domenica 30 giugno 2024

RAI ... in attesa ...


 

Ad un certo punto del giorno, la campagna si ferma. Tutto tace e tutto è immobile. Solo una sparuta farfalla saltella sul campo di girasole che fatica a prendere colore.

Ad un certo punto della sua storia, anche la RAI si ferma e attende. Qualcosa potrà avvenire nei prossimi giorni: il 4 luglio è prevista l’udienza del Consiglio di Stato. Ancora un po’ di pazienza e sapremo cosa potrà succedere.

Sulla stampa di oggi non c’è nulla che merita di essere citato.

bloggorai@gmail.com

sabato 29 giugno 2024

Il Sabato al Circolo Bassa Val Tiberina

 Bloggorai uscirà quando possibile ... scriverà quando necessario


Oggi non è necessario ... 

seppure un certo prurito sulla tastiera si avverte ...

Vedremo 


                                         bloggorai@gmail.com 

giovedì 27 giugno 2024

RAI: ... fischia il vento ... infuria la bufera...

Fischia il vento dentro Viale Mazzini e pure fuori. Le folate si spingono fino a Palazzo Chigi e tra i vicoli di Camera e Senato. Non è ancora bufera però potrebbe piegare in quella direzione. Si sa: il vento è mutevole e a volte improvviso: una raffica e spazza via tutto.

Dopo un giro di telefonate, messaggi e un caffè mattutino prima di partire, facciamo il punto con sottomano il calendario.

2 luglio: conferenza capigruppo. Potrebbe anche succedere che si possa mettere in calendario la nomina dei quatto consiglieri designati dal Parlamento. Un colpo di mano, uno strappo contro un Potere dello Stato è financo possibile, poco probabile ma non si può escludere. Dipende da variabili che ora vedremo.

4 luglio: udienza al Consiglio di Stato. Le possibilità le abbiamo già scritte.

19 luglio: presentazione dei palinsesti a Napoli.

Tutto si svolgerà all’interno di questo arco di tempo. Ci sono novità rispetto ai giorni scorsi? Si: aumenta il nervosismo e le trattative si fanno intense e più ancor sottotraccia. Chi tratta cosa? Ci siamo “fatti persuasi” che tutti trattano tutto. Da leggere il solito bene informato Caruso oggi su Il Foglio.

Il primo a trattare sembra l’Ad sull’uscio di Viale Mazzini che nei giorni scorsi si è incontrato con il Presidente del Senato La Russa. Ovviamente nessuno saprà mai cosa si sono detti ma non è difficile intuire e ascoltare qualcuno “solitamente bene informato”. Sergio non ci sta (adeguatamente sorretto) a passare alla storia come lo scaldaposto di Rossi e tantomeno uscire dalla porta di servizio. Il dilemma è rimanere a Viale Mazzini “… senza tornare alla Radio…” o attendere un altro posto al sole fuori dal Palazzo? Al momento, nessuno sembra avergli offerto nulla. Anzi, verrebbe gentilmente "indotto" a restare. O almeno, sostiene un maligno, "a sua insaputa" cioè usato per fare resistenza contro il “nemico” usurpatore. Trattative in corso! Soluzioni: poche. La sola che si intravvede è quella più osteggiata dal “candidabile” AD che non ci pensa lontanamente ad avere un contropotere a fianco.

La seconda a trattare è la “presidenza”. Qui il vento tira forte e scompiglia tutto. La Agnes, di cui tutti hanno scritto da tempo, sembra aver fiutato l’arietta e intuito che potrebbe non essere lei la prescelta. Quella carica “pesa” ed è una carta che si può giocare su un tavolo più sofisticato di quello attuale. Abbiamo scritto pure questo: poniamo che il Governo ha un solo obiettivo: garantirsi una maggioranza in Cda blindata e, per ottenere questo risultato, ha una sola chance: un piccolo passo indietro per uno grande avanti. Ovvero: cedere quel posto in cambio di tre consiglieri (AD + 3). La formula, come abbiamo scritto e come ci viene confermato essere ritenuta “suggestiva” vedrebbe appunto la presidenza “esterna” e i posti residui uno al 5S e l’ultimo al rappresentante dei dipendenti. A chi la presidenza? A chi se la merita e potrebbe essere interessato il PD con un nome già scodellato. Si capiscono tante cose.

I terzi a trattare sono alcuni personaggi interni a Viale Mazzini che pesano e influiscono non poco sul tutto il pacchetto. La posta in gioco è anzitutto il cosiddetto DG che sostituirebbe l’attuale Rossi. Non è così facile quanto sembra e nemmeno poco influente. Delle due l’una: o il DG è pesante ed ha un ruolo, come lo sta giocando oggi Rossi, oppure non lo è ed allora è ininfluente. Buona la prima e per la stessa ragione, qualora fosse Rossi l’uomo “Del Monte” come detto, il posto se lo terrebbe stretto lui ad interim: un bocconcino troppo prelibato per lascialo alla qualunque. Trame e complotti in corso e nervi a fior di pelle. Tutti contro tutti e sono tanti a correre: l’elenco è giunto a sei nomi.

La quarta zona di trattative è quella più grigia: i partiti, tutti. Nessuno ha detto chiaro e tondo, forte e chiaro, che non porterà al voto un proprio candidato. Tutti tacciono: generiche dichiarazioni sul MFA, sulla riforma della RAI (ancora ???) ma nessuno ha aperto bocca sul ricorso al Consiglio di Stato.

La quinta, last but not least, è quella che interessa Palazzo Chigi. Si dice, pare, dicono, che il dossier Rai sia sul tavolo di Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.  Si dice, pare, sembra che la Meloni gli abbia dato ampia delega per chiudere la partita, presto, ad una sola condizione: fai tutto ciò che è necessario ma non mi portare altre grane con la RAI. Qualcuno gli ha suggerito il “modello Draghi” che però non sembra aver portato grandi risultati visto poi come è andato a finire.  L’idea è considerata comunque buona ed un paio di candidati sono già sul tavolo.

Veniamo a Napoli. Una notte sotto il Vesuvio non si nega a nessuno e molti vorrebbero esserci epperò con un robusto  pennacchio in testa. Qualcuno, nei giorni scorsi, in una conferenza stampa, si è lasciato sfuggire una battuta: “...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (Arbore, 1981). Sergio o Rossi, o tutti e due amichevolmente apparecchiati in attesa di tempi migliori, magari con il fresco settembrino?

Ad un certo punto, il vento dovrà pure calare.

bloggorai@gmail.com

ps: alle lettrici e ai lettori inquilini di Viale Mazzini: oggi il Cda avrebbe (riporta LaPresse) deciso il trasferimento di Viale Mazzini.   


 

RAI: nervosismo sottotraccia

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“Quand’è tordi ... quand’è grilli” dicono in Bassa Val Tiberina.

Ma un palinsesto televisivo si può definire “di destra”? Forse si, ma bisognerebbe ammettere poi che si potrebbe definire pure con il suo contrario, ovvero “di sinistra” o magari anche “di centro”. 

Fatto sta che ieri il Cda RAI ha approvato i palinsesti per la prossima stagione ideati, proposti e diretti dalla “nuova” destra al potere a Viale Mazzini. "A Telemeloni interessa altro. E non è il Servizio Pubblico" (G. Vitale su Repubblica). 

