Forse non tutti ma certamente molti hanno un lato oscuro,
profondo, intimo e privato che è meglio tenere nascosto. Sono gli “scheletri
nell’armadio”, vicende imbarazzanti, storie antiche e private che è meglio
lasciare sepolte sotto il tappeto o meglio ancora sotto una spessa lastra di cemento.
Viceversa, quando si tratta di osservare dal buco della serratura le magagne
degli altri, non sono pochi coloro che diventano “guardoni” e si scatena l’inferno
del “successo” in tv.
Succede allora che la “televisione” spesso gestisce questo
lato oscuro del pubblico, a suo beneficio e consumo con un meccanismo ormai
consolidato. Nella letteratura
scientifica dei “casi” televisivi meritevoli di attenzione uno in particolare
ha fatto scuola: “The Jerry Springer Show” in onda negli USA fino a
qualche anno addietro e proprio recentemente Netflix ha proposto un documentario
dove si approfondisce il fenomeno con il titolo “Jerry Springer: Fights,
Camera, Action”. La vicenda è semplice: il conduttore rischiava di vedere chiudere
il programma perché gli ascolti erano troppo bassi rispetto agli analoghi concorrenti.
Ecco allora la brillante idea: mandare in onda in diretta il peggio di quanto l’umanità
è in grado di rappresentare di se stessa: violenze domestiche in primo piano,
aggressioni fisiche e verbali con rissa allegata, confessioni e ammissioni di orrori
indicibili dall’incesto in su. Risultato: ascolti vertiginosi, un “successo”
del quale ancora si dibatte. Interessante notare che lo studio di fenomeni televisivi
non sembra interessare gran che la Rai. Non ci risultano energie spese in questa
direzione.
Ecco allora cosa intendiamo quando contestiamo i numeri con
i quali alcuni gongolano di qualche successo Rai (vedi recente Sanremo): non è
difficile avere successo con i soli “numeri” quanto lo è invece ottenerlo con quello
che ci metti dentro.
Veniamo a ieri sera. È ripresa “Belve” la trasmissione su Rai
Due che tanto piace dentro e fuori la Rai. Leggiamo il Comunicato stampa Rai diffuso
lo scorso dicembre: “Record stagionale per l’ultimo appuntamento di Belve che
ha chiuso il ciclo autunnale con 1 milione 900 mila telespettatori e il 12,2 %
di share, facendo registrare picchi di 2 milioni 600 mila telespettatori e del
18 % di share… conferma la sua forza in modalità on demand … Impressionante
anche il fenomeno social … un brand
super consolidato, fortemente legato al posizionamento obiettivo di Rai 2, per
stile, contenuti, professionalità capacità di engagement in ambiente social
media …”.
Sarà che forse Bloggorai talvolta abbassa le difese immunitarie e allora si chiede: questa trasmissione è “tipica” o caratteristica di Servizio Pubblico? La rappresentazione televisiva del cosiddetto “trash” televisivo che è dentro tanti di noi fa parte degli obblighi di Contratto di Servizio? Come era noto in anticipo (grazie ad un grande lavoro dell’Ufficio stampa del programma che inonda le redazioni delle anticipazioni più “piccanti”) ieri sera il consueto ritornello narrativo era marcato molto sul consumo di droghe, sulle abitudini e preferenze sessuali (da una che “… per molti anni ho pensato di essere un maschio” e l’altra che invece voleva “… essere più zoccola ..”) e così via. Intendiamoci bene: ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero come meglio crede ma da questo a farne spettacolo e cifra del “successo” di un prodotto Rai forse ce ne corre di differenza. Abbiamo la vaga impressione che se Belve spingesse ancora di più l’acceleratore su contenuti di questo genere non avrebbe problemi ad avere maggiore “successo” e se questo poi diventasse un "genere" specifico potrebbe andare ancora meglio.
A proposito di “contenuti” di trasmissioni di “successo”
abbiamo in lavorazione una riflessione su “Mare fuori”.
Torniamo ora al principio secondo cui sono le persone che fanno
le cose e non viceversa. A proposito di “generi”. Ogni tanto è utile ricordare
la famigerata “riforma per generi” tanto dibattuta e poi realizzata nell’ottobre
2021. A che punto si trova? Quali risultati tangibili ha prodotto? Buio più
totale. Tanto che recentemente lo stesso Roberto Sergio, quando ancora era AD,
dichiarò chiaro e tondo che “L’organizzazione per generi non funziona, c’è
molta confusione. Innanzitutto manca un coordinatore tra i generi e le reti.
Poi molti si sentono deresponsabilizzati. Non so se torneremo al vecchio
sistema coi direttori di rete, sta di fatto che il sistema così non funziona”. Amen.
Dopo di che è subentrato Giampaolo Rossi che invece sta lavorando alla
creazione di un “super direttore dei generi” che dovrebbe essere, per quanto noto,
Stefano Coletta, ritenuto di “area” Dem (???). Confusione su confusione: quale
sarà la sua missione? quali poteri avrà rispetto gli altri direttori? Come potrà
incidere sul palinsesto? Resta la domanda: perché Rossi ci tiene tanto a questa
manovra e perché affidarla proprio a Coletta?
Ancora a proposito di persone. Come vi abbiamo scritto
recentemente, tra poche settimane il ruolo del CTO Rai resterà vacante perché
il suo attuale direttore, Stefano Ciccotti, lascerà l’Azienda. È facile
supporre che si aprirà una voragine di assoluto rilievo strategico per il futuro
dell’Azienda. Nessuno su questo argomento ha battuto ciglio. Per quanto ne sappiamo, ancora non è chiaro se verrà scelto un
successore interno tra i due soli nomi che possono competere, oppure il ruolo
del CTO verrà “svuotato” e parcellizzato in altre aree oppure, infine, che si
voglia ricorrere ad una risorsa da prendere all’esterno. All’orizzonte ci sono
scelte importanti da fare, la prima è su Rai Way e la seconda sugli
investimenti.
Bloggorai@gmail.com
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