Una ventata, una boccata di sano pessimismo non fa mai male, anzi, è di grande sollievo e beneficio. Per la ragione ci vorrà tempo, per la volontà non garantiamo.
Oggi siamo improvvisamente tornati alla grigia e brutale normalità.
Siamo improvvisamente tornati dove siamo sempre stati. Siamo sempre
contemporaneamente al punto di partenza e al punto di arrivo. È lo stesso gioco
che si ripete uguale a se stesso dove, apparentemente, nessuno vince e nessuno
perde. Solo apparentemente però.
Il “divenire” storico del Servizio Pubblico, dell’Azienda Rai,
sembra ormai segnato da un lento, progressivo e ineluttabile processo di
remissione, di abbandono di spazi, di cessione di sovranità verso altri soggetti,
siano essi i diretti concorrenti, siano essi le nuove modalità di produzione,
distribuzione e fruizione di prodotti audiovisivi.
Oggi sul Fatto Quotidiano (titolo: “Il duopolio
televisivo non è mai finito: ormai siamo abituati”) si legge che non ci
siamo mai allontanati da quel “logoro” concetto di dualismo televisivo tra Rai e
Mediaset, arrivando spesso e volentieri a quella forma ibrida di RaiSet o MediaRai
che dir si voglia. Il problema, banalmente e sostanzialmente, è che la Rai, ovvero
in questo caso il Servizio Pubblico, non è stata in grado di assumere una
propria postura identitaria, diversa e alternativa al modello commerciale. Spesso, è necessario ribadirlo e precisarlo "Questo è Servizio Pubblico" perché altrimenti molti potrebbero non capirlo bene. A
volte succede che scarrellando tra i programmi si fatica a distinguerne uno
dall’altro con i vari personaggi che transitano allegramente da una parte all’altra.
Il senso della disfatta indolente si coglie in tanti piccoli dettagli e in tanti grandi temi. Un piccolo dettaglio si avverte, ad esempio, passando sotto l’ex Palazzo di Viale Mazzini, solo, triste e abbandonato con il cavallo che presto dovrà essere impacchettato per proteggerlo dai prossimi lavori di ristrutturazione. Come pure si avverte nel piccolo dettaglio che vi abbiamo riferito con la storia degli "zainetti usati per i collegamenti mobili che si poggiano sulla rete cellulare. Si avverte sui grandi temi dei quali vi abbiamo già accennato nei giorni scorsi come il tema “istituzionale” con la presidenza ancora vacante, si avverte sul tema Piano Industriale fermo al palo per mancanza di risorse economiche (con la presunta vendita di una quota di Rai Way ancora fumosa e lontana), si avverte sul piano del ricorrente “allarme democratico per l’informazione” che nessuno ha voluto affrontare nel passato e tantomeno adesso.
Si fatica a dibattere di una bozza di riforma Rai, distinta e
distante dalle precedenti, figuriamoci se qualcuno ha la voglia, la forza e il coraggio
di affrontare il tema del piano editoriale per l’informazione dei Tg, dei Gr e
di RaiNews24.
La battaglia sui “contenuti” specie se “nuovi” sembra ormai persa:
le capacità di produzione autonoma dell’Azienda Rai sono rarefatte se non disperse
del tutto. Quei pochi “programmisti registi” che ancora sono sopravvissuti alle
varie epoche di privatizzazione (o esternalizzazione alla Celli per intenderci)
strisciante e/o palese, si aggirano muti e frustrati: vedi pure il famigerato “polo
regia”.
La Rai non sembra più essere in grado di proporre un “suo”
format che possa avere un successo significativo. I “generi” più rilevanti come
il cinema, la fiction e l’intrattenimento sono terreno di predazione di agenti
e società di produzione esterne. Il grande calcio poi è scomparso del tutto. A scorrere
le schede di produzione delle prime serate Rai si leggono sempre i soliti nomi
ormai in grado di influire in modo rilevante sui palinsesti sempre più
asfittici e destinati a Villa Arzilla. Un piccolo esempio: nei prossimi palinsesti
si prevede: da domenica 11/5 a domenica 1/6 la replica di Lolita Lobosco, da
domenica 8/6 a domenica 29/6 la replica della fiction Makari e da domenica 6/7
a domenica 24/8 la replica della fiction Imma Tataranni 2. Lolita: coproduzione
Rai Fiction, Bibi Film TV, Zocotoco. Makari: coproduzione Palomar, Rai Fiction
e Imma coproduzione Rai Fiction, Rai Com, ITV Movie (st.1) e IBC Movie (st.2-4).
Se poi vogliamo essere “contemporanei” e attendere il “successo” di stasera su
Rai Due con il ritorno di Belve (dove, of course, i temi più attesi dalle interviste
saranno quelli della Impacciatore che dopo aver provato ante droghe voleva
essere un maschio e invece la Guetta che voleva essere o nascere più “zoccola” …testuale),
il programma è realizzato da Freemantle Italia.
Ed ecco allora che molti non perdono occasione di tirarsi su
il morale nel migliore dei loro modi, come ha fatto ieri l’AD Rossi che ha
tenuto a ribadire il ruolo di Servizio Pubblico svolto dalla Rai per il
Concerto del Primo Maggio. Oppure altri che non perdono ancora occasione per
mescolare nel torbido di un Contratto di Servizio brutto e povero di vincoli
dove il famigerato “Allegato 1” è il segno tangibile della sua miseria
concettuale e politica. Per non dire quando, alcuni tornano ai “fasti” della
presidenza Soldi la sua geniale invenzione dei KPI (inseriti di prepotenza nel
Contratto si Servizio senza mai specificare di cosa si tratta).
Ribadiamo un concetto che riteniamo fondamentale. Sono le
persone che fanno le cose e non viceversa. Sono queste persone, questa dirigenza
Rai, gli artefici e i soggetti di questi processi. Come abbiamo detto e
scritto chiaro e tondo in epoca non sospetta: questo Cda, con o senza
presidenza, con o senza Agnes, rimarrà incollato alla poltrona fino alla
scadenza e non ci sarà nessun MFA in grado di ristabilire giustizia e verità. In
questo caso, potrebbe non esserci un Giudice a Berlino.
Bloggorai@gmail.com
ps. Ogni tanto, quando incontriamo qualche ex collega, ci "rimprovera" di "parlare sempre male della Rai". Gli rispondiamo: "proponete qualche buona occasione". Silenzio.
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