta Gentiloni del 12 ottobre 2006 è naufragata nel nulla prima ancora di nascere e altre proposte successive ancora ammuffiscono nei cassetti. Punto, a capo. Perché quando la sinistra, i progressisti o i “campolarghisti” pensano ad una Riforma RAI non ne vengono mai a capo pure quando hanno i numeri in Parlamento per portala a termine?

A nostro modesto avviso una risposta c’è: autoreferenzialità, individualismo e carenza di elaborazione di prospettive tattiche e strategiche. Vedi, appunto, il caso di questi giorni: come è possibile comprendere e aderire ad una posizione del “prima la riforma e poi le nomine” se non esiste uno straccio di proposta dibattuta e condivisa? Come è sostenibile e praticabile una proposta del genere se non sono chiari i tempi e i soggetti con cui portarla avanti?  

Ancora per poco, nulla di nuovo sul fronte Occidentale.

bloggorai@gmail.com

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