giovedì 19 settembre 2024

Pausa vendemmia

 


Oggi si lavora la seconda parte della vendemmia: si passa il mosto al torchio (lo"strettore" come lo chiamano da queste parti) dopo aver bollito 5 giorni. Già si sente il profumo del primo vino. La raccolta à andata benino. Ai primi di novembre si cambia e si assaggia il "novellino".

Per la RAI c'è tempo ... non molto... solo 6 giorni e poi vedremo.  

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RAI: i giochi sono quasi finiti

Foto di Greg Montani da Pixabay

Les jeux sont faits, rien ne va plus !

Aggiorniamo il corso della partita:

     “Prima le nomine e poi la riforma”      2

     “Prima la riforma e poi le nomine”      0

La Squadra di Governo ieri ha portato a casa un altro gol che già era nell’aria da giorni e potrebbe aver chiuso la partita. Infatti, circolava da tempo la battuta di Conte “Proponete un nome “autorevole” e noi lo valuteremo”. Ieri questo concetto  stato ribadito chiaro e tondo: “Se ci fosse un presidente autorevole assolutamente non riconducibile a logiche partitiche certo che lo voteremmo, nell'interesse del servizio pubblico. Ormai è fatta: il 26 alla Camera e al Senato si voterà e, con molta probabilità, parteciperà anche il M5S che potrebbe confermare, come noto da tempo, il nome dell'attuale consigliere Di Majo. 

Come abbiamo già scritto, a quel punto il Cda di Viale Mazzini si potrà insediare e, in un secondo momento, potrà sottoporre alla Vigilanza il nome del/la presidente che si dovrà votare a maggioranza: ora con l’ingresso della Gelmini nell'area di Governo mancano solo due voti. Ovvio che almeno due dei quattro nuovi consiglieri potranno essere eletti dal Parlamento anche senza i voti dell’opposizione. Sarebbe certo un cda “monco” e difficile da gestire politicamente per la Meloni che però avrebbe buon gioco a sostenere che l’interesse della Rai e la tutela delle prerogative del Parlamento sono in questo momento superiori alla richiesta della riforma alla quale, peraltro, aderisce.  

I giochi, dunque, o sono chiusi o si stanno chiudendo. Mancano solo i dettagli: chi sarà il nome “autorevole” proposto (stamattina si legge ancora su Repubblica “ … convergere su un nome di garanzia — Giovanni Minoli o Antonio Di Bella i più gettonati…”) e come si potrà spartire il “bottino” tra nomi dei consiglieri e caselle da occupare dentro la RAI. Dettagli, appunto, facilmente superabili: basta saper dosare sapientemente gli ingredienti tra la direzione di una testata e una direzione di genere e, oplà, il gioco è fatto.  

Veniamo ora ad un tema che appare, ma solo appare, dirimente: la riforma della RAI. Già dirla in questi termini si parte subito con il piede sbagliato: un conto è immaginare solo una riforma della RAI e magari limitata alla sola governance, altro conto è ragionare su una riforma che interessa tutto il perimetro del sistema audiovisivo nazionale all’interno del quale la RAI opera. Si tratterebbe, in questo caso, di una Legge di sistema di rango analogo alla famigerata Legge 112 di Gasparri. Evidente il peso diverso tra le due impostazioni. Seppure si volesse prendere in considerazione la sola prima ipotesi, da che parte si potrebbe iniziare? Al momento, sul tavolo (o meglio nei cassetti impolverati) ci sono 4 modelli/proposte: DDL Di Nicola  (da definire se si tratta della stessa proposta precedente a firma Fico) ▪ PDL Fornaro  ▪ PDL Orlando e ▪ DDL Fedeli. Si tratta di proposte per molti aspetti analoghe ma con significative differenze. Nessuno però, finora, si è preso la briga di cercare di unificarle e renderle un solo progetto, ampiamente dibattuto e condiviso. Tutto ciò che c'è di nuovo è frutto di iniziative personali. si tratta comunque di proposte ormai “vetuste” e ben chiuse nei cassetti. Nel mentre e nel quando una, a firma Lega, sta producendo i suoi effetti concreti: la progressiva riduzione del canone del 20% annui.

Ecco allora venire alla luce l’esistenza di mondi diversi: uno gravita nelle orbite della contingenza e della necessità ovvero fare i conti con quanto oggi la politica, i partiti tutti, sono in grado di proporre sulla RAI mentre l’altro gravita nelle orbite limitate del probabile futuro immaginabile che fanno perno sulla sola RAI e non guardano l’Universo che la circonda. 

Il tema riforma RAI, infine, viene poi correttamente inserito nell’ambito del recente MFA che però, comunque, entrerà in vigore solo tra 14 mesi. Nel frattempo per la RAI, il Servizio Pubblico, ci sarà modo per poter assistere lentamente e inesorabilmente al suo processo di declino.  

La domanda ora appare peregrina: che farà il PD? Qualora il M5S rompesse il patto del 6 agosto e recentemente ribadito manterrà fede al suo proposito di Aventino? Per la cronaca: sappiamo, drammaticamente, come è finito l'Aventino del '24. Apparentemente, come ha ribadito ieri Graziano, il suo capogruppo in Vigilanza, potrebbe essere così. Mancano solo pochi giorni, forse ore, e sapremo tutto … o quasi.

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martedì 17 settembre 2024

Gli ultimi minuti della partita RAI


 “Prima le nomine e poi le riforme”   1

“Prima le riforme e poi le nomine”   0

Palla al centro. Alla fine del primo tempo, tarda mattinata di ieri, il Governo conduce la partita con significativo vantaggio. L’opposizione è allo sbando: le quattro punte avversarie hanno portato a casa un gol importante: si vota il 26 "senza indugio". Pomeriggio: inizia il secondo tempo e una parte dell’opposizione cerca un contropiede sulle fasce: le ali tornanti, i “falsi nueve”, lanciano la palla avanti, molto avanti e gridano “Facciamo gli Stati generali”… gli altri giocatori non capiscono di cosa si tratta (o forse si). Allora, in chiusura di partita una punta centrale prende palla e cerca un tiro lungo verso la porta avversaria, punta i tacchetti per terra e declama “nessuna nomina”. Ma non ci crede nessuno. Siamo prossimi alla disfatta. Palla lunga e speriamo che vada bene. Magari il prossimo campo di gioco sarà sull’Aventino.

Allora, andiamo con ordine. Ieri mattina i leader della maggioranza scrivono chiaro e tordo “Per rispetto alle prerogative del Parlamento, per dare un governo alla RAI e per applicare la Legge esistente bisogna votare senza indugio” il prossimo 26. Amen. Lo sconforto si aggira in Parlamento. Molti sostengono a gran voce: “C’è l’accordo non solo all’interno della maggioranza ma sottinteso anche con l’opposizione o con una parte di essa”. Ma come? Non è possibile! È possibile … è possibile anche se tutti si indignano al solo pensiero e smentiscono categoricamente.

Ad un certo punto trapela un pensiero diffuso: “Non cadiamo nella provocazione e nell’imposizione della Meloni ovvero, sostengono alcuni, semmai trattiamo sul metodo e su un nome e contestualmente mettiamo in cantiere la riforma”. Ipotesi suggestiva sulla quale si sta lavorando. La Floridia dichiara: “Definire lo schema di lavoro e condividere metodo e merito”. Non dice una parola sul 26 ma chi vuol capire capisce e il verbo da interpretare è “condivisione”. Ma ci sarebbe di più: Bloggorai lo ha scritto in epoca non sospetta che c’è in ballo un nome e cognome ovvero Antonio di Bella poi smentito ma tant’è che ieri la voce ha ripreso forza e fondamento. Oggi si rilegge ancora pure il nome di Minoli. Voci dal sen sfuggite … of course. Qualcuno trama, qualcuno trema, qualcuno tratta.

