mercoledì 30 aprile 2025

Il lato oscuro del pubblico RAI (e del suo Servizio)

by Bloggorai ©

Forse non tutti ma certamente molti hanno un lato oscuro, profondo, intimo e privato che è meglio tenere nascosto. Sono gli “scheletri nell’armadio”, vicende imbarazzanti, storie antiche e private che è meglio lasciare sepolte sotto il tappeto o meglio ancora sotto una spessa lastra di cemento. Viceversa, quando si tratta di osservare dal buco della serratura le magagne degli altri, non sono pochi coloro che diventano “guardoni” e si scatena l’inferno del “successo” in tv.

Succede allora che la “televisione” spesso gestisce questo lato oscuro del pubblico, a suo beneficio e consumo con un meccanismo ormai consolidato.  Nella letteratura scientifica dei “casi” televisivi meritevoli di attenzione uno in particolare ha fatto scuola: “The Jerry Springer Show” in onda negli USA fino a qualche anno addietro e proprio recentemente Netflix ha proposto un documentario dove si approfondisce il fenomeno con il titolo “Jerry Springer: Fights, Camera, Action”. La vicenda è semplice: il conduttore rischiava di vedere chiudere il programma perché gli ascolti erano troppo bassi rispetto agli analoghi concorrenti. Ecco allora la brillante idea: mandare in onda in diretta il peggio di quanto l’umanità è in grado di rappresentare di se stessa: violenze domestiche in primo piano, aggressioni fisiche e verbali con rissa allegata, confessioni e ammissioni di orrori indicibili dall’incesto in su. Risultato: ascolti vertiginosi, un “successo” del quale ancora si dibatte. Interessante notare che lo studio di fenomeni televisivi non sembra interessare gran che la Rai. Non ci risultano energie spese in questa direzione.  

Ecco allora cosa intendiamo quando contestiamo i numeri con i quali alcuni gongolano di qualche successo Rai (vedi recente Sanremo): non è difficile avere successo con i soli “numeri” quanto lo è invece ottenerlo con quello che ci metti dentro.

Veniamo a ieri sera. È ripresa “Belve” la trasmissione su Rai Due che tanto piace dentro e fuori la Rai. Leggiamo il Comunicato stampa Rai diffuso lo scorso dicembre: “Record stagionale per l’ultimo appuntamento di Belve che ha chiuso il ciclo autunnale con 1 milione 900 mila telespettatori e il 12,2 % di share, facendo registrare picchi di 2 milioni 600 mila telespettatori e del 18 % di share… conferma la sua forza in modalità on demand … Impressionante anche il fenomeno social …  un brand super consolidato, fortemente legato al posizionamento obiettivo di Rai 2, per stile, contenuti, professionalità capacità di engagement in ambiente social media …”.

Sarà che forse Bloggorai talvolta abbassa le difese immunitarie e allora si chiede: questa trasmissione è “tipica” o caratteristica di Servizio Pubblico? La rappresentazione televisiva del cosiddetto “trash” televisivo che è dentro tanti di noi fa parte degli obblighi di Contratto di Servizio? Come era noto in anticipo (grazie ad un grande lavoro dell’Ufficio stampa del programma che inonda le redazioni delle anticipazioni più “piccanti”) ieri sera il consueto ritornello narrativo era marcato molto sul consumo di droghe, sulle abitudini e preferenze sessuali (da una che “… per molti anni ho pensato di essere un maschio” e l’altra che invece voleva “… essere più zoccola ..”) e così via. Intendiamoci bene: ognuno è libero di manifestare il proprio pensiero come meglio crede ma da questo a farne spettacolo e cifra del “successo” di un prodotto Rai forse ce ne corre di differenza. Abbiamo la vaga impressione che se Belve spingesse ancora di più l’acceleratore su contenuti di questo genere non avrebbe problemi ad avere maggiore “successo” e se questo poi diventasse un "genere" specifico potrebbe andare ancora meglio. 

A proposito di “contenuti” di trasmissioni di “successo” abbiamo in lavorazione una riflessione su “Mare fuori”.

Torniamo ora al principio secondo cui sono le persone che fanno le cose e non viceversa. A proposito di “generi”. Ogni tanto è utile ricordare la famigerata “riforma per generi” tanto dibattuta e poi realizzata nell’ottobre 2021. A che punto si trova? Quali risultati tangibili ha prodotto? Buio più totale. Tanto che recentemente lo stesso Roberto Sergio, quando ancora era AD, dichiarò chiaro e tondo che “L’organizzazione per generi non funziona, c’è molta confusione. Innanzitutto manca un coordinatore tra i generi e le reti. Poi molti si sentono deresponsabilizzati. Non so se torneremo al vecchio sistema coi direttori di rete, sta di fatto che il sistema così non funziona”. Amen. Dopo di che è subentrato Giampaolo Rossi che invece sta lavorando alla creazione di un “super direttore dei generi” che dovrebbe essere, per quanto noto, Stefano Coletta, ritenuto di “area” Dem (???). Confusione su confusione: quale sarà la sua missione? quali poteri avrà rispetto gli altri direttori? Come potrà incidere sul palinsesto? Resta la domanda: perché Rossi ci tiene tanto a questa manovra e perché affidarla proprio a Coletta?

Ancora a proposito di persone. Come vi abbiamo scritto recentemente, tra poche settimane il ruolo del CTO Rai resterà vacante perché il suo attuale direttore, Stefano Ciccotti, lascerà l’Azienda. È facile supporre che si aprirà una voragine di assoluto rilievo strategico per il futuro dell’Azienda. Nessuno su questo argomento ha battuto ciglio. Per quanto ne sappiamo, ancora non è chiaro se verrà scelto un successore interno tra i due soli nomi che possono competere, oppure il ruolo del CTO verrà “svuotato” e parcellizzato in altre aree oppure, infine, che si voglia ricorrere ad una risorsa da prendere all’esterno. All’orizzonte ci sono scelte importanti da fare, la prima è su Rai Way e la seconda sugli investimenti.

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martedì 29 aprile 2025

RAI: una salutare ventata di sano pessimismo della ragione, non della volontà

by Bloggorai ©

Una ventata, una boccata di sano pessimismo non fa mai male, anzi, è di grande sollievo e beneficio. Per la ragione ci vorrà tempo, per la volontà non garantiamo.

Oggi siamo improvvisamente tornati alla grigia e brutale normalità. Siamo improvvisamente tornati dove siamo sempre stati. Siamo sempre contemporaneamente al punto di partenza e al punto di arrivo. È lo stesso gioco che si ripete uguale a se stesso dove, apparentemente, nessuno vince e nessuno perde. Solo apparentemente però.

Il “divenire” storico del Servizio Pubblico, dell’Azienda Rai, sembra ormai segnato da un lento, progressivo e ineluttabile processo di remissione, di abbandono di spazi, di cessione di sovranità verso altri soggetti, siano essi i diretti concorrenti, siano essi le nuove modalità di produzione, distribuzione e fruizione di prodotti audiovisivi.

Oggi sul Fatto Quotidiano (titolo: “Il duopolio televisivo non è mai finito: ormai siamo abituati”) si legge che non ci siamo mai allontanati da quel “logoro” concetto di dualismo televisivo tra Rai e Mediaset, arrivando spesso e volentieri a quella forma ibrida di RaiSet o MediaRai che dir si voglia. Il problema, banalmente e sostanzialmente, è che la Rai, ovvero in questo caso il Servizio Pubblico, non è stata in grado di assumere una propria postura identitaria, diversa e alternativa al modello commerciale. Spesso, è necessario ribadirlo e precisarlo "Questo è Servizio Pubblico" perché altrimenti molti potrebbero non capirlo bene. A volte succede che scarrellando tra i programmi si fatica a distinguerne uno dall’altro con i vari personaggi che transitano allegramente da una parte all’altra.

Il senso della disfatta indolente si coglie in tanti piccoli dettagli e in tanti grandi temi. Un piccolo dettaglio si avverte, ad esempio, passando sotto l’ex Palazzo di Viale Mazzini, solo, triste e abbandonato con il cavallo che presto dovrà essere impacchettato per proteggerlo dai prossimi lavori di ristrutturazione. Come pure si avverte nel piccolo dettaglio che vi abbiamo riferito con la storia degli "zainetti usati per i collegamenti mobili che si poggiano sulla rete cellulare. Si avverte sui grandi temi dei quali vi abbiamo già accennato nei giorni scorsi come il tema “istituzionale” con la presidenza ancora vacante, si avverte sul tema Piano Industriale fermo al palo per mancanza di risorse economiche (con la presunta vendita di una quota di Rai Way ancora fumosa e lontana), si avverte sul piano del ricorrente “allarme democratico per l’informazione” che nessuno ha voluto affrontare nel passato e tantomeno adesso. 