Fatto sta che, con raffinata intuizione creativa, con sopraffino senso editoriale, con mirabile acume giornalistico e infine con immensa fantasia, la RAI ieri ha compiuto un passo avanti di mirabolante freschezza e novità: solo su RAI Play dal 26 giugno (e solo su RAI Play, non si sa mai) e su RAI Tre dal  17 luglio andrà “in onda” (ma non si dice più così per quanto riguarda RAI Play) nientepopodimenoche “Newsroom” un progetto cross mediale, un programma ideato e condotto doppionientepopodimenoche da Monica Maggioni. Come è stato detto “La RAI torna a sperimentare!!! Per il Servizio Pubblico è un dovere!”. Ovviamente, ovviamente, sempre indirizzando la proposta al pubblico “giovane” che, notoriamente, la sera d’estate si accomoda di fronte alla televisione. Accipicchia !!! Geniali!!!

Stupefacente. Il migliore fantasista del Servizio Pubblico non avrebbe potuto fare di meglio, non foss’altro per l'originalissimo nome del programma. Dopo il fallimento o boicottaggio interno che dir si voglia del Piano Verdelli (2017, presentato proprio durante la Presidenza Maggioni) e dopo l’annebbiamento del Contratto di Servizio precedente (2018, art. 25),  dopo l’affossamento del famigerato Allegato 4 del precedente Piano Industriale laddove si prevedeva, appunto, la creazione di una vera “newsroom” RAI e, infine, dopo aver preso atto che manca un progetto editoriale sull’informazione e che tutto il perimetro dell’informazione RAI è in sofferenza (vedi RAI News24 di cui sempre la Maggioni è stata direttrice), non foss’altro per il numero dei giornalisti e delle testate ecco arrivare la montagna che ha partorito la topolina. Che magari sarà pure interessante, visto il periodo estivo e giusto in onda nel periodo estivo. A settembre, con il fresco, si vedrà.

Ma la notizia del giorno prima è piccola ma bizzarra: ad una certa ora, sul far della sera, ci giunge un messaggio. Questo:

Non siamo riusciti a sapere molto di più e nessun giornale ha ripreso la notizia (sul far della sera le redazioni sono chiuse). Però abbiamo posto un paio di domande:

a- chi ha chiesto di incontrare chi? Sergio a La Russa o viceversa?

b- nel pieno di un delicatissimo momento relativo al rinnovo delle cariche sociali (udienza del Consiglio di Stato del 4 luglio), quale è stato l’oggetto dell’incontro?

C’è molto nervosismo in giro … molto …

bloggorai@gmail.com


ps: ci viene fatta notare una singolare coincidenza: ieri è comparsa una intervista a Marina Berlusconi  che ha creato qualche fastidio ... ovvero FI avrà ancora voce in capitolo nel prossimo CdA RAI

mercoledì 26 giugno 2024

RAI: il "caos" del giorno prima e la normalità del giorno dopo

Foto di Elisa da Pixabay

 A che punto è il “caos” della RAI? Discreto … adelante con juicio! 
Mettetevi comodi: quanto scriviamo sarà utile per i prossimi giorni.

Allora, è successo che ieri la conferenza dei capigruppo  alla Camera NON ha messo in calendario la votazione dei consiglieri RAI di sua pertinenza. Salvo improbabile colpo di scena dove il Senato potrebbe decidere il contrario, arriviamo al prossimo 4 luglio quando si pronuncerà il Consiglio di Stato sul ricorso.

Cosa è stato richiesto al Consiglio? Sostanzialmente si richiede “… l'annullamento e l’integrale riforma dell’ordinanza del TAR Lazio ...con la quale è stata respinta l’istanza cautelare di sospensione dell’efficacia dei seguenti provvedimenti impugnati…”. Ovvero, si richiede di sospendere le procedure di nomina dei quattro nuovi consiglieri così come prevede la Legge 220 del 2015 laddove il TAR ha deciso di andare in udienza di merito il prossimo 23 ottobre. Questa data però avrebbe reso possibile, nel frattempo, di consentire il proseguimento della procedura di nomina da parte di Camera e Senato e, di conseguenza, impedito che si “ … proceda alla designazione dei due componenti del consiglio di amministrazione di RAI – Radiotelevisione Italiana s.p.a. mediante una procedura trasparente e tale da selezionare i candidati sulla base della loro competenza”. Principio ovviamente universale.

Il Consiglio di Stato, sostanzialmente, è chiamato ad intervenire  con “Solo un provvedimento cautelare può garantire che la decisione del merito del ricorso da parte del TAR Lazio possa avvenire re adhuc integra (questione non ancora compromessa), stante il fatto che è imminente la nomina dei componenti da parte della camera dei deputati”. La richiesta al Consiglio è quindi di “ … riformare nei limiti di cui in narrativa l’ordinanza del TAR Lazio n. 2250 del 2024 e comunque, per l’effetto, concedere la sospensione dei provvedimenti impugnati in primo grado e/o ogni altra misura cautelare provvisoria che appaia idonea ad assicurare la tutela dei ricorrenti, ove del caso con contestuale anticipazione dell’udienza di merito fissata dal TAR Lazio per il 23 ottobre 2024”.

Cosa potrà succedere? A - Il CdS potrà accogliere integralmente la richiesta e pronunciarsi in termini di sospendere immediatamente la procedura di nomina e ordinare al TAR di anticipare l’udienza di merito. B – Non sospendere e ordinare al TAR di anticipare udienza. C – confermare l’udienza del 23 ottobre.

Questo da un punto di vista strettamente giuridico. Ora però necessario rivolgere lo sguardo al versante politico. Oggi il Messaggero pubblica un articolo interessante dove si rivelano dettagli significativi. Il primo è nel titolo e riporta quanto Bloggorai ha già scritto da giorni: c’è forte tensione tra Lega e i suoi alleati. Salvini, Giorgetti &C non mollano l’osso e non hanno alcuna intenzione di fare lo scalda posto ad altri. La “clava” canone è agitata sapientemente. Al netto di quanto a molti (quasi tutti in verità) vogliono credere sul fatto che la Meloni ha messo la sua unica fiches su Rossi, cosa che a Bloggorai non risulta pienamente, la partita è ancora tutta aperta e dagli esiti per nulla scontati: le trattative multi-bi-trilaterali fervono ma ancora non sono giunte al punto decisivo. Seppure fosse vero lo schema Rossi AD mancano da sistemare due pedine strategiche: il/la presidente e il DG. Per la prima poltrona c’è in ballo un sottilissimo equilibrio tra maggioranza e opposizione: il PD potrebbe chiedere quel posto, erroneamente definito “di garanzia”. Ma lo stesso posto potrebbe essere rivendicato da FI con la Agnes, di cui si scrive da mesi, e dalla stessa Lega. Quale che sia il soggetto che potrebbe spuntarla, dovrà passare le forche caudine della Vigilanza che si dovrà esprimere con 28 voti su 42, ovvero il Governo dovrà patteggiare con altri partiti per avere la maggioranza. Come noto, quando si mercanteggia, si deve dare qualcosa in cambio di qualcosa.

Partita molto più complessa per quanto riguarda il DG. Sebbene la figura si di dubbia legittimità in quanto abolita dalla Legge 220 del 2015, è molto ambita perché, di fatto, si configura come una sorta di “vice AD” proprio come, di fatto, è avvenuto con gli attuali Sergio/Rossi. A Viale Mazzini sono in tanti a puntare su quella sedia. Il primo, formalmente, sarebbe lo stesso Sergio, come lui stesso si è autoproclamato. Apparenza. Solo apparenza perché sono molti a credere che il personaggio non sia affatto disposto a tornare cardinale dopo essere stato papa. Poi c’è una bizzarra e controversa compagnia di giro composta, grosso modo, da una sfilza di nomi più o meno candidabili: il Messaggero di oggi ne cita alcuni ovvero Felice Ventura, Marco Brancadoro e Marcello Ciannamea (in quota Lega ma dove insiste pure Marano e il giornale però, curiosamente, non lo cita). A Bloggorai risultano altri nomi “interessanti” o “interessati: Pasciucco e Claudio. Il candidato di governo in pectore, Rossi, potrebbe aver mangiato la foglia e di avere un “vice” magari pure scomodo non ci pensa proprio e allora o fa muro o accetta una figura “morbida”. Non ne mancano, basta scegliere. Come avverrà la scelta? Facile ... molto facile: rileggete i post dei giorni scorsi a partire da dove verrà “sistemato “ Sergio e finire come si concluderanno le trattative alche esterne alla RAI.

