Ci sono immagini che dicono molto di più di mille parole. Quella che vi proponiamo oggi è un residuo della memoria personale di quando, giovinetto, assistevo alla fine del ‘68 con un senso di resa incompiuta. Si tratta di una immagine che descrive un po’ la fine di una rivoluzione che non è mai veramente e completamente avvenuta, era la sconfitta di un fervore giovanile che ha si prodotto tanto ma ha sedimentato poco. Il rischio era di “tornare a quella normalità” che avevamo tanto avversato e che poi, in qualche modo, è comunque tornata. Siamo tornati ad essere “normali” cioè i soliti Italiani, come prima, consueti, usi e abusi a costumi antichi e consolidati.
Anche la Rai sarà sempre “normale” nel senso che non si è mai veramente distaccata dalla sua specifica “normalità e specificità” e mantiene saldi i suoi caratteri originari, immutati e immutabili. Sarà necessario, prima o poi, dichiarare una resa incondizionata di una battaglia mai combattuta. Nessuno, per quanto a noi noto, ha saputo o voluto imprimere un salto, aprire una breccia, fare un balzo in avanti. Nessuno ha voluto o potuto anche solo provare ad immaginare qualcosa di diverso nel modello, nell’architettura del Servizio pubblico nei suoi pilastri che lo sostengono: un sistema diverso di reperimento e gestione delle risorse, una governance in grado di garantire autonomia e indipendenza dal Governo, un progetto editoriale e un apparato tecnologico adeguato. Invece eccoci qui a rimuginare un “nuovo modello organizzativo” vecchio e stagionato come un formaggio di montagna.
Questo il “messaggio nella bottiglia” che lanceremo nello spazio con la speranza che fra qualche decennio qualche navigante extragalattico possa raccoglierlo e magari metterlo in un museo del “Come era la Rai nel 2021” e, già che ci siamo, ci mettiamo pure il mistero della trasferta del Cda Rai a Milano dove, non si sa bene come e quando, l’AD e il Presidente sono risultati positivi al Covid (lo strato di cemento di silenzio si è consolidato!!!).
Prima di andare avanti non possiamo non tener conto di quanto ha dichiarato ieri Mattarella: ai No Vax “… è stato dato forse uno sproporzionato risalto mediatico”. È una frase che non ci piace, suona male e male noi la percepiamo se non viene accompagnata ad una riflessione su come viene gestita tutta la comunicazione/informazione istituzionale sulla pandemia, a partire dall’ora 0 di Bergamo, dai suoi primi giorni e senza dimenticare la famosa e mai chiarita storia del Piano Pandemico Nazionale fantasma e non aggiornato. Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo dimenticare quei giorni e di come si trovava la Sanità del nostro Paese, saccheggiata e impreparata senza che nessuno ne sia stato responsabile, come se si fosse trattato di una piaga biblica capitata per caso. Non ci piace la frase di Mattarella per quanto somiglia a quanto dichiarato da Monti sulla limitazione dell’informazione e come poi è stata ripresa dall’intervista della Maggioni. Per quanto ci riguarda, abbiamo sollevato da subito su questo Blog il problema dell’ ”infodemia” e di come e di quanto l’informazione del Servizio Pubblico sia stata adeguata, sufficiente, tempestiva e credibile o quanto invece, al contrario possa aver indotto a generare paure ingiustificate, confusione e allarme sociale. Abbiamo pure scritto che sarebbe stato auspicabile che proprio la Rai si facesse carico di aprire un dibattito, un confronto su questo argomento. Ovviamente, messaggio lanciato nel vuoto pneumatico: quando si tratta di dibattere pubblicamente a molti dirigenti di Viale Mazzini viene l’orticaria. A questo proposito, da segnalare un articolo firmato da Domenico Cacopardo su Italia Oggi con il titolo: “Covid, flop della comunicazione. La Rai principale imputata di questa deriva rovinosa”. Già… chissà se ha ragione?
Bene, ora veniamo ad oggi, alla cronaca di queste ore. In mattinata previsto il Cda dove, come abbiamo detto, ci sono nodi cruciali: risorse, palinsesti e informazione. Abbiamo messo le risorse in primo piano non a caso: ci avviciniamo a fine anno, a quando si dovranno fare i conti. Argomento spinoso sul quale non si sente più fiatare come pure, fatte le debite proporzioni, non si sente più Draghi sostenere che “non è il momento di prendere dalle tasche degli italiani ma di dare”… e infatti… daremo… nel senso che ci daranno una stangata sulle bollette energetiche da far tremare i polsi, però l’ordine di scuderia è silenzio.
Ma il silenzio sulle risorse Rai non è tanto sui conti di oggi, sui tagli tanto cari a Fuortes, ma su quelli di domani: non si sa nulla su quelle “modeste proposte” fatte da Fuortes in Vigilanza sul reintegro delle parti non dovute sottratte al canone, non si sa nulla sulla possibilità di tornare all’esazione del canone in bolletta come “ce lo chiede Bruxelles”, non si sa pressoché nulla del “canone speciale”. Poi: sul famigerato DDL 288 silenzio tombale… tutti, più o meno complici, tacciono consapevoli che per le casse Rai ballano circa 100 mln in meno di pubblicità. Andiamo avanti e buttiamo nel calderone qualche argomento a caso: a breve si completerà la transizione al DVB-T2: a che punto è la notte? Gli incentivi alla rottamazione dei vecchi Tv stanno funzionando? Si attendeva Natale sperando che qualche soldo in più inducesse a comprare un nuovo apparato o decoder. Io speriamo che me la cavo (D'Orta dixit). La CDN, la partecipazione alla società per la rete unica? Vero è che pure il Governo su questo tema sembra in stato confusionale. Vogliamo dare un occhiata al “nuovo modello organizzativo”? Bene: cosa c’è dentro? Non è dato sapere nulla di più di quanto esposto da Fuortes in Vigilanza: tanto poco da sembrare nulla. Però, gran fretta di nominare i direttori/direttrici con Lui nella parte di Lei e Lei nella parte di Lui (sempre gli stesi che dirigono se stessi).
“Retour a la normale..” … ma si… dai... forza... però sbrighiamoci …forse staremo più tranquilli.
bloggorai@gamil.com
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