Si fatica a dibattere di una bozza di riforma Rai, distinta e distante dalle precedenti, figuriamoci se qualcuno ha la voglia, la forza e il coraggio di affrontare il tema del piano editoriale per l’informazione dei Tg, dei Gr e di RaiNews24.

La battaglia sui “contenuti” specie se “nuovi” sembra ormai persa: le capacità di produzione autonoma dell’Azienda Rai sono rarefatte se non disperse del tutto. Quei pochi “programmisti registi” che ancora sono sopravvissuti alle varie epoche di privatizzazione (o esternalizzazione alla Celli per intenderci) strisciante e/o palese, si aggirano muti e frustrati: vedi pure il famigerato “polo regia”.

La Rai non sembra più essere in grado di proporre un “suo” format che possa avere un successo significativo. I “generi” più rilevanti come il cinema, la fiction e l’intrattenimento sono terreno di predazione di agenti e società di produzione esterne. Il grande calcio poi è scomparso del tutto. A scorrere le schede di produzione delle prime serate Rai si leggono sempre i soliti nomi ormai in grado di influire in modo rilevante sui palinsesti sempre più asfittici e destinati a Villa Arzilla. Un piccolo esempio: nei prossimi palinsesti si prevede: da domenica 11/5 a domenica 1/6 la replica di Lolita Lobosco, da domenica 8/6 a domenica 29/6 la replica della fiction Makari e da domenica 6/7 a domenica 24/8 la replica della fiction Imma Tataranni 2. Lolita: coproduzione Rai Fiction, Bibi Film TV, Zocotoco. Makari: coproduzione Palomar, Rai Fiction e Imma coproduzione Rai Fiction, Rai Com, ITV Movie (st.1) e IBC Movie (st.2-4). Se poi vogliamo essere “contemporanei” e attendere il “successo” di stasera su Rai Due con il ritorno di Belve (dove, of course, i temi più attesi dalle interviste saranno quelli della Impacciatore che dopo aver provato ante droghe voleva essere un maschio e invece la Guetta che voleva essere o nascere più “zoccola” …testuale), il programma è realizzato da Freemantle Italia.

Ed ecco allora che molti non perdono occasione di tirarsi su il morale nel migliore dei loro modi, come ha fatto ieri l’AD Rossi che ha tenuto a ribadire il ruolo di Servizio Pubblico svolto dalla Rai per il Concerto del Primo Maggio. Oppure altri che non perdono ancora occasione per mescolare nel torbido di un Contratto di Servizio brutto e povero di vincoli dove il famigerato “Allegato 1” è il segno tangibile della sua miseria concettuale e politica. Per non dire quando, alcuni tornano ai “fasti” della presidenza Soldi la sua geniale invenzione dei KPI (inseriti di prepotenza nel Contratto si Servizio senza mai specificare di cosa si tratta).

Ribadiamo un concetto che riteniamo fondamentale. Sono le persone che fanno le cose e non viceversa. Sono queste persone, questa dirigenza Rai, gli artefici e i soggetti di questi processi. Come abbiamo detto e scritto chiaro e tondo in epoca non sospetta: questo Cda, con o senza presidenza, con o senza Agnes, rimarrà incollato alla poltrona fino alla scadenza e non ci sarà nessun MFA in grado di ristabilire giustizia e verità. In questo caso, potrebbe non esserci un Giudice a Berlino.

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ps. Ogni tanto, quando incontriamo qualche ex collega, ci "rimprovera" di "parlare sempre male della Rai". Gli rispondiamo: "proponete qualche buona occasione". Silenzio. 


 

lunedì 28 aprile 2025

RAI: la grande Tombola dei contenuti, degli ascolti, delle tecnologie e del "fanta Conclave"

by Bloggorai ©

Il giorno dopo è arrivato. È il giorno successivo che ancora non si vede apparire.

Come forse era facile supporre, è necessario far passare il tempo, lasciare che le emozioni si raffreddassero e che i pensieri sparsi cominciassero a prendere forma per cercare di comprendere il fenomeno mediatico relativo a cosa è successo nei giorni scorsi con la sovrapposizione di due grandi eventi: la morte di Papa Francesco e l’80° anniversario della Liberazione che un ministro voleva ricordare con “sobrietà”. Beninteso che a Bloggorai interessa in modo particolare come il Servizio Pubblico ha trattato questi due avvenimenti.

Qui di seguito vi proponiamo alcuni spunti di riflessione, ancora “work in progress”. Alcuni tra i temi prevalenti sono: la “cultura televisiva” e quindi i messaggi, i contenuti della comunicazione del Pontificato di papa Bergoglio; gli ascolti Tv e il confronto con iI “traffico” generato dai social e infine le immagini più significative della cerimonia funebre.  

I titoli dei quotidiani che se ne sono occupati sono pochi: Domani, Avvenire e Corriere della Sera. Quest’ultimo ieri ha titolato due pezzi interessanti: il primo (che ci era sfuggito) porta la firma di Aldo Grasso con il titolo “Video dall’alto e prossimità, in Tv il valore del rito” e il secondo con “La scomparsa di Papa Francesco, ascolti in crescita per La 7” dove si legge che la rete di Cairo “vede crescere in maniera molto netta il suo pubblico, diventando la quarta rete nazionale in prime time”. Oggi l’Ansa pubblica una sintesi/confronto  degli ascolti di sabato tra Rai e Mediaset: “ … la comparazione delle reti generaliste Rai più l'all news, relativa a sabato 26 aprile 2025, nei confronti di Mediaset a pari perimetro: Intera giornata 2.00 - 26.00 TOTALE Rai generaliste+RaiNews24: 2 milioni 833 mila spettatori - 32,1% TOTALE Mediaset generaliste+TgCom24: 2 milioni 509 mila spettatori - 28,4% Prima serata 20.30 - 22.30 TOTALE Rai generaliste + RaiNews24: m4 milioni 561 mila spettatori - 26,4% TOTALE Mediaset generaliste + TgCom24: 5 milioni 387 mila spettatori - 31,2%”. Stendiamo il solito velo pietoso sugli ascolti di Rai News24: nel confronto 09.00/13:00 dove Sky ha fatto 244K, TgCom 209K e Rai News24 106K.  Ma su questo argomento, curiosamente, nessuno batte ciglio o rilascia un comunicato stampa come tanto piace fare a qualcuno.

A proposito del confronto Tv lineare vs “social” ieri abbiamo ricevuto una osservazione: non si tratta di due mondi contrapposti ma complementari. Scrive il nostro qualificato lettore: “sono due facce della stessa medaglia …l’errore è pensare che un solo mezzo possa comprendere tutto”. No, infatti, non lo pensiamo in questi termini e riteniamo che ogni suo “mezzo” ha una sua specificità e modalità di “produzione e diffusione di immagini” del tutto specifico dove però è verosimile supporre che un “mezzo” possa cannibalizzare l’altro. In poche parole: dato X il tempo di fruizione disponibile per ogni utente appare evidente che  quest’ultimo debba operare una scelta: difficile  seguire una diretta tv o un programma  e contemporaneamente creare, diffondere o seguire video sul cellulare.

Altra riflessione molto interessante e molto specifica relativa alle tecnologie di diffusione dei segnali televisivi mobili. Sabato mattina, durante la diretta della traslazione di Papa Francesco verso S. Maria Maggiore, girando tra i tre canali che davano la diretta, abbiamo osservato spesso che le immagini Rai erano “sporche”. In un primo momento abbiamo ritenuto che ci fosse un problema sula nostra antenna (il Tv è stato acquistato da poche settimane) ed abbiamo chiesto un parere. Ieri un nostro lettore, molto qualificato, ci ha dato una possibile spiegazione: “Le immagini dei collegamenti in esclusiva Rai erano pessime, quelle non in esclusiva erano del CentroTelevisivoVaticano … le immagini sono transitate su schede cellulari, ai tempi fino a 4 schede, anche di compagnie diverse, e poi ricomposte in ricezione. Questo sistema funziona quando gli utenti in quell’istante e in quello spazio sono relativamente pochi mentre quando c’è affollamento il sistema va in crisi! Una volta invece la Rai usava collegamenti radiomobili  dedicati che funzionavano sempre in qualunque condizione! Le reti cellulari non sono fatte per grandi affollamenti in poco spazio. La densità di utenti da servire deve rimanere costante. Può darsi che abbiano aggiunto a San Pietro delle celle temporanee ma comunque insufficienti”. Bloggorai non è in grado di verificare e di saperne di più.

