E, in questo quadro e con questa premessa, si capisce perfettamente il delirio di segretezza, di “riservato” e di “vorrei dirti ma non posso perché mi sento minacciato”. C’è da crederci: questo documento, del quale ancora stamattina sulla stampa nessuno parla (salvo due domande alla presidente della Vigilanza di cui faremo cenno) oltre che pericoloso per la RAI e per il Servizio Pubblico è oltre l’imbarazzante e giustifica tutti coloro, anche a sinistra, che ritengono il Contratto un’ inutile quanto formale perditempo, un “laccio o lacciolo” di pedante burocrazia perché, tanto poi nessuno se ne cura se verrà applicato o meno. Insomma, una pura finzione scenica. NO, Bloggorai ha una diversa opinione.
Vediamo con ordine. Anzitutto l’attenzione che il nuovo Contratto avrebbe dovuto meritare. Formalmente, ma solo formalmente, il documento è noto da quando il Ministero lo ha inviato in Vigilanza RAI, cioè martedì 11 tardo pomeriggio. Sostanzialmente in RAI era noto ai consiglieri dal 23 giugno. Ancora più sostanzialmente, il documento era noto e circolava da mesi tra Ministero e gruppo di lavoro di Viale Mazzini, sotto il coordinamento della Soldi/Squadrone e, recentemente, del “Direttore della Direzione” Mazzà. Tutti coloro che dovevano sapere sapevano e tutti quelli che avrebbero voluto sapere avrebbero potuto sapere e ciò che hanno saputo, se lo hanno saputo, o non lo hanno capito o ne sono in qualche modo corresponsabili.
Allora succede che ancora questa mattina, nonostante le evidenti e clamorose osservazioni che si possono rilevare nel merito del nuovo Contratto, nessuno ne parla: tace la politica e tacciono i giornali, che forse ne ignorano pure l’esistenza. Eppure, in altre circostanze, ci sarebbero state la manifestazioni sotto il cavallo o a San Macuto. Silenzio totale. Ne fa un breve accenno solo la presidente della Vigilanza, Barbara Floridia in una intervista su La Stampa dove si legge “Con il nuovo contratto di servizio (la RAI) farà un passo avanti? «Ancora dobbiamo esaminarlo a fondo, ma da una prima lettura sembra meno corposo del precedente”. Siamo ottimisti e generosi: crediamo proprio che non lo abbia esaminato a fondo, anzi, corre il dubbio che non lo abbia esaminato proprio. Come potrebbe essergli sfuggito il clamoroso quanto fondamentale “buco nero” dell’allegato 1 di sole due paginette che sostituisce il precedente e dettagliatissimo art. 25 sugli obblighi specifici di oltre 7 pagine dove si dettaglia puntualmente ciò che RAI “è tenuta a …” e che, peraltro, come si legge nell’articolo 25 della bozza attuale, “gli allegati non sono soggetti a pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale…”???
Il nuovo Contratto è tutto qui, in queste due pagine di “allegato” non pubblicizzabile ai sensi del citato articolo, che si condensa, si sintetizza il cuore, la massa critica di ciò che si intende “contrattualizzare”.
Dove, peraltro, è scomparsa la frase “valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta” contenuta nel precedente Contratto all’art. 25, c, v. . Come pure sembra sparito il vincolo (la RAI è tenuta …) sempre contenuto all’interno dell’art. 25 del precedente contratto a “...presentare un piano industriale …che preveda ..incoerenza con la Convenzione …etc etc …” e un “Piano editoriale che sia coerente con la missione di Servizio Pubblico etc etc”.
Non sono carenze di poco conto.
Abbiamo iniziato un lungo e faticoso lavoro di confronto tra il precedente Contratto e quello attuale. Parola per parola, virgola per virgola, lentamente sta prendendo la sua forma specifica e il suo senso generale: è un Contratto a senso unico che, già dalla premessa, indica la via che si intende percorrere: dare al Servizio Pubblico una forte connotazione privata che prende avvio proprio dal concetto di “prestazione corrispettiva” ovvero “Io Governo ti do il canone a condizione che tu “assicuri un adeguato livello di qualità…”. E chi definisce cosa è ”adeguato”? come viene misurato ciò che sarebbe “adeguato” e se poi non viene assicurato ciò che è “adeguato” cosa succede?
ps: stiamo lavorando sulla lettura dettagliata e approfondita dell’art. 3 del nuovo Contratto “Digital Media Company”.
C’è molto ancora da dire.
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