Bene. Allora cosa succederà dopo il 4 luglio? Ieri sono circolate alcune “idee”. La prima ha visto emergere la possibilità che si proceda rapidamente alla nomina e considerare questo prossimo Cda come “balneare” ovvero incaricato di reggere fino alla nuova Legge che poi li sostituirà. Balla colossale. Non esiste un meccanismo di revoca e una nuova Legge richiede anni. Altra ipotesi: il “commissario regente”. Altra balla colossale: non esiste questa figura giuridica se per quanto previsto dalle fattispecie del Codice civile e, per quanto noto, non è il caso RAI. Rimane solo una ipotesi: la prosecutio di questo Cda fintanto che non si trovi una adeguata e idonea soluzione, come appunto richiesto dal ricorso al Consiglio di Stato.

Bloggorai accetta scommesse.

bloggoraai@gmail.com

 

martedì 25 giugno 2024

RAI: ricatti, faccende complesse e soluzioni complicate


Foto di Gerd Altmann da Pixabay

càos (ant. cao; pop. càosse e ant. caòsse) s. m. [dal lat. chaos, gr. χάος «essere aperto, spalancato»; cfr. χάσμα «voragine»]. – 1. Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste al κόσμος, cioè all’universo ordinato. 2. fig. Grande disordine, confusione, di cose o anche d’idee, di sentimenti. Treccani

Ieri ci ha colpito questo termine. Forse è ragionevole comprendere cosa si intende quando si scrive caos dentro e intorno alla RAI.  Siamo nel pieno della turbolenza e non è facile venirne a capo su come e quando si potrà uscirne.

Cerchiamo di mettere in ordine un paio di faccende.

Faccenda n. 1: il canone. Lo è stato negli ultimi anni e lo è oggi ancora di più: un banale e violento strumento di ricatto anzitutto sulle trattative in corso per il prossimo Cda e poi  sul futuro della RAI. Piccolo passo indietro. Un anno addietro, esattamente a luglio, il Ministro Giorgetti in Vigilanza RAI rilasciò dichiarazioni importanti:  “pluralità di ipotesi di riforma del canone Rai allo studio … Nel medio periodo  va aperta una riflessione sul pagamento del canone, attualmente legato al presunto possesso di un apparecchio televisivo … è, comunque, necessario interrogarsi su nuovi possibili modelli di finanziamento del servizio pubblico”. Pochi mesi prima, aprile, il suo partito Lega, ha presentato al Senato un DdL con il quale si prevede la riduzione progressiva del 20% anno fino alla sua completa eliminazione. Pochi mesi dopo, novembre, a sorpresa (anche di Viale Mazzini) il canone viene ridotto di 20 euro. Inizialmente venne ipotizzato per i tre anni successivi, poi limitato ad un solo anno, ovvero il solo 2024 senza alcuna certezza di rinnovo del compenso di 430 mln prelevati dalla fiscalità generale. Nei giorni scorsi, solo il quotidiano La Repubblica titola: “La manovra "selettiva" addio pensioni anticipate e sconto sul canone Rai”. Del tutto evidente che una minaccia del genere grava pesantemente sulle trattative in corso e pone una seria ipoteca sui prossimi tempi a venire per il nuovo Cda. 
Tutto questo nel mentre e nel quando, dentro e fuori la maggioranza, infuria la lite sui posti in Cda dove la Lega vorrebbe “qualcosa in più”  di un semplice consigliere. Non avrebbe scomodato un nome pesante come Marano solo per un posticino in Cda. Un ragionamento analogo viene fatto anche da altre parti.

Faccenda n. 2: RaiWay. Nei prossimi si riunisce il Cda Rai per “aggiornamenti” sul dossier delle torri. Nessuno sa nulla per il semplice fatto che nessuno può sapere nulla. Non è tautologia ma banale constatazione: nessuno ha le idee chiare su cosa è possibile e cosa è necessario. Lo scontro in corso tra le due “anime” non è risolto e non è verosimile che lo si possa risolvere in tempi brevi, almeno fin quando il nuovo Cda verrà insediato. Riassumiamo: da un lato ci sono i “venditori subito” (ovvero parte del vertice RAI) cioè coloro che vogliono portare in cassa subito i 190 mln previsti dal Piano industriale senza i quali, semplicemente, non parte. Dalla parte opposta, ovvero Palazzo Chigi in ottima compagnia dei “fondi azionari” che vedono questa ipotesi come il fumo agli occhi. Da ricordare sempre Giorgetti quando lo scorso gennaio espose il suo piano di “privatizzazioni” dove, in qualche modo, rientra il recente DPCM con il quale si autorizza la riduzione fino al 30% del capitale Rai sulla quotata di Via Teulada. Non se ne esce facilmente e non prima di quanto alcuni auspicano. In un certo senso, anche Rai Way è uno strumento di ricatto.

C'è poi un altro ricatto sottile e perfido in corso tutto dentro Viale Mazzini non meno rilevante e destinato a pesare nelle trattative in corso. Ve ne parleremo in altro momento.

Se non sono chiari i termini di queste due “faccende”, i loro possibili sviluppi e il contesto entro il quale si svolgono, difficile comprendere la “madre” di tutte le altre faccende: il nuovo Cda di Viale Mazzini che dovrà governare l’Azienda per i prossimi tre anni. Ieri l’ANSA e oggi il Tempo riprendono bene un punto fermo: “RAI … c’è l’incognita del ricorso al Consiglio di Stato” previsto il 4 luglio. Come stanno le cose? Apparentemente in modo semplice: per quanto si è letto da mesi, il governo intenderebbe piazzare due persone di sua fiducia, Rossi e Agnes, come AD e presidente in più un paio di consiglieri, ad esempio Falcone per FdI e uno tra Marano o Casarin per la Lega. Il M5S sembra incardinato su una sua scelta preconfezionata senza aver espresso un filo di pensiero sul merito del ricorso (costituzionalità, MFA e leggi ordinarie). Il PD e AVS tacciono e, per quanto si legge, alcuni brigano senza ancora peraltro esprimersi compiutamente e apertamente sul merito e le ragioni del ricorso. In subordine, ma nemmeno poi tanto, c'è la partita del DG che, seppure non previsto dalla Legge 220, fa gola a molti. 

L’esito dell’udienza al Consiglio di Stato sarà cruciale: in ogni modo aver posto le ragioni del ricorso nel suo ambito, il “giudice a Berlino”, e averle rese patrimonio pubblico si può ritenere un piccolo successo. Saranno altri a doverne tenere adeguatamente il debito conto. Il ricorso non ha “colore” e non è “contro” ma è finalizzato semplicemente a porre al centro del problema l’interesse comune di “destra, di centro e di sinistra” alla tutela del bene pubblico, quale che esso sia.