Infine, vi abbiamo appena accennato a quando sul Tg1 abbiamo visto un servizio su quello che abbiamo definito una sorta di “fanta Conclave”. In un primo momento la cosa ci ha sorpreso, specie se questo fenomeno è alimentato dal Servizio Pubblico, alla stregua del “fanta Calcio” o del “fanta Sanremo”. Poi abbiamo scoperto che il Foglio nei giorni scorsi ha pubblicato un interessante articolo dove leggiamo “Non è certo la prima volta che sacro e profano si intrecciano in questo modo. Le scommesse sulla morte dei pontefici, e sugli esiti dei successivi conclavi, sono note già dal XVI secolo. Come spiega la linguista Silvia Manzi in “Le lingue della Chiesa” (saggio accademico del 2018 dell'Università di Firenze), la pratica fu vietata ufficialmente il 9 ottobre 1562 con l'emanazione della bolla In eligendis sulla riforma del conclave da parte di Papa Pio IV. Il divieto venne successivamente rimodulato nel 1591, quando Papa Gregorio XIV con la bolla Cogit Nos depravata (traducibile in “La corruzione morale ci costringe”) ne estese l'applicazione anche alle scommesse sulla creazione di cardinali e sulla proclamazione dei santi”. Infine, questa mattina, sul Corriere leggiamo “Fantapapa-mania, nasce il gioco sul web” dove chi vince guadagna “solo” la “Gloria Eterna”.

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ps. Ci è stata richiesta la pubblicazione di un sondaggio in corso sulla percezione pubblica della Rai effettuato da una studentessa universitaria per la sua tesi di laurea. Alle risposte è garantita la più totale forma anonima. Chi è interessato può collegarsi qui: https://qualtricsxmkzzhw3zfk.qualtrics.com/jfe/form/SV_b72RgUFcqw2WNoi .

Non appena abbiamo risconti ve ne daremo notizia.


 

domenica 27 aprile 2025

Le immagini logorano chi non le ha. Gli ascolti Tv

by Bloggorai ©

Dati Auditel di sabato 26 aprile 2025

RaiUno       307:46 min. Tg1        4.576    43,44   

Canale 5     250:13 min. Tg5        1.823    17,66 

La 7            223:27 min. Tg La 7     692       5,92 

Total Audience (Live + Vosdal all screen)

RaiUno       307:46 min. Tg1          4.666    43,68

Canale 5     250:13 min. Tg5         1.841    17,56 

La 7            223:27 min. Tg La 7        695     5,85

Questi i numeri degli ascolti di ieri. Speriamo che a nessuno venga in mente di fare un Comunicato stampa (magari, vai a sapere, un consigliere a caso) per fare i complimenti per il “successo” della trasmissione. Lasciamo alle lettrici e ai lettori bravi e competenti il compito di azzardare qualche analisi, commento e confronto con occasioni analoghe.

Come abbiamo appena accennato ieri, è molto, molto difficile trarre una sintesi da un flusso di immagini e contenuti così potenti espressi su tutti i piani: anzitutto quello religioso e poi politico e culturale.  

Anche oggi, inspiegabilmente, la stampa quotidiana non sembra cimentarsi gran che sull’analisi mediatica dell’evento (o degli eventi, se volgiamo tenere pure debitamente conto del 25 aprile). A suo modo si tratta esso stesso di un fenomeno l’apparente disinteresse dei media nei confronti di un evento storico di tale portata. Solo l’Avvenire pubblica un articolo, a firma Massimo Iondini, con il titolo “La profondità di un evento vista da chi non era in piazza. Immagini nella storia. La tv ha battuto i social”. Il tema è notevole. Basta osservare le immagini delle persone che hanno seguito il corteo funebre: una moltitudine di braccia alzate con il cellulare in mano e molti a fare i “selfie”. Sarebbe interessante poter sapere quanto “traffico” hanno generato tutte quelle immagini inviare e caricate sui diversi “social”.

Bloggorai ha seguito in particolare la diretta di Rai Uno. Non abbiamo molte osservazioni da fare nel merito della cerimonia religiosa. Qualcosa da osservare invece sul piano politico per le due note immagini che hanno segnato un passaggio forse epocale nella comunicazione pubblica. I “grandi della terra” o “potenti” chiamateli come volete, si sono incontrati dentro una Chiesa, ovvero la più importante delle Chiese: S. Pietro. Difficile supporre che sia stato del tutto casuale e occasionale: ognuno aveva la sua delegazione al seguito che ha sfilato davanti al feretro di Papa Francesco in modo separato. Poi, ad un certo punto, prima Trump e Zelensky (non sono molto diffuse le immagini con le tre sedie previste di cui una era per Macron e poi Trump l’ha fatta togliere) e poi i due insieme con l’inglese Starmer e il francese Macron. Due foto che fanno storia e in quelle foto non compare la nostra Meloni che invece si vede solo in un’altra immagine con Trump che mentre camminano le poggia leggermente il braccio sulla spalla. Leggermente ... Se volessimo aggiungere un fumetto Trump sembra dire "Stai serena Giorgia, magari ci vediamo in un altro momento, adesso ho da fare .. ."

Allora, nel mentre che le immagini giravano il mondo, ci siamo subito chiesti se e come il Tg1 le avrebbe riportate. Indubbiamente, per la Meloni, si è trattato di un piccolo “incidente di percorso” non facile da digerire e, di conseguenza, per il “suo” direttore del Tg1 pure non deve esser stato facile trovare una giusta posizione nella scaletta del Tg. D’altra parte, era oggettivamente impossibile ignorare quelle fotografie e allora arriva la “pezza” con un servizio dove si riporta la “soddisfazione” del Governo. Punto.    

Ci sarà molto ancora da osservare e riflettere.

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sabato 26 aprile 2025

RAI: il potere delle immagini


by Bloggorai ©

Sono giorni pieni, intensi, carichi di segni e significati complessi da decifrare e mettere in ordine. La scomparsa di Papa Francesco e l’80 anniversario della Liberazione hanno messo in diretta relazione due mondi solo apparentemente lontani: il Sacro e il profano. Il filo che li ha uniti è stata la rilevante dimensione mediatica e segnatamente televisiva, più per la parte relativa al Papa che non quella relativa al 25 aprile.

Questa mattina poi, per la cerimonia funebre di Papa Francesco, si sommeranno ulteriormente le due dimensioni in occasione della presenza dei numerosi capi di Stato e di Governo, tra i quali Trump e Zelensky. Sarà forse inevitabile che buona parte dell’attenzione sarà rivolta alla dimensione “politica” di queste presenze.

Ci sarà tempo e modo per capire, per riflettere con calma su come la Rai, il Servizio Pubblico, ha “raccontato” questi giorni. Si tratta di un argomento sul quale, finora, abbiamo letto poco o quasi nulla. Eppure, di spunti meritevoli di attenzione ce ne sono stati molti. Finora il solo contributo interessante lo ha proposto ieri il quotidiano Domani, con un articolo a firma Alice Valeria Oliveri, con il titolo “Il Pontefice degli schermi. Pure il video di Pasqua è cult”.

Mai nessuno però, finora, ha scritto una riga sull’informazione pubblica se non quando si è trattato di evidenziare la prima serata speciale di Bruno Vespa laddove ha invitato in studio 8 uomini. Poniamo alcuni interrogativi. Ad esempio, il tema della “spettacolarizzazione” mediatica in termini di tempo e di contenuti proposti quanto è stata più o meno adeguata o eccessiva? Quanto è stata “coordinata” l’informazione sulle reti e testate Rai? Questa mattina leggiamo un comunicato di protesta del Tg2 per la sovrapposizione dello “speciale” tra i due Tg con buona pace della logica aziendale e del buon senso giornalistico.

