domenica 13 aprile 2025

RAI: c'era una volta ...

by Bloggorai ©

C’era una volta … tanti anni fa … quando qualcuno aveva immaginato che la Rai, ovvero il Servizio Pubblico Radiotelevisivo, fosse o dovesse somigliare una cosa simile ad un’Azienda privata. Qualcuno pensava, allora, che potesse addirittura fare profitti. Qualcuno pensava che potesse essere simile ad una “fabbrica di bulloni”. Qualcuno cominciò a pensare che si potesse e si dovesse “esternalizzare” tutto il possibile. Qualcuno poi, nell’era moderna, non molto tempo fa, introdusse “concetti nuovi” come, ad esempio i famigerati KPI (Key performance Indicator) e qualcuno se ne innamorò a tal punto che esultò pieno di gioia quando questo concetto venne introdotto nell’attuale Contratto di Servizio. Qualcuno, in fin di conti, è rimasto fermamente innamorato di una vecchia idea che, sotto sotto, ha ancora il suo fascino: la privatizzazione totale o parziale della Rai.  

Il bello è che tutto questo non proviene da una cultura brutalmente ultra liberista e mercantile ma è sottesa in tante parti di aree progressiste o riformatrici. Per intenderci, quelli che si professano “amici” del Servizio Pubblico e magari qualcuno, forse, siede pure in Cda. Queste persone, in un modo o nell’altro, hanno sempre quello scheletro nell’armadio del loro lontano passato di quando pure hanno avuto importanti responsabilità politiche e financo governative. Vedi, tanto per capirci, l’idea della “fondazione” come modello di gestione inserito in ipotesi di riforma delle quali si vorrebbe e dovrebbe dibattere nei prossimi giorni. Come abbiamo più volte scritto ed argomentato, la “fondazione” ci appare come l’anticamera della privatizzazione sotto mentite spoglie.

Bene, andiamo avanti ovvero torniamo indietro. Ieri sera si dovrebbe essere conclusa l’ennesima pagina nera degli ascolti di RaiUno con la fine ingloriosa di “Ne vedremo delle belle” che ha raccimolato un misero 12,6%. Nota bene: la trasmissione è prodotta da Endemol Shine Italy e Rai proprio come la trasmissione che l’ha preceduta, "Il gioco dei pacchi" condotto dalla nuova star Stefano De Martino, prodotto sempre da Endemol Italia e Endemol Shine Italy. Insomma, a farla breve, una serata tutta in famiglia “Endemol”. Giusto per rimanere nel solco delle prime serata di Rai Uno. Vedi il venerdì sera con “The Voice Senior” prodotto da Fremantle Italia e ITV Studios oppure la fiction della sera prima, Costanza, prodotto da Rai Fiction insieme a Banijay Studios Italy e così via trotterellando.

Pensate voi se si dovesse applicare lo schema dei KPI dove ovviamente, si dovrebbero prevedere le penalità in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi. Poniamo che Rai Uno non dovrebbe mai andare sotto il 15% e chi sbaglia paga. Già, chi paga? Chi ne subisce le conseguenze di un programma sbagliato? Se ci mettiamo di buon impegno di programmi sbagliati in questo ultimo periodo ce ne sono in abbondanza.

Per non dire, infine, di Rai News24: perché ci si ostina a tenerla in vita così com’è e lasciarla galleggiare con ascolti da prefisso telefonico e non si rimette mano al famigerato “piano editoriale per l’informazione” per renderla diversa da come è oggi ???

Allora (ne abbiamo già scritto più volte) i termini di valutazione del “successo” di Rai Uno che a qualcuno ogni tanto piace ricordare si dovrebbero ricondurre entro due binari: il primo è il “modello” di offerta editoriale come, ad esempio, l’ostinata determinazione di rivolgersi allo “zoccolo duro” dei telespettatori over 64 senza mai avvertire un ben che minimo sforzo di idee rivolte a quegli “altri” pubblici come, ad esempio, i “giovani” che tutti vorrebbero ma nessuno li cerca. Per non dire poi, sempre a proposito di offerta editoriale, constatare “come” si fanno gli ascolti: il caso dei pacchi merita uno studio a parte ovvero il sostegno all’azzardo allo stato puro. Il secondo binario da non dimenticare è quello dell’abbandono pressoché totale della autonoma capacità di produzione di un qualcosa buono per la prima serata che non sia, una volta l’anno, Sanremo o qualche replica di Montalbano.

In soldoni: come sanno bene chi li maneggia per professione. I numeri dicono molto ma non dicono tutto e, in particolare non dicono “come” si ottengono.

Bloggorai@gmail.com

 

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