sabato 15 giugno 2024

RAI :ATTENZIONE alle mani sul portafoglio ... possibile scippo

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay


Chi paga comanda! Chi offre la cena, decide il ristorante! Chi mette mano al portafoglio ha voce in capitolo!!! È un principio universale che si applica per tutti e in ogni occasione, presente e futura!

Oggi la “notizia” (si fa per dire) la pubblica MF con il titolo “Si muovono le torri” riferito alla maturazione delle “… condizioni che stanno maturando per le annunciatissime nozze tra Ei Towers e Rai Way”. Attenzione: il veleno sta nel mezzo dell’articolo ed è distribuito in due pozioni. In una prima parte si legge che “… un primo schema prevede che la Rai vari un abb (vendita accelerata di azioni) sul mercato per ridurre la quota, scendendo a una soglia vicina al 50%. La cessione dovrebbe essere rivolta a soggetti istituzionali: alla finestra vi sarebbero circa 20 soggetti tra cui figurano anche Cdp e alcune casse previdenziali, come quella forense. In questo modo l'abb da una parte permetterebbe a Viale Mazzini di far cassa da utilizzare successivamente per i propri piani di sviluppo (l'obiettivo è raccogliere qualcosa come 200 milioni, ma è possibile che i valori siano più bassi) …”. La seconda pozione di veleno si trova laddove si legge che “… In questa direzione si potrebbe quindi condurre un deal tra uguali, cioè portando — dopo una serie di operazioni di acquisizione e scambio — alla nascita di un nuovo soggetto in cui i tre attori protagonisti Rai, F2i e Mfe detengano insieme il 60%, ovvero il 20% ciascuno”.

Allora, in ordine: nel mentre e nel quando il Cda RAI è sull’uscio della porta si continua a mescolare nel torbido di una operazione dai contorni incerti e conflittuali dove i soli primi beneficiari, al momento, sono gli azionisti che per ogni “voce” che si legge, d’un tratto, portano a casa lauti dividendi. Inoltre, nel mentre e nel quando è in pieno svolgimento la partita delle nomine a CdP e Ferrovie dove la prima ha una quota significativa in F2i si torna a parlare di “polo delle torri”. A seguire, Mfe più che RAI vede all’orizzonte interessanti prospettive (vedi quanto abbiamo scritto lo scorso 31 maggio sempre commentando un articolo di MF con il titolo “Equita: il merger nelle torri farà calare il debito di Mfe”

RAI, per essere brevi e chiari, su questa operazione sembra avere poche idee e alquanto confuse. La sola cosa nota e condivisa è quella di non avere una visione strategica del tema, di non avere un progetto, una prospettiva industriale del “polo delle torri” dove il Servizio Pubblico possa giocare un ruolo prevalente. Il solo elemento che continua ad emergere ed essere chiarissimo è l'alchimia finanziaria. L’altro punto fermo è che la vendita della quota differenziale dal 64% al 51% per ricavarne circa 190 mln doveva servire a sostenere il Piano Industriale, ovvero se non entrano quei soldi il Piano non parte.

Sintesi: a quanto sembra si sta progettando una “vendita” di RAI Way in due fasi: la prima della tranche differenziale (valore stimato e, si legge oggi, anche inferiore ai 200mln) e la seconda quando si arriverà alla fase operativa di fusione che, appunto sempre per quanto letto oggi potrebbe non essere più fino alla soglia di maggioranza del 30% ma anche al di sotto ovvero al 20% paritario con gli altri soci (valore stimato circa 400 mln). A nostra memoria, è la prima volta che si legge un’ipotesi del genere dove RAI, di fatto, non avrebbe la maggioranza ovvero il controllo della nuova società. Torniamo allora al punto del quale abbiamo parlato più volte: come sarà composta la governance della nuova società delle torri? Chi avrà la maggioranza? Chi decide cosa? Questa la trappola fondamentale di tutta l’operazione alla quale però nessuno sembra dar conto. Tantomeno un Cda uscente.   

Da notare la singolare coincidenza: Italia Oggi pubblica un articolo con un titolo significativo “Televisione, business difficile” dove si legge che la RAI, nei quattro anni dal 2020 al 2023, ha accumulato perdite per circa 80 mln. Per non dimenticare poi che pendono sempre le minacce sul canone che vanno dall’evasione crescente (circa 40 mln) alla riduzione programmata del 20% annuo (proposta dalla Lega) e quella incerta pianificata dal Governo con il contributo “a discrezione” di 430 mln rinnovabile "forse" ogni anno.  Insomma, il futuro del Servizio pubblico è appeso al portafoglio.

Per la riforma della governance, ci sarà sempre tempo: 

Primum vivere deinde philosophari.

bloggorai@gmail.com

  

 

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