Poi, l’altra sera, nel corso del Tg1 abbiamo assistito ad un servizio sul prossimo Conclave. Abbiamo avuto una forte e sgradevole sensazione: che sia iniziato (e alimentato) una sorta di “fanta Conclave” con le percentuali di possibile “vincita” di un candidato rispetto ad un altro. E certamente non sarà irrilevante seguire quanta attenzione verrà dedicata ad uno dei possibili “papabili”. Nella stessa edizione del Tg1, a seguire, un servizio sul percorso stradale del corteo verso S. Maria Maggiore, dove Papa Francesco verrà sepolto. Ci stiamo ancora chiedendo quale possa essere stato il senso giornalistico di questo servizio. Ancora: spesso e volentieri sono stati proposti servizi sul tema “sicurezza” con dovizia di particolari su quanti uomini e donne verranno impiegati, su quanti “cecchini” verranno disposti sui tetti, sul “bazooka” anti drone, sulla nave da guerra ormeggiata a Fiumicino, sui caccia dell’Aereonautica pronti al decollo da Pratica di mare e, infine, sulla presenza di un nucleo dell’Esercito NBC (Nucleare, Batteriologico e Chimico). Perché tanta enfasi su questo aspetto?

Infine, chiudiamo con una notarella di piccole beghe interne Rai. Ieri si è diffusa la notizia dell’uscita anticipata e consensuale di Andrea Vianello, considerato uno degli ultimi “giapponesi” democratici dentro “questa” Rai. Un consigliere (di cui non facciamo il nome per carità di Patria, tanto ormai sanno tutti di chi parliamo) non ha perso l’occasione per dichiarare che si tratta di una notizia “amara”. Mannaggia la miseria!!! Vianello è stato nominato direttore di San Marino RTV dal 2023 e nessuno, per quella occasione, ha avuto nulla da dire pur sapendo bene che si tratta di una specie di “cimitero degli elefanti”. Vianello, si dimette da quell’incarico dopo 10 mesi e passa poi alle dirette dipendenze dell’AD. Lasciamo perdere per un momento la rescissione consensuale laddove si intende che lo stesso Vianello ha concordato volontariamente la sua uscita e potrebbe anche avere avuto suoi buoni motivi. Ma il tema vero sul quale tutti tacciono (e lo stesso consigliere brilla per meriti particolari) non è tanto su chi esce ma su chi rimane e di cosa si dovranno occupare quelli che ci sono (vedi Bloggorai dei giorni scorsi). Facciamo un esempio tanto per capirci. Bloggorai è stato forse il solo ad occuparsi dell’uscita, pure consensuale, di Stefano Ciccotti, attuale CTO Rai. Senza ombra di dubbio e senza timore di smentite uno dei ruoli più rilevanti e strategici per il futuro dell’Azienda. Eppure, nessuno si è degnato di sollevare un ciglio di attenzione su questo problema. Tutt’ora non si sa nulla se, come e da chi verrà sostituito.

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mercoledì 23 aprile 2025

RAI "sobria": mezza piena e mezza vuota

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Il “vuoto” allo stato naturale non esiste. Il “vuoto” non esiste in laboratorio, non esiste nelle relazioni umane, il “vuoto” non esiste nello spazio politico. Il “vuoto” non esiste dentro e intorno alla Rai. Il bicchiere è sempre mezzo vuoto ma pure mezzo pieno.

Se pure qualcuno avesse intenzione di crearlo (ed abbiamo buone ragioni per ritenere che ci sia) questo “vuoto” è strumentale, funzionale ad un disegno che appare sempre più chiaro: diluire ii tempi di un lento e inesorabile processo di marginalizzazione del Servizio Pubblico. Il 2027 è vicino, molto vicino.

Come abbiamo scritto tante volte, anche stamattina non ci sono notizie, non ci sono spunti di riflessione e dibattito, non c’è nulla, non c’è niente. Eppure, ne siamo tutti convinti, ci sarebbe tanto, ci sarebbe molto. Eppure, questo molto, questo tanto, non emerge. Perchè?

Perché, ad esempio, non emerge una riflessione su come la Rai, l’informazione pubblica sta seguendo il tema della scomparsa di Papa Francesco? Perché non si dibatte sul linguaggio, sulle immagini, sul racconto televisivo di questa vicenda? Perché così poca attenzione alla storia “televisiva” di Papa Francesco che, da ricordare, inizia con una sua forte “allergia” verso questo strumento di comunicazione che pure dopo ha adoperato spesso e volentieri?  

La sola nota che invece è emersa in questi giorni è stata una dichiarazione di un consigliere (non facciamo più il nome per carità di Patria) che si è lamentato del fatto che nella trasmissione di Vespa appena morto il Papa ci fossero soli uomini. Vero. Peccato che il consigliere dimentica di ricordare che in Cda lui e/o l’altro consigliere di “opposizione” occupano un posto che, come nei cda precedenti, era riservato ad una donna. Peccato. Cosette … robetta.

Allora, consapevoli appunto che il “vuoto” non esiste proponiamo una lista di “pieni” da tenere a mente, buono per i prossimi giorni quando, in un modo p nell’altro, ce ne dovremo occupare.

Pieno n. 1. La Riforma. Al momento non esiste nulla che si possa immaginare come tale. Le proposte depositate in commissione Senato (7) sono vecchie, superate e per molti aspetti divisive. In un recente incontro dei partiti di opposizione è stata espressa la volontà di riscrivere un testo condiviso. Al momento nessuno sa nulla.

Pieno n. 2. La presidenza Rai. Al momento siamo a “carissimo amico ti scrivo” ovvero al punto di partenza. Non risulta trattativa in corso. Forse, pare, sembra, dicono che la maggioranza sarebbe disposta a mollare la Agnes.  Appunto: Forse, pare, sembra, dicono. Di certo e concreto non c’è nulla. Ma non c’è nulla nemmeno nel campo dell’opposizione: oltre che dire “no alla Agnes” non sanno cosa altro dire.

Pieno n. 3. Sanremo. Il prossimo 22 maggio ci sarà l’udienza al TAR della Liguria. Se va bene per la Rai saranno dolori. Se va male per la Rai saranno dolori lo stesso. Ci sono in ballo tanti soldi e, per quanto è dato sapere, non ci sono Piani B. Sanremo ultima spiaggia.

Pieno n. 4. Rai Way. Recentemente è stato sottoscritto un MoU (Moemorandum of Understanding) senza impegno tra le parti. Ovvero: parliamo, vediamo e vedremo. Il problema, as usual, è politico e la “politica” al momento non sembra avere molta voglia di risolverlo. Al contrario, la “finanza” (in particolare quella legata agli interessi della controparte Mediaset) vorrebbe chiudere subito. Nel frattempo, il Piano Industriale Rai che doveva essere supportato dalla vendita di una quota di Via Teulada langue e la Digital Media Company si vede con il binocolo.

Pieno n. 5. Gli ascolti. Come Papa Francesco ha detto a suo tempo rivolgendosi al “popolo Rai”: “Non bisogna inseguire gli ascolti a scapito dei contenuti: si tratta piuttosto di costruire, attraverso la vostra offerta, una domanda diffusa di qualità”. Gli ascolti Rai non vanno proprio bene: nel day time da tempo ormai Rai è costantemente sotto Mediaset e solo in prime time Rai Uno vince grazie al gioco dei “pacchi” (vedi articolo odierno di Italia Oggi). Il problema sono i contenuti: cosa offre la Rai di meglio, di diverso e di più rispetto alla concorrenza? Bene che vada (vedi prossimi palinsesti) un’offerta povera e “anziana”.  Prendete nota. Stiamo lavorando su una riflessione a proposito di “Mare fuori”.  

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ps: interessante notare come il termine “sobrietà” usato dal ministro Musumeci in occasione del 25 aprile ha bucato il muro politico mediatico. Sarà ancora più interessane vedere come la Rai sarà “sobria” per questa occasione.


 

La RAI e il deserto

 

by Bloggorai © 

Oggi non c'è nulla da dire, non c'è nulla su cui riflettere, su cui dibattere. Ci appare solo l'immagine di un deserto incombente, muto e vuoto, dove tutto galleggia senza un domani possibile.  

A dicembre scorso abbiamo scritto "E tutto procede stancamente, in attesa di qualcosa che non si sa mai cosa possa essere. Forse, è proprio e solo l’attesa, quel magico momento di sospensione del pensiero, che ancora rende interessante andare avanti".  

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martedì 22 aprile 2025

Papa Francesco e la RAI: visioni del mondo talvolta diverse

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Torniamo a quel 23 marzo 2023, quando Papa Francesco ha ricevuto in udienza tutto il “popolo” Rai. Per quella occasione ha rivolto un messaggio:

“I media, infatti, influiscono sulle nostre identità, nel bene e nel male. E qui è il senso del servizio pubblico che svolgete. Perciò vorrei riflettere con voi proprio su queste due parole – servizio e pubblico –, perché esse descrivono molto bene il fondamento della vostra missione: la comunicazione come dono alla comunità… La prima parola, su cui mi soffermerò di più, è servizio. È una parola che spesso riduciamo al suo significato strumentale, finendo per confondere il servire con il servirsi, la dedizione con l’uso.