Fatto sta che il campionato si sta per chiudere. Se mai fosse, come sembra ormai accertato, che il 26 si voteranno i 4 consiglieri di fonte parlamentare il Cda Rai si potrà costituire e la nomina del/la presidente sarà un puro inciampo burocratico. Una volta insediato, come previsto dalla Legge attuale la 220 del 2015 potrebbe non essere sufficiente nemmeno il lanciafiamme per schiodarli e revocarli. Potrebbe non essere sufficiente una possibile sentenza favorevole del TAR del prossimo 23 ottobre come pure l’applicazione del MFA del 2025.

La partita sta per finire. Abbiamo provato a giocare ed abbiamo giocato anche bene ma non è stato sufficiente: abbiamo avuto contro gli arbitri e sugli spalti non avevamo pubblico. Anzi, qualcuno tifava per la squadra avversaria: non si è mai sentito gridare un “Forza Ricorso !!!”. Silenzio, solo silenzio. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo forte e chiaro: “     Alla fine ricorderemo non le parole dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici”. Già! È andata così.

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FLASF..doppio FLASH !!!!

Foto di succo da Pixabay

Le agenzie di stampa da pochi minuti stanno battendo una notizia che, in sintesi, è: 

"In attesa di regole che tengano conto, per il sistema nel suo complesso e per il Servizio Pubblico, delle previsioni che dovranno entrare in vigore entro il 2025, riteniamo che debbano essere applicate le norme vigenti (ndr Legge 220 del 2015) senza indugi, a tutela delle prerogative del Parlamento, del pluralismo e della funzionalità del Servizio Pubblico. Lo affermano in una dichiarazione congiunta i leader del centrodestra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi" (AGI 12.02).

Traduciamo in italiano corrente (come ha già scritto Bloggorai): prima si votano le nomine il prossimo 26 e poi la riforma ...

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RAI: il Marziano e la Trattativa sottotraccia

Foto di Jürgen Sieber da Pixabay

Il nostro antico amico marziano è tornato oggi sulla  terra e vuole sapere notizie sulla RAI e sul Servizio Pubblico. Dalle prima battute che ha ricevuto è rimasto alquanto deluso. Ha chiesto in giro, telefonate e messaggi, e bene che gli è andata non ha trovato nessuno che risponde. Il Marziano ha pensato: “Che delusione gli amici terrestri: nel momento del bisogno scappano via come lepri”. Poi, sconsolato, si è recato all’edicola e ha chiesto cortesemente di poter sfogliare i giornali. Il giornalaio lo conosce e gli fa la cortesia. Sfoglia velocemente i titoli e legge con grande attenzione come solo i marziani sanno fare. Il suo volto extraterrestre strampalato e anomalo comunque ha mostrato viva e profonda costernazione e, nella sua lingua, più o meno ha bofonchiato “Tutto qui?”. Già tutto qui: oggi si parla dell’inutile  Festival radiofonico e televisivo del Prix Italia a Torino. E’ la sintesi perfetta della RAI del “vorrei ma non voglio, potrei ma non posso”. Partecipano il meglio delle televisioni pubbliche di mezzo mondo ma quasi nessuno dei prodotti in concorso potrà mai essere visto sulle reti RAI. La stessa Rai concorre con il meglio di se stessa e spesso e volentieri vince una medaglietta di partecipazione. Ci credo che il Marziano rimane basito. Poi, l’altra notizia che oggi occupa tanto spazio sui giornali è la mancanza di affetto che soffre Amadeus: pensate, all’ultima puntata della sua trasmissione non era presente nessun dirigente RAI per ringraziarlo e salutarlo come si conveniva tra persone perbene. Il Marziano avrà pensato “I Terrestri sono veramente ingrati e fors’anche scostumati”.

Allora, per tirarlo su di morale, gli raccontiamo una conversazione tanto immaginaria quanto significativa che c’è stata nei giorni scorsi, tanto per dargli un’idea di come vanno le cose del mondo dentro e fuori Viale Mazzini. Allora, si racconta che qualcuno nella Maggioranza, forse addirittura il suo Capo/a abbia incaricato un Signor X di preparare il terreno per il prossimo 26 settembre ovvero il voto in Parlamento con due compiti specifici: trovare un accordo interno alla maggioranza e uno con l’opposizione. Se non che, ci dicono, il povero Mister X si è trovato subito in grande difficoltà: chi sono i miei interlocutori? Con chi parlo nella Lega, direttamente con Salvini o con Giorgetti? Con Tajani o con Letta? E poi, domanda ancora più insidiosa: con chi potrebbe parlare Mister X tre i partiti di opposizione? Conte/Schlein oppure la Floridia e i capigruppo della Vigilanza che hanno firmato il famigerato appello “prima le riforme e poi le nomine”? Siamo proprio sicuri che tutti tra loro la pensano allo stesso modo e che non ci sia nessuno che invece lascia aperto uno spiraglio alla trattativa?

Posto e non concesso che Mister X possa trovare i suoi interlocutori, la trattativa si pone subito in salita. La telefonata, ci dicono, si sarebbe svolta più o meno in questi termini. “Allora, il 26 alla Camera e al Senato dobbiamo votare. Chi votiamo? Agnes si o Agnes no?” l’interrogativo era perentorio: dobbiamo trovare i nomi (il Governo tirerà fuori i due nomi di sua competenza). Sembra che le prime risposte che ha finora ricevute siano stata alquanto vaghe e poco impegnative: vedremo, faremo, tratteremo. Ok, disse Mister X, procediamo con la trattativa al nostro interno. Allora Mister X ha alzato la cornetta e chiamato l’opposizione (un paio di nomi tra quelli che “sanno”): “Che volete fare il 26? Proviamo a trovare un accordo, magari cercando un nome “autorevole e di garanzia” come piacerebbe a voi?”. Dall’altra parte del filo si ascoltava un imbarazzato silenzio. Poi, una vocina flebile ha sussurrato “Noi vorremmo fare prima la riforma e poi le nomine”. Mister X ha trattenuto diplomaticamente un impeto di sconcerto e si è limitato a dire “Ma avete capito o no che non possiamo lasciare la RAI con il culo per terra ancora per molto tempo ancora e che dunque noi il 26 comunque votiamo? E allora, ripeto la domanda, che fate? E, in ogni modo, state sereni, prima o poi una riforma la faremo”. Sembra che ascoltato lo “state sereni” a qualcuno gli sono girate le rotelle.

Conclusione: apparentemente bocce ferme, sostanzialmente, tutto si tratta sottotraccia.

A proposito di sottotraccia: oggi merita da leggere un articolo a firma Luigi Bisignani su Italia Oggi con il titolo “Pier Silvio scenderà in campo”. Aggiungiamo noi: per la RAI potrebbe essere una gioia. Almeno il canone sarebbe tutelato.

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lunedì 16 settembre 2024

Meditazione RAI


Tranquilli, sereni, moderati, sobri, sottotraccia ... e che la Buona Sorte ce la mandi buona. Oggi non c’è molto da aggiungere a quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi. La sintesi ci appare semplice e credibile: il 26 settembre il Parlamento voterà i quattro nuovi componenti del Cda RAI, nei prossimi giorni il Governo proporrà i due nomi di sua fiducia e l’organo di governo del Servizio pubblico si potrà costituire con o senza il PD e il 5S. Una volta insediato, si potrà procedere alla nomina del suo/a presidente in Vigilanza RAI e li si vedrà, c’è tempo, tanto tempo. Come pure ci sarà tempo, tanto tempo, per tutto quello che si vorrà/potrà fare dopo: Stati generali, riforme etc. Come pure, ci sarà tempo (non molto) per attendere il 23 ottobre con l’udienza al TAR che, abbiamo bene inteso, da fastidio a molti compresi amici, parenti e conoscenti: il termine “ricorso” gli si strozza in gola, gli fa venire l’orticaria solo a pensarlo.

Comunque, facciamola corta: la forza e il coraggio non si trovano al supermercato un tanto al chilo. La determinatezza, la lucidità e la capacita progettuale non cascano dall’albero del pero. Sono qualità, caratteristiche, che o appartengono al DNA oppure è molto, molto, difficile acquisirle in corso d’opera.  

