Tic .. toc... tic ..toc ...tic ...toc Chi vi scrive ha ricevuto in eredità questo antico e prezioso orologio da parete. Perfetto, bellissimo, inesorabile. Ha una curiosa particolarità: il suo rumore è intermittente: a volte è forte e fragoroso, altre volte sembra fermo per quanto è silenzioso. Eppure, senza pietà per nessuno, incede e batte i minuti e le ore.
Vale per tutti, figuriamoci per la Rai, per il Servizio Pubblico (come talvolta è meglio citarlo per il nome più corretto) dove qualcuno suppone di vivere in una bolla di sapone, una variabile impazzita, oppure, in modo assai più sofisticato, di essere all'interno della teoria della relatività generale dove si descrivono i processi di deformazione dello spazio e del tempo in prossimità di corpi massicci (asteroidi, pianeti).
Di questo si parla quando si assiste ad una giornata come quella di ieri. Gli attuali vertici di Viale Mazzini, ormai vicini ad un anno dal loro insediamento, sono stati capaci di entrare in una palude dalla quale sarà difficile uscire. Ieri, l'AD ha menato vanto del Piano industriale. Chi ha una certa età, come il sottoscritto, gli viene in mente il Rover lunare usato nelle missioni Apollo. Come noto, ogni sua ruota, ogni sua parte, può essere indipendente dall'altra pur rimanendo coesa con il resto del veicolo. Ebbene, il Piano industriale, sebbene possa contenere spunti interessanti, sembra una vettura spaziale a cui mancano ruote, non ha benzina e gli si è spento il navigatore. Le ruote sono le risorse anzitutto (non ha detto una parola sul canone e di sfuggita la pubblicità); altra ruota sono le tecnologie: il digitale terrestre presto, nel giro di pochi anni, sarà smantellato (la televisione pubblica svizzera dismette gli impianti dal prossimo 3 giugno). La benzina sono le risorse umane: la direzione occupata da Flussi è paralizzata in attesa di una nomina attesa da mesi e non si sblocca fintanto che non sarà chiaro se ad occuparla sarà Zucca o Ventura. La direzione produzione, uguale a più di un terzo dell'Azienda, peggio ancora. Il navigatore è una prospettiva sociale, culturale, che non riguarda solo i numeri, le slides di Power Point.
Ipse dixit: la settimana scorsa il 18, leggiamo su quel giornale marxista leninista maotsetung pensiero di Repubblica che Massimo Ferrario, indicato dalla Lega proprio alla produzione non sarà nominato "mai!!!" e nello stesso articolo a proposito di Ferragni "sarà sostituito" e conclude un ferreo ragionamento "Queste decisioni le prendo io, nessun altro. E' tutto a posto, le nomine sono quelle che conoscete". Questa frase contiene solo una verità: i nomi li conosciamo. Non conosciamo invece la sua credibilità, la sua capacità a dirigere questa Azienda. Proviamo ad immaginare ora cosa può succedere e proviamo ad immaginare di essere uno dei soggetti coinvolti nelle nomine, ad esempio uno di quelli "sfiduciati". Con che coraggio, da questo momento in poi, si può immaginare una leale e corretta collaborazione da parte dello sfiduciato dopo che a tutti è stato reso noto l'intendimento di non avvalersi più della sua competenza? Lo "sfiduciante", da ora in poi, con che coraggio solleverà il telefono per chiedergli si seguire una certa pratica se, in modo pressochè palese, ha dato ad intendere di non fidarsi più di lui? Certo, parliamo sempre di "professionisti".
Questa è la palude, il pozzo senza fine, questa è la paralisi dell'Azienda: innescare meccanismi perversi di trame e complotti, di tutti contro tutti, di salvagente richiesti alla politica o ad altri cosiddetti "poteri forti" (fantomatici, misteriosi, complottaroli ma sempre efficienti al momento giusto).
Comunque, facciamola breve: al momento in cui scriviamo delle nomine non ci sono tracce e, per quanto abbiamo saputo, sono in attesa di giudizio. Magari,come sembra, fin dopo le elezioni. Esattamente come auspicato informalmente da Foa. Chapeau, è un vero politico, un giornalista di chiara marca montanelliana, doppio chapeau. Altri, si direbbe, sprovveduti allo sbaraglio. Beninteso, siamo prontissimi a ricrederci e cospargerci il capo di cenere. Ma il timore che la frittata sia fatta è forte, la credibilità, il coraggio, non si acquistano al mercatino della managerialità un tanto al chilo.
Staremo a vedere, tanto è gratis e il divertimento (si fa per dire, dopo il siparietto di ieri della Gucciari) assicurato.
ps: ieri boom di lettori! grazie!!!!!!
bloggorai@gmail.com
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