Ora però, sostanzialmente le cose potrebbero essere alquanto più complesse. Bloggorai perderà molte scommesse ma si ostina a ritenere che non tutto ciò che è noto verrà realizzato e non tutto ciò che si è letto verrà poi scritto. A partire dal punto principale: l’AD e, a seguire, sulla presidenza Agnes che forse è il tassello più delicato delle trattative in corso perché, necessariamente, non suscettibile di colpi di mano. Si tratta di un boccone prelibato al quel molti puntano.

Si aggiunga, infine, che il prossimo 19 luglio è prevista la presentazione dei palinsesti a Napoli, un tassello molto delicato in capo al nuovo Cda: da chi verranno presentati? Questa mattina poi si dovrebbero riunire le Capigruppo di Senato e Camera dove è verosimile un colpo di mano e calendarizzare subito il voto, forse anche prima del 4 luglio, per i quattro componenti del Cda di loro spettanza. La partita è in pieno svolgimento dove tutto possibile: come un gol all’ultimo minuto, come ieri sera. Il campionato continua.

bloggorai@gmail.com

 

lunedì 24 giugno 2024

!!!

Non vi allontanate ... rimanete sintonizzati ... abbiamo solo detto che Bloggorai uscirà quando possibile e scriverà quando necessario!

Speravamo, invano, di poterci prendere un fiato di pausa e invece no! Senza un attimo di tregua. E' necessario scrivere perché comunque, care lettrici e cari lettori di Bloggorai, o scriviamo noi o altrimenti difficile chiarire come stanno le carte in tavola.

A domani !

bloggorai@gmail.com

sabato 22 giugno 2024

RAI: un sottile e languido silenzio


Abbiamo chiuso l’ultimo post di compleanno di Bloggorai scrivendo:

Bloggorai uscirà quando possibile... scriverà quando necessario.

Oggi è necessario scrivere. Non foss’altro perché sulla stampa di oggi non si legge nulla. Per alcuni si comprende il silenzio, per altri meno. Tutt’ora, nessuno è ragionevolmente in grado si sapere se, come, quando e chi potrà essere nominato per il prossimo Cda RAI. Ieri è stata fissata l’udienza al Consiglio di Stato per il prossimo 4 luglio dove verrà esaminato il ricorso con il quale si chiede di anticipare l’udienza di merito fissata dal TAR al prossimo 23 ottobre, ovvero si ricorre al Consiglio per chiedere di intervenire prima che si possa procedere alle nomine secondo i vecchi criteri della Legge 220.

È bene ribadire e sottolineare che il ricorso si configura essenzialmente come iniziativa politica che utilizza uno strumento giuridico impostato, supportato, coordinato e sostenuto da autorevoli e qualificati soggetti. Si tratta di una iniziativa di rilevo assolutamente politico perché tende ad affermare un principio universale e di interesse collettivo: il bene pubblico, il Servizio Pubblico radiotelevisivo, deve essere amministrato da persone di indiscutibile autonomia, capacità ed esperienza professionale riconosciuta e comprovata, ovvero debbono essere utilizzati criteri aperti, trasparenti e non discriminatori come appunto prevede anche il recente MFA.

È giusto, doveroso, impellente adoperare ogni mezzo al fine di sottrarre anzitutto l’ingerenza del Governo e quella dei partiti sulla RAI che potrebbero concorrere ad effettuare le nomine con accordi sottobanco. C’è troppo silenzio sul tema. Un silenzio imbarazzante che lascia intendere e rende leciti oscuri pensieri.

Il nuovo Cda nominato con i vecchi criteri è una sciagura per il futuro della RAI per almeno 4 buoni motivi solidamente intrecciati tra loro. Il primo è di carattere normativo: anzitutto l’adeguamento urgente ed obbligatorio al MFA, poi l’avvio del nuovo Contratto di Servizio e il conseguente Piano industriale (dove si prevede la cessione di una quota di RAI Way). Il secondo è di carattere tecnologico: entro la fine del prossimo agosto si dovrà avviare la fase di transizione al DVB-T2 con i noti e rilevanti problemi connessi. Il terzo è di carattere editoriale: nei prossimi giorni si dovranno comunicare i palinsesti di autunno/inverno in un contesto di ascolti critici e con una popolazione di telespettatori progressivamente sempre più anziana. Infine, il cuore di tutti i problemi: il canone. Non è un caso che proprio ieri è riemersa la notizia di un suo possibile ed ulteriore “ritocco” ovvero riduzione. Non è un caso che la notizia compare in questo momento e si intravvedono chiaramente le ragioni politiche. Appare del tutto evidente il tono sottilmente ricattatorio: attenzione a chi trama e complotta sul prossimo Cda RAI, le chiavi della cassaforte, delle risorse economiche, si sa bene nelle mani di chi sono.

La Lega sembra essere in sofferenza all’interno della RAI dopo i risultati delle recenti elezioni europee. La Lega ha candidato uno dei suoi uomini di punta: Antonio Marano, noto, esperto e navigatissimo conoscitore di problemi RAI. Una figura che potrebbe creare non poche difficoltà al Ticket di cui tanti scrivono a ritornello. L’altro “uomo in quota Lega”, Marcello Ciannamea, che già in passato sembrava candidato a tutto e ora non sembra più esserlo.

Dunque, sembra esserci grande turbolenza a Viale Mazzini e non solo all’interno della maggioranza. Il MEF dovrebbe proporre i due nomi di sua competenza, AD e presidente. Il Presidente dovrà poi passare al vaglio della Vigilanza che si dovrà esprimere con la maggioranza dei 2/3 che il Governo non ha.

Al MEF ora c’è Giorgetti, Lega, che per quanto potrebbe sembrare e per quanto ci riferiscono non avrebbe alcuna fretta ad accelerare i tempi. Come pure, a quanto sembra e ci risulta, pure a Palazzo Chigi, stanno “riflettendo” anzitutto in attesa degli esiti del ricorso e poi perché “non si vuole commettere errori”.

Per quanto riguarda l’opposizione, il quadro è molto semplice: nello “schema” noto gli spetterebbero due consiglieri che, grosso modo, andrebbero a PD e M5S. Due voti su sei (al netto del consigliere espresso dai dipendenti) e dove pure la recente esperienza dei voti espressi dal consigliere in quota 5S ha evidenziato spesso e volentieri accordi con la maggioranza. Un po’ pochino: il PD potrebbe e vorrebbe chiedere di più di un “semplice” consigliere. Già ma cosa potrebbe chiedere? La poltrona di presidente per come la si voglia chiamare “di garanzia” o meno? Busserebbe alla porta anche AVS con un consigliere “suo” candidato.

Registriamo intanto che tanti, troppi, comunque, tacciono sulle ragioni e il merito del ricorso. Non crediamo che, in queste circostanze, il silenzio possa essere di aiuto. Anzi, al contrario, riteniamo che possa agevolare colpi di mano oltre e dopo i quali tutto sarebbe molto, molto difficile e in primo luogo con tempi molto lunghi da recuperare.

La comunicazione, come sempre, è uno strumento politico comunque venga utilizzata.

bloggorai@gmail.com

mercoledì 19 giugno 2024

La Notizia del giorno: BLOGGORAI !!!

Foto di Shelley Evans da Pixabay

 BUON COMPLEANNO BLOGGORAI !!!

Oggi la notizia siamo noi: esattamente sei anni addietro Bloggorai ha iniziato le pubblicazioni.

Un grande ed affettuoso grazie a tutte le lettrici e a tutti i  lettori!!!

Da allora, quasi ogni giorno, siamo stati presenti con un post sulla RAI, sul Servizio Pubblico e su altri temi e argomenti di interesse collettivo. Ne siamo orgogliosi: è stato un lavoro duro e impegnativo: abbiamo “scritto un libro” di quasi 3000 pagine letto da tante, tantissime persone. Ha significato essere sempre sul pezzo del giorno e cercare di intuire il “pezzo” del giorno successivo, di leggere tra le righe e connettere i punti a volte totalmente sconnessi.

