"Non esiste nessuna riforma della Rai. Quella approvata poco fa al Senato è una Gasparri 2.0. È la peggiore legge che si potesse congegnare per il servizio pubblico. Renzi vuole una Rai legata a doppio filo al potere esecutivo con la nomina dell'amministratore delegato da parte dello stesso governo. In qualunque democrazia sarebbe impensabile. Una Rai fortemente lottizzata dai partiti che avranno ancora voce in capitolo nella scelta dei vertici e continueranno a spartirsi incarichi e poltrone. L'indipendenza dell'azienda dalla politica sarà, così, sempre più fragile. Una Rai guidata da un uomo solo al comando. Un sistema molto caro al presidente del consiglio, che riflette una concezione del potere che respingiamo totalmente. Tutto questo significa non volere il meglio per il futuro dell'azienda e del Paese, ma considerare la televisione pubblica, finanziata dai cittadini, come una proprietà di cui disporre a proprio uso e consumo per accentrare e consolidare potere. In pericolo ci sono il pluralismo e la libertà di informazione con gravi conseguenze per gli equilibri democratici. Quando al governo ci sarà il Movimento 5 Stelle, e succederà presto, smantelleremo questo sistema punto per punto. E lo sostituiremo con procedure pubbliche e trasparenti, cristalline, con selezioni fatte per merito, competenza, indiscutibile indipendenza; con una vera riforma della governance che permetta alla Rai di offrire il servizio pubblico che il nostro Paese merita e che spezzi in modo definitivo il rapporto malsano che finora l'ha legata alla politica. Una Rai, finalmente, al servizio dei cittadini (Roberto Fico, 22 dicembre 2015)
"Qualsiasi riforma radicale della Rai è possibile solo dopo aver cambiato la legge sulla governance.Con la nostra proposta di legge si sgancerebbe completamente il servizio pubblico dal controllo dei partiti." (Alberto Airola, 1 luglio 2018)
"Abbiamo sempre sostenuto che la politica debba rimanere fuori dalla Rai. Per questo motivo depositiamo una proposta di legge già presentata dal presidente Fico nella scorsa legislatura, perché oggi come ieri, crediamo che i meccanismi delle nomine Rai debbano segnare un cambio di rotta netto rispetto al passato, in cui il Pd e Renzi non hanno fatto altro che peggiorare il servizio pubblico". (Mirella Liuzzi, 6 agosto 2018)
Cosa altro aggiungere? Basta e avanza per un Servizio Pubblico diverso, altro, contrario a quello che vediamo in questi giorni, in questi mesi. Delle due l'una: o ci siamo sbagliati noi o stanno sbagliando loro. in entrambi i casi i conti non tornano. La Rai, con questa governance, è stata indirizzata su un binario che non porta da nessuna buona parte per tanti motivi dei quali abbiamo scritto più volte.
Ecco allora un possibile percorso: rimettere in campo una proposta di revisione della Legge del 2015 in grado di "rimettere la Chiesa al centro del Villaggio", dove al primo punto figura l'abolizione di questo mostro dell'uomo solo al comando e riportando collegialità e trasparenza come cardini fondamentali dell'agire nell'interesse pubblico.
Riproponiamo i 5 punti della proposta di riforma "La Rai ai cittadini" del 2015:
1. Chiediamo il superamento dell’anomalia per la quale l’azionista del servizio pubblico è il Ministero dell’Economia.
2. Al posto della Commissione parlamentare di Vigilanza, chiediamo la costituzione di un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive, i cui membri dovrebbero essere in maggioranza nominati dalla società civile (11 su 20) e che ogni organismo di nomina e gestione abbia una composizione di genere paritaria (50/50). Gli utenti del servizio pubblico, in quanto veri proprietari di un’azienda che finanziano tramite il canone, eleggono direttamente 6 componenti. Cinque sono nominati da rappresentanti di settore (sindacati, artisti, autori, accademici, fornitori di contenuti). Dei rimanenti 9 membri, 3 verrebbero eletti dagli enti locali (Regioni-conferenza permanente stati regioni, Province-l’Upi e Comuni-Anci) e 6 nominati dal Parlamento.
3. Il Consiglio nomina i vertici della concessionaria del servizio pubblico (il CdA Rai), selezionati mediante concorsi pubblici in base a criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza. Ad esso sono attribuite competenze di indirizzo e vigilanza.
4. Il Consiglio nomina altresì i componenti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, assicurando, anche in questo caso, i criteri della selezione trasparente, dell’indipendenza e del massimo di qualificazione.
5. Il Consiglio si pone al servizio degli utenti Rai, facilitando modalità interattive di controllo e di valutazione e garantendo ai cittadini un uso consapevole e attivo di tutti i media gestiti dal servizio pubblico.
Il dibattito è aperto.
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