Avere una “certa” età presenta complessi problemi e inconvenienti ma anche notevoli vantaggi. Parliamo di questi secondi: anzitutto si forma un certo senso di visione elevata delle cose umane, nel senso di poter osservare le faccende con uno sguardo più chiaro, meno affumicato dalla bassa cucina. Poi si forma un certo senso di “serenità” nei termini di avere poca voglia di perdere tempo con le quisquilie inutili e inconcludenti. Si va più al sodo, al cuore dei problemi, e si cerca più la sintesi che la complessità. Non c’è molto tempo da perdere. E infatti, non perdiamo molto tempo a verificare una bubbola proposta oggi dal Corriere della quale parleremo più avanti.
Bene. Ciò detto, premettiamo subito che questo Post è per pochi eletti, solo per coloro “malati” di Raiotismo acuto, capaci di intendere e interpretare le segrete e oscure trame che si agitano dentro e fuori Viale Mazzini. Parliamo ancora del Nuovo Contratto di Servizio per quel tanto ancora che ci siamo dichiarati schierati tra coloro che lo ritengono un documento di assoluto rilievo strategico per il futuro della RAI. Che poi verrà disatteso meno è altro discorso. Speriamo di essere perdonati dalle lettrici e dai lettori che lo ritengono una perdita di tempo.
Allora, dibattendo e riflettendo sul documento da pochi giorni reso noto in Vigilanza e che tutti, tutti, ancora oggi continuano ad ignorare, abbiamo appreso un complesso e delicato retroscena molto interessante che la dice lunga su come vanno le faccende al VII Piano di Viale Mazzini. In un post precedente di eravamo posti una domanda che ora sembra irrilevante: questo Contrato è di “destra” ???
Il tema è la “filosofia” del nuovo Contratto sulla quale, a quanto ci dicono, si sono confrontati due schieramenti prevalentemente interni alla RAI. Il primo farebbe riferimento alla presidente Soldi e alla sua collaboratrice Squadrone mentre il secondo a Giuseppe Pasciucco, ex CFO ed ora presidente di RAI Way nonché “Direttore della Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche”. Il primo "gruppo di lavoro" si è concentrato sul tema KPI dove sembra aver conseguito un certo risultato facendo entrare “manu militari” questo concetto pur tuttavia senza specificare in alcun modo il loro “peso” (dimensioni, definizioni, modalità di verifica etc) mentre il secondo sembra aver conseguito la vittoria più rilevante seppure, forse, la più pericolosa per il Servizio Pubblico.
A quanto ci viene riferito da nostre fonti, sarebbe Pasciucco l’artefice, il teorico del “no obblighi … no costi” e del subordinato teorema dell’equilibrio tra risorse disponibili e impegni di spesa? Dal suo punto di vista, ci dicono, l’enfasi è più sul timore dei costi che sul vantaggio del valore determinato dagli obblighi. Non è cosa da poco e, in questa chiave si legge, si legge bene in combinato disposto prima l'art. 3 (Digital Media Company) e poi l’arcano quanto misterioso e pericolosissimo sistema dell’abolizione totale del precedente articolo 25 (Obblighi specifici dettagliati in 7 pagine) e dell’introduzione della clausola della NON pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del famigerato Allegato 1 che, da solo, merita un capitolo a parte nella forma e nel merito. In poche parole, qualcuno potrebbe avere sostenuto una frase del genere: “Non specifichiamo gli obblighi … togliamo per quanto possibile quelle parti dove si dice “la RAI è tenuta a ...” teniamoci le mani libere e speriamo che vada bene”. Come Bloggorai ha scritto tante volte “tiriamo a Campari” e poi … un giorno si vedrà. Tradotto in italiano corrente: il Servizio Pubblico comincia a tagliare il ramo dove è appollaiato.
Ma c’è un’altra grande questione tutta da verificare e si riferisce alla “natura organica” del Contratto. Nel precedente Contratto i primi articoli dall’1 al 6 si riferiscono dettagliatamente all’oggetto del Contratto stesso (poi ripresi e meglio specificati all'art.25). In poche parole, laddove si dice che “… il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità, l’impiego della capacità trasmissiva necessaria, la realizzazione dei contenuti editoriali, l’erogazione dei servizi tecnologici per la produzione e la trasmissione del segnale in tecnica analogica e digitale, la predisposizione e gestione dei sistemi di controllo e di monitoraggio” tutto questo, nel nuovo Contrato viene sostituito e sintetizzato in un solo articolo, il n. 2, dove in poche righe, si leggono i “Principi generali e obiettivi dell’offerta di Servizio Pubblico”. Attenzione: questo articolo si chiude con il comma 4 dove si legge che “L’offerta di servizio pubblico sarà prevalentemente composta da programmi classificabili nei generi -e secondo le quote- di cui all’allegato 1)” cioè quello stesso allegato a dir poco anomalo laddove non si prevede (vedi art. 25) che sia soggetto a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale … ovvero una scrittura clandestina, privata. Nota bene: questo articolo è peraltro privo di un passaggio tutto da verificare ovvero “l’impiego della capacità trasmissiva necessaria” che non è proprio una cosetta da poco conto.
Chiudiamo sull’articolo di oggi sul Corriere: si legge che “Entro la fine del mese i vertici dovranno chiudere il contratto di servizio, la cui bozza questa settimana sarà esaminata dalla commissione di Vigilanza (che esprimerà un parere non vincolante) per poi ripassare all'esame del ministero delle Imprese e dell'azienda e essere riapprovato in consiglio di amministrazione il 25 luglio”. Il caldo fa brutti scherzi: non c’è alcuna possibilità che la Vigilanza possa esprimere il suo parere obbligatorio (che non viene scritto dal Corriere) ma non vincolante entro questi termini. Non foss’altro perché il 27 sarebbe (condizionale) è prevista l’audizione del Ministro Giorgetti sul canone. Il Cda RAI del 25 potrà avere ben altri argomenti su quali dibattere. Auguri.
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