Vedi la situazione politica: per paradossale che possa apparire, nel momento in cui il Governo Meloni espone tutta la sua intrinseca debolezza, fragilità e inconsistenza l’opposizione esita, balbetta e farfuglia appelli e dichiarazioni deboli e fiacche come foglie al vento chi gli si oppone non si vede e non si sente. 

Prodi oggi dixit su La Stampa: "Il partito della presidente Meloni va anche un po' avanti e le opposizioni nel loro complesso sono ferme o anche in leggero calo. Se non si rende concreta ed evidente una alternativa, il governo va avanti tranquillamente, almeno nei consensi".

Vedi le vicende RAI: il Governo compie nefandezze inenarrabili (intervista di Sangiuliano al Tg1 e ieri il video integrale di Salvini) e la risposta più aggressiva è “Trovo molto grave l'uso da parte del governo del servizio pubblico.” detto dalla Schlein. La Lega ha tremato e la Meloni rischia la crisi di nervi.

Prima ancora, di fronte alla sfascio attuale e quello prossimo venturo sul Servizio Pubblico che si paventa, la “proposta” dell’opposizione si limita a dire “prima la riforma e poi le nomine” al che, tanto per mettere i puntini sulle i e ribadire chi ha i numeri in Parlamento, il Governo risponde compatto “prima le nomine e poi la riforma”. Punto a capo. Bloggorai, parola di ex Boy Scout, giura di non aver ancora capito la fine strategia dell’opposizione mentre mancano solo una manciata di giorni al 26 settembre.

Rimaniamo tranquilli, sereni, moderati, sobri, sottotraccia. Presto capiremo tutto … o quasi. 

Nel mentre e nel quando la nuova stagione RAI comincia a cominciare.

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domenica 15 settembre 2024

RAI: nervosi e confusi


Per i meteoropatici in questi giorni qualcosa gira storto. 
C’è luna piena.

Anche il nervosismo può essere democratico: serpeggia equamente distribuito da tutte le parti. A destra non sanno più trovare il bandolo della matassa: tra le dimissioni di Sangiuliano e la richiesta di condanna a Salvini la tensione aumenta. A sinistra tutto, apparentemente, tace e il che è tutto dire. E un tratto comune alimenta il nervosismo: Super Mario “is back”. Il solo bisbiglio che si ascolta è il plauso di alcuni per il ritorno di Draghi e il che è tutto dire. La Stampa di oggi titola “Politici senza pensiero appesi a Super Mario”. Questo il tema prevalente: quando si forma un vuoto qualcuno lo occupa.

Veniamo alla RAI e al Servizio Pubblico. I titoli di alcuni articoli di ieri meritano una riflessione che, in parte, vi abbiamo largamente anticipato. Il Giornale “RAI, l’ipotesi di un blitz per chiudere la partita su Cda e Presidente”. Il Fatto “RAI, salta Agnes. La destra cerca nome condiviso con l’opposizione”. Il Messaggero “RAI: linea dura di Meloni, Cda subito senza Pd e 5S”. E infine, forse il più interessante, Il Foglio che titola “M.Berlusconi riceve Draghi. Scenari”. E lo scenario che si intravvede sottende “inciuci” a destra e forse pure a sinistra che alimenta ulteriore nervosismo. E se Draghi avesse parlato con la Berlusconi di RAI, di canone e di pubblicità?

Oggi invece merita attenzione l’intervista di Tajani su La Stampa dove riconferma il loro nome, la Agnes come Presidente, e ribadisce che intanoil26 si votano i consiglieri e poi si parlerà di riformare la RAI.

Può bastare per scorgere quanto potrà succedere nei prossimi giorni, alla vigilia del 26 settembre quando Camera e Senato potranno votare i quattro nuovi consiglieri.

Mettendo insieme i diversi punti si scorge qualche novità: A si rafforza il convincimento che il 26 si possa votare; B è possibile che la maggioranza possa rivedere i suoi “punti fermi” (Agnes e Rossi) pur di sbloccare l’impasse e nominare subito il nuovo Cda; C è possibile che si possa aprire uno spiraglio nell’opposizione e “valutare l’autorevolezza” di una proposta per uscire dal vicolo cieco di “prima le riforme e poi le nomine”.  

Mancano solo 11 giorni ... rimaniamo sobri, sereni, pacati, ragionevoli. Le sorprese sono sempre dietro l’angolo, altrimenti non sarebbero tali.

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ps: la vendemmia ieri è andata alquanto bene: ottime le uve rosse (Pinot) un po' meno le bianche (Trebbiano e qualche Grechetto) 

 

sabato 14 settembre 2024

RAI in semi pausa

Foto di Andrea da Pixabay

 Oggi giornata di vendemmia !!!

La RAI e il Servizio Pubblico, per il momento, possono attendere.

Comunque, rimanete sintonizzati: ci cose da dire!

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venerdì 13 settembre 2024

AI: è giunta l'ora delle trame e dei complotti

Foto di Sly da Pixabay

Settembre: è giunta l’ora delle trame e dei complotti. In altri termini, è giunta l’ora della politica magari nella sua forma più complessa e problematica. È giunta l’ora delle possibilità, delle opportunità e delle necessità. È giunta l'ora di rimboccarsi le maniche e cercare una soluzione, subito.

Ormai sembra certo: il prossimo 26 settembre Camera e Senato dovrebbero votare i nomi dei quattro nuovi consiglieri e l’aria che tira porta verso la decisione finale. La Meloni avrebbe detto “basta rinvii”. Quello che poteva essere lo scoglio della presidenza in Vigilanza, dove la maggioranza non ha i numeri, sembra si possa superare applicando lo stesso criterio che regge il Cda attuale: l’incarico verrebbe preso dal consigliere anziano. Poi, si troverà tempo per trattare la presidenza da far votare in Vigilanza, con calma. In questo modo si potrà sempre dire: abbiamo messo l’Azienda in condizioni di essere operativa, ora ci possiamo anche mettere intorno ad un tavolo e parlare di riforma! Tutti felici e contenti.

Ecco allora comparire articoletti e spigolature che aprono il terreno: vertice interno a Forza Italia per “chiarire” decidere se molare definitivamente la Agnes al suo destino e pensare ad un altro nome “autorevole” e magari di “garanzia” come vorrebbe una parte dell’opposizione. Ecco allora leggere di un incontro tra Conte e il leader della CGIL Landini. Ecco allora emergere proposte di nomi di “area” campolarghista variamente assortiti e così via.

Le prossime ore, i prossimi giorni, saranno tutti dedicati a capire cosa faranno PD e 5S. Se è vero, come sembra, che il Governo sembra avviato a chiudere la partita il prossimo 26, saranno dolori. Non sarà facile difendere la posizione “prima le riforme e poi le nomine” e quindi non sarà facile astenersi dal voto in aula a fronte di un appello della maggioranza del genere “prima mettiamo in sicurezza la Rai e poi parliamo di riforme”. Da loro punto di vista, potrebbe essere una posizione comprensibile e sostenibile.

Il governo è consapevole della debolezza di questa posizione PD/M5S (lasciare la RAI senza Cda per molto tempo) e ne potrebbe profittare e fare il colpaccio. Allora, sarebbe ragionevole, che qualcuno provasse (vedi Conte) a cercare una exit strategy in grado di salvare capra e cavoli. 

Bloggorai l'ha proposta: votare applicando i criteri espressi dall'MFA!!!

Come abbiamo scritto ieri, ci sono solo due possibilità: o si vota o si rinvia. Cominciamo ad essere propensi a credere alla prima possibilità.

Ci sono ancora 13 giorni di tempo per uscirne. Vedremo.

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giovedì 12 settembre 2024

RAI: una lucina nella notte buia delle idee

Foto di Wälz da Pixabay

«Quest'ombra, pur non essendo verità, deriva tuttavia dalla verità e conduce alla verità; di conseguenza, non devi credere che in essa sia insito l'errore, ma che vi sia il nascondiglio del vero.» (De umbris Idearum, G. Bruno, XIV m.)

