domenica 23 maggio 2021

La BBC non sarà mai come la Rai, forse

 

                                                                                 Foto di TheOtherKev da Pixabay 

No, no e poi no: la Rai non potrà somigliare nemmeno lontanamente alla BBC. Non potrà esserlo per mille buoni motivi di varia natura e, tra questi ce n’è uno di carattere, passateci il termine, antropologico. Magari, si potrà pure osservare che sia un bene: siamo troppo diversi in mille aspetti dai britannici che ora non sono nemmeno più europei.

Premessa: per chi fosse interessato a saperne di più sulla BBC a confronto con la Rai in modo sintetico e sufficiente può leggere questo documento: https://www.key4biz.it/wp-content/uploads/2017/01/Chiariello_La_-governance_-della_Bbc...Federalismi.it_21.11.2016.pdf  

Già: così succede che le persone che lavorano alla BBC, nel bene e nel male, hanno un senso dell’Azienda, del suo prestigio, della sua credibilità e autorevolezza che da noi talvolta sembra sfuggire. È successo, infatti, che nei giorni scorsi, si è dimesso l’ex potente Direttore Generale Tony Hall a seguito dello scandalo sull’intervista a Lady Diana “estorta” dal giornalista Martin Bashir ben oltre 25 anni addietro quando appunto Hall era direttore delle News. Attenzione: Hall non è più alla BBC da oltre un anno e dunque si è dimesso dalla nuova carica che attualmente ricopre presso la National Gallery ammettendo in tal modo una sua diretta responsabilità per i fatti avvenuti a quel tempo. Provate ora voi ad immaginare se qualcuno, in Italia e alla Rai in particolare, facesse una cosa del genere. Provate ad immaginare che un direttore generale, un presidente, un consigliere di amministrazione, un direttore di rete o telegiornale, un capostruttura qualsiasi si prendesse la responsabilità di fare un gesto simile: vent’anni fa ho fatto una c…ta e ora sono pentito, mi scuso e tolgo il disturbo: “Tra voi, tra voi saprò dividere Il tempo mio giocondo. Tutto è follia, follia nel mondo”. No, non è nella nostra cultura, nel nostro DNA, la colpa è sempre di qualcun altro, io non c’ero e se c’ero dormivo e se dormivo, dormivo da piedi. Pressoché impossibile trovare qualcuno che possa serenamente, tranquillamente, ammettere di essere in quota parte responsabile per quanto oggi osserviamo. Sulla Rai, non ne parliamo proprio, anzi.

Bena, ma questo è solo un aspetto di quanto vi proponiamo alla riflessione. Come spesso è avvenuto, la BBC è stato un “laboratorio” importante per i servizi pubblici europei e, proprio in questi giorni, lo dimostra ancora una volta ma, purtroppo, non nel bene. Da tempo, infatti, l’emittente pubblica britannica è sotto tiro da parte del Governo Conservatore di Boris Johnson che ne vorrebbe ridurre il suo “peso” nella formazione dell’opinione pubblica nazionale. E dove è partito l’attacco? Dal canone, cioè ad uno dei suoi pilastri fondamentali della sua autonomia iniziato negli anni scorsi con la sua riduzione alle fasce di età over 70. Quella in corso tra la BBC e il Governo sarà una guerra di lunga durata: per il 2027 è prevista la scadenza della Royal Charter e, nel suo recente rinnovo, è stata prevista una “revisione di mezzo termine” che potrebbe avvenire proprio quest’anno. La posta in palio è la sua autonomia dal Governo, più o meno esattamente simile a quanto avviene da noi, dove la governance di Viale Mazzini è fortemente caratterizzata dalla presenza dell’azionista di maggioranza, il Governo appunto, che nomina AD e propone il presidente. La revisione di mezzo termine, nelle intenzioni di Johnson punta direttamente al cuore di un cardine del funzionamento della BBC e del suo ente regolatore, l’OfCom, cioè alla sua autoregolamentazione. Seguiremo gli eventi.   

Ieri, sul Corriere della sera, Aldo Grasso ha colpito ancora con il titolo “Il Servizio Pubblico e la formazione di una cultura europea” dove si pone la domanda: cosa ha fatto il Servizio Pubblico, quale apporto ha dato alla formazione di una cultura europea, per rafforzare la sua idea di Europa? Grasso ci ricorda che oggi i due soli “momenti televisivi” di grande impatto sui telespettatori sono le partite di calcio di Champions League e, come avvenuto ieri sera, l’Eurovision Song contest. Così è e tutto il resto va in secondo piano. Sappiamo tutto di Ursula Van Der Leyen e dell’ineffabile Gentiloni, delle politiche monetarie e di quanto l’Europa ci chiede ma quanto sappiamo invece di quanto l’Europa ci dice in termini di crescita sociale, di sviluppo della cultura comunitaria? Magari ci sbagliamo, ma ci sembra poco, troppo poco. Per rimanere in tema: ci sono tracce di una idea di “Servizio Pubblico radiotelevisivo comune europeo” o di qualcosa che vagamente gli possa somigliare? No. Non ci sono. Con buona pace dell’EBU.   

Oggi la giornata sarà lunga. Rimanete sintonizzati.

bloggorai@gmail.com

 

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