Il vostro lavoro, invece, vuole essere soprattutto una risposta ai bisogni dei cittadini, in spirito di apertura universale, con un’azione capace di articolarsi sul territorio senza diventare localista, nel rispetto e nella promozione della dignità di ogni persona. Un contributo alla verità e al bene comune che assume risvolti precisi nell’informazione, nell’intrattenimento, nella cultura e nella tecnologia.

Veniamo ora alla seconda parola: pubblico. Essa sottolinea prima di tutto che il vostro lavoro è connesso al bene comune di tutti e non solo di qualcuno. Ciò comporta in primo luogo l’impegno a considerare e a dar voce specialmente agli ultimi, ai più poveri, a chi non ha voce, a chi è scartato.

… Non bisogna inseguire gli ascolti a scapito dei contenuti: si tratta piuttosto di costruire, attraverso la vostra offerta, una domanda diffusa di qualità.” (il testo completo a questo link: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/03/23/0241/00517.html ).

Ieri è stato diffuso un comunicato del vertice Rai dove si legge “… Al dolore uniamo la consapevolezza di una responsabilità: quella di dare forma e sostanza concrete a quei valori ai quali proprio Papa Francesco aveva richiamato la nostra azienda durante l'udienza…”.

Poniamo allora una semplice domanda: quanta forma e sostanza concreta è stata data dalla Rai, da questa Rai, a quei valori che Papa Francesco ha richiamato? Quanta forma e sostanza è stata data, in modo particolare, ai valori della solidarietà, dell’inclusione e dell’accoglienza degli “altri”, dei “diversi” da noi? Quanta forma e sostanza è stata data al valore dell’opposizione alla guerra, alla logica degli armamenti e dell’aumento delle spese militari, al potere dei mercanti di armi? Quanta forma e sostanza è data alla tutela dell’ambiente in ogni sua forma? Quanta forma e sostanza è stata data, infine, a contrastare la logica del “successo” televisivo ottenuto con gli ascolti ottenuti a qualsiasi costo (vedi il recente Sanremo e i cori entusiasti che lo hanno accompagnato?

Infine, quanta anergia è stata posta nell’evitare di “…  confondere il servire con il servirsi, la dedizione con l’uso…” ovvero il Servizio Pubblico inteso come uso privato, al servizio di una parte (segnatamente il Governo di turno) contro l’altra oppure, più semplicemente e brutalmente, dei propri interessi personali, della propria ambizione contro quegli degli “altri” ovvero dell’interesse pubblico, del bene comune?

Questa Rai, specificamente e segnatamente “questa” Rai, voluta e disegnata ad immagine e somiglianza di un Governo che proprio su questi temi ha fatto la sua “cifra narrativa” ha grandi responsabilità. Fino a ieri sera, quando durante il Tg1 della sera, è stata data grande enfasi al “rapporto speciale” che la Meloni avrebbe avuto con Papa Francesco, dimenticando di quando invece tifava per il suo avversario Ratzinger definendolo “ … un gigante della fede e della ragione …”. Per non dire lo speciale sempre di ieri sera condotto da Vespa, dove hanno partecipato 8 uomini quando, è noto, che Papa Francesco ha sempre incoraggiato e sostenuto la presenza delle donne in ogni ambito di responsabilità anche nelle gerarchie vaticane. Per non dire, infine, di quando il Tg1 diretto a quel tempo da Monica Maggioni ha “dimenticato” di riferire le parole di Papa Francesco contro la NATO pronunciate a marzo del 2022 (vedi  https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/25/guerra-in-ucraina-la-denuncia-il-tg1-censura-il-discorso-del-papa-contro-le-spese-militari-nemmeno-una-parola-nelle-maggiori-edizioni/6537460/ ).

Non è vero, come si dice banalmente, che “morto un Papa se ne fa un altro”. Ogni essere umano, ognuno di noi è uno “speciale” unico e distinguibile che si caratterizza per quello che fa oltre che per quello che “dice” di voler fare. Abbiamo scritto spesso su Bloggorai che sono le persone che fanno le cose e non viceversa.

Papa Francesco, profeta inascoltato, anche dalla Rai, grazie!!!

bloggorai@gmail.com

lunedì 21 aprile 2025

domenica 20 aprile 2025

RAI: a Pasqua siamo ( o dovremmo essere) tutti più buoni

by Bloggorai ©


Care lettrici ... cari lettori … auguri di Buona Pasqua.

Oggi siamo buoni, animati dai migliori sentimenti. Tutte le nostre immagini sono di ramoscelli di ulivo, di ovetti colorati, di bianche colombine e prati fioriti. Alla Rai direbbero "Cuoricini ... cuoricini" dopo il "successo" di Sanremo.

Ma però … ma però … (non si potrebbe dire così ma suona bene) dobbiamo rivolgere un pensierino solidale a Monica Maggioni con la sua trasmissione “Newsroom” venerdì sera ha fatto precipitare gli ascolti di RaiTre a numeri comparabili con quelli di un’assemblea di condominio allargato: 2,4% di share e circa 350 mila telespettatori. In altri casi, per molto meno, con risultati del genere avrebbero già chiuso la trasmissione e chiesto i danni erariali. RaiTre ormai sembra destinata all’estinzione con una media di ascolti in caduta libera. Eppure, tutti tacciono: non si sente volare un passerotto, non si ascolta nessun timido balbettio. Una voce da dentro (ex Viale Mazzini e ora senza fissa dimora) ci sussurra “La Maggioni è una potenza intoccabile, come Vespa. Godono di “simpatie” vaste e trasversali”.  Già … molto vaste e soprattutto molto, molto, trasversali molto dentro e molto fuori la Rai.  

Ci tornano in mente i famigerati KPI (Key Performace Indicator) e ci siamo sempre chiesti se mai chi li ha proposti e fatti inserire nel nuovo Contratto di Servizio (una certa Soldi e chi gli stava intorno) aveva in mente una “key” particolare: gli ascolti. Del genere: se ottini un risultato inferiore al “target”, sia di rete che della specifica trasmissione vai a casa e magari paghi pegno. Ci torna in mente il recente “Ne vedremo delle belle” e la sua fine ingloriosa su RaiUno. Chi ne paga le conseguenze del flop?

Ve bene, per oggi facciamo il fioretto e siamo buoni. Godiamoci una bella giornata. Auguri!!!

bloggorai@gmail.com     

sabato 19 aprile 2025

La RAI e l'Intelligenza Naturale

by Bloggorai ©

La fortuna di Bloggorai è pure nel fatto che molte lettrici e molti lettori non perdono un colpo e non perdonano errori, dimenticanze o sottovalutazioni. A differenza di qualche “consigliere” (non facciamo più il nome per carità di Patria) Bloggorai i problemi li pone. Magari non ottiene risposte però il suo sporco lavoro lo fa, a gratis, da quasi sette anni.

Allora, ieri abbiamo riportato la notizia di una specie di concorso promosso dalla Rai “Nasce #CortIA, il contest per sceneggiature realizzate con il supporto dell'intelligenza artificiale” ed abbiamo proposto un Premio Speciale per chi ha avuto questa brillante idea e uno ancora più speciale per chi l’ha sostenuta e promossa. Nel comunicato stampa Rai si legge “Il cortometraggio vincitore potrà diventare un caso di studio pubblico, utile a mappare le buone pratiche e a contribuire all’elaborazione di linee guida per un uso corretto, etico e trasparente dell’intelligenza artificiale nell’audiovisivo”.

Ieri, appunto, un attento lettore ci ha ricordato che per un tema simile, il 3 maggio del 2023, è iniziato un lungo sciopero di sceneggiatori e autori americani durato oltre 5 mesi che ha coinvolto e bloccato tutto il perimetro delle produzioni cinematografiche e televisive USA. Lo sciopero si è concluso con un accordo tra le parti dove si legge che “… viene stabilito che l’intelligenza artificiale non può essere adoperata per scrivere o riscrivere materiale letterario e che i contenuti prodotti dall’IA non saranno considerati coperti dall’accordo. Significa in sostanza che non possono essere impiegati per indebolire i crediti o i diritti di un autore. In altre parole, per pagarlo meno magari in virtù del fatto che una sceneggiatura sia stata completata con ChatGPT o simili piattaforme” (da Wired del settembre 2023).

