venerdì 6 settembre 2024

RAI: un castello di carte, napoletane e tarocche

Foto di Jean Didier da Pixabay
Se mai ce ne fosse stato bisogno, la faccenda Sangiuliano ha rimescolato drammaticamente le carte di Viale Mazzini. Tra pochi giorni, il 12, al Senato è attesa la votazione per la nomina dei quatto consiglieri mentre alla Camera il 10 si dovrebbe tenere la Capigruppo per prendere la decisione parallela e votare semmai lo stesso giorno.

Era ed è una possibilità remota ma non del tutto improbabile. Accordi si no o forse? Nessuno è in grado di affermarlo con assoluta certezza. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo per quanto sappiamo: non ci sono tracce di accordi, non interni alla maggioranza, non all’interno dell’opposizione e non tra le due parti. Ognuno per se e trallallero per tutti, poi si vedrà. Semmai fosse esistita una vaga possibilità, un barlume di ipotesi, ora il banco sembra saltato e, appunto, dopo il 12 si vedrà. 

Tra i tanti buoni motivi che sorreggono questa ipotesi c’è la questione AD che, proprio a seguito della farsa/commedia/tragedia Sangiuliano ha fornito una sponda di ingarbugliamento ulteriore. Come noto, da mesi, quasi un anno, si legge e si scrive che la Meloni avrebbe deciso che il filosofo di Colle Oppio sia il prossimo AD in ticket con la Agnes. Abbiamo però pure letto e scritto che questa ipotesi non è per nulla scritta sul duro granito, anzi. Più su Rossi che sulla Agnes (che, a quanto sembra, potrebbe essere pure gradita ad una certa sinistra) si sono addensate nubi che non gli promettevano nulla di buono proveniente da Palazzo Chigi. Solo che, solo che, dicono a Viale Mazzini: “L’idea di Rossi fuori dalla RAI non è nata peregrina. Il personaggio è in cerca di una exit strategy, dopo essere stato e sentirsi AD in pectore, da tempo ha fiutato l’aria che tira e cerca di correre ai ripari. E in questa manovra si troverebbe in buona sintonia della sua sponsor che, trovandogli una buona occasione per togliersi dai piedi dalla RAI, in questo modo salverebbe capra e cavoli”. Interessante: questa la chiave di lettura della fibrillazione che c’è stata nei giorni scorsi nei corridoi del VII piano e a Saxa Rubra non appena uscita la notizia che Rossi, insieme a Giuli, Buttafuoco e Mazzi (anche lui Made in RAI) era tra i papabili al Ministero della Cultura. Una pacchia per tutti. Apriti sesamo! Tutte le carte riemergono sul tavolo e si rimescolano e l’annoso dilemma che tormenta il vertice Rai non è se e quando ci sarà un prossimo Cda ma se Rossi rimane o meno e, semmai fosse, in quale ruolo. Oggi Repubblica pone il problema della possibile successione a Sangiuliano e cita i nomi ma “dimentica” Rossi. Sarà un caso ... certamente un caso!

Calendario alla mano: il 10 mattina ci dovrebbe essere un Ufficio di presidenza della Vigilanza per dibattere il caso Tg1/Sangiuliano, poi il 12 è dietro l’angolo e la variante dimissioni del Ministro è più problematica che mai perché il 19 ci dovrebbe essere il G7 della cultura a Napoli. Difficile immaginare che a quell’appuntamento ci possa essere il ministro ospitante dimissionato come pure, d’altra parte, difficile immaginare che ilG7 Cultura possa essere presieduto con disinvoltura da un ministro con un tale fardello di problemi anzitutto politici e poi familiari. Semmai le dimissioni ci fossero nelle prossime ore o giorni, pare assolutamente improbabile che possano avere in ricaduta un effetto immediato per Viale Mazzini, posto che l’ipotesi Rossi sia percorribile. Troppi se e troppi ma e troppo il tempo necessario per rimescolare le carte e servirle sul tavolo. Dopo di che si arriva al 23 settembre, quando è stato convocato uno sciopero generale dei lavoratori RAI. Appuntamento importante. E dopo di che ancora, arriviamo al 23 ottobre con l’udienza del TAR che, a questo punto, farebbe comodo a tutti attendere l’esito quale che esso sia.

Non ci resta che piangere, ridere o più semplicemente attendere. Magari pure un sussulto di “iniziativa” dell’opposizione che avrebbe pur sempre una carta eccellente da giocare: far dimettere subito (e ce ne sarebbero molti buoni motivi) i due consiglieri Bria e di Majo e costringere la “politica” a procedere con le nomine applicando subito quanto imposto dall’MFA: criteri di selezione con trasparenza, chiarezza e non discriminazione.  

Mah … boh … chissà … forse … vedremo.

bloggorai@gmail.com

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