giovedì 20 maggio 2021

L'ordine naturale delle cose

 

                                                                            Foto di Sang Hyun Cho da Pixabay

Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono, se le opere non si compiono arte e morale non prosperano, se arte e morale non prosperano, la giustizia non è precisa, se la giustizia non è precisa, il paese non sa dove poggiare.

Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in ordine, è questo ciò che importa.

Allora, cerchiamo di rimettere in ordine le cose. Abbiamo scritto più volte che il destino della Rai quest’anno si lega indissolubilmente a quanto avverrà nel contesto politico entro il quale si svolgerà il cambiamento del suo vertice già dai prossimi giorni. L’Azienda di Servizio Pubblico è solo una pedina, seppure di grande interesse strategico, ma non è la sola che si dovrà muovere sulla scacchiera e ogni pezzo avrà un peso in relazione a come verranno di posti gli altri pezzi e a quale indirizzo si intende dare alla partita.

Lo scenario è composto da diversi elementi strettamente connessi tra loro. Al primo posto, in ordine cronologico, appare la tornata delle nomine nelle società controllate e consociate dalla Stato. Subito dopo si pone la nota partita dell’inizio del semestre bianco di Mattarella, con i rischi che si possono correre di forti tensioni tra i partiti (il PD e M5S in caduta libera mentre FdI e Lega crescono). Il Governo può correre rischi? Subito dopo, a seguire, le elezioni amministrative mentre il tutto si lega alle riforme inderogabili (fisco e giustizia in primo luogo) contestuali al PNNR.

In questa settimana si svolgono due Assemblee di valore strategico: oggi Cassa Depositi e Prestiti, a seguire Ferrovie e subito dopo Rai (l’8 giugno). Le prime due saranno cartine di tornasole per svelare il famigerato “metodo Draghi” sul quale tanti esperti si sono esercitati nella sua esegesi. Certo, se si dovesse dare credito a quanto si legge ad esempio oggi su La Stampa, con la firma di Federico Capurso, non c’è da stare molti allegri dove addirittura si legge che “Di Maio avrebbe preparato uno schema, insieme a Pd e Leu. Per la presidenza si fa il nome di Beatrice Coletti, attualmente in Cda in quota M5S, mentre l’uomo alla guida di Rai Cinema, Paolo del Brocco, verrebbe promosso ad amministratore delegato”. Ammesso e non concesso che ci possa essere un accordo di tal genere, con quali criteri sarebbero state scelte queste persone (oltre i loro indiscutibili meriti)? Sono stati confrontati i loro Cv con quelli degli altri candidati? Se mai c’è un metodo, una teoria, che allontana sempre più le sorti della Rai da un futuro possibile è proprio nella speranza di non leggere ancora che ci sia qualcuno in giro che ha in mente di fare questo tipo di accordi sottobanco.   

Tutto questo avverrà mentre sono in pieno svolgimento appuntamenti di grande rilievo: 5G e rete unica e refarming delle frequenze. Su questo secondo punto, siamo in attesa di conoscere i dati aggiornati che il MISE dovrebbe rilasciare in relazione all’andamento del parco televisori che si dovranno rottamare a partire dal prossimo settembre. Per quanto finora noto, siamo in drammatico ritardo: l’effetto Covid si è fatto sentire e, aggiungiamo e sottolineiamo, grazie pure ad una campagna di informazione di basso rilievo (complice anche la Rai) le vendite di nuovi televisori e decoder non sembrano andare come sperato. Nel frattempo, non è stato ancora deliberato dallo stesso MISE il decreto che estende l’incentivo fino a 100 euro che dovrebbe superare il precedente limite di riferimento a famiglie con reddito ISEE fino a 20 mila euro. Molti sperano che un incentivo “sostanziale” all’acquisto di un nuovo televisore possa avvenire con l’inizio degli europei di calcio e con le Olimpiadi di Tokio.  

Sul primo punto invece, a quanto sembra, siamo in una situazione di stallo. Il Governo, per quanto ha dichiarato Giorgetti, non sembra avere particolare attenzione e interesse a sostenere il progetto di rete unica per come era stata concepita alla fine dello scorso agosto. Si vuole fare presto (Colao dixit) ma non necessariamente con quei presupposti, anzi.

Torniamo per un momento ancora all’argomento che abbiamo trattato nei giorni scorsi: il canale 20 di proprietà Mediaset definito da AgCom come “generalista” (sarebbe il quarto). I nostri attenti ed esperti lettori sono al lavoro per aiutarci a comprendere bene questa storia che richiede molta attenzione e studio di documenti complessi. Per ora ci limitiamo a riportare una domanda tanto semplice quanto complessa nella risposta: è lecito, è previsto o viceversa è vietato, che un solo soggetto possa essere proprietario di più di tre reti nazionali generaliste? Tanto per capirci, si tratta di decifrare correttamente quanto disposto dall’art. 5 comma 1 lett. dlgs n. 177/05 (TUSMAR) dove si legge: “…previsione di titoli distinti per lo svolgimento delle attività di fornitura di cui alla lettera b), rispettivamente in ambito nazionale o in ambito locale, quando le stesse siano esercitate su frequenze terrestri, stabilendo, comunque, che uno stesso soggetto o soggetti tra di loro in rapporto di controllo o di collegamento non possono essere, contemporaneamente, titolari di autorizzazione per la fornitura di contenuti televisivi in ambito nazionale e in ambito locale o radiofonici in ambito nazionale e in ambito locale e che non possono essere rilasciate autorizzazioni che consentano ad ogni fornitore di contenuti in ambito locale di irradiare nello stesso bacino più del 20 per cento di programmi televisivi numerici in ambito locale”. Si può ben capire che la materia è molto complessa e proprio per questa sua natura ci impone di essere tanto precisi quanto attenti perché, è noto, proprio nella conduzione e nell’incertezza si celano spesso trappole e misfatti.

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