Ricordiamo i post che abbiamo scritto nei giorni scorsi sul tema IA e Rai, dove abbiamo riportato in sintesi un report dell’Ufficio Studi Rai e abbiamo denunciato quanto fosse distante dai temi e problemi impellenti che l’Azienda di Servizio Pubblico deve affrontare oggi, subito, su questo argomento e invece ne hanno fatto un’antologia di prestigiosi interventi accademici dimenticando pressoché totalmente il suo naturale contesto, ovvero la Rai.

Bene, sempre ieri ci è stato fatto notare, a proposito di palinsesti, una storiella bizzarra. Negli anni passati ha avuto un grande successo la serie “Doc- Nelle tue mani” in onda su RaiUno. Dopo tre stagioni la fiction viene venduta alla Sony che la manda in onda sulla rete Fox (anche lì con grande successo) prima nella versione “italiana” con sottotitoli e poi con una versione “made in USA”. Allora, che ti succede oggi? Succede che RaiUno rimanda in onda questa serie rivista e corretta dalla Fox (con una protagonista femminile) dal prossimo 28 maggio. Andata e ritorno, con buona pace di creatività, di palinsesti per i "giovani" e intelligenza naturale.

bloggorai@gmail.com

venerdì 18 aprile 2025

RAI: una disperata ventata di sano ottimismo

by Bloggorai ©

Ogni tanto, succede, che tutto sembra andare bene. Sembra che tutto scorre nel migliore dei modi possibili. Ogni tanto, succede, che siamo pervasi da una ondata di sano quanto anomalo ottimismo. Allora, avvertiamo una certa sorpresa e stupore e tanto per metterci in equilibrio e porci nel mezzo dei sentimenti, sfogliamo quello che abbiamo sempre a portata di mano: un prezioso libretto “Sette brevi lezioni sullo scetticismo” e così risistemiamo le cose a posto.

Allora: è necessario essere sempre scettici sul futuro, il destino della Rai? Si, forse si ed ogni giorno che il Buon Dio manda sulla terra ci vengono forniti buoni motivi per esserlo. Se poi, chissà, qualche lettrice o qualche lettore avesse invece buoni motivi o suggerimenti da proporre, Bloggorai è qui pronto a tenerne conto.

Allora tra ieri e oggi ci è cascato tutto ciò che poteva cascare. Ieri abbiamo letto di una specie di “concorso” indetto dalla Rai per scrivere una sceneggiatura con l’utilizzo dell’IA. Fenomenale!!! A chi ha avuto un’idea del genere gli fai avere di diritto un Premio Speciale del Presidente della Repubblica, un Oscar, un Leone d’Oro a Venezia, un titolo nobiliare dai Cavalieri di Malta. Ma, in verità, il premio lo merita chi gli ha dato credito, a chi lo ha sostenuto e pubblicizzato. Ci vuole coraggio, tanto coraggio e una sana ventata di fantascientifico ottimismo per fare una cosa del genere.

Se non che, questa notizia si accompagna al recente Cda Rai dove sono stati approvati i prossimi palinsesti estivi. Purtroppo, Bloggorai, è molto sensibile e soffre subito di violenti attacchi di orticaria quando legge certe cose. La “certa cosa” che colpisce e (e affonda ogni migliore sentimento) è leggere i titoli delle prossime trasmissioni: ad esempio non ne troviamo uno, dicasi uno, che in qualche modo, direttamente o indirettamente, si possa ritenere destinato ad un pubblico giovanile mentre si legge di un noto conduttore che già reduce di un flop viene premiato con il raddoppio di trasmissioni. La Stampa di oggi titola “Repliche RAI” dove spiccano, appunto, le repliche di Lolita Lobosco e del sempreverde Montalbano. A Villa Arzilla hanno fatti salti di gioia, per loro la Rai è sempre presente.

Infine, una piccola, leggerissima nota di pessimismo “politico”. Ieri un’agenzia stampa diffonde un comunicato con le dichiarazioni del capogruppo PD in Vigilanza Rai, Stefano Graziano, che ha affermato “Le opposizioni, tutte insieme, hanno compiuto un lavoro straordinario costruendo una proposta di lavoro condivisa per garantire l’autonomia e l’indipendenza del Servizio Pubblico … ”. Abbiamo cercato di saperne di più: nulla, non ci risulta esistere nessuna “proposta di lavoro condivisa” ma solo le sette proposte (delle quali una porta la sua firma) depositate in Commissione Trasporti del Senato. Per il momento, è solo una buona intenzione e di buone intenzioni, è noto, è lastricata la strada che porta al Paradiso.

Bloggorai@gmail.com

giovedì 17 aprile 2025

RAI: tanta fuffa e poca ciccia

by Bloggorai ©

Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono.

Se le opere non si compiono

 arte e morale non prosperano

e se questo avviene

la giustizia non e' precisa

e se la giustizia non e' precisa

il paese non sà dove poggiare.

Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in ordine

Ancora una volta è necessario riprendere questa citazione. Non ci capiamo, non ci vogliamo capire oppure ci capiamo perfettamente e facciamo finta di non capirci. A Roma, semplificando, si dice: “Però, famo a capisse”. Ci riferiamo all’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra i partiti di opposizione sul tema/problema Rai del quale più ci raccontano e riceviamo commenti, più ci appare per quanto temevamo: tanta fuffa e niente ciccia.   

La fuffa è la solita passerella di nomi illustri che fanno dichiarazioni tanto generiche quanto forse inutili. La prima in assoluto: la necessità della riforma. Allora, tanto per capirci, quando si affronta questo argomento e lo si vuole prendere di petto è necessario fare delle premesse inderogabili: la prima in assoluto riguarda la Legge Renzi: per paradossale che possa apparire, ha ragione Gasparri quando l’altro ieri ha dichiarato che la prima riforma, forse anche facile da realizzare, è la sua abolizione. “Basta approvare la nostra norma e tutto sarà in regola” sottinteso con il MFA. Cosa gli vuoi dire? È vero, lo sosteniamo tutti da tempo: la Legge Renzi (da non dimenticare, voluta e sostenuta dal PD) è considerata la testa d’ariete dello sfondamento dell’ingerenza dei partiti e del Governo sulla Rai. La maggioranza si dichiara d’accordo per abolirla? Bene, fatelo!!!

In secondo luogo: l’altro giorno molti hanno fatto riferimento al MFA. Bene, benissimo. Tanto per rinfrescare la memoria e non fare finta che nulla sia accaduto è bene ricordare che il MFA non è caduto dal pero all’improvviso: quando in Italia si è cominciato a dibattere di questo nuovo vincolo comunitario erano già anni che a Bruxelles ne parlavano. I nostri amici, semplicemente, non lo hanno visto arrivare. E quando se ne sono accorti, qualcuno ha fatto un ricorso al TAR ed ha chiesto l’immediata applicazione dei criteri di selezione e nomina dei consiglieri mentre altri lo hanno volutamente ignorato e sottovalutato se non indirettamente avversato. Molti di coloro che l’altro ieri hanno pontificato sul MFA erano comodamente seduti in platea ed uno siede in Cda come se nulla fosse. Ma è mai possibile che nessuno abbia la forza e il coraggio di dire “si, è vero, abbiamo sbagliato, abbiamo capito l’errore e non lo ripeteremo”. MAI, non si ammettono errori nemmeno sotto tortura. Lo ribadiamo chiaro e tondo ancora una volta: di Majo e Natale sono stati nominati A con i criteri della Legge Renzi e B a seguito del “tradimento” dell’accordo “prima la riforma e poi le nomine”. È vero o no???  

Se non si “aggiustano” concettualmente questi termini, se non ci intendiamo su questi principi difficile andare avanti.

Andiamo poi nel merito delle proposte di riforma e, per ora, concentriamoci su un solo tema: il canone. Nelle quattro (4) proposte dei partiti di opposizione questo termine o non appare del tutto o, se appare, si intende abolirlo come la proposta dei 5S che intende sostituirlo con la fiscalità generale. Questo tema è derimente anche nello stesso PD dove si ricorda ancora la sortita dell’attuale vicesegretario Boccia che dichiarò all’ANSA nel lontano 2019 “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. Ha cambiato idea? Sarebbe utile saperlo e ancora più sarebbe necessario che la Schlein si pronunciasse chiaramente su questo tema una volta per tutte come pure Conte: lo vuole abolire come è scritto nella sua proposta di legge o no?  L’altro giorno erano presenti alcuni tra i firmatari e ispiratori delle proposte di legge depositate in Senato. Possibile che nessuno abbia avuto la forza, la voglia e il coraggio di ammettere che ora sono carta da macero. E magari ora, alcuni di essi, potranno far parte del “tavolo di lavoro” incaricato di scrivere un testo nuovo? Alcuni tra loro hanno avuto anche importanti incarichi di governo.