Ci dovremmo essere, la luce è dietro l’angolo. Il prossimo 26 settembre Camera e Senato dovrebbero votare i quattro componenti il nuovo Cda di Viale Mazzini. Potrebbe essere il momento della verità. Tutto al condizionale ovviamente perché,  ad oggi, non ci sono tracce di accordi, ne interni alla maggioranza, ne tra questa e l’opposizione e, forse, nemmeno interni alla stessa opposizione. Nella maggioranza la contesa interna alle tre anime è feroce e nessuno sembra mollare un passo (vedi ieri articolo su Il Foglio). Dalla parte opposta pure la situazione appare leggermente complessa.

La recente sortita del “campo largo” su “prima le riforme e poi le nomine” infatti non ha chiarito per nulla le idee, anzi, le ha viepiù confuse. Come è possibile che pochi giorni prima Conte possa dire alla maggioranza “proponete un nome autorevole e poi le valutiamo” e pochi giorni dopo invece ribadire il concetto di cui sopra di segno opposto? E se mai venisse proposto un nome "gradito " al PD ... un Di Bella di cui si è tanto palato o un Veltroni che abbiamo letto ieri? Qualcuno mescola nel torbido.

A farla breve: il 26 salvo ognuno si dovrebbe votare e le carte verranno messe in tavola. Oggi si legge che la Meloni avrebbe detto “basta rinvii”. Allora, questo punto, le possibilità sono due.

A. si vota e chi c’è cè

B. non si vota e si vedrà  

Ipotesi A: alla Camera la maggioranza dispone di 239 voti su 400 e al Senato di 118 su 200. La legge 220 del 2015 prevede che il voto dei parlamentari sia limitato ad un solo candidato (art.2.6). Ciò significa che, volendo, la maggioranza con i suoi numeri potrebbe eleggere un candidato alla Camera ed uno al Senato. Considerando che il rappresentante dei dipendenti è stato già eletto, sarebbe sufficiente che il Governo proponesse i due nomi di sua competenza e il consiglio avrebbe il numero legale per essere composto. Poi si aprirebbe la partita della presidenza dove si richiede il passaggio in Vigilanza (voto segreto) con maggioranza qualificata (24 voti su 40) che il Governo non ha (ne ha solo 20, più 1) ma questa è una partita complementare e subordinata.

Se la Meloni volesse forzare la mano e volesse nominare il nuovo Cda, la possibilità c’è. Evidente che poi il “problema diventa politico”. Il Cda RAI sarebbe tutto nelle mani di Palazzo Chigi e il che “non è bello”. Se lo può permettere la Meloni? Apparentemente no: si troverebbe di fronte ad un fuoco di sbarramento difficile da sostenere. Sostanzialmente si: può sempre sostenere che non si può lasciare la Rai allo sbando e che la Legge attuale lo impone. Allora, la domanda collegata è: l’opposizione ha la forza (e la voglia) per fare l’Aventino e sentirsi accusare poi di voler affossare l’Azienda privandola del suo organo di governo proprio nel momento in cui è assolutamente necessario? E se mai fosse che il M5S (Conte) possa ricevere una “proposta” interessante su un nome “autorevole e di garanzia” che succede? Il PD rimane con il cerino in mano in attesa della riforma? Scenario complicato ma non impossibile.

Ipotesi B: tutto molto complesso, non si riesce a trovare una quadra da nessuna parte e quindi si rinvia. Governo e opposizione rimangono preda dei loro problemi e non ne cavano un ragno dal buco. La trattativa è complessa e richiede molto più tempo dei 14 giorni che rimangono. E poi, di li a poche settimane, c’è sempre l’udienza del TAR, il 23 ottobre, che incombe. L’esito del ricorso è assolutamente incerto ma non esclude che i giudici possano accettare le motivazioni dei ricorrenti e allora la faccenda si complicherebbe assai. A favore del rinvio poi gioca molto il fattore prudenza: non converrebbe a nessuno  forzare la mano, compreso allo stesso Governo. La Meloni, come pure i suoi alleati, sanno bene che su questa partita non si possono commettere errori, specie dopo la vicenda Sangiuliano: il palazzo di Viale Mazzini è troppo esposto sulla pubblica via. Idem per il “campo largo”: la strada intrapresa di attesa di una riforma improbabile significa intanto, semplicemente e banalmente, lasciare tutto a bocce ferme a tempo indeterminato, ovvero un Cda monco e indebolito con un componente che vale 3 voti. Il tutto, alla vigilia, ormai imminente, dell’avvio delle trattative per il rinnovo della Concessione previsto per il 2027. Il rischio di una scelta improvvida e gravida di conseguenze negative è molto alto.

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mercoledì 11 settembre 2024

RAI: Meloni e Draghi. Tra trionfi e lamenti, tra geni o sprovveduti

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Pride, pomp, and circumstance of glorious war! (Othello)

Mettetevi comodi: oggi il piatto è molto ricco.

Riflessione n.1: il “campo largo” e la RAI. Dobbiamo ammettere di non riuscire a comprendere: o si tratta di geni incompresi o di sprovveduti allo sbaraglio. Forse entrambi oltre la nostra capacità di interpretare la fine strategia che viene sottesa. Ieri pomeriggio i capigruppo dell’opposizione in Vigilanza hanno ribadito il concetto “prima la riforma e poi le nomine” già dichiarato lo scorso 6 agosto. Perché ribadirlo? Evidentemente, dopo la sortita di Conte con “presentateci un nome autorevole e ne parliamo” era necessario puntualizzare il concetto. Qualcosa ci sfugge e qualcosa non torna.

Ne abbiamo già parlato e anche Bloggorai ribadisce le sue riflessioni:

A: diteci anzitutto di quale riforma stiamo parlando, quali contenuti, quale progetto, quale visione del Servizio Pubblico e magari e poi ne discutiamo. Silenzio. Nessuno sa nulla e bene che vada o si rimanda a proposte degli anni passati (ce ne sono 6) oppure ci si sente dire: ci rimboccheremo le maniche ovvero faremo, vedremo etc etc. Fateci sapere qualcosa e magari ci convincete. Già che si siamo: magari si organizza uno "stato generale" ???

B: con chi si dovrebbe fare questa riforma? Evidente che qualcuno pensa si possa fare con l’attuale maggioranza? La Meloni e i suoi alleati, timorosi e minacciati da tanta potenza di fuoco espressa dall’opposizione, dovrebbero dire: "okkkkeeeyyyy, facciamo ‘sta riforma tutti insieme appassionaatamente”??? come già soavemente anticipato da Gasparri. Parola di ex Boy Scout: facciamo fatica capire e credere. Però, vai a sapere, le vie della politica sono lastricate di buone intenzioni

C: ammesso e non concesso che la Meloni dica “la riforma si può fare”, ragionevolmente quanto tempo potrebbe essere necessario per farla diventare legge? 3 o 6 mesi, un anno … di meno o di più? Ovvero: la Rai rimane in bollitura non solo e non tanto con un Cda in una anomala proroga (le precedenti occasioni erano del tutto diverse!) ridotto a 6 e con un componente che in caso di parità vale tre voti ma a fronte di emergenze drammatiche immediate che nessuno sa come affrontare (il canone in primo luogo).

Bene, conclusione: o è Bloggorai che ottusamente non capisce o è l’opposizione che ottusamente si è arroccata un una posizione insostenibile.

Come se ne esce? Semplicissimo: si applicano le regole in vigore, si dimette il Cda e si eleggono i nuovi componenti applicando subito i criteri espressi dall’MFA. La RAI affronta i suoi problemi e, nel frattempo, si lavora ad un progetto di riforma.

