martedì 3 settembre 2024

RAI: una problematica attesa


“Nonostante le querelle a colpi di comunicati, il dato è chiaro: nella stagione 2023/2024 Mediaset (con le sue 16 reti) è stato l'editore più seguito nell'arco dell'intera giornata, mentre Rai (14 reti) è stata in grado di produrre più ascolti nelle due ore di prime time. Rispetto alla scorsa stagione, dunque, il servizio pubblico ha perso il primato nel giorno medio ed è la prima volta da almeno 10 anni, risalendo indietro alla stagione 2014-2015. E questo nonostante abbia pubblici più anziani, più forti consumatori di televisione, con un'età media di 64 anni, a fronte dei 58 di Mediaset”. Punto, a capo. “In sostanza, anziché ampliarsi RAI ha scelto di arroccarsi sulla rete ammiraglia, lasciando al prossimo Consiglio e a un futuro e migliorato piano industriale il compito di realizzare due importanti obiettivi, ovvero il ringiovanimento della platea e, appunto, la media company. Ecco come si illumina lo scenario delle innumerevoli repliche di Montalbano, degli speciali alle star del passato e di Techedeche come fosse acqua fresca. Doppio punto e doppio a capo. Ipse dixit Francesco SiIiato in una lunga,  corposa e dettagliata intervista pubblicata ieri su Tivù. Ecco illuminato pure lo scenario dell’informazione RAI con i Tg che perdono ascolti come un tubo bucato (il Tg2 oltre un milione, RAI News24 che non riesce a superare uno share da prefisso telefonico etc).

Ecco la “riforma” oggi, subito di cui parlare, ecco il tema delle risorse scarse e soprattutto incerte (canone) di cui nessuno vuole parlare. Ecco che la realtà sgretola la fantasia e pone la centralità del tema di avere un Cda a Viale Mazzini autonomo e credibile, eletto/nominato con i criteri imposti dall’MFA che già possono essere recepiti senza aspettare una fantasiosa riforma che chissà se e quando potrà mai essere solo messa in cantiere e figuriamoci realizzata. Tant’è.

Ci predisponiamo in attesa del 12 settembre, sempre che si possa andare a votare. Intanto oggi sul Messaggero, a firma Nello Ajello, si propone un bignamino della situazione abbastanza attendibile che riassume le tre ipotesi praticabili. A – scelta Meloni: il 12 si votano i quattro consiglieri, quali che essi siano, il Governo propone i suoi due nomi e il Cda si forma con il Presidente scelto per anzianità, poi si vedrà. B – scelta FI: congelare tutto in attesa di accordi e magari pure con l’opposizione (Gasparri, uno che se ne intende, dixit “Se non c'è l'accordo globale, dentro la maggioranza ma anche con le opposizioni che gridano Aventino-Aventino! ma intanto hanno gran quantità di direttori e di conduttori Rai schierati a sinistra, si va avanti con il Cda che c'è”) ovvero rimangono Sergio/Rossi, poi si vedrà. Infine, una relativa novità: si nomina solo il consigliere al posto della Soldi, rimane questo Cda che nomina la Agnes come Presidente (e FI è contenta)  e rimane Sergio come AD (la Lega è contenta) e si procederebbe a fare la “riforma” e poi, si vedrà. Ipotesi alquanto fantasiosa: anzitutto il Cdà è scaduto per intero e la Legge impone il suo rinnovo, e poi il nome del nuovo consigliere chi lo propone? Lo estraggono a sorte? E infine, tanto sono tutti consapevoli che dire/proporre “fare la riforma” significa semplicemente, banalmente, buttare la palla in tribuna e sperare che qualcuno la raccolga, magari prima del marzo 2027 quando si dovrà affrontare il tema del rinnovo della Concessione.

Adelante, anche senza juicio, il 12 è vicino, molto vicino e pure l’appuntamento al TAR del 23 ottobre è dietro l’angolo.

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