lunedì 24 maggio 2021

Battaglie in Europa, scaramucce in Italia

 

Foto di Pete Linforth da Pixabay

I nostri affezionati lettori possono stare tranquilli (non sereni): siamo sempre sul “pezzo” magari con un pizzico di ritardo, ma ci siamo e magari il ritardo ci consente di capire meglio ciò di cui scriviamo. L’argomento è l’Europa, quella del mercato audiovisivo, delle telecomunicazioni, del Web, dei contenuti e delle tecnologie. Nei giorni scorsi vi abbiamo accennato all’Europa della Champion’s League e a quella dei Maneskin che hanno vinto il Song Contest mentre sappiamo poco di molto altro. Ad esempio, è difficile sapere qualcosa dei disegni strategici che si dipingono nelle grandi aziende europee che si muovono con costante dinamismo alla ricerca di nuovi posizionamenti nel mercato. È noto che pure Mediaset, da tempo, è un player in questo campo e proprio recentemente ha cercato di consolidare la sua presenza in Germania e in Francia: “Vogliamo costruire il polo paneuropeo della tv gratuita. E sono orgoglioso che sarà un’azienda italiana a farlo. Serve un player di dimensioni sufficienti per rimanere in partita con i giganti americani: da solo, nessuno in Europa ce la farà” ha dichiarato recentemente Piersilvio Berlusconi. Se non che, questa strategia sembra subire rallentamenti significativi: sia da parte francese con Tf1 E M6, sia da parte tedesca con Prosiebensat si stanno facendo altri ragionamenti. La posta in palio non sembra essere solo di carattere economico, non si tratta di semplice operazioni di M&A, quanto più di carattere geopolitico. Merkel e Macron hanno a cuore non tanto il portafoglio delle loro aziende quanto il loro specifico posizionamento nello scacchiere del proprio paese e in quello europeo. Infatti, da non dimenticare che ci sono in vista le elezioni politiche nei due paesi. Per il momento, del “polo europeo “ di marca Mediaset non se parla.

Bene. Scendiamo nella bassa cucina delle nostre faccende. Oggi, come alla dogana, nulla da dichiarare, sul fronte nomine tutto tace, solo cinguettii senza significato. Il solo argomento che merita attenzione lo leggiamo su Repubblica AF con il titolo “Telco, il declino non si ferma ma c’è l’ultimo treno” a firma di Stefano Carli. Leggiamo: “Neanche il boom del digitale in Italia ha fermato il declino costante delle Telco … che segnano un calo dei ricavi intorno al 5%”. Guerra dei prezzi, investimenti, tecnologie sono i campi di battaglie per i quali occorrono strategie che, al momento, non sembrano bene definite.

A proposito del solito tema che da tempo seguiamo con particolare attenzione, il refarming delle frequenze, vi riportiamo alcun dati rilasciati dal MISE e dalla FUB (Fondazione Ugo Bordoni) a proposito della transizione al DVB-T2. I dati sono aggiornati al marzo scorso e ci dicono che in Italia  “circa 26 milioni di famiglie italiane, l’universo di riferimento dell’indagine è costituito dalle famiglie che accedono alla TV attraverso la piattaforma DTT”. Il dato di grande interesse è questo: “Le famiglie pronte a ricevere trasmissioni DVB-T2 ammontano a circa il 49,6% delle famiglie DTT, con una forchetta che va dal 47,2% al 52,0%; in termini assoluti si tratta di un insieme di famiglie compreso tra gli 11,2 e 12,3 milioni. Specularmente, le famiglie non pronte alla ricezione di programmi DVB-T2 sono comprese tra gli 11,4 e 12,5 milioni (48,0-52,8%)”. In questi numeri si pone l’allarme per quanto potrà avvenire già dal prossimo settembre, quando alcuni milioni di queste famiglie potrebbero vedere il proprio schermo tv andare in nero.

A questo proposito, merita attenzione l’intervista a Stefano Ciccotti, CTO Rai, pubblicata questa mattina su FirstOnLine:  

https://www.firstonline.info/ciccotti-rai-la-svolta-tecnologica-ci-chiama-ecco-le-nostre-strategie/

 

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