Riflessione n. 2: la faccenda Sangiuliano e la televisione. Sono accaduti due fatti rilevanti che ci interessa proporre: il primo si riferisce all’intervista dell’ex ministro al Tg1 e il secondo alla mancata intervista alla Boccia ieri sera su Rete4. A nostro avviso sono due facce della stessa medaglia: Palazzo Chigi ha ordinato e qualcuno ha obbedito. Ieri sul Corriere Aldo Grasso a proposito del Tg1 ha scritto “… uno dei momenti più ingloriosi del Servizio Pubblico” dove “il direttore … pareva aggressivo quasi avesse assunto una postura aggressiva, da “Belve” uno che non risparmia le domande scomode”. Già, il “modello Fagnani” ha fatto scuola. Ma il tema è l’ordine impartito: questa intervista si deve fare e puntualmente si è fatta. Come pure ieri sera, dopo che era nota la “forte irritazione” della Meloni contro Mediaset, Berlusconi etc..per fatal combinazione l’intervista alla Boccia non è andata in onda su Rete4. Colpa della Boccia? Noi siamo complottisti nati, per natura e cultura, e fatichiamo a credere che sia stato solo un problema di domande non concordate con la redazione. Fatto sta che su questo fronte, in particolare sul Tg1, l’attenzione sia stata alquanto scarsa.  

Riflessione n. 3: i facili entusiasmi per Draghi. Come spesso succede, a sinistra in particolare, quando non si sa bene che pesci prendere in casa propria, si va a pescare nei laghetti altrui. Era già successo con il Governo di larghissime intese post pandemia e risuccede ora con il documento proposto da Draghi nei giorni scorsi: tutti impegnati a leggere il corposo progetto e già pronti a applaudirlo. Ritorna periodicamente un insolito e struggente desiderio di liberismo, di mercatismo, di banchismo e atlantismo a basso costo. Succede che Mario Draghi scrive una nuova agenda e una certa sinistra, in mancanza di una sua propria, la adotta e ne gioisce. Non ci intendiamo di macro economia, non leggeremo e non ci addentreremo nei meandri di tanta scienza. Ci limitiamo solo a ricordare qualche spunto per quanto ha fatto o non ha fatto Draghi per la Rai durante il suo Governo. Ci basta e ci avanza.

Al momento del suo insediamento a Palazzo Chigi, correva il 13 febbraio 2021, il Paese era ancora in preda agli spasmi drammatici della pandemia. I partiti sono allo sbando e non riescono a trovare un equilibrio istituzionale tale da formare un governo guidato da un parlamentare e sono costretti ad affidarsi all’uomo solo della Provvidenza. Gli si affidano pieni poteri e forma un Governo con dentro tutti, dalla lega al PD: da Franceschini alla Cultura a Giorgetti allo Sviluppo Economico. Due posti chiave per il futuro della RAI. Draghi comincerà a tirare i remi in barca quando si vede sfuggire il sogno del Quirinale. Il  Cda di Viale Mazzini è in scadenza e la nuova nomina sarà per lui una bella gatta da pelare alquanto fastidiosa. Il 9 luglio 2021 Palazzo Chigi propone Carlo Fuortes e Marinella Soldi come AD e Presidente e pochi giorni dopo il Parlamento elegge i quattro nuovi consiglieri. Passano solo pochi giorni dal suo insediamento e Fuortes si imbarca in una improbabile avventura: il nuovo Piano Industriale. Sappiamo come è andata a finire.  Entrambi non concluderanno il loro mandato (la Soldi si è dimessa ad agosto scorso, seppure in proroga). Ecco la prima colpa capitale e insanabile di Draghi sulla RAI: aver affidato le redini dell’Azienda a persone che apriranno la strada a quanto successo dopo: arriveranno Sergio e Rossi. Tutta la storia Fuortes merita un libro a parte. Si scriverà poco dopo “Storia di una disfatta. Viaggio al termine della Rai, un fallimento di Draghi” di Salvatore Merlo al 30 maggio 2022.

Draghi a Palazzo Chigi e Giorgetti (sempre lui) allo Sviluppo economico pongono le basi concettuali e operative di qualcosa da privatizzare del Servizio Pubblico e si comincia da RAI Way: il 1° marzo 2022 si legge “Rai Way, i fondi azionisti scrivono al governo. Favorevoli a un'alleanza con EI Towers: "Autorizzate il consolidamento delle torri". Passano solo pochi giorni e Draghi obbedisce. L’8 marzo si legge “Rai Way, il dado è tratto: Draghi firma il decreto che svincola il controllo”.  Amen. Da allora in poi il tema “privatizzazione” non solo di Rai Way tornerà ricorrente e Meloni e il suo ministro Giorgetti (sempre lui) ne sanno qualcosa.

Per la cronaca: Bloggorai è ormai un libro di storia Rai degli ultimi sei anni. In oltre 2400 post pubblicati si può rileggere tutto, compreso ovviamente quanto successo Viale Mazzini durante il Governo Draghi. Leggere per credere: è tutto documentato.

Chiudiamo: il voto previsto per domani al Senato sembra saltato e, forse, rinviato al 26 settembre. Vedremo. La partita è in pieno svolgimento.

bloggorai@gmail.com


 

RAI: tra Meloni e Draghi, trionfi e lamenti, geni e sprovveduti

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Pride, pomp, and circumstance of glorious war! (Othello)

Mettetevi comodi: oggi il piatto è molto ricco.

Riflessione n.1: il “campo largo” e la RAI. Dobbiamo ammettere di non riuscire a comprendere: o si tratta di geni incompresi o di sprovveduti allo sbaraglio. Forse entrambi oltre la nostra capacità di interpretare la fine strategia che viene sottesa. Ieri pomeriggio i capigruppo dell’opposizione in Vigilanza hanno ribadito il concetto “prima la riforma e poi le nomine” già dichiarato lo scorso 6 agosto. Perché ribadirlo? Evidentemente, dopo la sortita di Conte con “presentateci un nome autorevole e ne parliamo” era necessario puntualizzare il concetto. Qualcosa ci sfugge e qualcosa non torna.

Ne abbiamo già parlato e anche Bloggorai ribadisce le sue riflessioni:

A: diteci anzitutto di quale riforma stiamo parlando, quali contenuti, quale progetto, quale visione del Servizio Pubblico e magari e poi ne discutiamo. Silenzio. Nessuno sa nulla e bene che vada o si rimanda a proposte degli anni passati (ce ne sono 6) oppure ci si sente dire: ci rimboccheremo le maniche ovvero faremo, vedremo etc etc. Fateci sapere qualcosa e magari ci convincete. Già che si siamo: magari si organizza uno "stato generale" ???

B: con chi si dovrebbe fare questa riforma? Evidente che qualcuno pensa si possa fare con l’attuale maggioranza? La Meloni e i suoi alleati, timorosi e minacciati da tanta potenza di fuoco espressa dall’opposizione, dovrebbero dire: "okkkkeeeyyyy, facciamo ‘sta riforma tutti insieme appassionaatamente”??? come già soavemente anticipato da Gasparri. Parola di ex Boy Scout: facciamo fatica capire e credere. Però, vai a sapere, le vie della politica sono lastricate di buone intenzioni

C: ammesso e non concesso che la Meloni dica “la riforma si può fare”, ragionevolmente quanto tempo potrebbe essere necessario per farla diventare legge? 3 o 6 mesi, un anno … di meno o di più? Ovvero: la Rai rimane in bollitura non solo e non tanto con un Cda in una anomala proroga (le precedenti occasioni erano del tutto diverse!) ridotto a 6 e con un componente che in caso di parità vale tre voti ma a fronte di emergenze drammatiche immediate che nessuno sa come affrontare (il canone in primo luogo).

Bene, conclusione: o è Bloggorai che ottusamente non capisce o è l’opposizione che ottusamente si è arroccata un una posizione insostenibile.

Come se ne esce? Semplicissimo: si applicano le regole in vigore, si dimette il Cda e si eleggono i nuovi componenti applicando subito i criteri espressi dall’MFA. La RAI affronta i suoi problemi e, nel frattempo, si lavora ad un progetto di riforma.