Ci siamo riusciti? Quale è il risultato di tanto impegno? Non siamo in grado di valutarlo correttamente. Possiamo dire con certezza e fermezza che non ci siamo lasciati condizionare da amici, parenti e conoscenti. È successo pure che per ben due volte hanno cercato di “comprarci” e abbiamo gentilmente  rifiutato (nomi e cognomi). Tutto a gratis: era la condizione di poter esprimere il nostro pensiero senza timore di “dispiacere” o dare fastidio ad alcuni. E qualcuno si è dispiaciuto … assai: ci ha tolto il saluto. C’è da dire pure che si sono spesso più risentiti gli “amici” che i nemici.

Abbiamo poi studiato montagne di documenti (due tra tutti: il Contratto di Servizio e il Piano industriale). Abbiamo seguito iniziative, convegni e dibattiti in ogni dove. Abbiamo promosso, sostenuto e diffuso iniziative oltre ogni limite, financo a proporre ad alcuni parlamentari di dare vita ad un “qualcosa” che in modo indipendente dalla politica fosse  in grado di elaborare e raccogliere studi, documentazioni e ricerche sul Servizio Pubblico. Niente da fare: o era “roba loro” con il loro cappello di partito sopra oppure non interessava. Amen.

Tutto è iniziato quasi per caso  giugno 2018: eravamo alla vigilia della nomina del nuovo Cda e volevamo sapere, capire cosa succedeva dal suo interno. Eravamo in pochi a prestare attenzione a questo argomento e avvertivamo già allora il problema dei criteri di nomina con i quali NON venivano scelti i nuovi amministratori. Tra questi c’era Riccardo Laganà, mi è stato amico e mi ha sostenuto. Eravamo quattro gatti e ora siamo otto … magari forse qualcuno in più. Ora siamo una piccola “comunità” di tante amiche e amici, qualche “nemico” e qualcuno di passaggio. 

Siamo soddisfatti per quanto abbiamo fatto anche se ... anche se … abbiamo pestato l’acqua nel mortaio. La RAI che vediamo oggi è molto peggio di quella che abbiamo conosciuto già dai primi anni ’80, quando abbiamo avuto il primo contratto a TD, di quella che abbiamo lasciato nel 2016, quando siamo andati in pensione e di quella che abbiamo cominciato a seguire dal 2018 con Bloggorai. Certo, siamo stati in buona compagnia, dentro e fuori la RAI. Tutto l’impegno, il tempo speso e le intelligenze impiegate ci ha portato, inesorabilmente, alla RAI che vediamo e che conosciamo.

Giusto ieri un caro e affezionato lettore ci ha scritto: “A volte penso a quando venivo al lavoro, oltre 30 anni fa, era tutto vivo seppure con mille casini, gente che girava, discuteva, litigava, lavorava, vedevi impegno e passione. Oggi vengo e trovo il nulla - 1 porta aperta su 4-5 - gente che si fa tendenzialmente gli affari suoi al PC e svolta la giornata facendo pratiche burocratiche come neanche succede in un libro di Kafka. Dirigenti - me compreso - senza motivazione, fai o non fai e' uguale: se sbagli non se ne accorge nessuno, e se invece sei capace e meritevole tantomeno se ne accorgono. Se poi ti serve qualsiasi cosa (personale, risorse, strumenti) per lavorare nessuno ti risponde”

Desolante. E non mi si venga a dire che siamo arrivati a questo perché è arrivata la destra, oppure perché ora ci sarebbe Telemeloni.

Ora è tempo di fare un passo avanti, di lato o forse anche indietro. Dopo sei anni, la stanchezza si fa sentire e se è giunto il momento di mollare è bene farlo nelle migliori condizioni possibili. Magari non molleremo del tutto, continueremo a seguire, ad essere dentro i fatti e gli eventi. Vedremo.

Infine, due ultime note. La prima è rispedire al mittente una critica che spesso e volentieri ci è stata rivolta: “Scrivi sempre e solo contro la RAI e pure quando succede qualcosa di buono non ne parli”. È vero: il “buono” è un dovere del Servizio Pubblico per il quale i cittadini pagano il canone. Non è un optional del quale parlare: a farlo ci pensano già "quelli bravi" a scrivere. La seconda si riferisce all’anonimato. Molti sanno chi è Bloggorai. La scelta di rimanere anonimi è stata anzitutto una garanzia a tutela di chi aveva voglia di parlare e temeva ritorsioni perché, dopo 40 anni di RAI, abbiamo consolidato il pensiero che la baracca si regge sui ricatti, di ogni tipo. Di chi voleva, poteva e doveva svelare fatti  e circostanze importanti e invece era minacciato in modo palese o subdolo. Abbiamo sostenuto spesso e volentieri che non abbiamo pubblicato tutto quello che sapevamo e non tutto quello che abbiamo pubblicato era quanto sapevamo proprio per tutelare le fonti.  Alcuni hanno riferito che pure farsi vedere in compagnia, al bar, poteva significare essere additati come complici.

Bene. Ci salutiamo. Comunque, rimanete sempre sintonizzati, scriveteci.

Bloggorai uscirà quando possibile... scriverà quando necessario.

bloggorai@gmail.com

 

Bloggorai giovane: i democratici in piazza e la RAI


Giovane! Ieri tardo pomeriggio Bloggorai è tornato improvvisamente giovane! 
È successo che, dopo tanto tempo, è tornato in piazza, a manifestare “contro” questo Governo e le sue nefandezze in un novello spirito di “unità” dei progressisti acclamata gran voce da tutta la piazza. Se non che, appena arrivato a Piazza S. Apostoli, ho notato subito due elementi: il primo è che la piazza è stata “ridotta” della metà e il secondo, immediatamente e facilmente evidente, è stata la constatazione dell’età media dei presenti. A giro d’occhio, non c’era una persona una che era o sembrava più giovane del sottoscritto che pure non è un fanciullo. A giro d’occhio, non c’era un giovane nemmeno per sbaglio (ad un certo punto è arrivato mio figlio – 30 anni – con i suoi amici che hanno ribassato la media). Perché? Cosa è successo? I temi del premierato, e dell’autonomia differenziata non gli interessano? Qualcosa non torna e non torna in primo luogo la constatazione che questo tema non sembra essere avvertito come grave. Come ancora non è stato sufficientemente elaborata la gravità del “lutto elettorale” delle astensioni alle europee, salvate pure per la concomitanza con le amministrative senza le quali è verosimile supporre che il risultato sarebbe stato ancora più disastroso.

Torniamo alla domanda: perché i “giovani”, seppure simbolicamente, ieri non erano in piazza mentre invece le hanno riempite su temi come il no agli armamenti e per la pace, sui diritti civili, sugli immigrati? La domanda è ancora più vasta: quanti, cosa  e chi hanno votato i “giovani”? Ancora non si trova molta letteratura sull’argomento. Sulla radici del’astensionismo abbiamo riportato un articolo interessante su il Sole 24 ore del 10 giugno a firma Roberto D’Alimonte dove si legge che “L’astensionismo è il risultato di un processo di lungo periodo in cui si intrecciano fattori demografici, istituzionali, culturali e strettamente politici. C’entra il ricambio generazionale, c’entra la secolarizzazione, c’entra l’indebolimento dei partiti, la sensazione sempre più diffusa che le elezioni non servono a produrre quel cambiamento che gli elettori chiedono”. La “variante giovani” è ormai determinante:  qualifica e certifica la politica nella sua essenza primaria. Ci viene la curiosità di sapere quante volte è stato pronunciato questo termine ieri in piazza S. Apostoli.

