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Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono.
Se le opere non si compiono
arte e morale non
prosperano
e se questo avviene
la giustizia non e' precisa
e se la giustizia non e' precisa
il paese non sà dove poggiare.
Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in ordine
Ancora una volta è necessario riprendere questa citazione.
Non ci capiamo, non ci vogliamo capire oppure ci capiamo perfettamente e facciamo
finta di non capirci. A Roma, semplificando, si dice: “Però, famo a capisse”. Ci
riferiamo all’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra i partiti di opposizione
sul tema/problema Rai del quale più ci raccontano e riceviamo commenti, più ci
appare per quanto temevamo: tanta fuffa e niente ciccia.
La fuffa è la solita passerella di nomi illustri che fanno
dichiarazioni tanto generiche quanto forse inutili. La prima in assoluto: la necessità
della riforma. Allora, tanto per capirci, quando si affronta questo argomento e
lo si vuole prendere di petto è necessario fare delle premesse inderogabili: la
prima in assoluto riguarda la Legge Renzi: per paradossale che possa apparire,
ha ragione Gasparri quando l’altro ieri ha dichiarato che la prima riforma,
forse anche facile da realizzare, è la sua abolizione. “Basta approvare la nostra
norma e tutto sarà in regola” sottinteso con il MFA. Cosa gli vuoi dire? È vero,
lo sosteniamo tutti da tempo: la Legge Renzi (da non dimenticare, voluta e sostenuta
dal PD) è considerata la testa d’ariete dello sfondamento dell’ingerenza dei partiti
e del Governo sulla Rai. La maggioranza si dichiara d’accordo per abolirla? Bene,
fatelo!!!
In secondo luogo: l’altro giorno molti hanno fatto riferimento al MFA. Bene, benissimo. Tanto per rinfrescare la memoria e non fare finta che nulla sia accaduto è bene ricordare che il MFA non è caduto dal pero all’improvviso: quando in Italia si è cominciato a dibattere di questo nuovo vincolo comunitario erano già anni che a Bruxelles ne parlavano. I nostri amici, semplicemente, non lo hanno visto arrivare. E quando se ne sono accorti, qualcuno ha fatto un ricorso al TAR ed ha chiesto l’immediata applicazione dei criteri di selezione e nomina dei consiglieri mentre altri lo hanno volutamente ignorato e sottovalutato se non indirettamente avversato. Molti di coloro che l’altro ieri hanno pontificato sul MFA erano comodamente seduti in platea ed uno siede in Cda come se nulla fosse. Ma è mai possibile che nessuno abbia la forza e il coraggio di dire “si, è vero, abbiamo sbagliato, abbiamo capito l’errore e non lo ripeteremo”. MAI, non si ammettono errori nemmeno sotto tortura. Lo ribadiamo chiaro e tondo ancora una volta: di Majo e Natale sono stati nominati A con i criteri della Legge Renzi e B a seguito del “tradimento” dell’accordo “prima la riforma e poi le nomine”. È vero o no???
Se non si “aggiustano” concettualmente questi termini, se
non ci intendiamo su questi principi difficile andare avanti.
Andiamo poi nel merito delle proposte di riforma e, per ora,
concentriamoci su un solo tema: il canone. Nelle quattro (4) proposte dei partiti
di opposizione questo termine o non appare del tutto o, se appare, si intende
abolirlo come la proposta dei 5S che intende sostituirlo con la fiscalità generale.
Questo tema è derimente anche nello stesso PD dove si ricorda ancora la sortita
dell’attuale vicesegretario Boccia che dichiarò all’ANSA nel lontano 2019 “Non
penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale,
interamente assorbito dalla Rai”. Ha cambiato idea? Sarebbe utile saperlo e
ancora più sarebbe necessario che la Schlein si pronunciasse chiaramente su questo
tema una volta per tutte come pure Conte: lo vuole abolire come è scritto nella
sua proposta di legge o no? L’altro giorno
erano presenti alcuni tra i firmatari e ispiratori delle proposte di legge depositate
in Senato. Possibile che nessuno abbia avuto la forza, la voglia e il coraggio
di ammettere che ora sono carta da macero. E magari ora, alcuni di essi,
potranno far parte del “tavolo di lavoro” incaricato di scrivere un testo nuovo?
Alcuni tra loro hanno avuto anche importanti incarichi di governo.
Infine, c’è sempre un retropensiero difficile da superare. Una
qualsiasi ipotesi di riforma deve necessariamente passare per la convalida parlamentare
ed è giocoforza che per ottenere la maggioranza di consensi debba avere anche supporto
della maggioranza. Ad essere ottimisti, per ottenere una ipotesi del genere ci vuole
tempo, tanto, tanto tempo. Però, è necessario dirlo subito e non lasciare
intendere/immaginare che si possa andare avanti con una sola proposta di opposizione.
Chiudiamo. Ci sarebbe molto da scrivere su quanto successo ieri
in Cda con la mancata nomina della Calandrelli (in “quota opposizione”) come
presidente di Rai Pubblicità per come intendeva fare l’AD Rossi. Si legge oggi che
non è stato possibile per “questione di minuti” sula presentazione dei CV e avrebbe
quindi “vinto” il presidente Marano che invece aveva un suo candidato. La questione,
il pasticciaccio, è assai complesso e, attenzione, non riguarda solo i “dispettucci”
in casa Governo tra Lega, FI e Fdi. Anche l’opposizione ci mette di suo. Fin quando
si deve continuare a leggere che una nomina, quale che essa sia, viene fatta
per “quote”: la Calandrelli quando mai prima si è occupata di pubblicità?
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