Riflessione n. 2: la faccenda Sangiuliano e la televisione. Sono accaduti due fatti rilevanti che ci interessa proporre: il primo si riferisce all’intervista dell’ex ministro al Tg1 e il secondo alla mancata intervista alla Boccia ieri sera su Rete4. A nostro avviso sono due facce della stessa medaglia: Palazzo Chigi ha ordinato e qualcuno ha obbedito. Ieri sul Corriere Aldo Grasso a proposito del Tg1 ha scritto “… uno dei momenti più ingloriosi del Servizio Pubblico” dove “il direttore … pareva aggressivo quasi avesse assunto una postura aggressiva, da “Belve” uno che non risparmia le domande scomode”. Già, il “modello Fagnani” ha fatto scuola. Ma il tema è l’ordine impartito: questa intervista si deve fare e puntualmente si è fatta. Come pure ieri sera, dopo che era nota la “forte irritazione” della Meloni contro Mediaset, Berlusconi etc..per fatal combinazione l’intervista alla Boccia non è andata in onda su Rete4. Colpa della Boccia? Noi siamo complottisti nati, per natura e cultura, e fatichiamo a credere che sia stato solo un problema di domande non concordate con la redazione. Fatto sta che su questo fronte, in particolare sul Tg1, l’attenzione sia stata alquanto scarsa.  

Riflessione n. 3: i facili entusiasmi per Draghi. Come spesso succede, a sinistra in particolare, quando non si sa bene che pesci prendere in casa propria, si va a pescare nei laghetti altrui. Era già successo con il Governo di larghissime intese post pandemia e risuccede ora con il documento proposto da Draghi nei giorni scorsi: tutti impegnati a leggere il corposo progetto e già pronti a applaudirlo. Ritorna periodicamente un insolito e struggente desiderio di liberismo, di mercatismo, di banchismo e atlantismo a basso costo. Succede che Mario Draghi scrive una nuova agenda e una certa sinistra, in mancanza di una sua propria, la adotta e ne gioisce. Non ci intendiamo di macro economia, non leggeremo e non ci addentreremo nei meandri di tanta scienza. Ci limitiamo solo a ricordare qualche spunto per quanto ha fatto o non ha fatto Draghi per la Rai durante il suo Governo. Ci basta e ci avanza.

Al momento del suo insediamento a Palazzo Chigi, correva il 13 febbraio 2021, il Paese era ancora in preda agli spasmi drammatici della pandemia. I partiti sono allo sbando e non riescono a trovare un equilibrio istituzionale tale da formare un governo guidato da un parlamentare e sono costretti ad affidarsi all’uomo solo della Provvidenza. Gli si affidano pieni poteri e forma un Governo con dentro tutti, dalla lega al PD: da Franceschini alla Cultura a Giorgetti allo Sviluppo Economico. Due posti chiave per il futuro della RAI. Draghi comincerà a tirare i remi in barca quando si vede sfuggire il sogno del Quirinale. Il  Cda di Viale Mazzini è in scadenza e la nuova nomina sarà per lui una bella gatta da pelare alquanto fastidiosa. Il 9 luglio 2021 Palazzo Chigi propone Carlo Fuortes e Marinella Soldi come AD e Presidente e pochi giorni dopo il Parlamento elegge i quattro nuovi consiglieri. Passano solo pochi giorni dal suo insediamento e Fuortes si imbarca in una improbabile avventura: il nuovo Piano Industriale. Sappiamo come è andata a finire.  Entrambi non concluderanno il loro mandato (la Soldi si è dimessa ad agosto scorso, seppure in proroga). Ecco la prima colpa capitale e insanabile di Draghi sulla RAI: aver affidato le redini dell’Azienda a persone che apriranno la strada a quanto successo dopo: arriveranno Sergio e Rossi. Tutta la storia Fuortes merita un libro a parte. Si scriverà poco dopo “Storia di una disfatta. Viaggio al termine della Rai, un fallimento di Draghi” di Salvatore Merlo al 30 maggio 2022.

Draghi a Palazzo Chigi e Giorgetti (sempre lui) allo Sviluppo economico pongono le basi concettuali e operative di qualcosa da privatizzare del Servizio Pubblico e si comincia da RAI Way: il 1° marzo 2022 si legge “Rai Way, i fondi azionisti scrivono al governo. Favorevoli a un'alleanza con EI Towers: "Autorizzate il consolidamento delle torri". Passano solo pochi giorni e Draghi obbedisce. L’8 marzo si legge “Rai Way, il dado è tratto: Draghi firma il decreto che svincola il controllo”.  Amen. Da allora in poi il tema “privatizzazione” non solo di Rai Way tornerà ricorrente e Meloni e il suo ministro Giorgetti (sempre lui) ne sanno qualcosa.

Per la cronaca: Bloggorai è ormai un libro di storia Rai degli ultimi sei anni. In oltre 2400 post pubblicati si può rileggere tutto, compreso ovviamente quanto successo Viale Mazzini durante il Governo Draghi. Leggere per credere: è tutto documentato.

Chiudiamo: il voto previsto per domani al Senato sembra saltato e, forse, rinviato al 26 settembre. Vedremo. La partita è in pieno svolgimento.

bloggorai@gmail.com



 

martedì 10 settembre 2024

RAI: il gioco delle tre carte

Foto di kalhh da Pixabay

La confusione è grande sotto il cielo e quindi la situazione è eccellente. (M.T.T.)

Se Bloggorai dovesse vivere con le scommesse vinte sulla RAI vivrebbe molto bene. Invece si accontenta e gode di qualche caffettino al baretto. Finora le abbiamo azzeccate quasi tutte ed abbiamo una lista di caffè da intascare che bastano per tutta la prossima stagione. Va benissimo così.

CVD: come volevasi dimostrare. Non c’è straccio di accordo sulla RAI. Ieri, al vertice di Governo la frase lapidaria è stata “Non ne abbiamo parlato”. Già, meglio così, non parlatene che forse è meglio. Come pure all’interno del “campo largo”: ha parlato Conte ed ha aperto una voragine (“pronti a valutare nomi della proposti dalla maggioranza”). Non c’è l’accordo all’interno della maggioranza e nemmeno all’interno dell’opposizione. Anzi, tutto lascia intendere che quel poco che finora si era intravvisto come “traccia” di accordo lentamente inesorabilmente si sta sgretolando. Ieri abbiamo scritto di incertezza. Ora comincia a farsi largo un’altra dimensione: la confusione. Nessuno sa più bene da che parte dirigersi e a quale Santo votarsi.

La relativa, molto relativa, novità la leggiamo oggi sulle colonne di Repubblica laddove Tajani lascerebbe intendere di essere pronto a mollare la presidente Agnes in cambio di un “accordo” con qualcuno … magari un/a presidente “autorevole” o “di garanzia” che dir si voglia. Sottinteso, si potrebbe leggere che simultaneamente pure FdI potrebbe abbandonare al suo destino Rossi, magari accompagnandolo verso altre destinazioni più interessanti (il posto al MAXXI è ancora libero). In questo quadretto rimarrebbe fuori il terzo incomodo, molto incomodo: la Lega. Salvini ha due punti a suo vantaggio: il primo consiste nel forte potere di interdizione ovvero senza di lui non si va da nessuna parte. Il secondo consiste nel consapevolezza di avere dentro la RAI più carte in mano lui di quanto non ne hanno i suoi alleati.

E il PD che fa? Resta a guardare? Proviamo ad immaginare uno scenario: il M5S legge con attenzione i nomi che gli suggerisce la maggioranza e magari tra questi ne individua uno votabile. Salta il banco delle famigerata teoria del “prima la riforma e poi le nomine”. Come abbiamo scritto, in nome degli interessi dell’Azienda si andrebbe a votare quanto prima. Qualora fosse, qualora il 5S trovasse un accordo con la maggioranza il PD si troverebbe con uno scomodo e urticante cerino tra le mani. A meno che … a meno .. come più di qualcuno sospetta, è in corso uno sgangherato tentativo di “carta vince, carta perde” con un sibillino gioco delle parti che punta dritto verso una sola direzione: chiudiamo la partita RAI prima possibile, conviene a tutti e poi si vedrà. 

