martedì 25 maggio 2021

Auditel: la Tv al centro del Villaggio (e la Rai?)


                                                              Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La Rai è ancora al centro del Villaggio? Parliamo del sistema delle telecomunicazioni, della nuova e diversa società rispetto a quella dove è nata e cresciuta. Parliamo di quel Paese che ha fortemente contribuito ad alfabetizzare, ad informare, educare e divertire nei decenni trascorsi.  Ora quel Paese è diverso, è mutato socialmente, culturalmente e tecnologicamente. Da tempo l’assioma Rai=Televisione o viceversa non regge più. Per un lungo periodo i telespettatori hanno considerato che l’oggetto, il teleschermo, fosse una cosa sola con il suo editore e tutto il resto del mondo era complementare. Prima l’avvento della televisione commerciale e poi l’irrompere di Internet ne hanno demolito completamente il suo ruolo centrale e primario nel “sentiment” nazionale.  Quindi, la Rai non è più, da tempo, al centro del Villaggio ed è ragionevolmente difficile immaginare che ci possa tornare. È necessario prenderne atto e si tratta solo di capire come, in che termini, con quali prospettive e posizionamento potrà ancora farne parte. La sfida è aperta.

Ieri è stata presentata in Senato la consueta Relazione Annuale Auditel dopo aver dovuto saltare la precedente edizione causa Covid. Come anticipato e promesso, riportiamo una sintesi del documento, illustrato dal Presidente Auditel Andrea Imperiali. La Relazione si è sviluppata lungo tre direttrici:

La prima: il 2020 sarà ricordato come l’anno in cui la popolazione italiana, segregata dalCovid-19, ha giocoforza compiuto un gigantesco balzo sul fronte della digitalizzazione. Si è dotata, infatti, di nuovi collegamenti internet e di nuovi device; ha imparato velocemente a governarli; ha avviato una fruizione più consapevole dei contenuti multimediali. E con l’utilizzo di Smart TV, personal computer e smartphone, ha notevolmente incrementato la visione della cosiddetta “TV fuori dal televisore”.

La seconda direttrice riguarda l’affermarsi di un nuovo contesto competitivo. Concentrazione crescente. Irrompere di soggetti con dimensioni di scala globali e che sfuggono a ogni forma di regolamentazione e controllo. Aumento della pressione competitiva sugli operatori tradizionali. L’insieme di questi fattori, diversi ma convergenti, sta radicalmente ridisegnando l’industria televisiva.

La terza direttrice, non a caso, sottolinea il ruolo più che mai fondamentale che, in questo rivoluzionato contesto, sono chiamate a svolgere le Istituzioni e le Autorità di regolazione. Lo sono soprattutto alla luce della stagione costituente che, negli ultimi mesi, sta caratterizzando le decisioni europee finalizzate a ricondurre le nuove tecnologie - e i fenomeni che ne derivano - all’interno di un sistema normativo condiviso.

Quali sono i cambiamenti rilevanti? Nuove tecnologie di accesso (con l’arrivo del 5G e, soprattutto, l’estensione della copertura ultra-broadband nel Paese). Crescita esponenziale degli schermi (diventati ormai – pensate - oltre 112 milioni; e sempre più connessi). Nuovi fruitori (giacché sono i Millennials e la Generazione Z che stanno guidando questo cambiamento). Nuovi comportamenti di fruizione (tipicamente On-Demand, e non più solo nella tradizionale modalità lineare). Nuove abitudini di consumo (prevalentemente individuali e in mobilità).

Ci si augura, quindi, che vengano rafforzate quanto prima le misure intese a favorire la rottamazione dei vecchi apparecchi, l’acquisto di Smart TV e la copertura ultra-broadband, in modo che non si accresca la disuguaglianza e sia facilitata, appunto, l’inclusione digitale di tutte le famiglie italiane. Altrimenti, da un lato si perderà l’opportunità di porre rimedio a una grave distorsione sociale; dall’altro si danneggerà ancora di più la nostra industria, già fortemente sotto pressione per le nuove, insostenibili dinamiche di mercato sopra descritte.

Favoriti dal lockdown nei Paesi industrializzati, i colossi dello streaming hanno visto crescere in maniera esponenziale gli abbonamenti; e raggiunto capitalizzazioni di borsa vertiginose. Al punto da proporsi oggi con nuovi modelli di business basati non più solo sulla subscription ma anche sulla raccolta pubblicitaria.

Questo squilibrio si estende oggi anche al cuore della TV, ovvero le trasmissioni lineari dei grandi eventi live, come per esempio le partite di calcio, con Amazon che acquisisce i diritti della Champions League e Dazn che si aggiudica gli incontri della Serie A, come già ha fatto Netflix in Francia con la Ligue 1.

Quanto precede ha rimesso la TV al centro della scena mediatica. E ha sancito, in maniera irreversibile, grazie anche al moltiplicarsi degli schermi, l’affermarsi della televisione fuori dal televisore. Lo dicono i numeri: nel corso del 2020 le visualizzazioni dei contenuti TV sui device digitali sono aumentate del +63%, il Tempo Speso del +136%, e anche la pubblicità, in totale controtendenza rispetto al perimetro tradizionale, è cresciuta del +53%.

La TV, infatti, è ancora più centrale nel racconto della quotidianità e nel coinvolgimento emotivo-sociale del pubblico. E ha davanti a sé la prospettiva di una crescita sempre più marcata dello streaming. Il cui volume complessivo, secondo le ultime stime di mercato, entro il 2025 quadruplicherà, portando il traffico dati per smartphone da 7,2 a 24 gigabyte mensili; mentre il consumo di video crescerà costantemente del +30% su base annua per i prossimi quattro anni, arrivando a costituire a regime il 76% dell’intero traffico dati da mobile.

Lo streaming, insomma, sarà sempre più pratica quotidiana per tutti, e non solo in mobilità.

bloggorai@gmail.com

 


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