 

Secondo il recentissimo report del CISE –Luiss “Chi ha votato chi? Gruppi sociali e voto” risulta che

“Guardando poi il profilo generazionale dei diversi partiti,
– M5S più forte nelle fasce centrali, specie 30-44 e 55-64;
– AVS nettamente più forte tra i giovani (18-29 e 30-44);
– PD al massimo tra over 65, forte anche tra giovani (18-29 e 30-44): primo partito pari con FdI;
– Azione e Stati Uniti d’Europa concentrati tra i giovanissimi (18-29);
– FI nettamente più forte tra i 45-54;
– FdI al massimo tra i 45-54, ma molto forte anche nelle classi più anziane;
– Lega più forte tra i più anziani, ma anche tra i 30-44.

Vengono in mente due riflessioni. La prima riguarda la fiducia nei partiti, la loro credibilità storica. La seconda la RAI. Per la prima non si può non ricordare che il tema del “premierato”, una specie di idea di “uomo solo al comando”, nell’era moderna (1997) si riconduce al centro sinistra ed esattamente al Testo A della ben nota Commissione D’Alema dove il concetto di premierato forte era stato sollevato come alternativa al semipresidenzialismo (Testo B). Per quanto poi riguarda la RAI, non si può dimenticare la proposta di Veltroni (2007) quando voleva abolire il Cda Rai e, per primo, propose la nomina di un “amministratore unico”. Dal che, il passo all’Amministratore Delegato di renziana memoria e della Legge che lo ha istituito, il passo è stato breve, brevissimo. 

Ricolleghiamo l’osservazione di cui sopra ancora con la RAI: è utile riproporre quanto abbiamo già scritto più volte “ogni telespettatore che lascia questo Paese è un telespettatore Rai e ogni telespettatore che nasce non vede la RAI”. E' sufficiente prendere gli ultimi dati Auditel Total Audience: il 56% ha oltre 65 anni e il 20% tra i 55 e i 64 mentre solo il 7% ha tra i 15 e i 34 anni. Attenzione: questi dati sono in crescita costante.

Bene, chiudiamo con l’ennesima constatazione sulle notizie che riguardano la RAI. ma come è possibile che buona parte della stampa ripete a ritornello la storia Rossi AD e Agnes Presidente prima ancora ch i giochi siano nemmeno iniziati, dentro e fuori (anzitutto fuori) la RAI e tra la maggioranza e l’opposizione? E se mai ci fosse un Giudice a Berlino e volesse applicare il MFA? E se mai il PD volesse un Presidente di Garanzia (ad es. Di Bella)??? E se mai AVS volesse un consigliere (ad es. Natale)??? E se mai il M5S rimanesse fuori dai giochi? E se mai … e se mai ???

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martedì 18 giugno 2024

RAI: il punto di svolta, dove andare, cosa fare?


Come hai fatto a fare bancarotta ? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici. 

(E.H. – Fiesta)

Le lettrici e i lettori di Bloggorai conoscono bene questa citazione: torna sempre utile. L’abbiamo usata ogni qualvolta si avvertiva chiara e forte la sensazione che la RAI si stava avvicinando ad un punto critico di rottura. Sbagliando, ritenevamo che questo fosse un punto fisso e invece abbiamo scoperto essere dinamico: si sposta costantemente e inesorabilmente in avanti. Non passa giorno ormai che senza avvertire o leggere segni di cedimento, di progressivo indebolimento.

Attenzione, per proseguire la lettura dovremmo convenire, una volta per tutte, su un punto inderogabile: questo processo non è iniziato con il Governo di destra, con la Meloni, ma viene da lontano, molto lontano e coinvolge tanti nemici del Servizio Pubblico ma anche qualche presunto “amico” fuori ma anche dentro Viale Mazzini.

La stagione che si appresta a chiudere con l’uscita di scena di questo Cda vede una fotografia destinata ad entrare nella storia: il passaggio di consegne tra l’AD Fuortes e l’arrivo di Sergio accompagnato dal DG Rossi, candidato a priori, a prescindere, al posto di Sergio che, a sua volta, si è autocandidato a fare il DG senza che nessuno gli obiettasse nulla. Non è stato detto e scritto a sufficienza sul suo significato e sulle conseguenze che ne sono derivate e che ne deriveranno presto, tanto da farlo passare quasi come “fisiologico” ovvero del tutto naturale. Così non è e le ragioni ve ne abbiamo portate a sufficienza.

Bene. Veniamo a queste ore. Ieri l’ANSA ha pubblicato uno stralcio del Digital News Report di Reuters Institute 2024 dove si legge (pag. 90) che “Italian television remains highly popular, yet its role as a primary source of news is steadily diminishing, with a decline from 85% in 2017 to 65% in 2024, as shown by our survey”.  In particolare, poi si legge che l’informazione RAI non solo scende di posizione rispetto allo scorso anno ma si attesta su questo livello:


In soldoni: RAI è al pari di Mediaset e Repubblica e ben al di sotto di altre testate.  

Sempre ieri, è uscita la notizia, pubblicata da Politico.eu, secondo cui “La Von der Leyen nasconde una denuncia che critica l’Italia mentre cerca il voto della Meloni … Ursula von der Leyen ha cercato di rallentare un rapporto ufficiale dell’Unione Europea che critica l’Italia per l’erosione delle libertà dei media, mentre cerca il sostegno di Roma per un secondo mandato come presidente della Commissione Europea”. Leggiamo quanto scrive Ilario Lombardo su La Stampa “Secondo quanto riportato da quattro funzionari alla testata europea è stato il gabinetto della Commissione a chiedere alla segreteria generale di tenere in sospeso il documento che doveva essere reso noto il 3 luglio. Si tratta di un rapporto annuale sulle condizioni dello stato di diritto dei singoli Paesi membri, nelle varie sue dimensioni, compresa quella fondamentale della libertà di stampa. Per Von der Leyen avrebbe, presumibilmente, rappresentato un problema”. Forse anche per la RAI avrebbe rappresentato un grosso, grosso, problema: il recente MFA colpisce al cuore di "questo" problema e impone un cambio di passo inderogabile, almeno per quanto attiene l’indipendenza del Servizio Pubblico dall’ingerenza del Governo. Altro che i 15 mesi che alcuni presumono essere data limite: la battaglia è qui ed è oggi.

Ultima piccola notizia, robetta di poco conto ma che la dice sempre lunga, che è passata pressoché inosservata: la Rai è stata condannata pure in Cassazione per una vicenda che risale al 2016 quando una scenografa, Chiara Biancheri “ ha convenuto in giudizio dinanzi al Tribunale di Genova la Rai- Radiotelevisione Italiana s.p.a. (di seguito semplicemente RAI), assumendo di essere la creatrice dell’opera grafica «The scent of the night», lamentando la violazione del proprio diritto d’autore sull’opera, utilizzata dalla RAI come scenografia fissa per il Festival di Sanremo del 2016”. Ora, al di la della vicenda processuale e del ruolo svolto da RAI, la domanda semplice semplice è sempre la stessa: quando l’Azienda sbaglia  chi paga?