Infine, c’è sempre un retropensiero difficile da superare. Una qualsiasi ipotesi di riforma deve necessariamente passare per la convalida parlamentare ed è giocoforza che per ottenere la maggioranza di consensi debba avere anche supporto della maggioranza. Ad essere ottimisti, per ottenere una ipotesi del genere ci vuole tempo, tanto, tanto tempo. Però, è necessario dirlo subito e non lasciare intendere/immaginare che si possa andare avanti con una sola proposta di opposizione.

Chiudiamo. Ci sarebbe molto da scrivere su quanto successo ieri in Cda con la mancata nomina della Calandrelli (in “quota opposizione”) come presidente di Rai Pubblicità per come intendeva fare l’AD Rossi. Si legge oggi che non è stato possibile per “questione di minuti” sula presentazione dei CV e avrebbe quindi “vinto” il presidente Marano che invece aveva un suo candidato. La questione, il pasticciaccio, è assai complesso e, attenzione, non riguarda solo i “dispettucci” in casa Governo tra Lega, FI e Fdi. Anche l’opposizione ci mette di suo. Fin quando si deve continuare a leggere che una nomina, quale che essa sia, viene fatta per “quote”: la Calandrelli quando mai prima si è occupata di pubblicità?

Bloggorai@gmail.com


 

RAI:







 

RAI: tanta fuffa e poca ciccia

 

by Bloggorai ©

Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono.

Se le opere non si compiono

 arte e morale non prosperano

e se questo avviene

la giustizia non e' precisa

e se la giustizia non e' precisa

il paese non sà dove poggiare.

Perciò non si deve tollerare che le parole non siano in ordine

Ancora una volta è necessario riprendere questa citazione. Non ci capiamo, non ci vogliamo capire oppure ci capiamo perfettamente e facciamo finta di non capirci. A Roma, semplificando, si dice: “Però, famo a capisse”. Ci riferiamo all’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra i partiti di opposizione sul tema/problema Rai del quale più ci raccontano e riceviamo commenti, più ci appare per quanto temevamo: tanta fuffa e niente ciccia.   

La fuffa è la solita passerella di nomi illustri che fanno dichiarazioni tanto generiche quanto forse inutili. La prima in assoluto: la necessità della riforma. Allora, tanto per capirci, quando si affronta questo argomento e lo si vuole prendere di petto è necessario fare delle premesse inderogabili: la prima in assoluto riguarda la Legge Renzi: per paradossale che possa apparire, ha ragione Gasparri quando l’altro ieri ha dichiarato che la prima riforma, forse anche facile da realizzare, è la sua abolizione. “Basta approvare la nostra norma e tutto sarà in regola” sottinteso con il MFA. Cosa gli vuoi dire? È vero, lo sosteniamo tutti da tempo: la Legge Renzi (da non dimenticare, voluta e sostenuta dal PD) è considerata la testa d’ariete dello sfondamento dell’ingerenza dei partiti e del Governo sulla Rai. La maggioranza si dichiara d’accordo per abolirla? Bene, fatelo!!!

In secondo luogo: l’altro giorno molti hanno fatto riferimento al MFA. Bene, benissimo. Tanto per rinfrescare la memoria e non fare finta che nulla sia accaduto è bene ricordare che il MFA non è caduto dal pero all’improvviso: quando in Italia si è cominciato a dibattere di questo nuovo vincolo comunitario erano già anni che a Bruxelles ne parlavano. I nostri amici, semplicemente, non lo hanno visto arrivare. E quando se ne sono accorti, qualcuno ha fatto un ricorso al TAR ed ha chiesto l’immediata applicazione dei criteri di selezione e nomina dei consiglieri mentre altri lo hanno volutamente ignorato e sottovalutato se non indirettamente avversato. Molti di coloro che l’altro ieri hanno pontificato sul MFA erano comodamente seduti in platea ed uno siede in Cda come se nulla fosse. Ma è mai possibile che nessuno abbia la forza e il coraggio di dire “si, è vero, abbiamo sbagliato, abbiamo capito l’errore e non lo ripeteremo”. MAI, non si ammettono errori nemmeno sotto tortura. Lo ribadiamo chiaro e tondo ancora una volta: di Majo e Natale sono stati nominati A con i criteri della Legge Renzi e B a seguito del “tradimento” dell’accordo “prima la riforma e poi le nomine”. È vero o no???  

Se non si “aggiustano” concettualmente questi termini, se non ci intendiamo su questi principi difficile andare avanti.

Andiamo poi nel merito delle proposte di riforma e, per ora, concentriamoci su un solo tema: il canone. Nelle quattro (4) proposte dei partiti di opposizione questo termine o non appare del tutto o, se appare, si intende abolirlo come la proposta dei 5S che intende sostituirlo con la fiscalità generale. Questo tema è derimente anche nello stesso PD dove si ricorda ancora la sortita dell’attuale vicesegretario Boccia che dichiarò all’ANSA nel lontano 2019 “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. Ha cambiato idea? Sarebbe utile saperlo e ancora più sarebbe necessario che la Schlein si pronunciasse chiaramente su questo tema una volta per tutte come pure Conte: lo vuole abolire come è scritto nella sua proposta di legge o no?  L’altro giorno erano presenti alcuni tra i firmatari e ispiratori delle proposte di legge depositate in Senato. Possibile che nessuno abbia avuto la forza, la voglia e il coraggio di ammettere che ora sono carta da macero. E magari ora, alcuni di essi, potranno far parte del “tavolo di lavoro” incaricato di scrivere un testo nuovo? Alcuni tra loro hanno avuto anche importanti incarichi di governo.

Infine, c’è sempre un retropensiero difficile da superare. Una qualsiasi ipotesi di riforma deve necessariamente passare per la convalida parlamentare ed è giocoforza che per ottenere la maggioranza di consensi debba avere anche supporto della maggioranza. Ad essere ottimisti, per ottenere una ipotesi del genere ci vuole tempo, tanto, tanto tempo. Però, è necessario dirlo subito e non lasciare intendere/immaginare che si possa andare avanti con una sola proposta di opposizione.

Chiudiamo. Ci sarebbe molto da scrivere su quanto successo ieri in Cda con la mancata nomina della Calandrelli (in “quota opposizione”) come presidente di Rai Pubblicità per come intendeva fare l’AD Rossi. Si legge oggi che non è stato possibile per “questione di minuti” sula presentazione dei CV e avrebbe quindi “vinto” il presidente Marano che invece aveva un suo candidato. La questione, il pasticciaccio, è assai complesso e, attenzione, non riguarda solo i “dispettucci” in casa Governo tra Lega, FI e Fdi. Anche l’opposizione ci mette di suo. Fin quando si deve continuare a leggere che una nomina, quale che essa sia, viene fatta per “quote”: la Calandrelli quando mai prima si è occupata di pubblicità?

Bloggorai@gmail.com


martedì 15 aprile 2025

Rai: scorre tanta acqua sotto i ponti della Politica

 

Bloggorai ha iniziato a mangiare pane e politica già dalla sua più tenera età. Per intenderci: era con i calzoncini corti quando militava insieme con Paolo Gentiloni e aderiva al marxismoleninismomaotsetung pensiero e Vincenzo Vita era un giovane e brillante giornalista che veniva a fare la Rassegna Stampa a Radio Città Futura. 

Ne ha vista di acqua passare sotto i ponti: cambi di posizione, alleanze rotte, documenti stracciati e dimenticati, impegni non mantenuti, tradimenti e delusioni. Non ultima la vicenda del ricorso al TAR. Diciamo che abbiamo maturato sullo stomaco tondini di ferro del 16, quelli buoni per il cemento armato.

Detto questo, oggi facciamo grande fatica ad essere ottimisti e fiduciosi. Però non vogliamo nemmeno dare nulla per scontato.

Ieri si è svolto un incontro importante che ha visto insieme tutta l'opposizione. Non abbiamo potuto partecipare ma molti ci hanno riferito e stamattina abbiamo letto qualcosa sui giornali.