Già, e la prima cosa che si dovrà “vedere” è l’udienza del TAR del prossimo 23 ottobre. Non passerà inosservata.

Morale della favola: oggi è prevista la Conferenza dei capigruppo alla Camera che dovrà decidere se accordarsi con il Senato e votare dopodomani. Sono possibili solo due soluzioni: o si vota e quindi l’accordo o c’è già o si raggiungerà giocoforza nelle prossime ore. Oppure l’accordo non c’è e si rinvia a data da destinarsi. Bloggorai, per quanto gli è noto e capisce, propende per la seconda soluzione: se pure ci fosse una ferrea volontà di accordarsi (e non è affatto scontata) questa richiederebbe tempo, tanto tempo, perché non si tratta solo di AD e Presidente o di quattro consiglieri ma di tutto il cucuzzaro RAI che, è noto, è impegnativo e rilevante e forse più di un consigliere semplice.  

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domenica 8 settembre 2024

RAI: settimana di minacciosa incertezza

“Sia il vostro parlare sì sì, no no, 

il di più viene dal maligno” (Mt 5,37)

Inizia una settimana buona o cattiva … decidete voi. Sembra di vivere un’epoca di grande incertezza. Viviamo in pace ma abbiamo due guerre alle porte ed entrambe molto minacciose. Viviamo in una apparente prosperità e invece le vicende economiche e sociali del Paese non sembrano andare gran che bene. Viviamo un momento di relativa stabilità politica ma siamo sotto schiaffo di un governo inconcludente.

La RAI è il segno, il simbolo, il tratto distintivo dell’incertezza. Non c’è una sola parola, un solo pensiero, un solo pensiero strategico, un solo personaggio che possa dirsi chiaro e fermo nei suoi intendimenti e possibilità. Il solo parlare generico, incerto e balbettante è “facciamo la riforma” della quale però nessuno sa nulla di cosa si tratta, come si dovrà realizzare, con chi e in quanto tempo. Nei prossimi giorni pubblicheremo quel poco che si sa sulle proposte di riforma un lontano passato: sono ancora valide? 

È incerto tutto l’attuale Cda che non sa se resterà in carica ancora per un anno o forse più, come alcuni vorrebbero, oppure dovrà presto preparare i bagagli per emigrare verso altri lidi. È incerto Roberto Sergio che non sa se resterà in RAI oppure gli verrà trovata migliore collocazione fuori Viale Mazzini. Non ne parliamo di quanto possa essere incerto Giampaolo Rossi, sempre in bilico tra vorrei ma non vogliono, potrei ma non so se vorrei piuttosto che andare a fare qualcosa di meglio e di più (sfumato per la seconda volta il Ministero della Cultura, magari c’è ancora qualche speranza per il MAXXI). Sergio e Rossi legati da un insolito destino: nessuno dei due lo può immaginare. Sui consiglieri non ci pronunciamo oltre: abbiamo già scritto che la cosa più rilevante e significativa che potrebbero fare quelli di opposizione è rassegnare le dimissioni subito per fare in modo che si possa procedere rapidamente a nominare un nuovo Cda con i criteri del MFA. La Soldi ci ha pensato per tempo. Sono incerte le risorse sulle quali RAI potrà contare: ad oggi nessuno è in grado di dire se il canone sarà lo stesso dello scorso anno o no. Sono poi incerte le prospettive degli ascolti che si cominceranno a misurare e pesare dai prossimi giorni. Se continua il trend del recente passato per la RAI saranno dolori e non pochi. Insomma, in soldoni: la Rai tutta è incerta. La domanda semplice semplice allora è: come si fa a governare l’Azienda in queste condizioni? Mistero glorioso.

Veniamo all’incertezza principale di ora, di oggi, prevalente nel “campo largo” che dir si voglia. Ieri è scoppiata la grana di Conte che ha dichiarato lindo e pinto che “Noi non siamo mai stati gli utili idioti di nessuno. Portino presidenti autorevoli e li valuteremo”. Acciperbacco! "Li valuteremo" e, di conseguenza, se l'esito è positivo , li voteremo. Non è una cosetta da poco. È passato poco più di un mese dal proclama “prima la riforma e poi le nomine” al quale il M5S aveva aderito ed ora le carte si rimescolano. Cosa vuol dire questa uscita? Cerchiamo di capire. Anzitutto la dichiarazione in quanto tale che, correttamente, viene interpretata come un’apertura al Governo sulla possibilità di votare il/la presidente in Vigilanza dove alla maggioranza occorrono 3 voti in più di quanti ne dispone. Tradotto in italiano: se ci proponete un nome “autorevole” lo votiamo ovvero votiamo subito qualora fosse.  Bel colpo e tanti saluti al “campo largo” sulla RAI. Ma chi mai potrebbe essere un/a presidente “autorevole”? Detta come l’ha detta si tenderebbe ad escludere la Agnes perché altrimenti l’apertura sarebbe già avvenuta. Dunque, il progetto Rossi/Agnes traballa. E allora? Basta poi aggiungere all’aggettivo “autorevole” la qualifica di “garanzia” e oplà il gioco si potrebbe fare. Dunque, il grimaldello sarebbe “autorevole e di garanzia” ovvero capra e cavoli. Bloggorai sente una fortissima puzza di bruciato come da tempo abbiamo scritto: l’inciucio è dietro l’angolo. Chiudiamo: cosa significano i due termini “autorevole” e “di garanzia”? come si misura l’autorevolezza, quali sarebbero i tratti specifici e chi li valuterebbe? Come si può dire se Tizio è più o meno autorevole di Caia? E poi che significa “di garanzia” (ne abbiamo già sentito parlare quando era in ballo Di Bella sostenuto da un generico e indefinito PD)? Cosa e chi dovrebbe garantire e con quali strumenti normativi? Uhmmmm … che brutta settimana che si prepara.

Domani è prevista la Capigruppo della Camera che dovrà decidere se accodarsi alla decisione del Senato sul votare i quattro consiglieri il prossimo 12 settembre. Voteranno? E se l’uscita di Conte fosse il preludio del possibile “accordo”??? La frase finale delle dichiarazioni del leader 5S è tutto un programma “A me l’ipocrisia non piace … Meloni si è nominata i vertici? Non è che prima se c’era TelePD era meglio”. Chiarissimo: si si … no no! L’età dell’incertezza potrebbe finire prima ancora di cominciare.

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RAI: .FLASH domenicale

Un tranquillo e alquanto accaldato pomeriggio di fine estate stava trascorrendo mentre ci stavamo accingendo ad andare al consueto cinema domenicale. Quando, d’un tratto, suoni e vibrazioni provenienti dal cellulare smarrito chissà dove in casa costringono alla levataccia dalla tradizionale pennica. Chi scrive a quest’ora di domenica? Che succede? Cosa c’è di nuovo?

C’è … c’è … forse poco arrosto e tanto fumo ma qualcosa c’è e merita due righe, anzi tre. Chi ci scrive è un autorevole ex collega: “Hai visto sul Corriere di oggi nelle pagine della Cronaca di Roma?” … no! Che c’era di interessante? “La foto di Rossi come successore di Giuli al MAXXI”. Ahhh vabbehhh ... sai che novità.