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lunedì 17 giugno 2024

La Magia nel futuro della RAI

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Aruspici, auguri, auspici (attenzione agli accenti): nulla accadeva a Roma antica se prima non venivano consultati i sacerdoti del futuro. La “politica” anzitutto si rivolgeva a loro al momento di prendere decisioni rilevanti per la vita cittadina per poi magari, se le cose fossero andate male, poter dire “Non abbiamo sbagliato noi ma i sacerdoti che hanno letto male i segnali degli dei”. Già. La colpa è quasi sempre di altri, le proprie responsabilità vengono sempre dopo. Rimane che il meccanismo divinatorio è rimasto invariato: si cerca nel passato per interpretare il futuro lungo una ferrea linea di continuità. Ribadiamo: nulla avviene mai per caso, per combinazione fatale e tutto invece si colloca in un suo specifico contesto di prologo, svolgimento ed epilogo.

Cosa succederà alla Rai nel prossimo ed immediato futuro? I fondi del caffè sono annacquati, la lettrice di carte è in vacanza e le cornacchie sul lungotevere hanno lasciato il posto ai gabbiani. Non ci sono notizie rilevanti. Cosa è possibile intuire? Poco o nulla a partire dal fatto che, per almeno una parte, questo Cda è sull’uscio di Viale Mazzini e nessuno è in grado di sapere con chi, quando e come potrà essere sostituito.

Con chi, sui possibili nomi, è tutto uno spiluccare ipotesi più o meno fantasiose sia tra i partiti di maggioranza e sia tra quelli opposizione. AD e Presidenza sono i bocconi più ambiti. Il “quando” poi è pura fantascienza: abbiamo detto e ne siamo sempre più convinti, che la partita Rai non è la sola che si gioca a Palazzo Chigi dove almeno ben altre due sono di rilevanza certamente maggiore: CdP e Ferrovie in un contesto dove l’agenda politica è già piena di appuntamenti delicati (premierato etc). La partita Rai si chiuderà se e quando verranno contestualmente chiuse le altre due. 

Infine sul “come” la partita è in pieno svolgimento e gli esiti del tutto incerti. In gioco ci sono i criteri di scelta dei quattro consiglieri di fonte parlamentare che, a bocce ferme, il Governo e forse non solo lui, vorrebbero chiudere utilizzando i criteri della Legge Renzi, sorvolando beatamente almeno su quanto  disposto dal MFA.

Bene. Andiamo avanti e, non avendo di meglio, vi segnaliamo una storia piccola piccola che, al solito, dice tanto tanto. Nei giorni scorsi a Napoli si è svolto un interessante convegno promosso da ABU (Asia Pacific Broadcasting Union ) e Rai sul tema “AI meets Public Service Media. A global perspective” ovvero si tratta di uno degli argomenti più importanti oggi in discussione nel mondo intero. Vien subito da fare i complimenti: evviva, la RAI entra in campo, si occupa di grandi temi … NO, è solo apparenza: la presidente Marinella Soldi che dell’evento ci dicono esser stata diretta interessata e promotrice si è “collegata da remoto” e dell’evento non c’è stata una riga di attenzione nemmeno su un giornaletto di provincia manco a pagarlo! Fantastico. Come non detto: sarebbe divertente sapere cosa hanno pensato i numerosi delegati esteri presenti all’evento. Bah ... robetta … robetta. L’intelligenza Artificiale può attendere, quella naturale forse no.

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ps: antenne dritte: il fuoco cova sotto la cenere sul rinnovo del Contratto dei dipendenti RAI. Sciopero in vista e magari proprio durante le Olimpiadi? Una bella grana per il Cda che esce e per quello nuovo che potrebbe arrivare. Il primo se ne disferebbe volentieri assai e il secondo ne farebbe volentieri a meno come prima grana da sgranare.

 

domenica 16 giugno 2024

una tranquilla, serena e solare domenica di giugno

Foto di Debi Brady da Pixabay

Al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina oggi si chiacchera del più o del meno. Tra poco  si "batte" il grano mentre la notizia del giorno è che qualcuno semina il girasole in notevole ritardo e altri invece estirpano un vecchio vigneto perché "non conviene ... alla Cantina Sociale ti pagano dopo oltre due anni".

Vediamo se prima di pranzo ci scappa una partita a briscola, così...tanto per far pagare il caffè a qualcuno.

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sabato 15 giugno 2024

RAI :ATTENZIONE alle mani sul portafoglio ... possibile scippo

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay


Chi paga comanda! Chi offre la cena, decide il ristorante! Chi mette mano al portafoglio ha voce in capitolo!!! È un principio universale che si applica per tutti e in ogni occasione, presente e futura!

Oggi la “notizia” (si fa per dire) la pubblica MF con il titolo “Si muovono le torri” riferito alla maturazione delle “… condizioni che stanno maturando per le annunciatissime nozze tra Ei Towers e Rai Way”. Attenzione: il veleno sta nel mezzo dell’articolo ed è distribuito in due pozioni. In una prima parte si legge che “… un primo schema prevede che la Rai vari un abb (vendita accelerata di azioni) sul mercato per ridurre la quota, scendendo a una soglia vicina al 50%. La cessione dovrebbe essere rivolta a soggetti istituzionali: alla finestra vi sarebbero circa 20 soggetti tra cui figurano anche Cdp e alcune casse previdenziali, come quella forense. In questo modo l'abb da una parte permetterebbe a Viale Mazzini di far cassa da utilizzare successivamente per i propri piani di sviluppo (l'obiettivo è raccogliere qualcosa come 200 milioni, ma è possibile che i valori siano più bassi) …”. La seconda pozione di veleno si trova laddove si legge che “… In questa direzione si potrebbe quindi condurre un deal tra uguali, cioè portando — dopo una serie di operazioni di acquisizione e scambio — alla nascita di un nuovo soggetto in cui i tre attori protagonisti Rai, F2i e Mfe detengano insieme il 60%, ovvero il 20% ciascuno”.

Allora, in ordine: nel mentre e nel quando il Cda RAI è sull’uscio della porta si continua a mescolare nel torbido di una operazione dai contorni incerti e conflittuali dove i soli primi beneficiari, al momento, sono gli azionisti che per ogni “voce” che si legge, d’un tratto, portano a casa lauti dividendi. Inoltre, nel mentre e nel quando è in pieno svolgimento la partita delle nomine a CdP e Ferrovie dove la prima ha una quota significativa in F2i si torna a parlare di “polo delle torri”. A seguire, Mfe più che RAI vede all’orizzonte interessanti prospettive (vedi quanto abbiamo scritto lo scorso 31 maggio sempre commentando un articolo di MF con il titolo “Equita: il merger nelle torri farà calare il debito di Mfe”

RAI, per essere brevi e chiari, su questa operazione sembra avere poche idee e alquanto confuse. La sola cosa nota e condivisa è quella di non avere una visione strategica del tema, di non avere un progetto, una prospettiva industriale del “polo delle torri” dove il Servizio Pubblico possa giocare un ruolo prevalente. Il solo elemento che continua ad emergere ed essere chiarissimo è l'alchimia finanziaria. L’altro punto fermo è che la vendita della quota differenziale dal 64% al 51% per ricavarne circa 190 mln doveva servire a sostenere il Piano Industriale, ovvero se non entrano quei soldi il Piano non parte.

Sintesi: a quanto sembra si sta progettando una “vendita” di RAI Way in due fasi: la prima della tranche differenziale (valore stimato e, si legge oggi, anche inferiore ai 200mln) e la seconda quando si arriverà alla fase operativa di fusione che, appunto sempre per quanto letto oggi potrebbe non essere più fino alla soglia di maggioranza del 30% ma anche al di sotto ovvero al 20% paritario con gli altri soci (valore stimato circa 400 mln). A nostra memoria, è la prima volta che si legge un’ipotesi del genere dove RAI, di fatto, non avrebbe la maggioranza ovvero il controllo della nuova società. Torniamo allora al punto del quale abbiamo parlato più volte: come sarà composta la governance della nuova società delle torri? Chi avrà la maggioranza? Chi decide cosa? Questa la trappola fondamentale di tutta l’operazione alla quale però nessuno sembra dar conto. Tantomeno un Cda uscente.   