Una vaga e sommaria idea la stiamo maturando.

Il primo tema è la riforma e il proposito di avviare un "tavolo di lavoro". Vedremo chi ne farà parte.

Il secondo tema è la presidenza Rai. Qualcosa non torna: non è più sufficiente dire no alla Agnes. Vedremo.

Il terzo tema è l'informazione. È vero che c'è un emergenza ma dentro la Rai questa emergenza deve essere inserita in un tema più vasto sul quale però avvertiamo da tempo molte resistenze e non solo da "Telemeloni". Tanto per intenderci: chi si è opposto ai vari piani editoriali che sono stati proposti negli anni passati?

Infine, ieri qualcuno ha voluto leggere uno "sdoganamento" del consigliere Roberto Natale.

A questo proposito Bloggorai è ancora in attesa di capire e sapere cosa è successo il pomeriggio del 26 settembre scorso quando a sorpresa avvenne lo strappo (eufemismo) dell'impegno "prima la riforma e poi le nomine". 

Ieri qualcuno ha ricordato e riconosciuto questo "errore"??? Facciamo finta che non sia successo nulla? Da quel fattaccio sono derivate le conseguenze alle quali assistiamo.

Infine: nel merito delle proposte di riforma. Qualcuno ieri ha detto chiaro e tondo, forte e chiaro che le quattro proposte dell'opposizione per buona parte sono carta da macero? Poi abbiamo letto che si vorrebbe arrivare ad un testo condiviso entro luglio. Ma chi pensa una cosa del genere sa di cosa parliamo?

Comunque... Va bene così... E sempre utile e necessario dibattere ma che almeno questo avvenga su presupposti solidi e chiari.

Vedremo... Vedremo.

bloggorai@gmail.com

Rai: Lavori in viaggio tra ascolti digitali che scendono e spioni che girano

 


Come vi abbiamo accennato siamo in viaggio e con difficoltà di collegamenti.

Però le notizie arrivano e due sono meritevoli di nota.

La prima è la pubblicazione del report Auditel Standard digitale dal 6 al 12 Aprile. Rai sta sotto Mediaset in LS (Legittimate Stream) e TTS (Tempo Speso) mentre si riprende solo per la durata ASD. Non è cosa da poco. 

La seconda è tratta da un articolo del Fatto a firma Gianluca Rosselli e riferisce una ipotesi che da tempo sta girando: FI e FdI mollerebbero la Agnes in chiave anti Lega...ovvero anti Marano.

L'articolo chiude riferendo un certo nervosismo dell'AD Rossi che avrebbe timore di essere spiato. E, infine, che in corso in Via Asiago un febbrile rinnovo dei Wc. 

A questo punto Bloggorai prosegue il suo breve quanto bellissimo e ricchissimo viaggio.

Rimanete sintonizzati... Non si sa mai

lunedì 14 aprile 2025

RAI: meglio tacere

by Bloggorai ©

Ci stavamo preparando a scrivere il post quotidiano con una certa pigrizia e stanchezza. Abbiamo dato un occhio in giro e constatato che non c’è nulla meritevole di attenzione. Allora, abbiamo cominciato a scrivere una breve riflessione sul tema “quote” dopo che ieri abbiamo letto una notizia su Dagospia: “Tra oggi e domani in Rai devono decidere il presidente di Rai Pubblicità e l’AD Rossi vuole nominare Silvia Calandrelli, in quota PD, come presidente della cassaforte pubblicitaria della Rai”. Appena battute le prime righe sulla tastiere siamo stati assaliti da un attacco di orticaria come altre volte è successo quando ci siamo imbattuti sullo stesso tema, in particolare quando le “quote” sono di area “opposizione”: vedi i vari Natale, Coletta, Ammirati etc .

Oggi, forse, è meglio un dignitoso silenzio.

bloggorai@gmail.com


ps. nei prossimi due giorni saremo in viaggio e ci potrebbero essere difficoltà a scrivere. Comunque, rimanete sempre sintonizzati ... non si sa mai!

domenica 13 aprile 2025

RAI: c'era una volta ...

by Bloggorai ©

C’era una volta … tanti anni fa … quando qualcuno aveva immaginato che la Rai, ovvero il Servizio Pubblico Radiotelevisivo, fosse o dovesse somigliare una cosa simile ad un’Azienda privata. Qualcuno pensava, allora, che potesse addirittura fare profitti. Qualcuno pensava che potesse essere simile ad una “fabbrica di bulloni”. Qualcuno cominciò a pensare che si potesse e si dovesse “esternalizzare” tutto il possibile. Qualcuno poi, nell’era moderna, non molto tempo fa, introdusse “concetti nuovi” come, ad esempio i famigerati KPI (Key performance Indicator) e qualcuno se ne innamorò a tal punto che esultò pieno di gioia quando questo concetto venne introdotto nell’attuale Contratto di Servizio. Qualcuno, in fin di conti, è rimasto fermamente innamorato di una vecchia idea che, sotto sotto, ha ancora il suo fascino: la privatizzazione totale o parziale della Rai.  

Il bello è che tutto questo non proviene da una cultura brutalmente ultra liberista e mercantile ma è sottesa in tante parti di aree progressiste o riformatrici. Per intenderci, quelli che si professano “amici” del Servizio Pubblico e magari qualcuno, forse, siede pure in Cda. Queste persone, in un modo o nell’altro, hanno sempre quello scheletro nell’armadio del loro lontano passato di quando pure hanno avuto importanti responsabilità politiche e financo governative. Vedi, tanto per capirci, l’idea della “fondazione” come modello di gestione inserito in ipotesi di riforma delle quali si vorrebbe e dovrebbe dibattere nei prossimi giorni. Come abbiamo più volte scritto ed argomentato, la “fondazione” ci appare come l’anticamera della privatizzazione sotto mentite spoglie.

Bene, andiamo avanti ovvero torniamo indietro. Ieri sera si dovrebbe essere conclusa l’ennesima pagina nera degli ascolti di RaiUno con la fine ingloriosa di “Ne vedremo delle belle” che ha raccimolato un misero 12,6%. Nota bene: la trasmissione è prodotta da Endemol Shine Italy e Rai proprio come la trasmissione che l’ha preceduta, "Il gioco dei pacchi" condotto dalla nuova star Stefano De Martino, prodotto sempre da Endemol Italia e Endemol Shine Italy. Insomma, a farla breve, una serata tutta in famiglia “Endemol”. Giusto per rimanere nel solco delle prime serata di Rai Uno. Vedi il venerdì sera con “The Voice Senior” prodotto da Fremantle Italia e ITV Studios oppure la fiction della sera prima, Costanza, prodotto da Rai Fiction insieme a Banijay Studios Italy e così via trotterellando.

Pensate voi se si dovesse applicare lo schema dei KPI dove ovviamente, si dovrebbero prevedere le penalità in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi. Poniamo che Rai Uno non dovrebbe mai andare sotto il 15% e chi sbaglia paga. Già, chi paga? Chi ne subisce le conseguenze di un programma sbagliato? Se ci mettiamo di buon impegno di programmi sbagliati in questo ultimo periodo ce ne sono in abbondanza.

Per non dire, infine, di Rai News24: perché ci si ostina a tenerla in vita così com’è e lasciarla galleggiare con ascolti da prefisso telefonico e non si rimette mano al famigerato “piano editoriale per l’informazione” per renderla diversa da come è oggi ???

Allora (ne abbiamo già scritto più volte) i termini di valutazione del “successo” di Rai Uno che a qualcuno ogni tanto piace ricordare si dovrebbero ricondurre entro due binari: il primo è il “modello” di offerta editoriale come, ad esempio, l’ostinata determinazione di rivolgersi allo “zoccolo duro” dei telespettatori over 64 senza mai avvertire un ben che minimo sforzo di idee rivolte a quegli “altri” pubblici come, ad esempio, i “giovani” che tutti vorrebbero ma nessuno li cerca. Per non dire poi, sempre a proposito di offerta editoriale, constatare “come” si fanno gli ascolti: il caso dei pacchi merita uno studio a parte ovvero il sostegno all’azzardo allo stato puro. Il secondo binario da non dimenticare è quello dell’abbandono pressoché totale della autonoma capacità di produzione di un qualcosa buono per la prima serata che non sia, una volta l’anno, Sanremo o qualche replica di Montalbano.

In soldoni: come sanno bene chi li maneggia per professione. I numeri dicono molto ma non dicono tutto e, in particolare non dicono “come” si ottengono.

Bloggorai@gmail.com