Allora, andiamo con ordine: Rossi era candidato al posto di Sangiuliano quando si stava formano il governo Meloni. Niente da fare: nominato Sangiuliano. Poi, Rossi candidato come AD nella nuova governance RAI di destra destra ma, niente da fare, la questione del doppio mandato in Cda lo ha impedito ed ora Sergio è AD e Presidente (pro tempore … of course). Rossi aspetta tempi migliori. Poi, succede che Sangiuliano si dimette e il nome di Rossi compare nella quaterna dei candidati per il Ministero della Cultura. Niente da fare pure questa volta: tra i fedelissimi dell’ex Fronte della Gioventù qualcuno sembra migliore di lui, non foss’altro perché, si legge, ha tatuata sul petto l’aquila fascista. Quando il filosofo senza Laurea si confronta con il filosofo con la Laurea, quello con la Laurea rimane a casa. A questo punto, ecco il Corriere di oggi che titola: “Corsa a cinque per la successione a Giuli” con tanto di fotina di Rossi al quinto posto.  Ci sono speranze: a Viale Mazzini nonostante sia domenica, qualcuno trema e qualcuno trama. Dopo di che, prima mattinata, si è saputo che al posto di Giuli al MAXXI gli dovrebbe succedere una prestigiosa docente di odontoiatria pediatrica. Ed ecco che, tarda mattinata, non c’è pace tra gli ulivi, la candidata al MAXXI sembrerebbe rinunciare (FLASH di Dagospia alle 11.43). il condizionale è d’obbligo: si sa come vanno le cose del mondo tra persone civili.

Morale della favola. Rossi c’è. Almeno per ora, il DG RAI presidia saldamente la posizione, poi ... si vedrà.

Se non che, il pomeriggio si prospetta ancor più brillante perché, da poco gira una notizia appetitosa assai: “Rai, Conte apre al sostegno a un «presidente autorevole» proposto dalla destra” (Domani.it ore 13.59). Accipichhia … doppio accipicchia.

Se non che, tra poco inizia il film. Per ora questo merita più attenzione. Rimane sintonizzati.

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sabato 7 settembre 2024

RAI, il quadro e la cornice, contenuto e contenitore

Foto di ConstantLorelai da Pixabay

Ceci n'est pas une pipe

Speranti e disperati, fiduciosi e pessimisti, complottisti e razionalisti. A Viale Mazzini sono tutti uniti in solo pensiero: che ne sarà di Rossi e dove lo mettiamo ora Sangiuliano? 
Se e quando si farà il prossimo Cda è del tutto secondario.


Lo ammettiamo candidamente: la vicenda politica e umana del Ministro della Cultura non ci appassiona più di tanto ... si sente tanto la puzzetta di già visto, già letto, già raccontato in tanta storia italiana uguale a quella di tante altre parti del mondo. Ci siamo chiesti quale fosse il “tema” prevalente dell’affaire Sangiuliano: il tradimento, la passione, la bugia, la vergogna, le istituzioni, il ruolo degli uomini e quello delle donne, il pubblico e privato etc etc. Alla fin fine, ne abbiamo ricavato che questa storia ha un tratto specifico prevalente: è la somma del tutto, dove gli elementi si confondono e si sovrappongono. Il polpettone italiano è servito e la cucina è tutta a Palazzo Chigi. Ma anche questa non è una storia nuova. Per questo non di dilunghiamo oltremodo: basta e avanza quanto si vede in tv e si legge sui giornali.

E manteniamo il punto sulla Tv, e, in particolare, sulla RAI su quello che ritemiamo il fatto più grave di quanto avvenuto. Sta passando rapidamente sotto silenzio e posto in secondo piano l’intervista rilasciata dall’ex ministro al Tg1 nei giorni scorsi. Eppure si è trattato di un fatto politico mediatico di assoluto rilievo: non c’è memoria di un precedente analogo nella quantità di spazio concesso e nell’ora di maggior ascolto (fuori del Tg, altro fatto anomalo). Il discorso del Presidente della Repubblica in genere dura meno di 18 minuti. Non ci sono memorie di una “imposizione” governativa di tale potenza: “Vai in tv e sostieni la verità” potrebbe essere la frase che ha dato il via a tutta l’operazione. “Obbedisco” ha detto qualcuno a Viale Mazzini o a Saxa Rubra. Chi ha recepito la “direttiva” che appariva ragionevolmente molto anomala?

A ridosso dell’intervista abbiamo registrato un commento “qualificato”: “Questa intervista ha tagliato due teste: Sangiuliano e Rossi”. Si capisce Sangiuliano con le sue lacrime, ma perché anche quella di Rossi? Andiamo con ordine. Il capo Azienda, il primo responsabile è Roberto Sergio (ancor più nella doppia veste di AD e Presidente) e, di conseguenza, la responsabilità “politica” dovrebbe essere tutta sua. Ma, è ragionevole supporre che non ha agito da solo e che possa aver chiesto il conforto del suo DG Rossi. Ci dicono, pare, sembra, vox populi, che Sergio ha provato ad opporre una pallida resistenza e che invece Rossi fosse deciso ad obbedire. Ci dicono pure che ci sia stata una “consultazione” con Chiocci che avrebbe sentito odore di polpettina avvelenata e che, d’intesa con Sergio, avrebbe provato anche lui ad opporsi. NO! Qualcuno ha sostenuto che questa intervista sa da fare, subito!!! Quindi, se ci sarà una “responsabilità” di quanto avvenuto sarà facile immaginare come si svolgerà lo scaricabarile. Qualcuno ha voluto mostrarsi più realista del re. Chi è stato e perché? Proviamo a supporre che quanto ci hanno riferito sia inverosimile, che questa ricostruzione sia fantasiosa ed immaginaria: non ne abbiamo conferma e certezza ma potrebbe anche avere una sua plausibilità che purtroppo non si potrà mai comprovare.

Rimane per certo che quanto successo quel pomeriggio dello scorso 4 settembre ha messo in grande fibrillazione Viale Mazzini e dintorni a partire dalla liceità del fatto in sé e poi dalle possibili conseguenze. Il fatto in sé dovrà esser verificato se è stato fatto uso privato di uno strumento pubblico. La Vigilanza è convocata per martedì prossimo ma potrebbe non essere sufficiente. Ci potrebbero essere profili di attenzione forse anche di livello superiore. Vedremo.

Veniamo poi alle possibili conseguenze per Viale Mazzini. Abbiamo scritto che in questi giorni alcuni hanno tremato e altri hanno tramato. La domanda che molti, tanti, si pongono era ed è tutt’oggi una sola: Rossi cosa farà, rimane in RAI o si vorrà cogliere l’occasione per trovargli migliore e più consona sistemazione fuori Viale Mazzini come, da tempo, sembra noto? Nei giorni scorsi è emerso il suo nome come successore del Ministro e questa mattina leggiamo che si è pensato a lui in successione a Giuli come direttore del MAXXI. Il passaggio, assai suggestivo, sarebbe dal filosofo mancato in mancanza di tesi di laurea al filosofo conclamato di Colle Oppio, dove il tratto comune sono le categorie di appartenenza: amici della Meloni e un solido passato giovanile di fascisteria, oggi rivista e corretta in salsa perbenista e governativa. Rimane il fatto che il nome di Rossi spunta fuori ogni qual volta che si cerca qualcuno da mettere da qualche parte oltre Viale Mazzini. Sul “profilo” e la statura del nuovo ministro, basta leggere quanto oggi si legge di lui, vedi Repubblica con la firma di Giovanna Vitale: “… abbandonò il Fronte della gioventù «pieno di mammolette» per aderire al gruppo estremista Meridiano Zero”… oppure il quadretto che ne ha fatto Dagospia “Al Maxxi si fa subito notare per non distinguere una cattedrale gotica da Le Corbusier, una cornice dal quadro, un vernissage da un negozio di vernici”. Magari ci sarà pure chi sostiene che si tratti di “…persona per bene, civile, amabile fumatore di sigari ed esperto di vini pregiati”.

L’altra domanda che molti, tanti, hanno posto ieri dopo la notizia delle dimissioni del Ministro è stata: ed ora che succede con “Jenny”? torna in Rai? e dove lo mettono? Sangiuliano è direttore e, si sa, semel direttore semper direttore come i Boy Scout. In RAI l’incarico di direttore ti rimane appiccicata addosso con l’Attack anche se non dirigi più nemmeno te stesso. Quindi, necessario trovare adeguata sistemazione “da direttore” e trattandosi poi di un ex ministro non potrà essere certo un direttore di Serie B. Una buona idea già c’è, ci dicono.

Tanti a Viale Mazzini tremano e tramano e aspettano. I giochi sono ancora tutti in corso.

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