Da notare la singolare coincidenza: Italia Oggi pubblica un articolo con un titolo significativo “Televisione, business difficile” dove si legge che la RAI, nei quattro anni dal 2020 al 2023, ha accumulato perdite per circa 80 mln. Per non dimenticare poi che pendono sempre le minacce sul canone che vanno dall’evasione crescente (circa 40 mln) alla riduzione programmata del 20% annuo (proposta dalla Lega) e quella incerta pianificata dal Governo con il contributo “a discrezione” di 430 mln rinnovabile "forse" ogni anno.  Insomma, il futuro del Servizio pubblico è appeso al portafoglio.

Per la riforma della governance, ci sarà sempre tempo: 

Primum vivere deinde philosophari.

bloggorai@gmail.com

  

 

venerdì 14 giugno 2024

Anche la RAI potrà avere il suo Giudice a Berlino

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

 “Potrete ingannare tutti per un pò, potrete ingannare qualcuno per sempre, ma non potrete ingannare tutti per sempre” (A.L)

Bloggorai non è la Frankfurter Allgemeine Zeitung, non è El Pais, non è Le Monde Diplomatique e tantomeno l’Economist. Le nostre lettrici e i nostri lettori lo sanno bene e si accontentano di sapere quello che si può e, a quanto sembra, con costante e reciproca soddisfazione. 

Bene. La notizia di oggi è piccola piccola ma di grande significato e la pubblica un giornale di “provincia” lontana: La Sicilia. Il titolo si riferisce allo scorso Sanremo ed è “I dati del televoto dovranno essere forniti al Codacons” perché, si legge “All'indomani dell'ultima puntata del Festival, caratterizzata da alcuni disservizi e problemi tecnici che avevano interessato il sistema del televoto, il Codacons assieme adAssourt aveva presentato formale istanza d'accesso alla Rai -ricorda l'Associazione dei consumatori- chiedendo tutti i dati sui voti espressi dai singoli componenti delle giurie della sala stampa e delle radio; i voti validi raccolti attraverso il televoto; quelli invalidati e la relativa motivazione; i dati circa eventuali voti espressi dal pubblico da casa e non raccolti dal sistema a causa dei disservizi tecnici”. Al che, “La Rai, tuttavia, in prima istanza aveva rifiutato di fornire le informazioni richieste considerando i dati non di interesse pubblico”. NON è di interesse pubblico? Tutto il Festival, tutta Sanremo nella sua quintessenza, tutto il concorso canoro basato sul voto, si regge essenzialmente sull’interesse pubblico per quanto è universalmente riconosciuta come la più importante manifestazione televisiva del Servizio Pubblico (dal quale trae la boccata di ossigeno economico più rilevante di tutto l’anno) e si vuole sostenere che “non” è di interesse pubblico? Strabiliante. Fenomenale. 

Veniamo al punto: si usa dire in ambienti giuridici che “Ci sarà pure un giudice a Berlino”. La sua origine è controversa però è passato in giurisprudenza (vedi la sua storia in https://www.giustiziainsieme.it/it/cultura-e-societa/996-la-giustizia-tra-verita-inventate-e-storie-parziali ) come principio universale invocato ogni qual volta che si palesa la possibilità di non poter avere giustizia di qualche nefandezza avvenuta. Se c’è un fattore emotivo, politico, sociale e culturale in grado di scatenare fastidio, irritazione e disaffezione alla cosa pubblica è quel diffuso senso in impunità, di impunibilità, di arroganza e supponenza che si intravvede in modo palese ogni qual volta che si commettono o si affermano clamorose violazioni del diritto, della legge, delle norme e pure della logica nonchè del buon senso comune. 

Spesso, specie in politica, ci si permette di sparare astronomiche balle alle quali spesso pochi hanno voglia, forza e coraggio di fronteggiare e ostacolare. Vedi le recenti dichiarazioni dell’AD Sergio che ha cantato e suonato tutto da solo sulle prossime nomine di AD e DG senza che nessuno si prendesse la briga di osservare che, forse, è stato fatto qualcosa fuori dal vasino da notte.  E così via. A Viale Mazzini, si diceva nostri tempi, che questa è un’Azienda che non premia e non punisce. In particolare non punisce: spesso e volentieri si possono dire e fare le scempiaggini più totali che poi passano pressoché inosservate o impunite. Così era e forse così è ancora.

Ma, forse, qualcosa potrebbe cambiare. Forse, le ragioni che costituiscono i fondamenti del ricorso contro i criteri di nomina del Cda Rai secondo la Legge Renzi del 2015 potrebbero trovare il loro “giudice a Berlino”. Forse. È stato sollevato un tema di principi costituzionali, ordinamentali ed europei solido e robusto nelle argomentazioni che lo sostengono. Vedremo cosa potrà succedere. La politica, l’Azienda ne è avvisata ed informata che qualcosa potrebbe accadere. Comunque vadano le cose, rimane alla storia che per la prima volta succede che si prova a proporre una “riforma” materiale, immediata e concreta del Servizio Pubblico che mira ai criteri  di nomina ma punta alla missione dello stesso Servizio Pubblico autonomo dal governo e dalla politica.

Giova ripeterlo: è solo oggi, nei prossimi giorni, settimane e mesi che si giocherà la grande partita della sopravvivenza del Servizio Pubblico in Italia. Il rinnovo della Concessione (marzo 2027) è alle porte e non c’è molto tempo da perdere. Un nuovo Cda che potrebbe essere eletto senza rispettare la Costituzione, la legge e il diritto comunitario (MFA) di fatto, rende la RAI strutturalmente debole ed esposta ad ogni arbitrio delle ingerenze governative. Ci sarà, prima o poi, “un giudice a Berlino” anche per il Servizio Pubblico.

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giovedì 13 giugno 2024

RAI: no news ... good news (???)


 “chi beve birra … campa cent’anni”

Tranquilli, sereni, pacati e moderatamente indaffarati e in tutt’altre faccende affaccendati. Questo il senso generale che si diffonde per le fresche fronde di Viale Mazzini e dintorni. Non è aria per occuparsi di Rai e di Servizio Pubblico.

In quasi sei anni (tra pochi giorni si festeggia la ricorrenza) Bloggorai ha raccolto lettori e lettrici non solo tra gli “amici” (sempre necessarie le virgolette, non si sa mai) ma anche tra qualche nemico. Uno tra questi (destra destra e pure tifoso di squadra avversaria) ci scrive “Caro … mettiti l’anima in pace … abbiamo ben altro a cui pensare che non al Cda Rai in questo momento. Leggiamo tutti le stesse cose e siamo tutti consapevoli che spesso  e volentieri girano balle clamorose o, bene che vada, ipotesi fantasiose alimentate, ripetute e sostenute a rotella”. Punto.

Ne siamo convinti: chi legge Bloggorai va come la birra. Al momento la sola certa è che quanto abbiamo scritto risulta confermata: il Parlamento non voterà i consiglieri di Viale Mazzini entro giungo come alcuni hanno ipotizzato. E allora quando? Non è dato sapere. Dipende. Da che dipende? Da come andranno le cose. Quali cose? Tante cose.  

Oggi non c’è nulla di più o di meglio che merita attenzione.

bloggorai@gmail.com


ps: prendete sempre con le pinze e con le molle quanto scriviamo. Anche le nostre "verifiche" poggiano sulla attendibilità delle fonti.